Castel San Pietro Romano
Pane, amore e fantasia

Comune di CASTEL SAN PIETRO ROMANO
(Provincia di Roma)
Altitudine
m. 763 s.l.m.
Abitanti
900

info turismo
Centro Visitatori Palazzo Mocci
Tel. 06 9538481
www.castelsanpietroromano.net
www.castelsanpietroromano.rm.gov.it

Lo spirito del luogo

Il nome
A partire dalla fine del XV secolo i documenti registrano il toponimo Castellum Sancti Petri, Castel San Pietro, con la variante Castrum Sancti Petri dovuta alla presenza della fortezza militare costruita dalla famiglia Colonna.

La storia

Arroccato sulla cima del Monte Ginestro (763 metri s.l.m.), a 40 km da Roma, il borgo ha una lunga storia, che comincia nella tarda età del Bronzo (XV-XIV secolo a.C.), come attestano le ceramiche recentemente rinvenute nella parte alta del monte, riferibili al primo nucleo abitato. Da esso nei secoli successivi originò la città di Praeneste, l’attuale Palestrina, famosa in età romana per il santuario della Fortuna Primigenia. La cima del monte divenne sede dell’acropoli e del culto di Giove Arkanus. Vi si svolgevano anche i riti legati alle pratiche dell’augurium e dell’auspicium. L’anello di mura poligonali del VI secolo a.C. che cinge l’acropoli, è parte dell’intero circuito di fortificazioni, lungo circa 4,5 km, che racchiude anche la sottostante città di Palestrina.
Nel VI secolo d.C. il sito divenne sede di un monastero benedettino, nel quale soggiornò papa Gregorio Magno. Nel XII secolo il territorio entrò nei feudi della famiglia Colonna che qui edificò un castrum con funzione strategico-militare, distrutto, nello scontro con il papato, una prima volta nel 1298 sotto Bonifacio VIII e una seconda volta con Eugenio IV nel 1436-37. La ricostruzione della rocca nel 1482 condusse allo sviluppo del borgo e all’utilizzo dell’antico castrum per attività civili e amministrative. Nel Seicento, con la vendita del feudo ai Barberini, l’abitato subì consistenti trasformazioni urbanistiche. Lì dove sorgeva il monastero benedettino, i Barberini ricostruirono la chiesa di San Pietro Apostolo, ponendone l’ingresso sulla nuova piazza antistante. Su quella che oggi è la piazza principale del borgo, un secolo dopo i Mocci costruirono il palazzo di famiglia.
Negli anni Cinquanta Castel San Pietro Romano divenne famoso grazie al cinema. Il suo sindaco Adolfo Porry Pastorel, padre del fotogiornalismo italiano, convinse Luigi Comencini ad ambientarvi Pane, amore e fantasia (1953). Ancora con protagonista Vittorio De Sica vi furono girate nel 1954 scene di Pane, amore e gelosia, mentre nel 1958 fu Carlo Ludovico Bragaglia a continuare l’affresco della provincia italiana nel dopoguerra con Tuppe tuppe, Marescià!
Appena fuori dal centro, la Valle delle Cannuccete è un’area naturale protetta che si estende per circa venti ettari. Il parco accoglie la flora e la fauna tipiche del paesaggio collinare e submontano laziale. Al suo interno si osservano i resti dell’acquedotto preromano coevo alle mura poligonali (VI secolo a.C.), realizzato da manodopera greca, come rilevano alcune lettere dell’alfabeto greco sulle pareti del condotto.

Abbandonata nell’Ottocento e ridotta a rudere, la rocca dei Colonna è stata restaurata e recuperata all’uso pubblico agli inizi del Duemila. Edificata dalla famiglia Colonna a scopo difensivo nel punto più elevato del Monte Ginestro, fu distrutta la prima volta nel 1298, subito ricostruita e di nuovo danneggiata nel 1436-37. Con il ripristino di Stefano Colonna del 1482, la rocca perse la sua funzione militare per diventare il magazzino delle derrate alimentari della comunità.

La chiesa di San Pietro Apostolo sorge nell’area di un convento benedettino esistente dal VI secolo d.C. Riedificata dai Barberini alla metà del Seicento, la chiesa fu restaurata durante il pontificato di Clemente XII intorno al 1730. All’ingresso, superato il pronao, la statua di San Pietro è opera del napoletano Paolo Benaglia (1730 circa). Le acquasantiere reimpiegano un’ara e un basamento di statua onoraria, entrambi di epoca romana. La pala d’altare fu dipinta da Giacinto Gimignani nel 1633. Sotto l’altare riposano le spoglie della Beata Margherita Colonna.

L’anello di fortificazioni (fine VI sec. a.C.) che cinge l’acropoli fu edificato in opera poligonale. Questa tecnica prevedeva la costruzione dei paramenti murari mediante l’utilizzo di grandi blocchi di calcare messi in opera a secco, sui quali, internamente, si addossava un terrapieno. Lungo le mura poligonali si aprivano due porte e una posterula, tamponate dall’intervento di restauro dei Colonna del XII secolo, i quali aggiunsero un sistema di torrette per potenziare la fortificazione.

Nel periodo invernale, il presepe artistico con personaggi a grandezza naturale è ospitato nella rocca dei Colonna, dove è ricostruito un intero villaggio con le capanne, il mulino, il fontanile e la rappresentazione dei mestieri e della natività. Nelle domeniche di dicembre si svolgono mercatini natalizi di artigianato artistico.

L’Itinerario enogastronomico dell’ultima domenica di luglio è l’occasione per assaggiare il famoso Giglietto, biscotto presidio Slow Food.

Alla metà di agosto, per un’intera settimana le feste patronali di San Rocco si svolgono all’insegna delle rievocazioni storiche e della musica, con manifestazioni in piazza e fuochi d’artificio.