Alberobello
La capitale dei trulli
Comune di ALBEROBELLO
(Provincia di Bari)
Altitudine
m. 428 s.l.m.
Abitanti
10425
patrono
Santi Medici Cosma e Damiano, 25-26-27-28 settembre
info turismo
Comune, piazza del Popolo 31,
tel. 0804321200
Il nome
Si è a lungo ritenuto che Alberobello derivasse da Silva arboris belli, “bosco dell’albero della guerra”, ma recenti studi propendono per Silva Alborelli. Il nome attuale fu scelto il 22 giugno 1797 riprendendo l’originario Arboris belli.
La storia
La prima citazione certa della Silva (bosco) di Arboris belli è del 1359. Ancora oggi il paesaggio agrario, sullo sfondo dei muri a secco, integra come in origine la vegetazione spontanea con le produzioni tipiche dell’ulivo, della vite e della mandorla. Nel Quattrocento la Selva figura tra i possedimenti degli Acquaviva di Aragona, conti di Conversano, i quali mandarono coloni dai loro feudi per lavorare quello che era ancora un terreno disabitato e incolto. Il villaggio nacque solo nel 1630 sotto il conte Gian Girolamo Acquaviva, che organizzò con forno, mulino e botteghe l’abitato sparso fatto di casolari e casette a secco. L’iniziativa fu adottata contro il divieto del re di Spagna che prevedeva che, alla formazione di un nuovo centro urbano, il feudatario corrispondere un tributo alla Corte. Per evitare tali oneri, il feudatario obbligò i contadini a costruire ricoveri senza malta, utilizzando solo il materiale calcareo che offriva il territorio, in modo che, in caso di improvvisa ispezione da parte dei messi del re di Spagna, il colono potesse facilmente essere espulso dal suo tugurio e le casette in pietra a secco abbattute e ricostruite dopo il sopralluogo. I trulli sono nati così, come una sorta di elusione fiscale. Solo nel 1797 gli abitanti della Selva riuscirono ad affrancarsi dal dominio feudale, grazie all’intervento diretto del re Ferdinando IV di Borbone. I primi trulli altro non erano che cumuli di lastre chiamate specchie, trasformate dal genio dei contadini nelle caratteristiche abitazioni oggi protette dall’Unesco.
Punto di avvio per una passeggiata tra stradine e vicoletti che regalano scorci sorprendenti può essere il largo Martellotta, da dove si sale al rione Monti, una delle due zone monumentali dei trulli. Da lì si ritorna al punto di partenza attraverso via San Michele e si raggiunge, attraverso via Brigata Regina, il rione Aia Piccola, che nel nome ricorda l’aia pubblica in cui un tempo ci si dedicava a lavori di trebbiatura. Questa è la parte monumentale più autentica, con i trulli più antichi concentrati tra via Duca degli Abruzzi e via Verdi. Nei pressi si incontrano il gruppo di case Pezzolla risalente al Settecento e, entrando da piazza XXVII Maggio, la Casa degli Acquaviva, seicentesca ma rimaneggiata. Vicino a piazza del Popolo, Casa d’Amore è il primo edificio costruito dopo l’affrancamento della comunità dai baroni Acquaviva. Altri trulli si trovano dietro la chiesa ottocentesca dei Santi Medici da dove, imboccando via del Gesù, si raggiunge la piazzetta del Trullo Sovrano, l’unico a due piani e il più grande, e tra i primi a essere costruito con la malta. Il Trullo Sovrano è anche uno dei più antichi (una parte è del Seicento, la restante del Settecento) e oggi è una Casa Museo per la gioia dei turisti.
I trulli sono patrimonio dell’Umanità dal 1996 con la seguente motivazione: «rappresentano un sito di valore universale ed eccezionale in quanto sono l’esempio di una forma di costruzione ereditata dalla preistoria e sopravvissuta intatta, pur nell’uso continuativo, fino ai nostri giorni». I siti patrimonio dell’Unesco sono cinque: il rione Monti, il rione Aia Piccola (l’unica zona del paese senza negozi), Casa d’Amore, il Trullo Sovrano e Casa Pezzolla.
Pasqualino è il nome del panino di Alberobello. I suoi ingredienti sono salame, formaggio a pasta filata, tonno e capperi.
Festa dei Santi Medici: si svolge dal 25 al 28 settembre dalla prima metà del Seicento, dunque da prima della nascita ufficiale di Alberobello. Il culmine dell’evento è il 27 con le tradizionali feste dei pellegrini e degli alberobellesi, un tempo chiamati “selvesi” (da selva, bosco) che si raccolgono intorno ai santi patroni. La messa della notte tra il 26 e il 27 è preceduta dal pellegrinaggio dei devoti che si mettono in cammino verso la capitale dei trulli.
Presepe Vivente: evento religioso e non folcloristico, mette in scena circa duecento figuranti nel rione Aia Piccola che per l’occasione diventa un suggestivo paesaggio ottocentesco, illuminato da torce e lumi a petrolio.