Guardia Perticara
La dura faccia della pietra

Comune di guardia perticara
(Provincia di Potenza)
Altitudine
m. 725 s.l.m.
Abitanti
665

Patrono
San Niccolò Magno, 9 maggio
info turismo
Pro Loco, info@prolocoguardiaperticara.it
Biblioteca Comunale, tel. 0971 964004
fax 0971 964003 – www.comuneguardia.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Il toponimo deriva da castrum Perticari: la pertica nei latifondi longobardi è la parte di territorio assegnata alle famiglie dei coloni.

 

La storia

IX-VIII sec. a.C., testimonianze archeologiche rilevano dalla prima età del ferro la presenza di un abitato nel territorio di Guardia Perticara, peraltro documentato in forme sparse già nell’età del bronzo (XIV sec. a.C.). I reperti dei corredi tombali rinvenuti nella necropoli in località San Vito arrivano fino al V sec. a.C. e costituiscono una delle fonti più importanti per la conoscenza degli Enotri, gli antichi abitanti di questa regione.
X sec. d.C., resti di grotte basiliane rivelano l’influenza greco-ortodossa. Guardia ospita due asceti, Luca di Armento, fondatore del cenobio di Carbone, e Vitale da Castronuovo, ma viene distrutta dai Saraceni e rimane a lungo disabitata.
1237, durante il regno di Federico II di Svevia il castrum Perticari figura tra i possedimenti della diocesi di Tricarico.
1306, compare per la prima volta in un documento angioino il nome di Guardia Perticara. Con la caduta degli Svevi e l’affermazione angioina, il feudo è assegnato a Giovanni Britando.
XV sec., Guardia passa ai De Marra, signori di Stigliano.
XVI sec., con la conquista spagnola ne diventano proprietari i Carafa.
1652, i francescani fondano il convento di Sant’Antonio; nel 1657 un’epidemia di peste miete 500 vittime.
XVIII sec., dopo i Carafa, Guardia entra a far parte del Dipartimento di Maratea come feudo del marchese d’Altavilla. In seguito appartiene agli Spinelli, sino alla fine della feudalità (1806).
1857, un violento terremoto causa 85 vittime e danneggia la struttura urbanistica, ancora più impoverita dal sisma del 1980. Ma da quest’ultimo evento il borgo trova la forza di progettare il recupero dell’antica dimensione architettonica e artistica, che restituisce al centro storico la sua dimensione medievale.

Quella di Guardia Perticara è una storia antica che comincia con gli Enotri e si inscrive nella dura faccia della pietra. Un grappolo di case su un rilievo, nella remota Lucania fatta di pietra grigia, di verde e di argilla, di devozioni intense e di silenzio che si protende tra le case attraversando le stagioni. Sui gioielli in ambra dei corredi tombali dei primi abitanti sono passate le orde saracene e diversi terremoti, ma tra distruzioni e abbandoni il paese è riuscito a mantenere la sua identità, che sotto cieli mutevoli è sempre la stessa: case arroccate, gradinate e scale che s’inerpicano fino al castello, balconi in ferro battuto, archi, portali, ballatoi, fontane. è terra vera, questa, con i suoi sentieri di campagna e i percorsi tra le cicale, con i profumi dei formaggi e delle carni, del rafano e della liquirizia. è il piacere della tavola, quando lentamente, sotto il paralume, ci si trova insieme e si scacciano le tenebre.

Lo chiamano “il paese dalle case in pietra”. Guardia è un borgo che si percorre a passi lenti, incrociando gli sguardi benevoli delle donne sull’uscio di casa, e non è retorico pensare che qui, quando è venuto a girare le sequenze di “Cristo si è fermato ad Eboli”, il regista Francesco Rosi abbia trovato quell’atmosfera di paese altrove dispersa. La giusta cornice neorealista, insomma, dove anche la biancheria che penzola tra i vicoli è meno sciatta dei materiali dell’edilizia popolare con cui sono stati rovinati tanti piccoli centri storici. A Guardia Perticara, invece, resiste orgogliosamente la pietra: quella pietra di Gorgoglione che dà vita e spessore a portali, gradinate, archi, ballatoi e si sposa coi balconi in ferro battuto, e certamente anche con l’aria fresca che porta i profumi dei boschi ed entra nei vicoletti senza incontrare resistenza. Le pietre lavorate dai maestri artigiani e le volte in mattoncini rossi avvertono il visitatore che questo è un borgo che fa sul serio, nel recupero della sua identità. Lo dimostrano le molte ristrutturazioni e, da ultimo, la nuova illuminazione con i corpi in ghisa, il ripristino dei vecchi toponimi delle strade e la cartellonistica. C’è ancora molto da fare, ma intanto la sciatteria è bandita. E così, è bello salire le scalette che s’inerpicano fin su al castello, da dove si domina l’intera valle del Sauro (siamo a 700 m di altitudine), percorrendo stradine deliziose come via Marconi o via Diaz, dove le case in pietra a faccia vista hanno ancora gli antichi coppi, i riquadri alle finestre e i dettagli architettonici di una sapienza costruttiva secolare. Guardiamo i particolari: i portali di via Diaz, lo stemma di palazzo Montano, il rosone di casa Marra, il bassorilievo di San Nicola sul portale della chiesa Madre, l’arco Vico II in piazza Europa, il mascherone di Casa Marra e quello di palazzo Fanelli, la mensola in pietra di casa Sassone…
C’è da perdersi, in questi ghirigori pietrosi che sono come fregi di un’esistenza che vuole riscattarsi, aprire nuove pagine nel paesaggio del sud, ritrovare il senso di una comunità dispersa dall’emigrazione e ora pronta a riconquistare il proprio paese. Perché è bello, umile, semplice: ispira fiducia. Il terremoto del 1980 l’ha ferito, ma la pietra di Gorgoglione, sparsa a piene mani sui palazzi storici, le antiche chiese e le più semplici abitazioni, ha resistito.

Piaceri e Sapori

Percorsi di trekking su itinerari di interesse paesaggistico e naturalistico nel Bosco Amendola.

Nei dintorni sono da vedere le grotte basiliane, i ruderi dell’antica città di Turri e il bosco comunale Amendola, 500 ettari di macchia mediterranea. è da segnalare, a proposito, la particolare sensibilizzazione sui temi ambientali di questo Comune. Secondo un rapporto di Legambiente si colloca, tra i paesi lucani con meno di mille abitanti, al primo posto nella classifica della raccolta differenziata. Inoltre, il perseguimento di una necessaria politica ambientale porterà presto il paese al conseguimento della certificazione ambientale EMAS. Anche dal punto di vista culturale, questo piccolo Comune sta diventando il punto di riferimento dell’area del Sauro, grazie a manifestazioni come I Salotti nei Centri Storici.

È in fase di restauro l’edificio che ospiterà il Museo della Civiltà Enotria con periodiche mostre sui reperti ritrovati in loco. Attualmente i rinvenimenti archeologici di Guardia Perticara si trovano nel Museo Nazionale Archeologico della Siritide a Policoro e nel Museo Archeologico Nazionale della Basilicata a Potenza.

Voler Bene all’Italia,
maggio: è la festa dei piccoli Comuni, cui partecipano molti Comuni del Club dei Borghi più Belli d’Italia.

Festa di Santa Maria del Sauro,
primo maggio e seconda domenica di agosto: è la festa più sentita dagli abitanti, legata all’apparizione della Madonna nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria del Sauro (sec. XIV, restaurata nel XVIII).

Salotti nei Centri Storici,
seconda metà d’agosto: esposizione di prodotti artigianali e opere pittoriche, degustazione di prodotti tipici, musica, cultura e convegni, visite guidate del centro storico.

Agosto Guardiese:
cultura, spettacoli, musica, sport. Concerti Natalizi, dicembre.

Tra le meraviglie della cucina contadina ci sono i ferricelli al sugo di carne. I ferricelli, o fusilli, sono ottenuti con un ferretto di metallo simile al ferro da calza che viene poggiato su un impasto di farina, acqua, sale e arrotolato su se stesso; sfilato il ferro, si lasciano asciugare i fusilli su una tovaglia.
Il sugo associato è fatto con involtini di carne di maiale e cotica ripiena con pezzi di carne utilizzata per la preparazione della salsiccia. Nel periodo di carnevale insieme al formaggio pecorino o in sostituzione dello stesso, sul piatto già condito si sparge il rafano.

Dagli allevamenti locali arrivano in tavola carni di agnello, capretto e mucca podolica. Sono ottimi anche i latticini: caciocavallo, formaggio pecorino e ricotta, da abbinare con il miele di qui. Se a questo si aggiunge che persiste la tradizione del maiale come riserva alimentare della famiglia, l’offerta si allarga a salsiccia, soppressata, capocollo. Per condire, l’olio extravergine di oliva del Sauro, che è un marchio con disciplinare ad adesione volontaria. Notevole è la presenza spontanea di liquirizia ed erbe officinali in genere. Dulcis in fundo, i prodotti locali da forno: biscotti tipici, “strazzatella” e “chizzola”.