stemma_montesarchioMontesarchio
Domina la collina

Comune di montesarchio
(Provincia di Benevento)
Altitudine
m. 300 s.l.m.
Abitanti
13498 (1520 nel borgo)

info turismo
Pro Loco, via G. Amendola 50 tel. 0824 041576
prolocomontesarchio@virgilio.it
segreteria del Sindaco, promozione immagini e turismo
tel. 0824 892233
rosalbagallo@comune.montesarchio.bn.it

Lo spirito del luogo

stemma_montesarchioIl nome
Sull’etimologia del nome ci sono diverse teorie. Le più accreditate sono:
MONS ARCIS – MONTE FORTE, monte munito di difese;
MONS ARCOLO – MONTE DI ARCOLO, il primo condottiero longobardo che fortificò il paese con un castello;
MONS HERCULIS – MONTE DI ERCOLE, ma non è attendibile in quanto nata in epoca risorgimentale e caldeggiata dai patrioti anti clericali che volevano creare una icona pagana.

 

La storia

Montesarchio non è altro che l’antica Caudium sannita che ebbe parte nella lotta contro Roma e che partecipò all’evento famoso delle “forche caudine”.
In seguito diviene città romana e con l’avvento dei longobardi sposta il suo sito dalla pianura, dove era in origine, alla collina. Il suo territorio è attraversato dalla Via Francigena del Sud che segue il tracciato dell’antica Via Appia, prima strada consolare costruita dai Romani nel 312 a.C., per questo detta “regina viarum”.
Nel territorio di Montesarchio avvenne anche la battaglia che sancì il passaggio del potere dai longobardi ai normanni con il combattimento e la morte dell’ultimo duca longobardo, Pandolfo IV.
Il castello di Montesarchio di forte valenza strategica ha rivestito nei secoli il ruolo di castello reale passando dal potere longobardo, ai normanni, agli svevi, agli angioini e agli aragonesi. Detto castello è stato sempre gestito da un fedelissimo della corona in quel momento imperante, avendo diritto anche alle esazioni doganali su frumento, vino e olio provenienti dalla Puglia verso il Regno di Napoli.
Borgo significativamente fortificato ha visto nei secoli diversi aggiornamenti del suo castello e della sua torre. L’ultimo importante rifacimento risale al fine del XV sec. ed è attribuibile all’architetto Francesco di Giorgio Martini.
I personaggi più storicamente rilevanti sono i Principi di casa d’Avalos, illustre famiglia proveniente dalla Castiglia (Spagna) trasferita nel Napoletano nel XV secolo al seguito di Re Alfonso I° d’Aragona.
I d’Avalos dettero al paese una forte connotazione commerciale (tuttora sussistente), istituendo due fiere settimanali che in passato erano le più importanti del circondario.
Tra gli altri personaggi storici del paese si ricorda fra Gerolamo da Montesarchio, al secolo Giannantonio Cioffi, nato a Montesarchio nel 1615, diviene frate cappuccino, partì missionario ed è stato per certo il primo europeo ad oltrepassare i confini settentrionali del Congo.
Tra i vari personaggi di passaggio lungo la via Francigena si annovera San Francesco che è passato per Montesarchio ben due volte. Difatti fu costruito un convento francescano che oggi è sede del comune.
Montesarchio ospita l’unico palazzo in Italia fuori delle proprietà papali ove sia stata effettuata una “benedizione urbi et orbi” da un Papa. Nella fattispecie Benedetto XIII (Orsini) nel maggio 1727 in occasione della sua visita pastorale a Benevento. L’Orsini, da vescovo, era stato per alcuni mesi ospite del Principe di Montesarchio in quanto convalescente a causa dell’infermità riportate in occasione del terremoto che aveva colpito Benevento nel 1688. Tale soggiorno legò affettivamente il Pontefice alla città di Montesarchio.
Nello stesso palazzo, proprietà del principe D’Avalos, sito in piazza Umberto I°, nel 1792 fu ospitato Gustav Mauritz barone di Armfelt (Svezia) che fu generale diplomatico e politico svedese considerato uno dei padri rifondatori della sua patria. L’ospitalità fu data al barone in quel momento diplomatico presso la Corte di Napoli per ripararlo da un mandato di cattura emesso dalla stessa Svezia al barone momentaneamente in disgrazia.
Genius loci di Montesarchio che appare anche nello stemma comunale è Ercole.
Tale personaggio fu scelto a simbolo dei patrioti per l’Unità d’Italia che a Montesarchio avevano una forte rappresentanza e che facevano capo a tre grandi “vendite carbonare”: la Erennio, la Deucalione e la San Teobaldo. Dopo l’Unità, tale simbolo dilaga come mito paesano tanto da costruire una fontana monumentale sita in Piazza Umberto I°, detta comunemente “Munt Ercole”. La cosa fu tanto più avvalorata dal fatto che nella fonetica popolare Mons Arcolo era deformata appunto in “Munt Ercole”, pertanto si è prestato molto a questo mito risorgimentale che nasceva nelle “Accademie del libero pensiero”.

La peculiarità più interessante di Montesarchio è che i suoi borghi sono ben distinti per epoche storiche:
• LATOVETERE, periodo Longobardo
• LATONUOVO, periodo Normanno
• CAPPELLA, periodo Aragonese
• BORGO SAN FRANCESCO, periodo Angioino
• SANTO SPIRITO e parte bassa, dal 1600 ai nostri giorni
Questi quartieri sono arricchiti da palazzi nobiliari con fattura d’epoca e chiese pubbliche e private.
Il paese, nella parte bassa, sorge a circa 300 metri sul livello del mare per estendersi alla sua altezza apicale “torre” a circa 420 metri.
Lo slogan del borgo è HERCULES ALEXICACOS inteso come nume tutelare e custode delle proprietà ed inoltre allontanatore dei mali dalla comunità.
Questo motto appare nello stemma stesso del comune con l’immagine dell’eroe mitologico che brandisce una clava.

La prima cosa che colpisce il viaggiatore che si avvicina a Montesarchio è lo splendido panorama del paese che fascia la collina, sovrastata dalla Torre e dal Castello.
– IL CASTELLO: ricco di soluzioni architettoniche che abbracciano un periodo di circa 1000 anni. Impianto longobardo rimaneggiato durante i vari secoli successivi dalle diverse dominazioni che hanno lasciato in esso segni distinguibili. L’ultima significativa ristrutturazione risale alla fine del XV secolo attribuibile all’opera di Francesco di Giorgio Martini.

– LA TORRE: punto di forza delle mura che circondavano il paese. In origine, Torre di avvistamento, poi, bastione difensivo. L’odierna configurazione risale agli ultimi anni del XV sec. e come il castello è attribuibile allo stesso architetto reale Francesco di Giorgio Martini. Nella sua struttura si può riconoscere una delle prime forme di torre a mandorla, la cui invenzione risale al suddetto architetto.

– LATOVETERE: Tale abitato nasce fortificato in epoca Longobarda; al suo interno è visibile una delle poche chiese ancora esistenti risalenti all’VIII sec. L’abitato mantiene ancora la sua topografia originaria e le due porte, quella orientale e quella occidentale; il tutto è sormontato dalla più moderna abbazia di San Nicola risalente al XIII secolo. In essa si può vedere una deposizione su pala attribuita a Giovan Bernardo Lama e la statua di S. Nicola.

– LATO NUOVO: di epoca Normanna e di cui conserva una delle porte e un tratto delle mura della stessa epoca. In questo quartiere si può visitare il Santuario della SS. TRINITA’, con la sua originale statua rappresentante il mistero trinitario.

– CAPPELLA: che prende il nome da una originaria chiesa dedicata al culto di S. MICHELE ARCANGELO. In esso è ancora ben visibile l’antico palazzo CARACCIOLO;

– CONVENTO DEI FRATI FRANCESCANI CONVENTUALI: al cui interno si possono ammirare pitture su tavola del XIV sec., nonché lunette affrescate che sovrastano le porte di ingresso. All’interno del convento vi è il piccolo chiostro in forma arcaica e la tomba monumentale di un capitano di ventura .

– CONVENTO DELLE CLARISSE: da annoverare per il suo passeggiatoio sotto il tetto (utilizzato dalla suore di clausure). In esso esiste ancora “la ruota degli esposti”. L’ingresso è abbellito da un portale barocco.

– BORGO SAN FRANCESCO: Il fulcro di questo borgo è costituito dal palazzo comunale ex convento francescano. Al suo interno un ampio chiostro e un monumentale ingresso barocco che accede ai piani superiori.

Al centro del chiostro fa bella mostra di sé la vera del pozzo sempre in stile barocco e realizzata in pietra locale.
Adiacente al palazzo comunale (ex convento) sorge la chiesa di San Francesco con impianto degli inizi del 1300, mentre aggiunta alla vecchia facciata mediante arcate vi è la facciata nuova attribuita a Vanvitelli.
Sopra l’architrave centrale della porta d’ingresso vi sono tre stemmi angioini, mentre sull’architrave stesso vi è una lunetta a basso rilievo sullo stile della Robbia. In esso è raffigurato una crocifissione, un’annunciazione e San Ludovico da Tolosa. Al centro tra le varie raffigurazioni vi è una fascia con la data A.D. 1339. Sulle porte laterali sussistono altre due lunette ad affresco di periodo più tardo. Entrando sul lato sinistro vi è la cappella di S. Antonio sul cui altare si può ammirare una pittura su tavola raffigurante il Santo attribuita al pittore Stefano Spataro databile nella prima metà del XVI secolo.
Nella navata centrale ornata da quattro altari laterali e situato sopra il portone d’ingresso si può vedere l’organo, risalente al 1773, realizzato da Marco Biagio De Rosa di Cardito.

– PIAZZA UMBERTO I° : In quest’ultima sorge il secentesco Palazzo D’Avalos con annessa cappella gentilizia (oggi parrocchia) intitolata alla Madonna della Purità e a San Leone Magno. Nell’interno della chiesa sono custodite sei tele di Oronzo Malinconico, una notevole immagine della Madonna della Purità sbalzata in rame del maestro ramaio montesarchiese Pasquale Ianniello, un Cristo del pittore montesarchiese Servodio e un quadro rappresentante la Madonna di Pompei della pittrice Frida Ciletti. A sud della stessa Piazza sorge la secentesca chiesa dell’ANNUNZIATA, sul cui altare maggiore sussiste una tela donata dal Cardinale Orsini, poi divenuto Papa Benedetto XIII.

– TORRE DELL’OROLOGIO: tale costruzione fu costruita agli inizi del settecento con l’apporto economico della marchesa Anna De Guevara, consorte del Principe d’Avalos, per dare alloggio ai pellegrini di passaggio sulla via Francigena. Nel 1750 su detto ospitale fu innalzata la torre dell’orologio. In seguito su un lato di questa torre fu apposta una formella a riggiole maiolicate raffigurante lo stemma comunale, alla cui base una iscrizione in latino così tradotta, recita: “VIANDANTE FERMATI UN ATTIMO, CERTAMENTE UNA VOLTA QUESTO EROE ERA PROPIZIO AGLI ABITANTI DEL POSTO ERCOLE ALESSICACO, ORA SIA PROPIZIO A TE DIO ONNIPOTENTE, PROSEGUI FELICE SE NON VUOI (FERMARTI) IN UNA TERRA OSPITALE, SALVE”.

Piaceri e Sapori

Essendo il paese ubicato in una posizione centrale rispetto a quasi tutti i capoluoghi della Campania ed essendo ben collegato ad essi si possono usufruire di tutti i luoghi di svago di detti centri. Ad essi vanno aggiunti i luoghi che fanno parte prettamente della città stessa, come ad esempio, la splendida piscina da cui si gode il meraviglioso panorama del Castello. In via IV Novembre si trova una mostra d’arte privata denominata “Nuvole”.
Inoltre il territorio è arricchito da strutture ricettive, numerosi bar, ritrovi e ristoranti con annessi spazi ricreativi e ludici.
Tra essi spiccano:
Cristina Park Hotel, Hotel Ristorante il Castello, Hotel Ristorante Campoverde, Ristorante Rovy, agriturismo La Vista del Taburno (che è anche un BeB), Ristorante Colle d’Ercole, Sloppy Joe’s Irish Pub, Piper Cafè, Spazio Piper, Piscina Xuè.

Nel CASTELLO che sovrasta la cittadina è ubicato il “Museo Nazionale del Sannio Caudino”. In esso oltre ad una esposizione permanente di reperti archeologici, arricchita da tecnologie digitali si può visionare la mostra “Rosso Immaginario”. Il Racconto dei vasi di Caudium, ambientato nelle celle del carcere borbonico del Castello di Montesarchio, attraverso la narrazione di storie, miti ed eroi, propone un viaggio nell’affascinante mondo di immagini dipinte sui crateri di produzione greca e italiota rinvenuti nella necropoli di Montesarchio, come già detto, l’antica Caudium.

Nella TORRE si può ammirare, sempre con l’arricchimento di tecnologie digitali, il celebre “vaso di Assteas”, vale a dire un vaso piuttosto capiente, utilizzato durante il simposio per mescolare il vino puro con l’acqua e le spezie. Esso è considerato uno dei più bei vasi-crateri grecizzanti del mondo antico, realizzato nel IV secolo avanti Cristo.

Vari sono i motivi per apprezzare questo paese. Essi vengono caratterizzati soprattutto da un forte senso dell’ospitalità, nonché da una certa levatura culturale che ha sempre caratterizzato il suo tessuto sociale. Tutto ciò si estrinseca in diverse istituzioni solidali e caritative che si aggiungono ed in alcuni casi sostituiscono le numerose congregazioni di carità dei secoli passati. Retaggio di queste congregazioni sono anche le numerose feste che allietano periodicamente il paese. Oggi tutto ciò è integrato anche da numerose iniziative culturali a scopo sociale.
Eventi notevoli sono:
– festa del Corpus Domini, con allestimenti di altari nelle varie strade con quadri messi in opera dagli stessi cittadini;
– da circa 20 anni la locale Pro Loco organizza “I giorni al Borgo” per vivificare le tradizioni popolari e culturali del paese e ciò si realizza nella prima decade di settembre.
Il patrono è San Nicola di Bari ma sono anche molto sentiti i culti per la SS. Trinità, Maria SS. Del Carmelo e S. Antonio, mentre nelle frazioni abbiamo S. Michele per la frazione di Cirignano e la Madonna dell’Assunta per la frazione di Varoni. Queste solennità vengono onorate con feste paesane che durano più giorni.

montesarchio-lavanelli-e-ceci La cucina “montesarchiese” è ricca di piatti tradizionali, tra questi si distinguono queste antiche pietanze:
– CAZZARIELLI CON LA CARNE DI CAPRA
– LAVANELLI E CECI
– PAPARULO MBETTONATO
– SOFFRITTO

I prodotti del borgo di eccellenza possono essere individuati tra le selettive produzioni ortofrutticole:
– l’olio (tra l’altro qui sorge uno dei più grandi oleifici europei produttore di diversi marchi famosi);
– i vigneti del rinomato Aglianico e Falanghina, alcuni dei migliori vini d’Italia entrambi con marchi DOC prodotti da una delle più importanti cantine italiane.
La Falanghina è un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, profumi di pera matura, note floreali di gelsomino e di ginestra.
L’Aglianico è un vino vigoroso, di colore rosso cupo con profumi di more selvatiche, mirtilli, confetture di prugne rosse. Denso, polposo, persistente.
Il territorio offre oltre all’olio extravergine di oliva, salumi, miele e prodotti ortofrutticoli di diverse aziende agricole presenti nella zona.

Ristorazione

Ristorante Colle D’Ercole

Ristorante con giardino e vista sul Monte Taburno, offre una cucina locale e prodotti tipici in un ambiente raffinato e accogliente. Per i più piccoli, annessa fattoria con animali.

  Via Monaca, 1
  +39 0824 847139
 colledercole@alice.it
 www.ristorantecolledercole.it