Ostana
MUNICIPALITY OF OSTANA
(Cuneo District)
Altitude
mt. 1282 a.s.l.
POPULATION
80
info turismo
Comune di Ostana, – piazza Caduti per la Libertà, 49 Tel. 0175 94915
Ufficio Turistico C.M. – via Santa Croce 4 Tel. 0175 94273
www.comune.ostana.cn.it
ostana@vallipo.cn.it
ostana@cert.ruparpiemonte.it
Il nome
L’interpretazione più diffusa vuole che Ostana (Oustano in occitano) derivi da Augustana, con riferimento al mese di agosto nella forma occitana oust. Se così fosse, il nome avrebbe un’origine alto-medioevale, legata a pratiche di transumanza. Ostana sarebbe dunque stata a lungo solo una zona destinata al pascolo estivo.
La storia
VI sec. a.C., ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza umana nel territorio dell’Alta Valle Po durante la prima età del ferro.
1176, il marchese di Saluzzo dona le terre dell’Alta Valle Po a Guglielmo Enganna consignore di Barge; nel documento Ostana non è nominata, forse perché luogo di poca importanza.
1322, Ostana viene alla luce nel documento con cui Manfredo IV di Saluzzo investe i marchesi Manfredino e Oddone del Carretto anche del feudo di Austane per estinguere un debito di 9mila lire genovesi.
1386, un documento menziona la “Plebs de S. Nicolai de Augustana” tra le chiese della Valle Po che devono versare il cattedratico al vescovo di Torino.
1425, risalgono al periodo in cui era signore Giovanni di Saluzzo gli Statuti di Ostana, conservati in copia settecentesca presso il museo Etnografico.
1475, il marchese di Saluzzo concede l’investitura a Ugonotto Enganna per la quarta parte di Ostana; oltre ai consignori di Barge, il feudo di Ostana appartiene al ramo cadetto dei Marchesi di Saluzzo.
1548, il marchesato di Saluzzo è annesso alla Francia come parte del Delfinato; sotto il dominio francese Ostana continua a essere feudo dei Saluzzo di Paesana; nel 1588 viene venduta a Felice Leone, i cui discendenti ricevono il titolo di conti di Ostana nel 1626.
1921, la popolazione raggiunge il suo massimo storico con 1187 abitanti, contro le poche decine di oggi.
Ostana è un piccolo paese di borgate sparse, in posizione panoramica sul versante soleggiato della Valle Po, con vista splendida sul gruppo del Monviso. Nella parte più bassa il fiume Po, appena nato, lambisce il suo territorio. Il modo più semplice per conoscere questo angolo alpino di Occitania è fare il giro completo delle borgate: servono almeno quattro ore di cammino e in inverno è meglio portarsi dietro le racchette da neve. Ovunque si ammirerà la sapienza dell’architettura spontanea che fonde il legno con la pietra e mette alle case un cappello robusto di tetti di lose. Tutto è bello e funzionale, e stringe il cuore vedere l’abbandono di abitazioni e forni comunitari, muri a secco e strade ciottolate, cappelle e piloni votivi. Questa era una montagna popolata, con le grosse lastre di pietra che delimitavano terreni tutti coltivati. Oggi questo immenso patrimonio aspetta di essere sottratto all’oblio. Il nostro percorso può iniziare dal capoluogo La Villo (villa in italiano), sede del Municipio. Da qui, dopo un centinaio di metri, ci s’immette sulla strada comunale che conduce alla borgata Champanho (Ciampagna) tra aceri e frassini e alti muri in pietra a secco. In estate la strada è macchiata dal colore rosa dei garofanini. Superate le poche case dei Marquét (Marchetti) la strada si inoltra in una faggeta, mantenendo sempre la vista sull’imponente piramide del Monviso. Dopo Champanho, superati due fiumiciattoli, si incontrano numerose piante di maggiociondolo, un ramoscello del quale era posto sull’architrave della porta della stalla come segno di augurio. Qui dominano le betulle e i larici, con sottobosco di lamponi e mirtilli. Si oltrepassano altri piccoli nuclei disabitati, finché si arriva alle due borgate di La Ruà (Bernardi) e Miribrart (Sant’Antonio). Quest’ultima è forse la più caratteristica, con le sue case addossate le une alle altre e gli insediamenti stagionali in quota, chiamati le mèire, con i pascoli sospesi tra rupi e valloni. I muri perimetrali delle case di Miribrart, che poco alla volta vengono recuperate (c’è il progetto di crearvi un albergo diffuso e un ecomuseo dell’architettura alpina), conservano spesso la grossa pietra (pèiro dal milezim) su cui è incisa la data di costruzione dell’edificio: ce ne sono anche dei primi dell’Ottocento, ma l’insediamento è di gran lunga più antico. Proseguendo per tornare a La Villo, s’incontra San Bernardo, nella cui chiesetta è stato riportato alla luce un pregevole affresco medievale.
Prendendo invece la strada per Samicoulàou (San Nicolao), capita di notare alcune barme, ripari sotto roccia utilizzati come celle per il latte o riparo di bovini. Siamo già sul secondo percorso, quello delle mèire (tre ore di camminata), che al Pion da Charm, a 1635 metri d’altitudine, incrocia il terzo itinerario che consigliamo, quello dei pascoli, vale a dire il tracciato dei tratturi utilizzati dal bestiame per raggiungere i pascoli comunali e per il ritorno serale. Il panorama, salendo di quota, si fa sempre più spettacolare: a Punta Sellassa (2036 m) tutta la catena alpina con il Monviso, il Rosa, il Cervino, si dispiega davanti ai nostri occhi, tra il manto blu delle viole o il rosa del trifoglio alpino. Naturalmente questo itinerario è il più impegnativo (sei ore di trekking), ma anche senza salire lassù è possibile trovare la pace tra una malga e un alpeggio, vedendo la montagna al lavoro, parlandone la lingua: oltre il mondo dei vinti.
Davanti al municipio di questo piccolo comune dell’Alta Valle Po sventola la bandiera occitana: segno di una lingua e di una tradizione che non si vogliono perdere, soprattutto in tempi di omologazione culturale come i nostri. Nuto Revelli ha definito la montagna “il mondo dei vinti”. E ci vuole solo la testardaggine, la fierezza, la capacità di sognare dei pochi che sono rimasti a viverci, per invertire la rotta, resistere allo spopolamento e trovare validi motivi di esistenza senza dover aspettare i villeggianti estivi. La comunità di Ostana si è già messa in cammino sulle sue montagne amate: ha risistemato la fitta rete di strade che collegavano le varie borgate, messo i cartelli segnaletici nei punti più caratteristici, recuperato le tradizioni occitane e, soprattutto, è tornata ad amare la sua terra. Così, ogni elemento di degrado è bandito. La cura nel recupero delle antiche abitazioni in pietra e legno, con i tetti in losa, ha fatto diventare il paese sparso un modello di architettura alpina, grazie anche all’architetto che ha concepito questo laboratorio en plein air. Tutti vedono nelle ristrutturazioni e nelle nuove edificazioni come si possa rispettare l’anima della montagna. Ci vorrà tempo per chiudere le ferite, ma a Oustano si è cominciato.
In inverno si può salire fino ai 2300 m. del crinale di Cima Ostanetta, praticando lo sci-alpinismo o utilizzando racchette da neve. In estate si possono percorrere gli itinerari escursionistici Le Vie d’Oustano suddivisi per tema: le borgate, le mèire, i pascoli.
I Rënèis, che li gestiscono e le tengono in ordine, si offrono di accompagnare i visitatori. Ostana si trova inoltre al centro del percorso escursionistico Orizzonte Monviso, un anello di oltre 50 km di lunghezza che comprende tutti i comuni dell’Alta Valle Po affrontabili a piedi e in mountain bike.
Questo percorso si snoda ai piedi del Monviso e da Ostana, offre la vista indimenticabile sul “Re di Pietra”. E’ infine presente una palestra di arrampicata artificiale per gare di livello nazionale.
Civico Museo Etnografico Ostana, Valle Po, palazzo Comunale: gestito dall’Associazione culturale I Rënèis, è aperto in estate e nei restanti periodi su prenotazione. Vi sono ricostruiti ambienti del passato come la stalla e la cantina, con gli oggetti e gli attrezzi della vita di montagna in bella mostra.
Ecomuseo dell’Architettura e del Paesaggio Alpino: nella frazione Miribrart, un’esposizione che parte dalla cultura materiale del passato per arrivare alla progettazione contemporanea, intrecciando eredità e sviluppo dinamico delle aree montane.
Festa del Pane, agosto: si svolge a La Ruà, quando il paese si riempie di turisti e gli emigrati ritornano; si accende il vecchio forno a legna e si cuoce il pane per tutti, rinsaldando i legami all’interno della comunità.
Caccia alla Masca, fine dicembre: come tutte le feste organizzate dalla Pro Loco, anche questa è preceduta dal rituale farò, il fuoco propiziatorio che dà il via ai canti e ai balli; questa caccia alla strega cerca di recuperare l’aspetto magico della cultura occitana.
Premio Ostana “Scritture in lingua madre”, giugno: istituito nel 2008, il premio è rivolto agli autori delle minoranze linguistiche, vale a dire agli scrittori che utilizzano la lingua di appartenenza territoriale, anche se minoritaria; è attribuito uno specifico riconoscimento a un autore in lingua d’oc.
Premio letterario nazionale in lingua d’oc, settembre.
Nell’economia agricola del passato la patata era l’elemento base delle famiglie ostanesi. Il piatto tipico è dunque la polenta di patate e grano saraceno, che si serve ben calda ed è ottima con formaggio, aioli, banho dë cousso (salsa di zucca) e con la banho dal jòous, la “salsa del giovedì”, fatta con il latticino residuo della preparazione del burro, che normalmente avveniva il giovedì, così da portarlo il venerdì al mercato di Paesana.
La toma d’alpeggio, grazie alla presenza di quattro malgari.