montecastello di vibio StemmaMonte Castello di Vibio
Il paradiso perduto

Comune di monte castello di vibio
(Provincia di Perugia)
Altitudine
m. 422 s.l.m.
Abitanti
1.440 (100 nel borgo)

Patrono
SS. Filippo e Giacomo, 3 maggio
info turismo
Ufficio Informazioni Turistiche,
via Roma 1 – tel. 075 8780217
www.comune.montecastellodivibio.pg.it

Lo spirito del luogo

montecastello di vibio StemmaIl nome
Il nome Monte Castello deriva dalla tipica struttura di fortilizio medievale costruito in cima a un colle, mentre l’aggiunta di “Vibio” risale al 1863, quando per regio decreto alcuni comuni dovettero assumere nuove denominazioni a causa delle omonimie che si riscontravano dopo l’Unità d’Italia. “Vibio” potrebbe derivare dal nome di un’antica famiglia di Perugia alla quale appartenne anche un imperatore romano. Il toponimo compare in loco nel nome di un’abbazia romanica (San Lorenzo in Vibiata) e in un’iscrizione posta su un’urna cineraria di origine romana dedicata a Tertia Vibia.

 

La storia
Età romana, derivando il nome dalla gens Vibia, il borgo ha sicuramente origini romane.
1245, Caccianemico, podestà di Todi, rade al suolo le mura del castrum sorto nell’alto medioevo e nel 1247 il suo successore, Tolomeo di Pietro, fa demolire i torrioni.
1290, il liber focularium, cioè il catasto delle famiglie, registra una popolazione di 1000 abitanti; il borgo appartiene a Todi ed è inserito nella struttura amministrativa della città.
1323, la rocca è ricostruita e retta da un castellano nominato da Todi.
1392, si insedia la signoria con l’assegnazione del territorio di Monte Castello a Catalano degli Atti da parte di Bonifacio IX; la famiglia degli Atti vi risiede stabilmente solo dopo il 1409 e fino al 1464, quando Monte Castello passa sotto il diretto dominio della chiesa.
1475, Todi ottiene dal Papa in vicariato Monte Castello; le molte dispute con la città dominante fanno sì che questa, nel 1565, debba ricomperarsi il paese dalla Camera Apostolica; solo dal 1596 e per due secoli il dominio di Todi appare consolidato.
1798-99, in epoca napoleonica Monte Castello, scelta come capo-cantone amministrativo di un vasto territorio all’interno del Dipartimento del Trasimeno, conosce un periodo di sviluppo.
1814, dopo la seconda restaurazione pontificia Monte Castello diventa Comune.

Forse applaudono se stessi, gli spettatori del più piccolo teatro del mondo, per la fortuna di vivere in un posto come questo, che ancora nel 1960 stupiva l’antropologa americana che scrisse di aver localizzato qui il paradiso perduto. Il viaggiatore che arriva in questa parte dell’Umbria incontra colline che si addolciscono, macchie di colore dai toni pastello, orizzonti morbidi e il Tevere sinuoso che percorre la vallata.
Con gli occhi del pittore bambino che ha affrescato il minuscolo teatro, percorriamo i silenziosi vicoli, le torri e le mura esterne: qui tutto è piccolo, contenuto, discreto; i tetti sono rossi, le facciate delle case in pietra e il verde preme fuori dalla porta d’ingresso. È la felicità del microcosmo, fatta di lentezza e stupore.

Sedersi ad ammirare il belvedere che offre la piazza principale di Monte Castello di Vibio sulla Media Valle del Tevere, è un nutrimento per l’anima. Il borgo del cuore nel cuore dell’Umbria si mostra con tutto il suo fascino medievale.

Il viaggiatore che arriva in questa parte dell’Umbria incontra colline che si addolciscono, macchie di colore dai toni pastello, orizzonti morbidi e il Tevere sinuoso che percorre la vallata. Qui tutto è piccolo, contenuto, discreto; i tetti sono rossi, le facciate delle case in pietra, il verde preme fuori dalla porta d’ingresso e la presenza delle torri del passato e dei merli guelfi si intuisce che il borgo era un feudo papale. I ritmi slow, suggellati dall’adesione al circuito Città Slow, sono resi possibili dalla disponibilità a km 0 dei principali servizi utili alla quotidianità, sia all’interno del centro storico che nelle frazioni di Madonna del Piano, Doglio ed in parte della località Spineta. Percorrendo i suoi vicoli ci si imbatte in veri e propri gioielli architettonici conservati grazie anche a una ristrutturazione urbanistica che ha coinvolto edifici pubblici e privati. Tra le rarità il Teatro della Concordia, con i suoi 99 posti per sognare tra palco e platea è considerato “il più piccolo del mondo”. Inaugurato nel 1808 venne costruito “a misura del suo paese” e gode di questo primato poiché si tratta dell’unica testimonianza architettonica del teatro settecentesco all’italiana di stile goldoniano. Tre sono gli elementi fondamentali che lo rendono tale: palchi di legno, pianta a campana e plafone costruito con la tecnica del camorcanna. Il piccolo teatro è un luogo intimo, una bomboniera affrescata nel 1892 dal giovane pittore Luigi Agretti (1877-1937) figlio del perugino Cesare, già autore delle decorazioni, del telone e dei fondali del teatro. Oltre al soffitto a volta del plafone e il foyer del teatro, Luigi Agretti ha dipinto l’abside della chiesa di Santa Illuminata dove si venera anche un crocefisso ritenuto miracoloso già in un manoscritto gotico. Quanto a miracoli, non è da meno l’ottocentesca chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, che custodisce l’immagine della Madonna dei Portenti, così chiamata per le proprietà taumaturgiche che la devozione popolare le riconosce. Degno di attenzione è anche il Museo Storico custodito nella Torre di Porta di Maggio del XIV secolo, così detta perché adiacente alla Porta di accesso al paese esposta ai venti primaverili, il pozzo cisterna di epoca medievale ed il portale dell’ex complesso monastico cinquecentesco. Il tour del borgo si conclude nella piazza intitolata a Vittorio Emanuele II dalla quale si gode una vista mozzafiato. Resterete particolarmente colpiti dalla gentilezza dei piccoli commercianti locali, dall’abilità creativa degli artigiani montecastellesi, dal saluto degli abitanti che si incontrano lungo le vie, dal silenzio del borgo e al contempo dal clima festoso del periodo natalizio e delle giornate estive, tra eventi ricreativi, religiosi, tradizionali e culturali che coinvolgono tutte le associazioni locali. Anche il vostro palato sarà soddisfatto dalle eccellenze enogastronomiche presenti nel territorio, testimoniate dall’appartenenza al circuito de La Strada dei Vini del Cantico alle quali si legano la possibilità di un turismo sportivo e verde.

Piaceri e Sapori

Parte del territorio di Monte Castello di Vibio è inserito nel Parco Fluviale del Tevere con il Sentiero del Furioso, un percorso interessante e ricchissimo dove le eccellenze enogastronomiche si combinano con la biodiversità della natura, donando l’opportunità di fare esperienze che altrove non esisterebbero, il tutto immerso in uno scenario unito indissolubilmente alla storia medievale. E’ possibile percorrere a piedi o in bici un tragitto a forma di anello che interessa tutto il territorio incluse le frazioni dove si incontrano ruderi di antichi mulini ad acqua o installazioni di archeologia industriale come l’antica centrale idroelettrica di Montemolino o ancora il luogo della cruenta battaglia del 1310 tra Guelfi e Ghibellini che culmino’ con la distruzione di un ponte sul fiume Tevere.

*Cantine, fattorie didattiche, aziende agricole e di produzione locale offrono ai visitatori la possibilità di vivere esperienze a contatto con la natura, con gli animali e di assaporare i prodotti genuini di questo meraviglioso angolo dell’Umbria.

*Il Teatro della Concordia è la vera perla del borgo: inaugurato nel 1808, è considerato il più piccolo teatro all’italiana del mondo. Si differenzia da altre piccole strutture perché, seppure con soli 99 posti, presenta tutte le caratteristiche dei grandi teatri ottocenteschi.

*Il vasto ed importante patrimonio documentale del territorio è contenuto presso l’Archivio storico comunale in Via Biancherini, un patrimonio di tutto rispetto che testimonia l’importanza che la Comunità ha avuto nel passato.

* Torre Porta di Maggio, dalla cui sommità si può ammirare Todi e lo splendido panorama della Media Valle del Tevere. Al suo interno si trova una raccolta di cimeli che testimoniano le vicende storiche di Monte Castello di Vibio. Tra i tanti oggetti vi sono armi antiche, fregi, stemmi nobiliari, mappe catastali di fine Settecento e inizio Ottocento e reperti archeologici di epoca romana rinvenuti nei pressi del paese. Degni di nota sono, oltre ad alcuni moschetti risalenti al primo Novecento, dei fucili a bacchetta del 1822, probabilmente utilizzati da alcuni garibaldini montecastellesi e una lettera autografa di Giuseppe Garibaldi, indirizzata nel 1862 al Comune di Monte Castello di Vibio.

  • In occasione della sagra locale che si svolge ogni anno a fine giugno si possono gustare le costolette di agnello cotte alla brace e mangiate con le mani, da cui il nome “scottadito”.
  • Festa di Sant’Antonio da Padova, terza settimana di giugno, dal giovedì alla domenica: nella frazione di Doglio si svolge la cena all’aperto per le vie del borgo.
  • ll primo sabato dopo Ferragosto prende forma la Rievocazione Medievale, una cena tipica itinerante animata da musica e giocolieri nelle piazze del borgo per concludere in quella principale con spettacolo finale e vista mozzafiato sulla Media Valle del Tevere.

Il Paese del Natale, il piccolo borgo addobbato a festa, si presenta più scintillante che mai ed ospita la Casa di Babbo Natale, il laboratorio degli Elfi, il presepe artistico in movimento e tanti mercatini che delizieranno anche il vostro palato!

L’agnello allo scottadito è la specialità locale che si può apprezzare anche durante la festa della Madonna delle Carceri. Le costolette di agnello devono essere molto calde e mangiate con le mani, da cui “scottadito”.

Il borgo di Monte Castello di Vibio è inserito nel circuito di una delle quattro strade del vino dell’Umbria, la Strada dei Vini del CAntico. Nel territorio è possibile vivere l’esperienza di una degustazione di vini a contatto con la natura e circondati da vigneti. Il territorio vanta un numero rilevante di denominazioni di origine dedicate al vino: colli marrani doc, colli perugini doc, todi doc, umbria igt ed inoltre si produce il Grero di Todi, un vitigno a bacca rossa coltivato nell’antichità e recentemente riscoperto nell’areale del tuderte.

Il Pomodoro di Cesare, il cui nome deriva dall’agricoltore che ha conservato e perpetuato da diversi decenni la coltivazione di questa varietà locale di pomodoro oggi è stato riscoperto e iscritto nel Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario. Questo pomodoro autoctono con delle caratteristiche uniche continua ad essere prodotto nel territorio ed utilizzato nelle ricette tipiche umbre.