STORIE E LEGGENDE DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA:
le leggende e le storie più affascinanti dell’Italia dei borghi.
In attesa dell’arrivo della primavera e del racconto dei borghi che in questa stagione si animeranno con i colori dei fiori in boccio, con il risveglio della natura e le miti temperature, in questo appuntamento con il nostro #viaggioitaliano vi portiamo alla scoperta delle storie e delle leggende più affascinanti che avvolgono alcuni dei Borghi più belli d’Italia.
Ogni borgo ha un fascino unico e una storia da raccontare. Scopri l’Italia che non sapevi anche attraverso il mito e gli aneddoti più intriganti di questi luoghi meravigliosi. Buona lettura!
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CORINALDO: il Borgo dei matti e la storia di Scuretto.
Corinaldo è un caratteristico borgo delle Marche, la cui fondazione risale all’anno 1000 a seguito del fenomeno dell’incasellamento. Il borgo ha una struttura a cerchi concentrici: l’anello delle mura grandi (1480) racchiude quello delle mura del 1367, che a sua volta ha al centro il Pozzo della Polenta. Tre anelli del colore del laterizio mentre un quarto cerchio è rappresentato dalla cintura verde dei tigli che corre lungo il perimetro del borgo.
Oltre al suo spettacolare patrimonio artistico e architettonico, fra cui il celebre Pozzo della Polenta con la suggestiva scalinata, Corinaldo è famoso per una leggenda che gli ha valso l’appellativo di “paese dei matti”; un’altra storia divertente è invece legata ad una singolare costruzione, una casa di cui esiste solo la facciata e conosciuta come la Casa di Scuretto. Andiamole a scoprire.
La leggenda dei pazzi di Corinaldo affonda le sue radici in un aneddoto divertente, tramandato di generazione in generazione, che ha dato vita al soprannome affettuoso e ironico per gli abitanti di questo borgo marchigiano.
Esistono diverse versioni della leggenda, ma la più diffusa narra la storia di un contadino di Corinaldo che, stanco di salire la suggestiva scalinata di via Piaggia, con un sacco pieno di farina di granoturco sulle spalle, si fermò a metà strada per riposarsi. Appoggiò il sacco sul bordo di un pozzo per riprendere fiato, ma un attimo di distrazione fu fatale: il sacco cadde rovinosamente nel pozzo, perdendo il prezioso contenuto. La gente del paese, assistendo alla scena, non poté trattenere una risata. L’uomo, incredulo e dispiaciuto per la perdita della farina, esclamò: “Ah, siete proprio matti a Corinaldo!“.
La leggenda si arricchì di aneddoti e varianti, come quella che narra di un uomo che voleva cucinare la polenta nel pozzo (da qui il caratteristico nome “Il Pozzo della Polenta”) o di una donna che gettò salsicce e altri ingredienti per arricchire il piatto, o di un uomo che, convinto che il suo asino fosse posseduto dal diavolo, lo gettò nel pozzo.
Il soprannome “pazzi di Corinaldo” nasce proprio da queste leggende ma non ha mai avuto un’accezione negativa. Anzi, è diventato un modo per identificare gli abitanti con affetto e ironia, sottolineando la loro allegria, il loro spirito burlone e la loro capacità di ridere di sé stessi; tantoché ancora oggi, nell’ultimo fine settimana di Aprile, a Corinaldo, si celebra la “Festa dei Matti” un evento carnevalesco in cui gli abitanti si travestono da “pazzi” e sfilano per le vie del borgo, reinterpretando la leggenda con satira e divertimento.
Tra i numerosi pazzi di Corinaldo è fondamentale citare Scuretto, un uomo semplice, che era sia calzolaio che amante del buon vino. Suo figlio, emigrato in America, gli mandava regolarmente del denaro per costruire una casa a Corinaldo, dove un giorno avrebbero potuto vivere insieme. Tuttavia, Scuretto, invece di usare i soldi per la costruzione, li spendeva tutti nelle osterie del paese.
Per un po’, egli riuscì a nascondere la verità al figlio, ma quando il giovane iniziò a insospettirsi e chiese una foto della casa in corso d’opera, Scuretto non volendo ammettere la verità, escogitò un piano ingegnoso: fece costruire solo la facciata di una casa, completa di porta e numero civico, e si fece fotografare fingendo di affacciarsi da una delle finestre. Inviò poi la foto al figlio che, ignaro dell’inganno, rimase soddisfatto. Purtroppo, la facciata rimase l’unica parte della casa mai costruita. Il figlio, probabilmente, smise di mandare soldi quando in qualche modo scoprì l’inganno. La casa di Scuretto è oggi uno dei punti più visitati di Corinaldo, affiancata da un pannello che ne racconta la curiosa storia.
(Corinaldo – AN, “Festa dei Matti”: dal 25 al 28 aprile 2024).
Il Pozzo della Polenta
La casa di Scuretto
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ACERENZA e la Cattedrale dei misteri.
Ph AdobeStock_399104226-Photomaticstudio
In Basilicata, situata su una rupe di tufo a oltre 800 metri sul livello del mare, Acerenza sembra davvero quel “nido d’Aquila” descritto dal poeta latino Orazio, nato nella vicina Venosa. La cittadina ricalca la tipologia delle cittadelle murate medioevali e con la sua imponente compattezza domina la vallata sottostante. Il complesso absidale della Cattedrale risulta ben armonizzato con il tessuto urbano e con la pietra locale delle facciate e dei tetti. Risalente all’XI sec., la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio svetta sul borgo, un gioiello in puro stile romanico dal meraviglioso portale dove umani e animali stanno mostruosamente avvinghiati. Per conoscerla bisogna passeggiarle intorno, scrutando le mura di pietra antica, i volumi di absidi e torrette, andando alla ricerca dei mille, piccoli segreti prima di entrare, magari al tramonto, quando i raggi del sole attraversano il rosone e un fascio di luce intensa colpisce l’altare maggiore. La cattedrale custodisce un mistero, che vi raccontiamo qui di seguito.
La leggenda del Sacro Graal è un affascinante intreccio di fede e mistero, che narra che proprio qui, tra le mura cariche di storia della cattedrale, sia custodito il Santo Graal, il calice che si dice abbia raccolto il sangue di Cristo durante la crocifissione. A rafforzare questa ipotesi è la presenza di alcune Tracce dei Templari e diversi indizi che lasciano spazio all’immaginazione:
- Simboli Templari: la Cattedrale presenta diverse incisioni e sculture che richiamano l’ordine dei Templari, noti per la loro dedizione alla ricerca del Sacro Graal. Tra queste, un bassorilievo raffigurante due cavalieri che reggono un calice, e una misteriosa finestrella murata all’interno della cripta, che secondo alcuni celerebbe il tesoro inestimabile.
- Ugo dei Pagani: la tradizione vuole che il fondatore dei Templari, Ugo dei Pagani, sia nato proprio in Basilicata, non lontano da Acerenza. Questo alimenterebbe l’idea che il Graal sia stato portato dai Templari nel paese natale del fondatore, con il fine di nasconderlo e proteggerlo.
Che sia realtà o fantasia, la leggenda del Sacro Graal rappresenta un invito a scoprire questa splendida cittadina lucana, ricca di storia, arte e cultura. Un viaggio tra vicoli suggestivi, chiese antiche e panorami mozzafiato, sulle tracce di un tesoro che forse, chissà, attende solo di essere trovato.
Cripta della Cattedrale di Acerenza – Ph @nick_abbrey
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SAN GIOVANNI IN MARIGNANO: la leggenda di Artemisia, la strega buona.
Tra le suggestive colline della Valconca, in provincia di Rimini, si trova il borgo medievale di San Giovanni in Marignano, da sempre avvolto in un’aura di mistero e fascino.
La leggenda narra che, in tempi antichi, San Giovanni in Marignano fosse un luogo di ritrovo per le streghe della zona. Si credeva che la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, fosse un momento particolarmente propizio per i loro riti magici: il solstizio d’estate, con la sua energia vibrante e la luce che vince sulle tenebre, rappresentava un momento di grande potere per loro: si credeva che in questa notte potessero volare su scope, preparare pozioni magiche e compiere incantesimi per propiziare l’amore, la salute e la fertilità.
I luoghi magici del borgo. Secondo la leggenda, le streghe di San Giovanni in Marignano si riunivano in diversi luoghi del borgo, tra cui:
- Il Ponte di Tiberio:un antico ponte romano che si trova sul fiume Conca. Si credeva che le streghe si danzassero attorno al ponte durante la notte di San Giovanni.
- La Torre di San Giovanni:si dice che la torre fosse un punto di osservazione privilegiato per le streghe.
- Il Crocifisso del Diavolo:un antico crocifisso che si trova all’incrocio di due strade. La leggenda narra che il crocifisso sia stato eretto per proteggere il borgo dalle streghe.
La leggenda di Artemisia, la strega buona. Artemisia era una donna saggia e conoscitrice delle erbe officinali, con cui preparava pozioni e unguenti per curare i malati e alleviare le sofferenze. Era anche una guaritrice esperta, capace di lenire le ferite del corpo e dell’anima. Artemisia era però anche una strega potente, che usava i suoi poteri per combattere il male e le ingiustizie. La leggenda narra dell’amore tormentato tra Artemisia e un giovane di nome Paolo, un folle amore ostacolato però dalle differenze sociali e dalle superstizioni del tempo. Un giorno Paolo fu accusato di stregoneria e condannato al rogo. Artemisia tentò invano di salvarlo, usando tutti i suoi poteri e la sua magia. Ma il destino era ineluttabile e Paolo fu inghiottito dalle fiamme. Artemisia, sconvolta dal dolore, si ritirò in una grotta ai margini del borgo, dove visse in solitudine per molti anni. In quel tempo, si dedicò allo studio delle arti magiche e perfezionò le sue conoscenze erboristiche. Dopo anni di isolamento, Artemisia decise di tornare in paese, non più come strega innamorata, ma come saggia protettrice del borgo. Usò i suoi poteri per aiutare i bisognosi e difendere il paese da ogni minaccia. Ancora oggi, la leggenda di Artemisia vive nel cuore degli abitanti di San Giovanni in Marignano. La sua storia è un simbolo di speranza e di amore, che ci ricorda come la bontà e la saggezza possano trionfare anche sulle tenebre.
La Notte delle Streghe: un evento suggestivo. La leggenda delle streghe di San Giovanni in Marignano viene celebrata con un suggestivo evento, la Notte delle Streghe, una manifestazione che si svolge ogni anno tra il solstizio d’estate e la notte di San Giovanni (24 giugno). Un’occasione per rivivere l’atmosfera magica e misteriosa di un tempo ed immergersi nelle antiche leggende lasciandosi trasportare dalla fantasia.
San Giovanni in Marignano – RN “La Notte delle Streghe”: fra il 20 e il 24 giugno 2024.
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BORGHETTO SUL MINCIO e i Nodi d’Amore: la storia di Malco e Silvia.
Borghetto sul Mincio è un piccolo borgo medievale situato in provincia di Verona, in Veneto. Si trova sul fiume Mincio, a pochi chilometri dal Lago di Garda. Il borgo è caratterizzato da mulini ad acqua, case in pietra e un ponte visconteo del XIV secolo. Borghetto è un pugno di case, un antico villaggio di mulini in completa simbiosi con il suo fiume. Un idillio fluviale, con i tre antichi mulini che sembrano nascere dall’acqua. Il borgo sorgeva in una zona di frontiera oggetto di dispute tra le signorie e gli imperi che nei secoli si sono succeduti: i Gonzaga, gli Scaligeri, i Visconti, la Serenissima di Venezia, l’Austria, la Francia. Questi luoghi sono stati anche teatro delle battaglie napoleoniche e degli aspri scontri risorgimentali. A Borghetto il paesaggio è immobile, impassibile, un mito fluviale in cui acqua e sogni si confondono, un borgo in cui passeggiare di sera per vedere un tramonto sul Mincio o quando la nebbia confonde i contorni delle case facendo affiorare solo i merli ghibellini.
Borghetto è famoso per i Nodi d’Amore, il piatto tipico del borgo che rivela una storia travagliata. Nel XIV secolo, durante le guerre che sconvolgevano l’Italia settentrionale, il Conte di Virtù, Giangaleazzo Visconti, pose il suo accampamento sulle rive del Mincio. Tra i soldati vi era Malco, un valoroso capitano, che una notte si imbatté in una ninfa del fiume di nome Silvia. I due si innamorarono perdutamente, ma il loro amore era impossibile: Malco era un mortale, Silvia una creatura immortale. Silvia, la graziosa ninfa, dovette fare ritorno alle profondità del fiume prima dell’alba e lasciò a Malco un fazzoletto di seta dorata annodato con un nodo speciale, simbolo del loro amore eterno. Il giorno successivo, tre magnifiche ambascerie giunsero alla corte del Conte di Virtù. Durante il ricevimento, alcune affascinanti giovani eseguirono una danza in onore degli ospiti, tra queste Malco riconobbe Silvia. Gli sguardi affettuosi scambiati tra Silvia e Malco destarono la gelosia di Isabella, nobile dama e cugina del Conte di Virtù, la quale da tempo nutriva sentimenti per il capitano.
Spinta dall’invidia, Isabella denunciò la bella ninfa al Conte, accusandola di stregoneria. La festa venne immediatamente interrotta e venne ordinato l’arresto di Silvia. Malco, impetuoso, si frappose tra la sua amata e le guardie, permettendole di fuggire verso il fiume, ma poi si arrese e affrontò il Conte, consegnandogli la spada in segno di sottomissione e rispetto. Silvia, disperata per la cattura di Malco da parte del Conte, decise di sacrificare la sua immortalità per salvarlo. Si recò al castello e implorò la pietà del Conte, che acconsentì a liberare Malco a patto che Silvia rinunciasse alla sua natura di ninfa e diventasse una donna mortale. Silvia accettò il sacrificio e si unì a Malco. I due innamorati si sposarono e vissero felici per sempre a Borghetto.
In segno del loro amore eterno, le donne del borgo iniziarono a confezionare dei piccoli fagottini di pasta ripiena, chiamati “nodi d’amore”, proprio come il fazzoletto che Silvia aveva donato a Malco. Ancora oggi, i “nodi d’amore” sono una specialità culinaria di Borghetto e una tradizione che celebra l’amore eterno e l’immortalità di Malco e Silvia. I turisti possono gustare questo piatto tipico in uno dei tanti ristoranti del borgo oppure durante la Festa del Nodo d’Amore: tutti gli anni, il 3° Martedì del mese di Giugno, sul Ponte Visconteo di Borghetto sul Mincio, si ritrovano seduti, lungo due tavolate di circa 600 metri, quasi 3000 commensali, per gustare i famosi “Nodi d’Amore”.
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TELLARO e la leggenda del polpo campanaro.
Ph Antonio Cadei
Tellaro è un piccolo borgo marinaro situato in Liguria, nel comune di Lerici (provincia di La Spezia). E’ arroccato su una scogliera che si affaccia sul Golfo dei Poeti. Il borgo è caratterizzato da case colorate addossate l’una all’altra, vicoli stretti e tortuosi, e una suggestiva piazzetta affacciata sul mare. La chiesa di San Giorgio, con la sua facciata romanica, è uno dei monumenti più importanti del borgo.
Nei tempi antichi, quando i pirati solcavano il Mediterraneo in cerca di bottino, Tellaro, con la sua posizione arroccata sul mare, era spesso bersaglio di saccheggi. Per proteggersi, gli abitanti decisero di costruire una chiesa in cima al borgo e assegnarono ad una sentinella il compito di sorvegliare il mare e, in caso di pericolo, suonare le campane d’allarme.
La leggenda del polpo campanaro trae origine da un avvenimento storico realmente accaduto nel luglio del 1660 quando un manipolo di pirati saraceni guidati da Gallo d’Arenzano tentò un fallito assalto al borgo. Una targa affissa all’esterno della chiesa di S. Giorgio celebra il leggendario episodio.
Una notte, racconta la leggenda, una tempesta furiosa si scatenò dal mare: il vento ululava e le onde battevano contro le scogliere. La sentinella, convinta che nessuno avrebbe solcato i mari in burrasca, si addormentò profondamente, ignara del pericolo che incombeva. Infatti, un gruppo di pirati si avvicinò silenziosamente a Tellaro, nascondendosi dietro il velo della tempesta. Stavano per sbarcare e attaccare il borgo, quando all’improvviso, le campane della chiesa iniziarono a suonare a gran voce. Gli abitanti, svegliati dal fragore, si precipitarono fuori dalle case armati e pronti a difendere il loro paese; confusi e disorientati, i pirati furono costretti a ritirarsi e fuggire a mani vuote.
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