I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA SUL MARE:

alla scoperta delle perle del Mediterraneo.

Dalle coste scintillanti alle insenature protette, le coste italiano sono un patrimonio inestimabile, anche per i tanti meravigliosi borghi che le costellano. Piccoli paesi arroccati su promontori, affacciati su calette o adagiati su spiagge dorate, ogni borgo racconta una storia unica, intrecciata con le onde del mare e con i pescatori che lo solcano da generazioni.

In questo #ViaggioItaliano – “Scopri l’Italia che non sapevi” ci immergiamo nelle atmosfere marine di alcuni dei borghi sul mare più affascinanti del nostro paese, mete dalla bellezza mozzafiato che tutto il mondo ci invidia. Scopriamo insieme questi luoghi affascinanti, le curiosità, le leggende e i misteri che contribuiscono a renderli unici. Preparatevi ad essere catturati dei borghi costieri d’Italia, dove il mare si mescola alla tradizione e alla vita che prospera lungo le sue rive.

***

Giglio Castello, Toscana.

Ph dal nostro Ambassador Jake Carson (@jakecarson90)

Giglio Castello, borgo medievale arroccato sulla cima dell’isola del Giglio, vanta scorci senza eguali e un mare cristallino in grado di conquistare tutti, con il suo colore turchese intenso, la trasparenza eccezionale dell’acqua e la ricchezza della vita marina. L’isola offre una varietà di calette e spiagge per soddisfare ogni esperienza, ampie distese di sabbia dorata, piccole insenature rocciose per rilassarsi al sole e immergersi nella natura.

Sulla costa dell’isola si erge un imponente masso di granito, scolpito dalle onde e dalla leggenda: la sua storia tramandata di generazione in generazione, si intreccia indissolubilmente con il mare del borgo di Giglio Castello, creando un’atmosfera ricca di mistero e fascino. Secondo la leggenda, il masso di granito non era sempre stato sulla terra, ma un tempo era un gigante che viveva negli abissi e che desiderava ardentemente conoscere la superficie, attratto dai racconti delle sirene che narravano di un mondo meraviglioso illuminato dal sole. Spinto dalla curiosità, il masso si concentrò per diventare leggerissimo e riuscì a salire verso la superficie. Per la prima volta ammirò la luce del sole e sentì la brezza marina sulla sua pelle, rimase così incantato che desiderava farne parte per sempre. Tuttavia, la sua felicità fu di breve durata, perché il mare, geloso del nuovo rapporto con la terraferma, tagliò il braccio con cui il masso si era aggrappato ad una roccia, condannandolo a rimanere per sempre solo e isolato.

Eretto dai Pisani nel XII sec., più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana, Giglio Castello è ben conservato al suo interno. Le vie strette sormontate da archi, le scale esterne per accedere alle abitazioni, l’imponente Rocca Aldobrandesca del XII sec. donano all’abitato il fascino del borgo costruito in funzione difensiva, considerato il costante pericolo proveniente dal mare. Il borgo è protetto da una possente cinta muraria d’impianto mediceo, intervallata da tre torrioni circolari e tre porte d’ingresso.

Costeggiando le mura si arriva alla graziosa piazza dei Lombi e, proseguendo, alla Casamatta, già importante postazione difensiva. Proseguendo si incontra la chiesa di San Pietro Apostolo con l’interessante cappella del Crocefisso: nel reliquario d’argento del 1724 è contenuto l’avambraccio destro di Mamiliano, il santo patrono locale. Ma il pezzo forte è un bellissimo Cristo d’avorio attribuito al Giambologna. Tra tele e busti settecenteschi e un altare in marmo del XV sec., una curiosità: due sciabole con impugnatura d’argento e una pistola abbandonate dai pirati tunisini nell’ultimo assedio del 1799. Uscendo dalla chiesa, sotto il piazzale si vede la cisterna fatta costruire intorno al 1800 da Ferdinando III per consentire un’adeguata riserva idrica, utile in caso di assedio.

***

Tropea, Calabria.

Nel cuore della provincia di Vibo Valentia, troviamo Tropea, una perla incastonata tra il blu profondo del Mar Tirreno e le antiche scogliere che narrano storie millenarie. Il borgo è celebre per lo spettacolo che offre la visuale del suo centro storico arroccato su un promontorio di tufo che si affaccia sulle acque cristalline, che sfumano delicatamente dall’azzurro al turchese, e nelle spiagge di sabbia fine, accarezzate sempre da una delicata brezza marina. Un panorama che ha ormai conquistato i cuori dei visitatori di tutto il mondo. L’Affaccio “Raf Vallone”, è il punto panoramico tra i più belli del Mediterraneo, incontro simbiotico tra cielo e mare, con la vista del Golfo di Sant’Eufemia, delle Isole Eolie e del Santuario di Santa Maria dell’Isola.

Il centro storico di Tropea si protende sul Mar Tirreno come un prezioso scrigno di storia, mito, leggenda che si schiude al visitatore. L’architettura dei palazzi patrizi si articola tra vie suggestive e larghi arieggiati con i sontuosi portali in granito e tufo locale. Le chiese e i conventi, testimonianze dell’antico fervore religioso, offrono al turista una varietà unica in uno spazio di appena sette ettari quadrati.

Un’altra immagine simbolo di Tropea, che è divenuto uno dei simboli della Calabria nel mondo, è il Santuario di Santa Maria dell’Isola, un santuario mariano che sorge su uno scoglio a picco sul mare, a pochi passi dal centro di Tropea. Il santuario fu fondato nel VII secolo da monaci basiliani e da allora è un importante luogo di pellegrinaggio. Per raggiungerlo bisogna salire una scalinata di 199 gradini che offre splendide viste sulla costa. All’interno del santuario si trova una statua bizantina della Madonna, considerata miracolosa.

Da non perdere: la Chiesa Concattedrale fondata dai Normanni nel 1163, che racchiude al suo interno l’Icona della Madonna di Romania (XIV sec.), Patrona di Tropea; la Chiesa del Gesù con i suoi preziosi altari marmorei e di tele settecentesche di pittori calabresi.

A pochi passi da dove sorge il santuario di Santa Maria dell’Isola, troviamo lo scoglio di San Leonardo, che ospita al suo interno la suggestiva grotta omonima. Nel corso del tempo, la grotta di San Leonardo ha assunto una connotazione mitologica, prendendo il nome di grotta delle Sirene, perché, secondo una leggenda, si crede che proprio qui un tempo dimoravano le affascinanti figure dal canto ammaliatore che imprigionavano con catene le giovani fanciulle di cui erano gelose.

***

Furore, Campania.

Furore- Ph del nostro Ambassador Giuseppe Marco D’Isanto (@gmarco91)

Furore, un piccolo tesoro della Costiera Amalfitana, è un borgo che sorprende per la sua bellezza. Conosciuto come “il paese che non c’è” per la sua conformazione particolare: le case del paese non si addensano in un centro storico compatto, ma sono sparse sui fianchi della montagna, quasi a volersi nascondere tra la vegetazione.

Il cuore del borgo è il Fiordo, una profonda insenatura marina creata dall’azione erosiva di un torrente nel corso dei secoli. Un vero e proprio paradiso terrestre, circondato dalle pareti rocciose e punteggiato da terrazze fiorite, il Fiordo di Furore è raggiungibile tramite una scalinata di 332 gradini, che offre una vista mozzafiato sul mare. Qui il silenzio è rotto solo dal rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia e dal canto degli uccelli.

Queste caratteristiche rendono Furore un luogo suggestivo e affascinante, tutto da scoprire. Passeggiando per le sue strette stradine, si ha l’impressione di entrare in un altro mondo, un mondo di pace e tranquillità dove il tempo sembra essersi fermato.

Oltre al Fiordo, a Furore meritano una visita anche la Chiesa di San Giacomo Apostolo, il Museo della Carta e il Ponte della Conca. Edifici storici di pregio possono essere considerati, nel vallone interno del borgo, i due mulini e le due fabbriche di carta, interessanti esempi di archeologia industriale che utilizzavano la forza motrice dell’acqua. Accanto a quest’area si trovano i monazzeni dei pescatori, vecchi depositi di attrezzi. L’arenile incuneato in questa profonda insenatura ha svolto nei secoli una funzione di approdo per le imbarcazioni. Il borgo dei pescatori dopo una lunga decadenza è ora completamente restaurato. Singolare è la galleria d’arte en plein air costituita da oltre cento “muri d’autore”, murales e sculture che fanno di Furore un “paese dipinto” che si racconta anche in questo modo.

Oltre al Fiordo, un altro simbolo di Furore, è la Volpe Pescatrice: due le leggende all’origine di questa storia: la prima  narra che un giorno il diavolo si presentò a Furore, ma non fu ben accolto dagli abitanti. Per dispetto, decise di lasciare un “ricordino”: un enorme masso che ostruiva l’ingresso del fiordo. Gli abitanti, però, non si arresero e, con ingegno e fatica, riuscirono a spostare il masso, liberando il passaggio verso il mare. Da quel giorno, la volpe non ebbe più accesso al fiordo per pescare, ma il suo nome rimase legato al sentiero che conduce a questa magnifica insenatura.

La seconda, invece, narra di una volpe che un tempo era solita scendere al fiordo con i pescatori per catturare i pesci.

Il Sentiero della Volpe Pescatrice è un percorso escursionistico che collega il borgo di Sant’Elia a Furore, sulla Costiera Amalfitana. Il sentiero, lungo circa 400 metri e composto da circa 1.500 gradini, offre viste spettacolari sulla costa e sul mare.

***

Sperlonga, Lazio.

Posizionata lungo la Riviera del Lazio meridionale, Sperlonga brilla come un gioiello, un borgo dalla bellezza straordinaria e dalla storia affascinante. L’antico borgo, arroccato su un promontorio a strapiombo sul mare, è un labirinto di vicoli stretti, case bianche ornate da fiori e incredibili scorci panoramici. A contraddistinguere Sperlonga sono senz’altro le sue spiagge di sabbia bianca e dorata, alternata a speroni di roccia, formando così calette meravigliose e incontaminate che hanno valso al borgo il riconoscimento di bandiera Blu della Fee, simbolo di alta qualità delle acque.

Sperlonga è uno dei borghi marini d’Italia più conosciuti, una meta turistica ambita in ogni stagione dell’anno. Il nome di Sperlonga deriva dal latino “spelunca”, ovvero grotta, e testimonia la presenza di numerose cavità naturali che costellano il territorio. Tra i numerosi tesori che il borgo cela, la Grotta di Tiberio, custodita all’interno della residenza dell’imperatore, spicca particolarmente. La Villa di Tiberio, situata a pochi passi dal centro del paese, è un complesso abitativo di grande fascino costruito su diverse terrazze affacciate sul mare. La gemma di questo sito archeologico è senza dubbio la Grotta di Tiberio, una grotta naturale, dove l’imperatore romano organizzava sontuosi banchetti e simposi, circondato da sculture di enorme valore. Tra le opere più celebri conservate nella grotta, si ricordano il gruppo del Polifemo e Galatea e il gruppo di Scilla e Cariddi.

A fine degli anni ‘50, durante la costruzione della strada litoranea, vennero alla luce frammenti di queste sculture marmoree, dando inizio ad una serie di scavi più approfonditi nella grotta che portarono alla scoperta di un vero e proprio tesoro archeologico. Le statue sono oggi esposte nel Museo archeologico nazionale di Sperlonga.

Nell’XI secolo Sperlonga era un castello chiuso da una cinta muraria, nella quale si aprivano due porte che oggi sono le testimonianze superstiti dell’epoca medievale: la Portella (o Porta Carrese) e Porta Marina, la principale via d’accesso al paese. Delle torri di avvistamento che avevano lo scopo di segnalare l’arrivo dei pirati saraceni, ne sono rimaste tre: torre Truglia, edificata su uno scoglio all’estrema punta del promontorio di Sperlonga nel 1532, e torre Capovento, contemporanea della precedente, su uno sperone del monte Bazzano; torre del Nibbio, che era inclusa nel castello baronale e risale al 1500. Dopo la devastazione del 1534 dovette passare quasi un secolo perché la vita tornasse a Sperlonga, che fu ricostruita nell’attuale forma a testuggine ed arricchita di chiese e palazzi signorili.

Tra le emergenze architettoniche, da ricordare l’antichissima chiesa di Santa Maria di Spelonca, costruita nei primi anni del XII secolo con campanile e pianta latina con matronei, la chiesa di San Rocco, del XV secolo, palazzo Sabella, il più antico e importante del borgo, temporanea residenza nel 1379 dell’antipapa Clemente VII, con facciata rifatta nel ’500.

***

Cefalù, Sicilia.

Ph AdobeStock_354439012 nadirco

Adagiata sulla costa settentrionale della Sicilia, Cefalù incanta i visitatori con la sua costa: un avvicendarsi di baie, scogliere e spiagge che si affacciano sull’azzurro cristallino del Tirreno. Tutta la storia del borgo è strettamente legata al mare. È grazie alle sue acque che Cefalù ha avuto origine, accogliendo i Greci che ne hanno segnato il destino, e ancora oggi il mare continua a influenzarne l’evoluzione.

La città si erge ai piedi un promontorio roccioso conosciuto come la Rocca di Cefalù. La cattedrale è l’asse su cui ancora ruota l’intera città storica, inserita in un contesto ambientale di grande fascino, tra il vasto orizzonte marino e il tozzo monte cui è addossata. La rocca che sovrasta la città, già nota ai Fenici come “promontorio di Ercole”, è una roccia calcarea alta 270 m, dalla cui sommità si gode uno splendido panorama. In cima ha un edificio megalitico, noto come tempio di Diana, forse legato a un culto dell’acqua, come proverebbe la vicina cisterna risalente al IX sec. a.C. Della stessa epoca (fine V sec. a.C.) del tempio, che tanto ha affascinato i viaggiatori europei, è la cinta muraria megalitica, di cui restano solide vestigia lungo la scogliera della Giudecca (Postierla) e presso l’antica Porta Terra (oggi piazza Garibaldi).

Il barocco, altra epoca d’oro per la Sicilia, è rappresentato a Cefalù dai prospetti del monte della Pietà (1716) e della bella chiesa del Purgatorio (1668) ma anche da portali, mensole e altri dettagli architettonici che vivacizzano angoli, vie e piccole piazze del centro storico, il cui impianto rimane comunque medievale. Interessanti sono anche il seminario vescovile (1638) che affaccia su piazza Duomo e il portale bugnato del cinquecentesco palazzo Piraino.

Non si può lasciare Cefalù senza una visita al museo Mandralisca, per ammirare – tra le tante collezioni – lo straordinario Ritratto d’ignoto (o Ritratto di Marinaio, 1465-70) di Antonello da Messina. Il dipinto è stato definito la versione maschile della Gioconda.

Esauriti i capolavori, è bello infine passeggiare senza meta tra i vicoli, tra i tanti angoli medievali caratterizzati da piccoli archi che collegano un edificio all’altro. Attraverso Porta Pescara, concluso il giro, si arriva alla marina. Il vecchio porto, soprattutto la sera, è una di quelle visioni da cui non si vorrebbe più staccare gli occhi.

***

 

 

Se vuoi saperne di più sui Borghi del nostro Paese:

https://visiter.it/viaggio-belli-bpost