Castelmezzano
L’anfiteatro delle Dolomiti lucane

Comune di castelmezzano
(Provincia di Potenza)
Altitudine
m. 900 s.l.m.
Abitanti
977

Patrono
San Rocco, 19 agosto
info turismo
Presidio Turistico APT Pro Loco
“Le Dolomiti Lucane di Castelmezzano”, tel. e fax 0971 986020
Ufficio Turismo Comune, tel. 0971 986041 – fax 0971 986166 www.comune.castelmezzano.pz.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Castrum Medianum, cioè “castello di mezzo”, si chiamava la fortezza normanna posizionata a metà strada tra i castelli di Pietrapertosa e di Brindisi Montagna.

 

La storia

Sec. VI-V a.C., reperti archeologici confermano la penetrazione dei Greci nella valle del Basento. Dalle rive dello Ionio alcune famiglie di coloni si spinsero verso l’interno; l’antico abitato era chiamato Maudoro, cioè “mondo d’oro”.
X sec. d.C., le scorrerie dei Saraceni nelle zone interne costringono la popolazione di Maudoro a cercare un posto più sicuro. Sarebbe stato il pastore Paolino a scoprire, addentrandosi verso est, una naturale fortezza costituita da guglie di rocce a strapiombo, dalle cui cime si potevano respingere gli invasori facendo rotolare grandi massi di pietra. La prima roccaforte fu longobarda, poi, verso il Mille, subentrarono i Normanni a difenderla dai Saraceni già insediati nella vicina Pietrapertosa.
XI-XIII sec. Intorno al Mille i Normanni vi costruiscono un castello. Del fortilizio sono ancora visibili i resti delle mura e la gradinata scavata nella roccia che consentiva l’accesso al punto di vedetta più alto, da cui si domina l’intera valle del Basento. Con l’occupazione normanna il borgo vive un periodo di prosperità: il feudo viene concesso ai fedeli dell’Imperatore e cresce il potere delle comunità religiose. Con gli Angioini comincia la decadenza.
1310, castello Mezzano passa alla Diocesi di Potenza e nel 1324 a quella di Acerenza.
XIV-XVI sec., sotto il dominio aragonese il feudo cambia di proprietà molte volte, ma solo verso il1580, quando viene nominato barone Giovanni Antonio De Leonardis, migliorano le condizioni sociali della popolazione, che un censimento dell’epoca stima in 91 famiglie.
1686, il feudo, tenuto fino a questa data dai De Leonardis, passa per via nuziale ai De Lerma, ai quali rimane fino all’estinzione del potere feudale, nel 1805.
XIX sec., nella prima metà si afferma il fenomeno del brigantaggio: tra i nascondigli naturali delle rocce e della macchia boschiva, molti diseredati trovano qui il loro ambiente ideale. Alla fine del secolo si fa invece rilevante il dramma dell’emigrazione che spinge Oltreoceano molte famiglie.

Il luogo è già di per sé fantastico, con questo paesaggio di roccia, con il grigio-scuro delle arenarie che sembra inghiottirlo avvolgendolo in un cono d’ombra quando cala la sera, e i misteriosi camminamenti delle sentinelle normanne. Ci si mette poi la magia, perché qui esistevano i “magiari” e un po’ tutti credevano al malocchio, al munaciedd che spaventava i bambini e al pummunar, il lupo mannaro. Gli abitanti conservano i caratteri della cultura contadina: diffidenti, tenaci, leali e ospitali, sono figli di una terra avara che li ha temprati alle asprezze e alle difficoltà della vita. Dopo secoli di miseri campicelli coltivati, di uomini che tagliano fascine e ramaglie di spine, di armenti che vagano per contendere alla roccia qualche foglia, di frane e smottamenti dovuti agli insensati disboscamenti, oggi scoprono la loro ricompensa: aria salubre, clima temperato e asciutto, monti ricoperti da folti boschi e prati verdeggianti.

Adagiato a una parete di guglie e picchi, in un fantastico paesaggio di roccia, Castelmezzano ha conservato l’originario impianto urbanistico medioevale. Risulta infatti un agglomerato concentrico di case arroccate in una conca rocciosa secondo l’antica forma di terrazzamento, con i tetti in lastre di pietra arenaria. Girare per il centro storico è suggestivo per la presenza irreale della roccia inserita nelle costruzioni, per le numerosissime e ripide scale e scalette che intersecandosi tra loro invitano a salire alle vette sovrastanti e a godere i meravigliosi panorami delle cosiddette “Dolomiti lucane”, che per l’aspetto aspro e frastagliato ricordano le montagne delle Alpi orientali (in realtà qui non si tratta di roccia ma di compatta arenaria). Scenografico è l’arrivo in paese, che compare improvvisamente – come un coup de théâtre – adagiato ad anfiteatro alla parete rocciosa, subito fuori da una galleria scavata nella roccia, dopo il superamento di una spettacolare gola. La roccia è sempre presente: nelle sue viscere sono scavati i sottoportici che uniscono stradine e piazzette, un tempo luogo di socializzazione. La chiesa Madre di
Santa Maria, edificata nel XIII sec. in pietra locale nella piazza principale, conserva al suo interno una statua lignea trecentesca raffigurante la Madonna con Bambino (detta dell’Olmo), un altare ligneo in stile barocco e una Sacra Famiglia di Girolamo Bresciano. Da vedere anche la cappella di Santa Maria, la chiesa rupestre della Madonna dell’Ascensione scavata tra le rocce, con attiguo cimitero prenapoleonico, e i diversi palazzi gentilizi del borgo: i palazzi Merlino, Parrella, Coiro, Paternò, Campagna e il vasto palazzo ducale dei De Lerma, gli ultimi signori di Castelmezzano. Imperdibile, infine, la visita ai resti del fortilizio normanno-svevo, con la gradinata stretta e ripida scavata nella roccia che porta nel punto più alto, là dove la vedetta della guarnigione militare sorvegliava la sottostante valle del Basento. Salire quei cinquanta gradini con il volteggiare dei falchi sulla testa è un’esperienza quasi mistica.

Piaceri e Sapori

Passeggiate, trekking, mountain bike, cicloturismo, turismo equestre, pesca, arrampicata sportiva sulle rocce con pareti attrezzate, escursionismo con percorsi attrezzati, raccolta funghi nella stagione autunnale.

Castelmezzano è il luogo ideale per chi ama vivere a contatto con la natura e in modo alternativo al turismo di massa, qui per fortuna non praticabile perché non sono ammesse strutture invasive, ma solo esperienze di “paese albergo” (in fase di realizzazione i bed&breakfast dentro il borgo). Il Comune è inserito dentro il Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti lucane: oltre 27 mila ettari di bosco e di fantastiche formazioni rocciose al cui interno è possibile praticare escursioni o scalare pareti attrezzate. Infine, è ancora viva la tradizione dei culti agrari con molte e importanti feste.

Il falò del Sabato Santo:
i ragazzi con vecchi strumenti musicali, troccole e verricole, fanno il giro del villaggio per raccogliere la legna da bruciare la notte con un grande fuoco nella piazza principale.

Sagra della Quagliata:
la prima domenica di maggio si festeggia la Madonna del Bosco con una festa contadina di antiche origini, durante la quale tra canti e giochi si fa la quagliata, cioè si produce
il formaggio.

Estate Castelmezzanese:
il cartellone estivo del Comune e della Pro Loco “Le Dolomiti Lucane” comprende spettacoli teatrali, musicali, cinema all’aperto e sagre di prodotti tipici.

Festa di San Rocco,
il Patrono: il 19 agosto, una processione solenne si snoda per le vie del borgo, accompagnata da un concerto musicale e dai fuochi d’artificio.

Festa del Majo,
il 12 e 13 settembre in occasione della festa di San Antonio si assiste a una delle rappresentazioni più suggestive, dal forte impatto teatrale: la festa del majo, l’albero della Libertà, derivazione dai “culti arborei” che hanno nel paese di Accettura il loro epicentro tradizionale. Coppie di buoi trascinano un grosso tronco dal bosco fino al paese; l’albero viene poi innalzato in piazza e sulla sua sommità viene posta la “cima”, un agrifoglio anch’esso trasportato in paese in spalla. Il majo è così pronto per essere scalato da giovani robusti. Il rito propiziatorio di fertilità si conclude con lo “sparo” della cima ad opera dei cacciatori locali.

Sagra della Cuccia:
il 13 dicembre, Santa Lucia, si cuoce in un calderone davanti alla chiesa Madre la cuccia, un piatto di fave, grano, ceci e cicerchie che viene poi benedetto e, alla fine della Messa, distribuito a tutti i fedeli in segno di buon augurio.

Il Volo dell’Angelo,
luglio-agosto, tel. 0971 986166, un cavo sospeso a 400 m. d’altezza tra Castelmezzano e il comune dirimpettaio di Pietrapertosa consentea tutti l’esperienza magica del volo; il brivido dura un minuto e mezzo e riconduce in pieno ai rituali mistico-religiosi delle leggende lucane. www.volodellangelo.com www.comune.castelmezzano.pz.it

Oltre alle crostole, l’agnello alle erbe e il capretto con patate alla brace.

La salsiccia, un salame particolarmente saporito la cui preparazione comprende varie fasi corrispondenti ai diversi periodi dell’anno.

Ospitalità

Castemezzano, B&B Dal Duca

B. & B. Dal Duca

All’interno del Palazzo Ducale.

  Vico De Lerma, 8
  +39 0971 986089
  +39 329 8251132
 www.dalduca.net