Irsina
Il Mantegna segreto

Comune di IRSINA
(Provincia di Matera)
Altitudine
m. 550 s.l.m.
Abitanti
4972

info turismo
Comune, Assessorato al Turismo
Tel. 0835 628711 – 327 2024275
Pro Loco Irsina Tel. 339 7836791
Cooperativa Arenacea
Tel. 0835 518330 – 335 6494861
www.comune.irsina.mt.it

Lo spirito del luogo

Il nome
Il toponimo, di origine latina, deriva da Irtini, il popolo che per primo abitò il Monte Irsi, la collina di fronte all’attuale città, oppure da Hirsum, il luogo in cui sorgeva un tempio in onore di Santa Maria dell’Hirso. Dal Medioevo fino al 1895 il nome di Irsina era Montepeloso, dal greco plusos, “terra ricca” in quanto fertile.

La storia

Roccaforte normanna, fino al 1663 “terra d’Otranto” come Matera, Irsina è avvolta da paesaggi morbidi e verdeggianti, effetto della politica ottocentesca del seminativo. La città, a forte produzione di grano, guarda il colle Irsi, detentore di segreti archeologici nelle sue viscere, in parte svelati nel museo archeologico dedicato a Michele Janora. Curiose le gallerie sotterranee a statura umana, dette “bottini”: raccolgono l’acqua per depositarla in vasche di decantazione, purificandola successivamente e incanalandola nella bella fontana settecentesca esterna con tredici bocche. Centro storico piccolo e austero, luogo natale del pittore secentesco Andrea Miglionico, Irsina custodisce nella cattedrale il suo tesoro: la bellissima statua policroma di Santa Eufemia, in pietra vicentina di Nanto, che la storica dell’arte Clara Gelao attribuì nel 1996 ad Andrea Mantegna, mentre prima era ritenuta opera di Pietro Lombardo.

Pochi ormai gli studiosi non convinti di questa attribuzione, ma c’è da chiedersi come sia arrivato qui un Mantegna. L’opera, rara testimonianza dell’attività scultorea dell’artista rinascimentale, fa parte di una donazione giunta in Basilicata da Padova nel 1454 grazie al committente Roberto de Mabilia, presbitero della chiesa di San Daniele e originario di Irsina, città che aveva allora un vescovo e una cattedrale. Autorità e influenza quindi non mancavano per attirare qui un capolavoro assoluto, di straordinaria seduzione: la santa ha uno sguardo trascinante, emozionante, non si finisce mai di ammirarla, seguendola con lo sguardo totalmente incantati e rapiti. Il paese, tra l’altro, custodiva già un dipinto del Mantegna, ora a Capodimonte a Napoli. La visita prosegue nella cripta della chiesa di San Francesco, con affreschi trecenteschi in stile giottesco. Il borgo, salvo dalle pale eoliche, è sotto vincolo paesaggistico, tanto fondamentale è il suo habitat circostante: ogni ipotesi di siti di stoccaggio o discariche in loco è con fermezza negato e combattuto dai suoi cittadini. I circa 27 mila ettari di paesaggio tutelati hanno spinto decine di famiglie straniere – inglesi, belgi, neozelandesi, svedesi, norvegesi, irlandesi, statunitensi – a trasferirsi nel borgo antico.

La concattedrale di Santa Maria Assunta conserva la cripta e il campanile romanico e gotico dell’antica chiesa. Nella parte posteriore ha l’aspetto di una fortezza e forma un unico corpo con le mura di cinta. All’interno si ammirano le opere quattrocentesche della donazione De Mabilia, con la scultura di Sant’Eufemia di Andrea Mantegna acquistata nella bottega del maestro padovano. La collezione comprende anche la reliquia del braccio della Santa, una scultura della Madonna col Bambino, un Crocifisso ligneo di scuola donatelliana, un fonte battesimale in pietra di Nanto.

Gli affreschi della cripta di San Francesco, all’interno di una torre normanna, furono commissionati dai Del Balzo. Trattano temi della pittura del Trecento e ne sono autori, tra il 1370 e il 1373, artisti vicini a Roberto d’Oderisio, pittore giottesco napoletano. Evidenti le influenze umbre, fiorentine, senesi ed internazionali che interessarono Napoli nel XIV secolo.

Si chiamano “bottini” i cunicoli sotterranei ad altezza d’uomo che seguono l’andamento della falda acquifera. Lo strato di puddinga e gli strati argillosi impermeabili hanno consentito l’accumulo di acqua che viene decantata per poi giungere alla settecentesca fontana esterna.

La festa patronale di Sant’Eufemia rievoca ogni anno, dal 14 al 17 settembre, l’arrivo nel 1454 di Roberto de Mabilia da Montepeloso, prete e notaio in Padova, committente di Andrea Mantegna.
Torri Umane Pzzcanto’ è un evento in onore della Madonna della Pietà: gruppi di ragazzi si dispongono in cerchio formando torri umane e roteando al ritmo di antiche canzoni.
Nota per la cerealicoltura e l’allevamento del suino nero lucano, Irsina offre ai turisti i prodotti della sua tradizione contadina – come u callaridd di agnello, un’antica ricetta delle Murge, e i mastaccere, biscotti tondi e schiacciati – nelle serate agostane dedicate a concerti, mostre e percorsi enogastronomici. A Ferragosto si allestiscono altarini in onore di San Rocco. Indimenticabili il profumo del pane dalla crosta spessa e il gusto della salsiccia stagionata.

Ristorazione

Nugent Trattoria
Da Mario e Gigia

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