Mel di Borgo Valbelluna
Il castello gemello

Comune di Borgo VAlbelluna
(Provincia di Belluno)
Altitudine
m. 352 s.l.m.
Abitanti
5970 (1240 Nel borgo)

info turismo
Ufficio Informazioni Turistiche
Piazza Papa Luciani 3
Tel. 0437 544294
turismo.mel@borgovalbelluna.bl.it
www.comune.mel.bl.it

Lo spirito del luogo

Il nome
Il castello di Zumelle, il meglio conservato della Valbelluna, era “gemello” di quello, distrutto dopo una battaglia, di Castelvint: un fortilizio bizantino che sorgeva a soli 300 metri di distanza, ma separato dalla gola di un torrente. La relazione tra le due fortificazioni è all’origine del nome: Castrum Gemellarum, poi Zumellarum, infine Mel per contrazione.

La storia

Alla fine del IX secolo a.C., risalendo dalla pianura lungo il Piave, gli antichi Veneti arrivarono su questo colle che sembrò loro un buon posto dove fermarsi. Le testimonianze del loro insediamento sono conservate al Museo Archeologico: i reperti provenienti dalla necropoli paleoveneta, scoperta negli anni Sessanta, sono databili tra VIII e V secolo a.C. Successivamente, e fino al III secolo a.C., il luogo fu abitato da popolazioni galliche, come rilevano i toponimi di alcune frazioni e oggetti ritrovati di fattura celtica. Ricordano il passaggio dei Romani una lapide murata e un sarcofago in pietra nei pressi della chiesa parrocchiale di Mel, e un cippo della Via Claudia Augusta Altinate, un tratto della quale, probabilmente, si snodava tra la località Nave e il passo di Praderadego passando da Mel. A guardia del passo, durante le lotte tra Ostrogoti e Bizantini, fu costruito il castello di Zumelle, simmetrico a quello che sorgeva a Castelvint: in quest’ultimo nel 1937 fu ritrovata la bellissima patera d’argento (V-VI secolo) conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Dal 568 al 1196 (anno della sua distruzione) il castello di Zumelle fu oggetto di disputa tra i vescovi e le diocesi in cui si sarebbe smembrato, tra IX e X secolo, il ducato longobardo. Nel XII secolo il castello raggiunse la massima espansione: aveva quattro cinte murarie, due fossati e quattro torri. Il maniero attuale è ciò che resta della ricostruzione effettuata da Rizzardo da Camino nel 1311. Nel periodo veneziano fu restaurato da Giorgio Zorzi. Passò poi alla famiglia Gritti che ai primi dell’Ottocento lo vendette al Comune di Mel.
Dal 1404 fino al 1797 il paese si mise sotto la protezione della Serenissima Repubblica di Venezia, e fu governato per tre secoli dai conti Zorzi e nell’ultimo periodo dai Gritti. Sorsero in quel periodo i nobili palazzi che impreziosiscono il centro storico di Mel.

Il castello di Zumelle fu costruito a guardia del passo, durante le lotte tra Ostrogoti e Bizantini, simmetrico a quello che sorgeva a Castelvint: in quest’ultimo nel 1937 fu ritrovata la bellissima patera d’argento (V-VI secolo) conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Dal 568 al 1196 (anno della sua distruzione) il castello di Zumelle fu oggetto di disputa tra i vescovi e le diocesi in cui si sarebbe smembrato, tra IX e X secolo, il ducato longobardo. Nel XII secolo il castello raggiunse la massima espansione: aveva quattro cinte murarie, due fossati e quattro torri. Il maniero attuale è ciò che resta della ricostruzione effettuata da Rizzardo da Camino nel 1311. Nel periodo veneziano fu restaurato da Giorgio Zorzi. Passò poi alla famiglia Gritti che ai primi dell’Ottocento lo vendette al Comune di Mel.

Dell’epoca dei tre secoli di dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, sono i nobili palazzi che impreziosiscono il centro storico di Mel. Prima di arrivare all’altura su cui sorge il borgo, si nota la secentesca villa Luzzati con i suoi camini posti agli angoli. Imboccando la salita in direzione del centro urbano, lasciando sulla destra il tempietto Fulcis – opera del 1836 di Giuseppe Segusini – si incontrano villa Granelli e, più avanti, villa Migliorini (oggi Tonon) che con la sua ampia facciata e i camini slanciati richiama la struttura della villa veneziana del Cinquecento.

Attraverso una via stretta si sbuca nella piazza principale, uno spazio trapezoidale che appare come una quinta scenografica dove edifici di epoche diverse armonizzano alla perfezione. Tra questi, il cinquecentesco palazzo Zorzi ospita il Municipio, affrescato nel salone del primo piano da Marco da Mel con episodi dell’Orlando Furioso (1545). Di fronte, la secentesca villa Fulcis con l’attiguo palazzo Fulcis del secolo successivo, circondato dal suo parco.

All’angolo nord-ovest della piazza, il secentesco palazzo delle Contesse ospita il Museo Archeologico. Accanto, palazzo Barbuio è il più antico di tutti, poiché il corpo centrale risale al XIV secolo. La piazza è chiusa a nord dalla mole della settecentesca chiesa parrocchiale, bell’esempio di tradizione palladiana. Si notano all’interno le opere di Girolamo Denti (XVI secolo), Giovanni da Mel (1531), Cesare Vecellio (1580-90) e di un notevole pittore locale, Luigi Cima (1860-1944). Vicino sorge la più antica chiesa di Mel, dedicata all’Addolorata, di origine tardo-quattrocentesca. Lesionata da un fulmine nel 1756, fu ricostruita ma conserva una Pietà (Vesperbild) coeva alla sua fondazione e opere di Giovanni da Mel e dello Schiavone. Uscendo dalla piazza si scorge palazzo Pivetta del XVII secolo, sotto il cui arco passava l’antica via Karèra.

Ogni frazione di Mel ha la sua chiesetta. Affreschi del XV e XVI secolo, altari cinquecenteschi in pietra o altari lignei del Seicento, pale dipinte, sono le scoperte che si possono fare. Da vedere a Farra la chiesa di San Teonisto (inizio Cinquecento) dove Giovanni da Mel ha dipinto un’Ultima Cena. E nei pressi del castello di Zumelle la chiesetta di San Donato, di origine longobarda.

Il pezzo forte del Museo Archeologico che espone i corredi tombali della necropoli paleoveneta è una fibula a forma di felino di fattura celtica. Nella necropoli le tombe a cassetta sono contenute in sette recinti funerari in pietra.

Palazzo Fulcis (ora Guarnieri) è la sede della mostra mercato Mele a Mel. Il secondo fine settimana di ottobre, i proprietari aprono corti e palazzi ai visitatori che vengono per degustare le cento varietà di mele e i prodotti tipici, e per la mostra dell’artigianato che si dispiega lungo il centro storico.

Si chiama Radicele la mostra mercato di primavera (terzo fine settimana di maggio) dedicata alle erbe spontanee (tarassaco, ortica, luppolo, silene) usate nella cucina bellunese.

Polenta di mais Sponcio e formaggio Schiz, minestra d’orzo e fagioli, orzotto alla birra, insalata di farro con verdure e formaggio Piave sono alcuni piatti da preparare con le materie prime fornite alla Cooperativa La Fiorita da trecento soci agricoltori. Il modo migliore per salvaguardare biodiversità e ricette del territorio bellunese.

Da Mel si parte per scoprire le Prealpi Zumellesi: tra casere e malghe, sentieri in cresta, faggete, cascate e bivacchi, il divertimento è assicurato.