Montone
Lezioni di spada
Comune di montone
(Provincia di Perugia)
Altitudine
m. 482 s.l.m.
Abitanti
1555
info turismo
Comune, piazza Carlo Fortebraccio 3 – tel. 075 9306427
Pro-Loco Montenese, via San Francesco – tel. 075 9307019
www.montone.info | www.comunemontone.it
sindaco@montone.org | segreteria@montone.org
Il nome
Non si hanno notizie certe sulle origini del toponimo, da alcuni associato al latino Aries, dal nome della rocca che si erge sul colle di fronte.
La storia
IX sec., lungo la strada da Tiferno a Gubbio sorgono numerosi castelli fortificati, fra i quali la rocca d’Aries, a 6 km dall’attuale Montone. La tradizione vuole che da questo fortilizio sia partita la famiglia Fortebracci per dare luogo all’edificazione di Montone e del castello. 1121, un documento conferma la presenza di un castrum, un borgo fortificato con un castello e una pieve, e la possibilità per Montone di avere propri Statuti e di amministrare la cosa pubblica, anche se sotto il diretto controllo di Perugia. Nel 1150 il borgo diventa Comune.
XV sec., Montone vive il suo momento di maggior splendore grazie soprattutto alla figura di Andrea Braccio Fortebracci, ovvero Braccio da Montone, uno dei più grandi capitani di ventura italiani, che concepisce il disegno di creare uno Stato unico in Italia centrale con capitale Perugia. Ma si scontra con il papa e nel 1424 muore in battaglia. Montone, come buona parte dell’Italia centrale, si ritrova così definitivamente assoggettata alla chiesa. Rimasta per oltre un secolo sotto il dominio dei Vitelli di Città di Castello, con il beneplacito della chiesa, torna poi alle sue dirette dipendenze sino al compimento dell’unità d’Italia. L’unico breve ed illusorio intervallo nella lunga dominazione pontificia è l’adesione alla Repubblica Cisalpina, verso la fine del ’700.
La capacità dell’Umbria di sorprendere e catturare il viaggiatore è pressoché infinita. E anche quando si pensa di conoscerla tutta, dopo che si è stati nei luoghi più noti, rimane sempre ancora un angolo da scoprire. Un po’ defilata rispetto al baricentro di regione, Montone guarda già verso l’Appennino umbro-marchigiano, verso i rilievi boscosi, superati i quali, come un miraggio, si distende, lontano, il mare. Ma l’Umbria, questo piccolo borgo una volta l’aveva in pugno, la dominava. Erano gli inizi del Quattrocento, quando Braccio da Montone era un condottiero rispettato e temuto, persino dal papa. Oggi, dell’antica forza resta l’idea: al tramonto, sotto i rossi relitti delle mura incendiate, il borgo vive il suo medioevo quotidiano, lasciandone la riproduzione oleografica al corteo storico della donazione della Santa Spina quando, ornato a festa, celebra il suo condottiero al rullio dei tamburi e all’argentino suono delle chiarine. “Non fuggirò dalle mura di cinta, / neppure se per fame vacillassi”, recita una poesia di J. Seifert, adatta a rievocare i tempi guerreschi dei cavalieri di ventura: l’Italia allora era terribile e tragica, gli uomini avevano l’espressione dei cristi crocefissi intagliati nel legno e con la corona di spine. La dolcezza e la soavità delle campagne umbre sembra smentire quel grandioso passato. Oggi Montone, dissolto il ritratto feroce, è l’immagine della pace. E quando ci arrivi, ti prende il desiderio faustiano di fermare l’attimo perfetto.
La vita piena d’avvenimenti di questa vecchia signora ha lasciato il segno. L’antica Aries, pur nelle sue modeste dimensioni, vanta un cospicuo patrimonio artistico che si rivela nelle sobrie architetture di palazzi e chiese come nelle opere d’arte custodite nel museo civico di San Francesco. La collegiata è il primo monumento da vedere. Le sue origini risalgono al 1300. Guidata da un capitolo di canonici, fu eretta a dignità di cattedrale con trono e cattedra vescovile. La veste attuale è quella della sistemazione definitiva voluta dal canonico Pazzaglia nel 1661. La chiesa che custodisce la Santa Spina ha pianta a forma di basilica a croce latina che termina con un’abside circolare, sulle cui pareti, sopra il coro, sono raffigurati i Dodici Apostoli in adorazione affrescati dal Parenti, mentre al centro c’è una fuga di nuvole con discesa dello Spirito Santo. Un grandioso soffitto a cassettoni in legno intagliato e dorato sovrasta la navata. Di notevole fattura la sacrestia in noce intagliata. Il rione detto di Borgo Vecchio fa da splendida cornice ad uno dei monumenti più insigni di Montone: la chiesa e l’annesso convento di San Francesco. Si tratta di una costruzione tipicamente gotica, del primo decennio del Trecento, delle cui origini restano molte tracce. La chiesa è composta da un’unica navata con copertura a capriate e termina con un abside poligonale con bifora al centro e monofore laterali, le quali illuminano l’austero interno con il pulpito, il bancone dei Magistrati ed il cinquecentesco coro intagliato. Delle meravigliose opere d’arte che l’arricchivano, due si trovano attualmente a Buckingham Palace ed alla National Gallery di Londra: la Madonna in trono con Bambino e Santi di Berto di Giovanni e la Madonna in gloria di Luca Signorelli. Restano gli affreschi di Bartolomeo Caporali eseguiti per l’altare votivo dei Fortebracci e la tela dipinta a tempera raffigurante la Madonna del Soccorso (il Gonfalone), attribuita allo stesso autore, dove in basso è rappresentata la Montone dell’epoca. Lo splendido portone in legno di noce è un’opera d’intarsio di Antonio Bencivenni da Mercatello (1519). L’annesso convento con l’elegante chiostro cinquecentesco è la sede del museo comunale. Sulle rovine della rocca di Braccio, distrutta dal papa nel 1478 per punirne il figlio, fu costruito il complesso conventuale di Santa Caterina a significare la forza del potere pontificio. La chiesa annessa al convento, è di modeste dimensioni, a navata unica sovrastata da una volta a botte. Situata nella piazza principale del borgo, la chiesa di Santa Croce è di origine monastica e fra le più antiche. Un documento testimonia infatti la donazione nel 1170 del terreno su cui doveva essere costruita dai Benedettini del monastero di San Bartolomeo di Camporeggiano. La pieve di San Gregorio, fuori le mura castellane, in direzione Carpini, esisteva già intorno all’anno 1100, secondo documenti d’archivio. è in stile romanico, a tre navate, e fu parzialmente trasformata dal cardinale Vitelli quando era signore di Montone. Le tre navate sono divise da grandi archi accoppiati poggiati su colonne di mattoni. Ognuna delle due navate laterali termina con un’edicola in pietra serena, sorretta da colonne d’ottima fattura, probabilmente provenienti dalla chiesa di San Francesco. L’arco davanti è romanico, mentre i due laterali sono a sesto acuto; la navata centrale termina con un’abside rotonda che fa da corona all’altare, sul quale sta una grande credenza lignea dorata del XIII secolo con sportelli finemente lavorati. Lo stupendo gruppo ligneo del XIII sec. che era qui collocato, sarà esposto nel museo civico dopo il restauro.Lungo la strada che conduce alla pieve di San Gregorio, appena fuori le mura, si trova una chiesa, conosciuta con il titolo di Madonna delle Grazie. In quel luogo era venerata da tempi antichissimi l’immagine della Vergine collocata all’interno di un’edicola, dipinta da mano ignota ed invocata come Gratiarum fons. La tradizione vuole che alcune persone ottennero delle grazie intorno all’anno 1578. A circa 6 km da Montone si erge infine, in ottima posizione panoramica e strategica, l’antico fortilizio di rocca d’Aries. L’etimologia non è chiara: secondo alcuni il nome deriva dal latino Dares ad indicare Darete, compagno di Enea, per altri Aries-Ariete sta per Montone. In ogni caso, la sua costruzione è molto antica: risalirebbe al periodo bizantino o forse longobardo (VI-VII secolo). Appartenne nel XII sec. ai monaci benedettini di San Pietro ai Carpini. Nel 1260, fu venduta ai Montefeltro. Nel 1499 il duca d’Urbino la cedette ai Bentivoglio di Bologna, amici dei Fortebracci, per 12 mila fiorini d’oro. Nel 1698 i Cantalmaggi di Bologna, non avendo successori, la lasciarono in eredità ai nipoti Conti della Porta, che ne hanno mantenuto la proprietà fino al 1991, quando è stata venduta al Demanio Regionale.
Passeggiate, trekking, cicloturismo, osservazione delle stelle. Nel comune di Montone, a Coloti, antico borgo in posizione panoramica nella valle del torrente Carpina, esiste un osservatorio astronomico tra i più avanzati d’Italia.
Un paesaggio di acque segrete, di silenziose sorgenti, di quieti boschi, e l’aria limpida e salubre sono la degna cornice di questo antico borgo, ricco di storia, pregevoli opere d’arte e tradizioni immutate nei secoli.
MUSEO DI SAN FRANCESCO DI MONTONE
CHIESA DI SAN FRANCESCO
Fondata intorno al 1300, la chiesa occupa il colle su cui sorgevano le case degli Olivi e dei Forte bracci. La sua tipologia è quella tipica delle architetture degli Ordini mendicanti: forme semplici e lineari, unica navata con abside poligonale, copertura a capriate. Intorno al 1500 fu addossato, alla parete nord dell’edificio, la parte ampliata del convento. La chiesa rappresenta il nucleo centrale del museo, conservando al suo interno numerosi affreschi prevalentemente a carattere votivo. I brani sopravvissuti degli affreschi più antichi, databili alla seconda metà del Trecento, fanno pensare che subito dopo l’edificazione della chiesa si pose mano ad un ampio intervento decorativo. Gli esiti più alti della decorazione della chiesa spettano però al secolo successivo, quando l’edificio divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci che generosamente contribuirono al suo abbellimento, fornendola di altari, suppellettili e dipinti. Un esempio gli affreschi dell’abside, realizzati tra il 1423 e il 1424 dal ferrarese Antonio Alberti e raffiguranti episodi della Vita di San Francesco e scene del Giudizio Universale, i quali vennero commissionati da Braccio da Montone che viene ricordato dal suo stemma, il montone tra due ghepardi e, da quelli delle città a lui sottomesse. A Carlo, figlio di Braccio, si deve la realizzazione nel 1476 dell’altare della parete sinistra (destra con abside alle spalle), poi fatto decorare dal figlio Bernardino nel 1491 con l’affresco raffigurante Sant’Antonio di Padova tra il Battista e l’Arcangelo Raffaele con Tobiolo opera di Bartolomeo Caporali. Al generoso contributo di Margherita Malatesta, moglie di Carlo, si deve forse l’ultimazione del corrispondente altare della parete destra (sinistra con abside alle spalle), realizzato tra 1474 e 1482 e destinato ad ospitare il gonfalone della Madonna della Misericordia di Bartolomeo Caporali. Nella chiesa sono presenti anche pregevoli opere lignee, quali il Bancone dei Magistrati con motivi ad intarsio ispirati alle “grottesche”, il coro ligneo e il pulpito.
PINACOTECA COMUNALE
La raccolta comprende un gruppo di dipinti datati tra il XVI e XVIII secolo, provenienti dalle chiese di Montone, testimoni dei rapporti del borgo con Perugia e Città di Castello. La famiglia cui fu legata la fama di Montone è illustrata nei due alberi genealogici che rappresentano la discendenza Fortebracci. I due alberi, accompagnati da una veduta di Montone e dallo stemma Fortebracci con il montone rampante, si sviluppano rigogliosi da un “Ugolino” (1100) al celeberrimo condottiero Braccio, al figlio Carlo “generale dei veneziani” fino alla generazione dell’ultimo seicento. Consistente e degna di nota è la cospicua raccolta di opere tessili, varie nei materiali e nei colori, eseguite con tecniche elaborate e fantasiosi motivi floreali, che coprono l’arco cronologico compreso tra i secoli XV e XIX. Si tratta di paramenti e apparati liturgici, tipo piviali, pianete e tovaglie d’altare. Bottega Altotiberina Gruppo di Deposizione (Crocifisso, Madonna, san Giovanni, san Giuseppe d’Arimatea), 1260-1270 Proveniente dalla pieve di San Gregorio, le quattro sculture sono quanto rimane di un gruppo di Deposizione dalla croce, sicuramente comprendente anche la figura di Nicodemo, oggi dispersa. È certa l’esposizione di gruppi simili nelle cerimonie di culto che culminavano nel Venerdì Santo ed è anche provata la loro presenza in funzione drammatica nello svolgimento delle Sacre Rappresentazioni della Passione all’interno e, più spesso, all’esterno delle chiese. Erano, inoltre, usati durante le processioni con l’intento di dare la massima enfasi al culto del Cristo deposto, colto nel momento della sua dimensione più umana. Bartolomeo Caporali Madonna della Misericordia, 1482 È un tipico gonfalone contro la peste, del tipo di quelli realizzati nel XV secolo in Umbria, e soprattutto in ambiente perugino, per invocare il soccorso divino in caso di calamità e malattie. La Vergine della Misericordia protegge, infatti, i fedeli con il proprio mantello dalle frecce che simboleggiano le sciagure scagliate da Cristo Giudice. Uno scheletro con la falce, immagine della morte, allude agli effetti della peste. Oltre ai santi Sebastiano, Francesco e Biagio, rappresentati a sinistra, e Nicola e Bernardino, rappresentanti a destra, compaiono il Battista, San Gregorio Magno, protettore del Borgo, e Antonio di Padova, il santo taumaturgo dei Francescani. Di grande interesse è la parte inferiore dell’opera, in cui è presente la veduta di Montone riprodotta assai fedelmente alta sulla collina e chiusa nella cerchia di mura: sono evidenti la Chiesa di San Francesco e la Rocca restaurata tra il 1422 e il 1423 dal bolognese Fioravante Fioravanti su incarico di Braccio Fortebracci. Tommaso di Arcangelo Bernabei, detto il Papacello e Vittorio Cirelli Annunciazione e i santi Fedele e Lazzaro, 1532 L’opera rispecchia una delle varianti della cultura tardo raffaellesca in Umbria. Il cartiglio in basso a sinistra reca i nomi dei due autori: il cortonese Papacello, allievo di Luca Signorelli e Vittorio Cirelli, documentato dal 1532 al 1552 e di probabili origini montonesi. Proviene dalla chiesa di San Fedele, come indica l’immagine del santo omonimo, rappresentato con il pastorale e la mitra vescovile. San Lazzaro, che tiene in mano il martelletto usato dai lebbrosi per avvisare della loro presenza, è, insieme a san Rocco, il protettore delle malattie contagiose, affiancato dal cane.
SEZIONE ACHEOLOGICA
La sezione archeologica raccoglie testimonianze di un ritrovamento di una villa romana nei pressi di Santa Maria di Sette del II secolo d.C.. Gli ultimi scavi hanno portato alla luce numerosi frammenti di tegole e coppi, pezzi di dolia e di anfore, frammenti di ceramica nera, una bella moneta d’argento, tessere di mosaico in marmo nero. Dai dati raccolti si può pensare che si trattasse di una villa servile di dimensioni medio-grandi, che si sviluppava a mezza costa con una serie di terrazzamenti e di proprietà di un ricco ed illustre personaggio di cui purtroppo non si conosce il nome.
ORARI E GIORNI DI APERTURA
Giorni di apertura: (da aprile a settembre)
dal mercoledì alla domenica e festivi
Orario: 10.30 – 13.00 / 16.00 – 18.00
Giorni di apertura: (da ottobre a marzo)
sabato – domenica e festivi
Orario: 10.30 – 13.00/15.00 – 17.30
Biglietteria:
Intero: € 5.00
Ridotto A: € 4.00 – gruppi di 15 persone, Convenzionati
Ridotto B: € 2.00 – ragazzi tra i 6 e 14 anni
Gratuito: bambini fino ai 5 anni – Residenti – Soci Icom – Giornalisti accreditati – Scolaresche che effettuano attività didattica – guide turistiche abilitate.
Info:
Museo di San Francesco
Tel.: (+39) 075.9306535
Archivio Storico,
ex Convento di Santa Caterina, tel. 0759 306101.
Rassegna dei MastriFabbri Forgiatori,
tel. 0759 306427 (Uff. commercio Comune). Esposizione di opere in ferro battuto e forgiatura estemporanea dei mastri fabbri, concerti, mercatino di prodotti tipici, spettacolo pirotecnico – ultimo fine settimana di maggio.
Rassegna bandistica,
piazza Fortebraccio, rocca di Braccio e chiesa di San Francesco: la rassegna ospita le migliori bande musicali provenienti dalla regione e da altre parti d’Italia – giugno e settembre.
Tra cielo e terra,
rocca di Braccio, piazza Fortebraccio, Chiostro della chiesa di San Francesco, festival-rassegna che propone spettacoli di recitazione, musica e danza – giugno e luglio.
Montone Umbria Film Festival, piazza Fortebraccio, rassegna cinematografica con i protagonisti del mondo del cinema – seconda settimana di luglio.
Corteo storicodella Donazione della Spina,
unedì dell’Angelo e l’intera settimana dopo ferragosto (15-22 agosto). Si rende omaggio alla Santa Spina con una grande festa che coinvolge tutto il borgo. Le manifestazioni comprendono: un convivio medievale nell’antico castello di Braccio, bandi di sfida ai piedi della rocca e tra gli arcieri dei tre rioni, musiche e danze medievali, rappresentazioni medievali dei rioni e la proclamazione del rione vincitore con la consegna del palio. Gran finale, la domenica dopo ferragosto, con il corteo storico di dame, cavalieri e soldati.
Festa del Bosco,
ultima domenica di ottobre. La tradizionale festa celebra ogni autunno i prodotti del bosco e sottobosco con una mostra-mercato, durante la quale è possibile acquistare tartufi ed altre prelibatezze della zona
e gustare i prodotti della cucina locale, nei ristoranti e nelle taverne dislocate nei diversi rioni del paese.
I piatti conservano la sapienza di un popolo legato ai sapori di un tempo.
Si va dalla semplicissima torta bianca cotta sul panaro, accompagnamento ideale e insostituibile dei saporiti salumi locali, all’imbrecciata, che si serviva tradizionalmente nei mesi invernali, ai piatti di pasta fatta in casa e impreziositi da tartufo, funghi di bosco e asparagi, alla gustosa porchetta e ai favolosi arrosti d’agnello, d’anatra, oca, pollo, coniglio, faraona, piccioni, selvaggina d’ogni genere.
I vini rappresentano un’altra voce importante del territorio, dal momento che gli assolati ed asciutti terreni collinari costituiscono la premessa migliore per la produzione di uve di gran pregio. Lo stesso vale per l’olio, prodotto in quantità limitata, considerata l’asprezza dei terreni scoscesi, e pertanto di ottima qualità.
I salumi, le ricotte fresche e le saporite caciotte, le marmellate e le conserve di frutti di bosco, i tartufi, i funghi e gli asparagi sono le voci di una cucina genuina che viene da lontano. Come dalla tradizione vengono le lavorazioni artigianali che ancora caratterizzano Montone: dalla bottega del ferro battuto accanto alla porta di Borgo Vecchio, alle falegnamerie artigiane dove si pratica l’arte del restauro di mobili antichi, alle ricamatrici al tombolo ed all’uncinetto, che seguono una tradizione iniziata dalle suore di clausura di Santa Caterina.