Clauiano
Pièris e clàps
Comune
di TRIVIGNANO UDINESE
(Provincia di Udine)
Altitudine
m. 43 s.l.m.
Abitanti
1700 (500 nel borgo)
info turismo
Biblioteca Comunale, tel. 0432 999002,
biblioteca@com-trivignano-udinese.regione.fvg.it
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Il nome
Il toponimo è un prediale d’origine romana, indica cioè il possessore di un fondo, che poteva essere Claudius oppure Clavilius (da Clavius).
La storia
1013, la prima citazione di Clauiano è in una pergamena conservata presso la Curia Arcivescovile di Udine: il patriarca di Aquileia, Poppone, inaugurando la ricostruita basilica di Aquileia, istituisce il Capitolo al quale conferisce un vasto territorio comprendente molte “ville” tra cui quella di Cleuian.
Sino alla fine del Patriarcato di Aquileia, nel 1420, Clauiano rimane sotto il suo dominio.
1420, con la caduta del Patriarcato, Clauiano passa ai Veneziani, sotto la giurisdizione del luogotenente di Udine.
1477, la pianura friulana è invasa dai Turchi e molti paesi, tra cui Clauiano, sono incendiati. La ricostruzione, prevede un assetto urbanistico compatto, con le case a ridosso delle chiese e disposte lungo le vie una accanto all’altra, a formare una cortina chiusa, come rivela la struttura urbanistica del borgo.
1797, il lungo periodo veneziano (377 anni) termina con la caduta della Serenissima.
Dopo una breve dominazione francese, la pianura friulana passa all’Impero Austro-ungarico, sotto il quale resterà sino al 1866.
Quando Clauiano entra a far parte del Regno d’Italia, appartiene a una zona di confine con l’Impero asburgico, come dimostra la dogana italiana, costruita nella seconda metà del XIX secolo e ancora visibile ad est del borgo, poco distante dalla chiesa di San Marco.
Pieris e claps: pietre e sassi, in friulano. Clauiano, scampata all’Eldorado industial-agricolo del nord-est italiano, è la forza e l’eleganza della semplicità, il calore di un fogolâr, il fascino di un ambiente d’altri tempi, come il foledôr. È un borgo rurale friulano con le case di sassi spaccati, i portali di pietra con le chiavi di volta figurate, le insegne seicentesche dei calzolai sulle facciate, affreschi devozionali e due chiese ancora unite, nei giorni di festa, da un cordone di gente in processione propiziatoria.
A volte, bastano una finestra riquadrata in pietra, una data scritta sulla chiave di volta di un portale, un pavimento in seminato veneziano, una balaus tra di ferro, una decorazione a losanga, a dare il tono a un luogo. A volte, basta girare da una cantina all’altra con un bicchiere di vino d’Aquileia in mano, per sentirsi felici.
Il borgo di Clauiano mantiene nel suo insieme una precisa identità, dove a parlare sono ancora le pietre e i sassi, piéris e clàps, sono il decoro e l’ambizione dei portali, gli ambienti della vita contadina – il fogolâr, il foledôr, il granaio – e le molte e piccole tracce lasciate dalla storia: che qui non è quella delle grandi architetture e dei grandi eventi, ma è quella dettata dalle impellenti necessità della vita quotidiana.
Gli edifici religiosi sono due. Poco fuori del borgo, appartata, sorge la chiesa di San Marco. Di origini trecentesche ma ampiamente rimaneggiata nel XVI secolo, è composta da un’aula rettangolare con abside semicircolare e presenta tracce di affreschi della prima metà del XV secolo: nella quiete della campagna affiorano Apostoli benedicenti, la Madonna in trono con il Bambino, simboli di evangelisti, un albero della vita – ingenue immagini devozionali di un mondo contadino che respirava nel rito il senso della comunità.
La chiesa di San Giorgio nell’aspetto attuale risale al secolo XVIII ma l’origine è più antica. A pianta longitudinale, è composta di un’aula rettangolare e abside poligonale. Notevole il fonte battesimale cinquecentesco attribuito a Pietro da Carona.
Nel nucleo storico di Clauiano gli edifici più antichi risalgono al XV secolo e sono localizzati soprattutto intorno alla chiesa di San Giorgio e in via Borgo San Martino. Più numerose sono le costruzioni dei secoli XVII e XVIII, la cui tipologia è essenzialmente quella della tipica casa friulana: il fronte principale sulla strada, uno splendido portale in pietra e la corte interna. Ogni casa ha la sua storia, che è bello conoscere visitandola.
Casa Gardellini, del XV secolo, considerata la più vecchia del borgo, conserva sulla facciata una decorazione bianca e rossa con motivi a losanga.
Villa Ariis rappresenta un tipico complesso padronale di ambito veneto-friulano del secolo XVIII, composto dall’abitazione, dai rustici annessi e da un grande orto cintato da una muraglia merlata con due colonne in pietra. La facciata presenta un portale in pietra sormontato da una bifora e, sopra, il Leone di San Marco. Le due patere in pietra, ai lati del primo piano, sono forse il ricordo di antiche libagioni alla divinità.
Il complesso degli edifici che formano casa Palladini si colloca all’interno di una tipica corte friulana del secolo XVIII che conserva integre le caratteristiche originarie. L’impianto ha forma di Z su due corti, su cui si affacciano abitazioni, rustici e la casa padronale. Gli elementi decorativi di pregio sono il tipico focolare con cappa e camino dalle forme venete, il colonnato della loggia, la meridiana sulla facciata principale, la colonna in pietra che sorregge il portico davanti alla stalla, le vasche in pietra dell’acquaio e nelle corti, i caminetti del granaio con cui si riscaldavano gli ambienti dove erano allevati i bachi da seta.
La vicina casa Bellotto è del 1791 e presenta una facciata con muratura a vista e portale centrale ad arco con conci in pietra.
Il complesso padronale Bosco è stato trasformato nelle forme attuali nel secolo XVIII; la facciata dei fabbricati rustici, su fonte strada, riporta scritte e decorazioni geometriche del secolo XVI. Casa Foffani è un palazzotto urbano dell’800 con gli stucchi settecenteschi dei soffitti. I fabbricati rustici erano utilizzati nel ‘700 per la produzione e la conservazione del vino (cosa che avviene ancora oggi), del tabacco, delle granaglie e per l’allevamento del baco da seta. Villa Manin è una pregevole dimora nobiliare settecentesca della pianura friulana. Appartenuta a uno dei più importanti casati della Serenissima, conosciuto anche per la maestosa villa di Passariano, era un grande centro produttivo, come rivelano i fabbricati che dovevano servire all’attività agricola, tra i quali il foledôr, l’enorme tinaia a lato dell’abitazione padronale. La villa, di forme classiche, è preceduta dalla corte d’onore. Qui come altrove – casa Menotti, casa de Checo, casa Marcuzzi Zanuttini, casa Zof Piano – gli splendidi portali e le finestre riquadrate in pietra confermano la dignità del luogo e delle persone.
Percorsi ciclabili segnalati e sentieri per le passeggiate lungo l’argine del torrente torre, club e scuola per aerei ultraleggeri (con aeroporto), equitazione e attività di ippoterapia presso la Famiglia Piani.
Dalla tranquilla Clauiano si possono raggiungere in breve alcune delle località più interessanti del Friuli. A soli 4 km c’è Palmanova: la città “stellata” a nove punte, nata come fortezza veneziana. Grandiosa è la rievocazione storica in costume che si tiene la seconda domenica di luglio. A 20 km. si trova Aquileia, città romana fondata nel II sec. a.C. Sempre a 20 km c’è Cividale del Friuli, fondata da Giulio Cesare nel 51 a.C. e ricca di tesori di epoca longobarda. La splendida e discreta Trieste, capoluogo regionale, dista solo 50 km.
Al centro del borgo si affaccia in piazza Giulia il palazzetto espositivo multimediale, su più piani, che ospita mostre temporanee e laboratori. Inoltre, nel suo cortile interno, è di imminente realizzazione uno spazio turistico, informativo e di accoglienza, compatibile anche con il turismo slow degli amanti della bicicletta.
Nei piani dell’amministrazione comunale c’è la realizzazione del Museo della Filanda, motivato dalla presenza nel borgo, fino ad alcuni decenni fa, di una filanda dov’erano impiegate le donne del luogo. L’opificio, di cui è rimasta intatta solo la svettante ciminiera, era collegato al tradizionale allevamento del baco da seta.
San Valentino, terza domenica di febbraio. La benedizione del pane, seguita dalla processione, secondo la tradizione proteggeva dal “mal caduco”, l’epilessia. San Valentino era anche il protettore delle “filandere”, le donne che lavoravano nella filanda di Clauiano.
Naturalmente il piccolo borgo di Clauiano partecipa da sempre all’evento nazionale Notte Romantica indetto dai Borghi più belli d’Italia, solitamente verso la fine di giugno.
Rogazioni e Sagra di San Marco, 25 aprile. Le rogazioni sono i riti con i quali in passato si chiedeva abbondanza del raccolto, salute,fertilità delle terre e remissione dei peccati. L’antico rito oggi è una processione che parte dalla parrocchiale e si conclude nella chiesetta medievale di San Marco, sul cui prato viene scaricata una damigiana di vino. Nel cuore del borgo si svolge la sagra paesana.
Cantine Aperte, a cura del Movimento Turismo del Vino, fine maggio, tel. 0432 999038 – 0432 999584 – 02 33611591. Apertura al pubblico delle cantine aderenti all’associazione.
Aziende Aperte, giugno: le aziende agricole e casearie presentano i propri prodotti.
La zuppa di farro.
Miele prodotto con sistemi tradizionali, farro e prodotti ortofrutticoli biologici, farine integrali e biologiche dell’antico Molino Moras.
A Clauiano si va anche per cantine, a degustare i vini bianchi e rossi con il marchio Doc “Friuli Aquileia”.