Toppo
Anima rurale
Comune di TRAVESIO
(Provincia di Pordenone)
Altitudine
m. 251 s.l.m.
Abitanti
400
info turismo
Comune, Tel. 0427 90235
Pro Loco Travesio, Tel. 0427 908384
Arcometa Consorzio Turistico, Tel. 0427 90073
info@arcometa.org
www.comune.travesio.pn.it
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Il nome
Toppo, dal friulano Tóp, è un toponimo comparso la prima volta nel 1186: secondo alcuni con il significato di «grosso tronco d’albero atterrato», secondo altri indicherebbe invece l’orografia del luogo, il dosso su cui sorge il paese. In questo caso Tóp sarebbe connesso al longobardo tuppaz, “collinetta”.
La storia
VI sec. d.C., in un passo del De vita Sancti Martini di Venanzio Fortunato è citata la via pedemontana che presso Toppo guadava il fiume Meduna, collegando i valichi alpini con la pianura padana; il sito era frequentato fin dall’età romana: presso alcuni masi (unità agricole familiari) sono state trovate tracce di ville rustiche con mosaici.
1160, prima attestazione di un signore di Toppo, Uroino, figlio del normanno Sigfrido, che dal Regno di Napoli sarebbe giunto in Friuli come difensore della chiesa di Aquileia, diventando feudatario del Patriarca di Aquileia.
1220, i figli di Sigfrido di Ragogna, discendente diretto di Uroino, acquistano dagli zii Pandolfo e Alberto i beni feudali di Toppo consistenti nel castello e negli otto masi distribuiti ai suoi piedi, nel piano; si tratta del primo riferimento all’insediamento rurale, esistente da tempo, destinato a costituire il borgo di Toppo.
1231, il Patriarca di Aquileia investe i figli di Sigfrido di Ragogna dei beni feudali comprendenti il castello e la villa di Toppo; altri documenti del 1267 e 1268 confermano i privilegi dei signori di Toppo.
1543, edificazione del nuovo palazzo dei conti di Toppo nel borgo sottostante il castello; quest’ultimo è probabilmente in rovina già agli inizi del Cinquecento.
1976, l’attività di ricostruzione dopo il terremoto ha modificato l’impianto urbanistico, ma senza impedire che si possano ancora leggere i tratti del sistema dei masi che costituivano i nuclei del borgo originario.
Toppo di Travesio, poco più di 400 anime, è uno di quei posti da scoprire con calma e con fiducia, un borgo rurale, tra i meglio conservati della collina pordenonese. Se si guarda bene, ad esempio dall’alto del castello (parzialmente recuperato di recente), si nota che la conformazione agraria medievale si è mantenuta. Nel territorio, costituito da piccole borgate cristallizzate nel tempo, spiccano il borgo Martins con i suoi muri in sasso e il nucleo di via Fornace con le case a corte e i giardini interni. Le vecchie costruzioni in pietra e i portici ad arco evocano la rude vita di un tempo, mentre il cinquecentesco palazzo dei conti Toppo-Wassermann, divenuto centro culturale per l’intero territorio, ci riporta alla necessità di offrire alla conoscenza di tutti il patrimonio storico e paesaggistico di questi luoghi. Una pista ciclabile porta da Travesio a Toppo attraverso un castagneto e un’area protetta, e da via Fornace si sale al castello attraverso una strada nel bosco. Tornati a Travesio, ci aspettano gli splendidi affreschi del Pordenone nella chiesa di San Pietro.
Fin dal XIII secolo il borgo di Toppo si compone di due nuclei distinti, separati dal letto del rio Gleria: il primo, a oriente, s’identifica con i masi di Toppo (le attuali via Fornace e via Nazario Sauro e la chiesa parrocchiale di San Lorenzo); l’altro, a occidente, è la borgata di Pino ai piedi del castello, corrispondente alle attuali via Verdi e via Castello. Oggi i due nuclei storici hanno bisogno di essere “rimessi a fuoco” per consentire al visitatore di apprezzare meglio la bellezza un po’ scontrosa, non immediata, di un territorio rurale ricco di sorprendenti testimonianze.
L’attuale palazzo dei Conti Toppo faceva parte di uno degli otto masi (case rurali a conduzione familiare) che nel 1220 costituivano il borgo di Toppo e Pino. Ristrutturazioni effettuate dopo il terremoto del 1976 hanno messo in luce che in almeno tre casi la sede dei masi medievali era occupata da insediamenti di epoca romana. Nel XVI secolo sono 25 i masi documentati.
Palazzo Toppo-Wassermann sorge ai piedi del castello, nella borgata di Pino, chiamata anche “dei Martins”, dal nome degli antichi proprietari del maso originario da cui si è sviluppato nel Cinquecento questo interessante esempio di dimora signorile di campagna. Rimaneggiato nel Settecento, il palazzo era sede amministrativa per gli affari della famiglia Toppo e, insieme, luogo di villeggiatura. Il portone d’ingresso, datato 1543, reca incisa sull’architrave la scritta latina “Vengo aperto perché escano i cattivi. Vengo chiuso perché restino i buoni”. Al piano terra sono conservati due affreschi di arte sacra popolare del XVII secolo, strappati dalle facciate di edifici pericolanti per il terremoto. Dal cortile si accede alla cappella gentilizia di San Girolamo: al suo interno due dipinti settecenteschi (forse di Gian Battista Pittoni), l’acquasantiera longobarda risalente al Mille e la statua di Santa Lucia in pietra dipinta, attribuita a un lapicida medunese del Quattrocento.
Da palazzo Toppo Wassermann inizia il percorso dei masi che conduce alla scoperta degli originari nuclei del borgo. Nel piazzale antistante al palazzo si osserva un edificio secentesco con arco d’ingresso, un tempo residenza estiva dei Conti di Spilimbergo.
Diversi sono gli edifici in sasso di Borgo Martins, come il maso (XVII-XVIII secolo) che s’incontra salendo lungo via della Colonia. Poco oltre, sulla sinistra, inizia la carrabile che porta al castello. Gli imponenti resti del castello dominano la piana e l’abitato di Toppo dalle pendici del monte Ciaurlèc, e sono visitabili con un percorso guidato. Il maniero, restaurato nel 2012, è uno dei più importanti esempi di architettura fortificata del Friuli del XII-XIV secolo, grazie al suo buono stato di conservazione e al fatto che non ha subito mutamenti dopo il XV secolo. Nel Cinquecento appare già abbandonato e in rovina, poiché i signori di Toppo si erano trasferiti ai piedi del colle, nell’attuale palazzo Toppo-Wassermann. Il nucleo centrale del fortilizio, delimitato da una cerchia di mura dall’andamento poligonale, racchiudeva la possente torre-mastio di epoca feudale. Al suo interno gli scavi archeologici hanno portato alla luce l’impianto di una zecca clandestina che coniava monete false, veneziane e carinziane, nel primo trentennio del XIII secolo. A fianco del mastio sorgeva la dimora dei signori di Toppo. Una cerchia esterna proteggeva il nucleo centrale e delimitava lo spazio entro cui si collocavano le strutture di servizio: pozzo, stalle, rimesse e piccole officine artigiane.
Su questa cortina fu eretta anche la chiesetta di Sant’Antonio Abate, con i pregevoli affreschi del XIV secolo scoperti durante i lavori di restauro. La mulattiera che dal sottostante villaggio saliva al castello è in fase di ripristino, per consentire ai visitatori di raggiungere a piedi il maniero, con una passeggiata nel bosco.
Scendendo alla borgata di Toppo per via della Colonia e via dei Masi, si nota sulla sinistra, all’incrocio con via Fornace, l’arco d’ingresso di un edificio ristrutturato, che era parte di un maso del XV-XVII secolo. Proseguendo si possono ammirare lungo il lato sud di via Fornace una serie di edifici del XVII-XVIII secolo, pertinenze di un antico maso.
Via Fornace, che presto riavrà la sua vecchia fontana, conserva le sue case a corte con portico e ballatoio esterno, in coerenza con l’orto e il frutteto retrostanti. Poco oltre, vi è il bivio che sale alla fornace di calce (1926-57), mentre sulla destra inizia la bella pista ciclabile che porta a Travesio. Qui, nel capoluogo, è d’obbligo la visita a uno dei più rilevanti cicli pittorici rinascimentali del Friuli, custodito nell’antica pieve di San Pietro rinnovata nell’Ottocento in stile neoclassico. Si tratta degli affreschi (1516-1526) di Giovanni Antonio de Sacchis detto “il Pordenone”, un artista che rivaleggiò niente meno che con Tiziano. Formatosi in ambiente veneto, il Pordenone è pittore complesso, dalle influenze molteplici che vanno da Giorgione (per le mezze tinte trascoloranti le une nelle altre) a Michelangelo (per la monumentalità delle figure). Nei dipinti di Travesio, che hanno per tema la vita dell’apostolo Pietro, colore e senso plastico anticipano il manierismo. La chiesa è arricchita inoltre da due sculture del grande lapicida Giovanni Antonio Pilacorte: il portale della sagrestia (1484) e il magnifico fonte battesimale dall’ampio catino decorato con motivi vegetali (1490).
Si noleggia la bici a palazzo Toppo-Wassermann e si percorre la pista ciclabile che collega Toppo con Travesio, prosegue per Molevana e Usago e riconduce a Toppo, attraverso vecchie borgate, prati e boschi.
I numerosi sentieri si prestano per camminate in montagna.Un campo sotto il castello di Toppo è attrezzato per l’atterraggio di chi si lancia in parapendio deltaplano dal monte Valìnis. Lungo la strada che da Travesio porta al poligono militare si trova la palestra di roccia Falesia, che consente arrampicate durante tutto l’anno.
Nelle vicinanze di Toppo, le migliori vedute paesaggistiche si hanno dal puntìc, il piccolo ponte di massi e laterizi che attraversa il torrente Cosa, e dal colle di San Giorgio, sormontato da una chiesetta alpina. Gli amanti dell’arte, dopo aver visto gli affreschi del Pordenone nella pieve di Travesio, devono recarsi in località Zancan dove, nella chiesa dedicata alla Madonna del Latte (o di Cosa), Giovanni Antonio Pilacorte ha scolpito nel 1505 il magnifico portale, con i diciotto putti alati che corrono lungo gli stipiti e l’architrave. Un altro noto artista del Rinascimento friulano, Pomponio Amanteo, lodato dal Vasari, ha lasciato una sua pala d’altare (1533) a Usago, nella chiesa di San Tommaso.Punto di partenza per la conoscenza del territorio della media collina pordenonese compreso tra il fiume Tagliamento a est e il torrente Meduna a ovest, è il palazzo Toppo-Wassermann, dove ha sede il Consorzio turistico fra le Pro-Loco dello Spilimberghese. Qui si trovano tutte le informazioni per visitare la città d’arte di Spilimbergo, i paesi rurali come San Giorgio della Richinvelda (terra di “magredi” adatti alla coltura della vite e di ville gentilizie) e i borghi collinari come Meduno (custode di un prezioso fonte battesimale del Pilacorte) o Tramonti di Sotto, con le sue architetture rurali inserite in uno scenario di monti, torrenti e boschi.
Palazzo Toppo-Wassermann, via Verdi 98, tel. 0427 90073, www.arcometa.org: sede del Consorzio di 12 Pro Loco del territorio di Spilimbergo, ospita mostre temporanee (una decina all’anno) e l’esposizione dei reperti archeologici del castello dei feudatari di Toppo.
Sagra delle Rane, marzo, a Travesio.
Festa della Trota e del Formaggio, luglio, a Travesio.
Settembre in villa – Portoni Aperti, inizio settembre: una decina di case friulane in Borgo Martins e in via della Fornace aprono le loro porte ai visitatori; cuore della manifestazione è il palazzo dei conti Toppo-Wassermann, intorno al quale sono allestiti i chioschi con i prodotti tipici, il mercatino e l’enoteca.
Festival del Teatro in Friulano, le domeniche d’ottobre, presso l’Auditorium di Travesio.
Specialità di Travesio è la saporita frittata con il formaggio salato locale. Gli altri piatti sono quelli tradizionali friulani, come il frico, il salame con l’aceto e il cotechino con le rape, cioè brovada e muset.
Il formaggio salato della Val Cosa, prodotto nella frazione Molevana di Travesio, è cremoso, morbido, maturato in una particolare salamoia di acqua, sale, latte e panna, conservata in tini di larice.
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