Pescocostanzo
Il paese dei fili intrecciati

Comune di pescocostanzo
(Provincia dell’Aquila)
Altitudine
m. 1395 s.l.m.
Abitanti
1210

Patrono
S. Felice Martire, 7 agosto
info turismo
Comune, piazza Municipio, tel. 0864 640003.
Ente Parco Nazionale della Maiella, tel. 0864 641551.
www.pesconline.it
www.comune.pescocostanzo.aq.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Il toponimo Pescus Constantii compare per la prima volta nella seconda metà dell’XI sec. Pesco, dal vocabolo osco pestlùm (latinizzato poi in pesculum, da cui la forma volgare Peschio), indica il basamento roccioso sul quale si è formato il centro abitato originario. Del Costanzo che legò il suo nome a quello del masso roccioso, non si hanno notizie certe.

 

 

La storia

III sec. d.C, il ritrovamento di alcune tombe lascia supporre un insediamento in età romana.
X-XI sec., sorge il primo nucleo abitato, grazie alla rinascita delle attività agricole voluta dai monaci benedettini, verso il Mille. L’esistenza di un borgo fortificato è testimoniata da un’iscrizione del 1066 riportata su una delle formelle della porta bronzea della Basilica di Montecassino.
XIV sec., nuove costruzioni cominciano a occupare l’area a ridosso delle mura, mentre già era stato fondato l’antico nucleo religioso dove attualmente sorge la chiesa di S. Maria del Colle.
XV sec., il borgo continua a espandersi fino al 1456, quando viene distrutto dal terremoto.
XVI sec., la ricostruzione è rapida grazie anche al potenziamento della “Via degli Abruzzi” che unisce Napoli a Firenze evitando le insidie delle Paludi Pontine. Il rinnovamento urbano coincide con il governo illuminato di Vittoria Colonna (1525-47): la commissione degli “homini della Signora” diviene l’organo che sovrintende alle nuove espansioni urbane verso ovest e sud, conferendo al tessuto edilizio una conformazione molto vicina all’ attuale.
XVII-XVIII sec., lo sviluppo economico e culturale, dovuto alla pastorizia e alle attività ad essa legate, richiama in paese maestri artigiani di provenienza lombarda, che danno impulso all’artigianato dell’oreficeria, del ferro battuto, dei tessuti, del legno, dei merletti. è il periodo d’oro del borgo, che si arricchisce di chiese, palazzetti, case a schiera e opere d’arte. Nel 1774, l’Università di Pescocostanzo riesce ad acquistare definitivamente dal feudatario tutti i diritti sulla propria terra.

L’assetto urbanistico di Pescocostanzo è frutto di una programmazione rigorosa e illuminata. Fin dal XVI sec. ha operato una sorta di “commissione edilizia” il cui risultato, oggi, è un luogo dove è ancora piacevole vivere. Ogni altare, ogni chiesa, ogni casa o scultura è il frutto di una precisa volontà, di uno studio e di una committenza consapevoli, mai traditi dalle straordinarie capacità di artisti e artigiani che con perizia e dedizione ci hanno regalato la loro idea di bellezza. I palazzi, le chiese, le abitazioni hanno saputo adagiarsi sul territorio in maniera discreta e plastica. Le case a schiera, uniche nel loro genere, creano un legame architettonico con l’ambiente circostante che dà al borgo un carattere scenico. Si ritrova qui, infatti, la corrispondenza tra le forme della pietra e quelle del ferro battuto, tra i delicati disegni della filigrana e i fili intrecciati del merletto al tombolo, tutti legati da una simbologia locale densa di significati. E le mensole lignee a forma di drago che sostengono la gronda dell’ex monastero di clausura, ci invitano al silenzio: a non farci inghiottire dal rumoroso presente.

Uno straordinario patrimonio culturale e artistico.
Tra gli immensi e silenziosi pascoli che la Maiella e l’alta valle del Sangro sorvegliano, sorge l’abitato di Pescocostanzo. Il luogo è così ricco di tesori d’arte e bellezze naturali da apparire miracoloso, una specie di quaderno rinascimentale e barocco da sfogliare con cura, con la premura di prestare orecchio ai passi degli avi che ancora echeggiano sulle strade lastricate, sotto le finestre degli antichi palazzi. La visita al centro storico può iniziare dalla Chiesa di Gesù e Maria e dall’annesso Convento dei francescani, cui si arriva dalla stazione percorrendo un lungo viale costeggiato dai giardini pubblici. Fondata nel 1611, la chiesa presenta pregevoli altari barocchi in marmo, sui quali spicca il grandioso altare maggiore realizzato su disegno di Cosimo Fanzago (1626-30), autore anche del chiostro quadriportico del convento. Proseguendo sulla via Colecchi, si notano il fronte principale di Palazzo Sabatini (quello laterale dà sulla ripida gradinata di via Colle dei Corvi), ricco di portali, balconcini e decori in pietra, e la casa natale di Ottavio Colecchi, matematico e filosofo. Si arriva in breve allo slargo su cui si affaccia la Collegiata di Santa Maria del Colle (XIV-XV sec.) che conserva al suo interno magnifiche opere d’arte, a partire dal soffitto a cassettoni dorato e dipinto che copre tutta la navata centrale, realizzato da Carlo Sabatini intorno al 1680. L’interno si presenta a cinque navate suddivise da imponenti pilastri ed è frutto della ricostruzione seguita al terremoto del 1456. è ricco di marmi, altari intarsiati, soffitti lignei. In particolare, l’attenzione si sofferma sull’altare maggiore, sulla statua lignea duecentesca, sul battistero in marmi policromi e sulla barocca cancellata in ferro battuto, opera dei maestri Santo e Ilario di Rocco (1699-1705), che chiude la Cappella del Sacramento.
Sulla stessa scalinata della Collegiata si affaccia un’altra chiesa degna di attenzione, Santa Maria del Suffragio dei Morti, che vanta un portale secentesco, un soffitto a cassettoni in legno e un grandioso altare scolpito nel legno di noce, terminato da Ferdinando Mosca nel 1716. Vicino si ammirano Palazzo Coccopalmeri (sec. XVII) con bel portale, balconi e finestre lavorate in pietra e, proseguendo frontalmente, sulla sinistra, Palazzo Colecchi dalla severa architettura cinquecentesca. Risalendo si entra in Piazza Municipio, una di quelle piazze italiane che sorprendono il visitatore per il meraviglioso effetto d’insieme. Vi si affaccia da un lato l’ex Monastero di Santa Scolastica, costruito nel 1624 su disegno di Cosimo Fanzago, con la facciata movimentata da sei scenografiche nicchie cieche in pietra (al posto delle finestre, essendo destinato a monache di clausura) e da una gronda di notevoli dimensioni sorretta da mensole a forma di drago. Qui, nel luogo del castello e della chiesa di Sant’Antonio, si è sviluppato il nucleo più antico del borgo, il “Peschio”. E da questa roccia, lo sguardo si apre agli altopiani, ai boschi e ai monti circostanti. Ridiscesi al “largo”, si incontrano il Palazzo del Governatore, recentemente restaurato, e il cinquecentesco Palazzo Comunale con la torre dell’orologio. Imboccando a sinistra Corso Roma, si entra nella parte più interessante del centro storico per l’edilizia civile minore, che assume caratteri di straordinaria peculiarità espressiva. Tra i palazzi degni di nota, si incontrano Casa D’Amata (sec. XVI) con il caratteristico “vignale” (il pianerottolo su scala esterna), porte abbinate e finestre riquadrate, il Palazzo Grilli (sec. XVI) con quattro torrette angolari e due portali in pietra lavorata, e il Macello cinquecentesco. Tornati sul Corso, vediamo la severa architettura di Palazzo Mansi (sec. XVI) con il suo splendido portale e, sulla destra, una fila di abitazioni dei secoli XVI e XVII, con le tipiche logge e scale esterne. Svoltando a sinistra per via S. Francesco, dopo Palazzo Grillo si incontra Palazzo De Capite con belle opere in pietra datate 1850, e la chiesetta di S. Giovanni con portale e rosone di metà cinquecento. Nello slargo successivo ci accoglie la cinquecentesca Fontana maggiore, cui sta di fronte, su una breve salita, Palazzo Colecchi (1771) dalle linee armoniose e leggiadre. Superato l’angolo, a destra si osserva Palazzo Cocco, pure barocco, e sulla sinistra, in un vicolo, Palazzo Ricciardelli (sec. XVI) con un bel portale e i balconi a pancia in ferro battuto. Superate a sinistra le caratteristiche case a schiera sei-settecentesche, si arriva a via della Fontana, dove si nota a sinistra Palazzo Pitassio. Di qui si raggiunge la piazzetta su cui affaccia la piccola Chiesa di Santa Maria del Carmine (1645), nei cui pressi sorge Palazzo Mosca (1564), della locale famiglia di intagliatori e maestri dell’arte lignea, sede fino al 1860, di una scuola di diritto canonico. La visita si conclude con Casa Rainaldi, ennesimo trionfo del barocco (portale, balconi e finestre).

Piaceri e Sapori

Sport invernali nel comprensorio sciistico Altopiano delle Cinquemiglia, sci di fondo nel Bosco di S. Antonio, escursioni in montagna.

Il borgo è compreso nel Parco Nazionale della Maiella, una montagna strana, con grandi canyon, pareti di roccia e fitti boschi nei valloni. Per conoscerla da vicino, si possono seguire gli antichi sentieri dei monaci, dei briganti e dei pastori. Inoltre, tra Pescocostanzo e Cansano si estende, tra i 1290 e i 1420 m di quota, il Bosco di S. Antonio, una delle più belle faggete d’Abruzzo. Protetto come Riserva Naturale dal 1985, il bosco, oltre ai faggi, custodisce nei suoi 550 ettari numerose piante secolari, aceri, peri selvatici, tassi, cerri e ciliegi. All’inizio dell’estate fioriscono la genziana, la peonia e una delle orchidee selvatiche più rare d’Italia, la pipactis purpurea. In inverno, è possibile praticare lo sci di fondo tra i faggi e nel pianoro sottostante, mentre l’estate si presta per passeggiate e picnic. Il bosco è l’habitat di rari uccelli, quali il picchio, il pettirosso, il fringuello e, tra i rapaci, lo sparviero e la poiana.

Museo dell’Artigianato Artistico,
piazza Municipio: situato in Palazzo Fanzago, al primo piano espone i prodotti dell’artigianato locale: lavori in pietra, ferro battuto, legno e arazzi. Al secondo piano vi è l’interessante esposizione del merletto al tombolo. Il museo è gestito dall’associazione culturale Fiori di Pesco. Aperto tutti i festivi 10.30-13.00, 16.30-20.00, gli altri giorni su richiesta. Informazioni: tel. 0864 640004.

Museo della Basilica,
presso la Collegiata di Santa Maria del Colle: esposizione dei tesori artistici di questa splendida chiesa.

Museo delle Origini,
presso la chiesetta di S. Giovanni: attrezzi del lavoro contadino e materiale archivistico, tra cui le antiche mappe della zona.

Mostra del Merletto a Tombolo,
Palazzo Fanzago, p.zza Municipio.

Moto Perpetuo, Rassegna di Arti Contemporanee,
luglio–settembre. Ogni arte – cinema, letteratura, musica, pittura, poesia, scultura – è rappresentata da protagonisti di fama che con la loro presenza onorano un borgo che è già di per sé un’opera d’arte. Nelle passate edizioni, sono intervenuti a Pescocostanzo, tra gli altri, Mario Luzi, Evgenij Evtusenko, Louis Sepulveda, Ives Bonnefoy, Maria Luisa Spaziani, Luciano Erba, Jaqueline Risset, Kikuo Takano (dal 2005 cittadino onorario).

Pellegrinaggio all’eremo di S. Antonio,
13 giugno: un’occasione per trascorrere una giornata nel verde, tra le masserie del Primo Campo e l’altipiano di pascoli e coltivi del Bosco di S. Antonio.

Tacconi con orapi: preparare la pasta, tirare la sfoglia e tagliare i tacconi (maltagliati). In una padella far soffriggere l’aglio nell’olio extravergine di oliva aggiungere gli orapi (spinaci selvatici), già lessati precedentemente e tagliuzzati, nel tegame con un pizzico di sale e un’acciuga tagliata sottile. Nel frattempo far cuocere i tacconi in abbondante acqua salata, una volta cotti scolarli ed unirli nella padella degli orapi. Saltare il tutto per 3 minuti circa.

Sono ancora fiorenti alcune espressioni artigianali di antica tradizione, quali l’oreficeria in filigrana, il merletto a tombolo, la lavorazione del ferro (oggetti per la casa in ferro battuto) e del legno (grazie a una scuola di eccellenti intagliatori). Le donne di Pescocostanzo lavorano in genere per conto terzi, ma qualcuna ancora vende direttamente a casa i suoi preziosi merletti realizzati al tombolo, anche su disegno.

Ristorazione

Ristorante La Terrazza

Locale con stupenda vista panoramica. Piatti locali gustosi e genuini, una cornice magica dove si incontrano qualità e cortesia.

  Via Ottavio Colecchi, 12
  +39 0864 640047
  +39 3899580710
 grazianodigiacomo66@gmail.com
 www.laterrazzapescocostanzo.com

Ospitalità

Albergo e Ristorante Vallefura

Ambiente accogliente dove trascorrere un’esperienza fantastica a contatto con la natura. Accesso diretto alle piste da sci.

  Via Belvedere degli Sciatori, 5
  0864 642229
info@hotelvallefura.it
www.hotelvallefura.it