Casoli
Tra la montagna ed il mare

Comune di casoli
(Provincia di Chieti)
Altitudine
m. 378 s.l.m.
Abitanti
5251

patrono

Santa Reparata 8 ottobre

San Gilberto Coprotettote 9 ottobre

info turismo

Comune Tel.  0872 99281

comune.casoli.ch@halleycert.it

https://www.comune.casoli.ch.it/web/

Lo spirito del luogo

Il nome

Il nome Casoli, secondo gli storici, deve essere considerata la diretta derivazione di Cluviae, capitale della tribù sannita dei Carecini infernantes, divenuta municipio romano nel 310 a.c. ed abitato almeno sino al IV secolo d.c., quando l’arrivo dei barbari costrinse gli abitanti a rifugiarsi sulla vicina collina. Il nome del centro storico arroccato sulla collina deriva proprio dal toponimo romano Casulae che indicava un agglomerato di piccole case posto a guardia di un trafficato asse viario e commerciale tra la montagna ed il mare.

La storia

L’insediamento abitativo, rientrato nell’alto medioevo nel Gastaldato teatino, si trasformò, per opera dei Longobardi, in un castrum che dalla base della collina arrivava sino alla parte apicale con la Chiesa di Santa Maria Maggiore, la cui fondazione avvenne in quegli anni.
Casoli, che già prima dell’anno Mille aveva assunto una sua identità, dal secolo XI entrò a far parte della contea di Manoppello, passando di volta in volta nel possesso dei diversi feudatari che la detennero come gli Orsini, i Colonna, i Carafa ed i D’Aquino sino all’abolizione della feudalità. Gli Orsini provvidero, sulle rovine dell’originario Castrum, all’edificazione del lato nord del Castello e di una cappella palatina dedicata a Santa Maria Assunta che dopo vari ampliamenti è divenuta l’attuale chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Tra il XV e XVI secolo Casoli struttura il suo assetto urbano di cui restano ancora tracce nella parte alta, un tempo chiusa da mura e vigilata da torri di difesa, con tre porte di accesso al Borgo ovvero Porta Cencio in Piazza del Popolo, Porta da Piedi alla fine di Via Scalelle e Porta Carrozza, probabilmente in Piazza o Largo Rossetti.

L’abitato antico era composto in maggioranza da piccole case ed attraversato da dodici strade interconnesse da vicoli e proprio in quell’epoca la torre medievale fu trasformata in carcere ed incorporata al Castello, dove avevano sede la camera ducale e la corte di giustizia.
I D’Aquino, verso la metà del XVII secolo, ampliarono il castello così da servire anche da residenza nobiliare. Nel secolo XVII, con lo spostamento nel centro urbano degli abitanti delle zone circostanti, si ebbe un forte incremento demografico con il conseguente ampliamento dello stesso centro urbano e la costruzione dei palazzi aristocratici e nobiliari ancora presenti nel centro storico.
Anche Casoli conobbe le vicissitudini del dominio francese e del conseguente fenomeno del brigantaggio sanfedista che culminarono nel 1799 in episodi di saccheggi, atti di ferocia ed efferati delitti.
Con l’annessione al Regno d’Italia Casoli fu interessato da una stagione di crisi sociale ed economica che coinvolse anche l’agricoltura, sino ad allora fiorente, ed indusse molti residenti ad emigrare verso le Americhe.
Nel corso degli anni dal 1940 al 1945 anche Casoli conobbe i drammatici eventi della seconda guerra mondiale e nel suo territorio si scontrarono le truppe tedesche e quelle alleate. A seguito delle leggi razziali promulgate dal regime fascista il 07.09.1938 e dei successivi provvedimenti restrittivi adottati nel 1940 durante il periodo bellico, a Casoli venne attivato dal 1940 al 1944 un campo di internamento per ebrei stranieri ed internati politici slavi, di cui dieci rimasero poi vittime della “Shoah”, con sede presso l’edificio comunale di Via Giuseppe Borrelli e presso il Palazzo Tilli, in Vico del Fiore.

Il 6 novembre 1943 Casoli fu sottoposta ad un bombardamento aereo degli alleati che causò gravi danni anche al prezioso soffitto in legno della Chiesa di Santa Reparata. Il 5 dicembre 1943 nei locali del Castello Ducale Ettore Troilo costituì la formazione partigiana Brigata Maiella che contribuì valorosamente alla liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.

Nel dopoguerra Casoli conobbe un nuovo periodo di sviluppo sociale, economico ed urbanistico, al quale contribuì anche la realizzazione del lago artificiale di S. Angelo nel 1958, avvenuta per lo sbarramento del fiume Aventino, allo scopo di alimentare la centrale idroelettrica della A.C.E.A. di Roma, situata nel confinante Comune di Altino.

Casoli domina la bassa valle del fiume Aventino, a poca distanza dalla confluenza con il fiume Sangro, su un colle isolato e ripido. La posizione dell’abitato riveste un particolare significato strategico, poiché consente il controllo di entrambe le valli e le vie che fin dall’antichità l’attraversano, mettendo in comunicazione il versante adriatico con quello tirrenico. Michele Tenore nel suo “Viaggio in Abruzzo Citeriore” già dal 1831 definiva “Questo paese fa di sé bella mostra sul cucuzzolo di un alto monticello e supera in abitanti tutti i paesi convicini… essi sono dediti in gran parte alla coltivazione del vasto e fertile territorio”.  La laboriosità dei contadini e le rigogliose coltivazioni, la ricchezza dell’acqua che favorisce l’agricoltura ha reso Casoli centro di riferimento non solo economico ma anche culturale della vallata dell’Aventino, tanto da meritarsi l’appellativo di “Atene d’Abruzzo” per il ricco fermento culturale vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, allorquando, Gabriele D’Annunzio e gli amici del circolo di Michetti erano soliti essere ospitati presso il Castello Ducale.

La Chiesa di Santa Reparata, patrona di Casoli, posta all’inizio di Corso Umberto I, mantiene ancora l’impianto e le proporzioni originarie, malgrado i danni subiti a seguito del bombardamento aereo alleato del 26 novembre 1943. La facciata, completamente ricostruita nel 1952, ricalca il prospetto orizzontale della tradizione abruzzese. Il portale antico, finemente scolpito in pietra locale, è stato rimontato su un ingresso laterale di destra. Quanto si è recuperato dalle macerie è stato ricollocato sulle pareti, come per gli altari degli Apostoli Filippo e Giacomo, posti alla fine delle navate laterali. L’arco trionfale che immetteva al presbiterio, datato 1539, inquadra l’altare di Santa Reparata, anch’esso ornato da decorazioni a basso rilievo scolpite su pietra bianca. Nella nicchia è posta una pregevole statua di Santa Reparata, databile verso la fine del XVIII secolo. Nulla si è potuto recuperare del pregevole soffitto a cassettoni intagliati, dorati e dipinti, realizzato tra il 1603 ed il 1606 dall’artista veneto Vittorio Buzzacarino. Un prezioso trittico, datato 1506 ed opera di Antonio di Francesco di Tommaso da Fossombrone, artista della scuola dei Crivelleschi, raffigura Santa Reparata tra gli Angeli. Murata sulla parete di controfacciata, insieme ad alcuni lacinari scolpiti a rosone e facenti parte della decorazione rinascimentale, è posta una lapide a caratteri angioini che ricorda la posa della prima pietra avvenuta il giorno della festa di Ognissanti del 1447.

Nel centro storico è situata la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Maggiore, derivata dalla cappella palatina dell’adiacente Castello Ducale e dedicata a Santa Maria Assunta nel 1455 per opera dei principi Orsini. Nel XVIII secolo, sotto la signoria dei D’Aquino, la Chiesa fu ampliata con l’aggiunta della navata centrale, della zona absidale e della navata destra. Dopo un successivo restauro effettuato nel 1868 la Chiesa ha assunto un aspetto neoclassico anche nella facciata ingentilita da una doppia scalinata che conduce all’ingresso principale. All’interno, nonostante le perdite subite dal XVIII secolo in poi, la Chiesa conserva pregevoli arredi sacri e quadri di sicura rilevanza artistica, tra cui una Madonna del Rosario del 1572 ed una Madonna del Carmine della seconda metà del XVI secolo di autore ignoto, un San Gilberto in Gloria del 1797 di Pasquale Bellonio da Ortona ed una Madonna con Bambino, San Giacinto e San Biagio del 1848 di Francesco Maria De Benedictis. Da segnalare anche lo sportello ligneo del Battistero antico del XVI secolo con scolpito lo stemma della Università di Casoli e l’arma degli Orsini.

Adiacente alla Chiesa di Santa Maria Maggiore si trova il Castello Ducale con la sua mole possente e con il puntone pentagonale della Torre che ne costituisce la parte originaria. Realizzata presumibilmente tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo su un colle a 378 metri sul livello del mare come avamposto fortificato da opere difensive in muratura.

Le notizie storiche sull’origine della torre e lo sviluppo del Castello non consentono di ricostruire con precisione le varie fasi costruttive se non collegandole al succedersi delle famiglie proprietarie dagli Orsini nel XIV secolo, ai D’Aquino nel XVII secolo sino ai Masciantonio nel XIX secolo. Infatti, sotto il dominio degli Orsini nel XIV e XV secolo accanto alla torre si sviluppa una struttura in stile gotico-lombardo di due piani, intorno ad un cortile interno, con una cisterna idrica-

Il Castello Ducale e la Torre nel corso della seconda guerra mondiale furono utilizzati sia dall’esercito tedesco che da quello alleato come punto di avvistamento. Attualmente il Castello Ducale e la Torre sono di proprietà comunale e sono stati dichiarati monumento nazionale.

Il Comune nel corso degli anni ha provveduto a numerosi lavori di restauro del Castello Ducale tra cui spiccano quelli della “Stanza del Silenzio” che ospita adesso una mostra permanente sui protagonisti del “Cenacolo Abruzzese”, abituali ospiti dell’On. Pasquale Masciantonio, tra cui D’Annunzio, Michetti, Tosti, Barbella, Scarfoglio, Serao ed altri, con l’esposizione di pannelli illustrativi delle singole personalità, nonché quelli della “Stanza D’Annunzio”, dove il Vate era sovente ospitato. Il Comune ha provveduto, altresì, ad intitolare la sala principale del Castello Ducale a “Pascal”, come era affettuosamente chiamato l’On. Pasquale Masciantonio nell’ambito del “Cenacolo Abruzzese”, nonché un’altra importante sala al Maggiore Lionel Wigram dell’Esercito Inglese che nel corso della seconda guerra mondiale svolse un ruolo determinate nel consentire la costituzione della gloriosa formazione partigiana “Brigata Maiella”.

Piaceri e Sapori

Escursioni nel bosco della Lecceta, presso il Lago di Casoli con la Torre di Prata.

Lungo il Fiume Aventino è possibile praticare il Rafting.

L’Oasi WWF di Serranella, che  si trova all’interno di un Sito d’Importanza Comunitaria (SIC IT7140215) nei Comuni di Casoli, Altino e Sant’Eusanio del Sangro (Ch) L si estende su u’area per circa 302 ettari (+ 200 di fascia di rispetto) nella bassa vallata del Sangro alla confluenza con il fiume Aventino. Di origine artificiale, è diventata in breve tempo una palude ricca di vita e importante per la sosta degli uccelli migratori.

Nasce come Oasi WWF nel 1987 per diventare nel 1990 Riserva Regionale con L.R. 68/90.

Il Comune di Casoli ha promosso la realizzazione di artistici murales per arredare, con altre installazioni e sculture, gli angoli del centro storico.

Gli autori sono dei valenti artisti che hanno realizzato delle pregevoli opere tra cui il Murale di Lucio Innaurato presso il vecchio ospedale, il Murale a secco di Beppe Parenti e l’Insegna in mosaico di Nadia Brandalesi nella vecchia pescheria, il Trompe-l’oeil Archi Arte di Marco Napoletano ed Emanuela Multari sul parcheggio del centro storico, Writer di Marco Keno sulla scalinata che porta al Comune, Street Art di Simone De Laurentiis e Antonello Macs sul muraglione dell’ospedale, il Mosaico di Andrea Candeloro sulla scalinata del muro di Santa Reparata, i Murales di Fiorindo Ricci in via Scalelle, i Murales di Tomasino Peroni in Largo del Fiore, il Murale Un cappero piuttosto su di giri di Filippo Scozzari in via Scalelle, il Murale di Toni Belfatto e Deborah Gelsomino L’Incompiuta, Trompe-l’oeil su Palazzo Consalvi in via Settentrione, il Murale di Emanuela De Notariis in via Scalelle, il Mosaico di Annarita Mastrogiacomo, di Andrea e Marco Candeloro su Palazzo Travaglini, il Murale di Giuseppe Parenti in via Roma, il Murale di Octavia Monaco in via Giannino, l’Affresco di Edi Tamburini in via Giannino, il Murale di Emanuela Multari, di Marco Napoletano e Claudia Romina Gamabarato in via Ripetta.

  • Nel mese di gennaio si svolge la festa di Sant’Antonio Abate con le sacre rappresentazioni che ne ricordano la vita e le tentazioni a cui lo sottopose il diavolo. Si tratta di una forma di teatro popolare rappresentata da compagnie locali itineranti che eseguono uno spettacolo tradizionale a cui partecipano diversi personaggi ricevendo in dono prodotti alimentari e qualche piccola somma di denaro.

 

  • L’Infiorata del Corpus Domini è una solenne processione che si svolge lungo le strade del centro urbano ricoperte da stupendi tappeti di fiori preparati dalla popolazione locale: non ha una data fissa, essendo conseguente alla Pasqua.

 

 

  • Nel mese di agosto si svolgono numerosi eventi artistici e culturali, tra cui spicca per importanza il festival letterario “Ariel a Castello” in onore del poeta Gabriele D’Annunzio.

 

  • Le feste patronali in onore di Santa Reparata e San Gilberto, molto sentite dai casolani, si svolgono nei giorni 07, 08 e 09 ottobre e sono caratterizzate il giorno 08 dalla Giornata dei Donativi con una sfilata di casolani in costume tradizionale che mimano i lavori agricoli, di carri e di donne che recano sul capo splendenti conche di rame ricolme di dolci. Al termine della sfilata, alla quale assiste sempre un pubblico molto numeroso, i donativi vengono venduti per finanziare le spese necessarie a realizzare le feste. La ricorrenza delle Feste Patronali è preceduta dalla tradizionale fiera di Santa Reparata che si svolge la prima domenica di ottobre.

 

  • La festa religiosa dell’Immacolata Concezione del 08 dicembre è preceduta la sera della vigilia dall’accensione, nel centro storico e nelle contrade, dei Fuochi della Concezione. La tradizione un tempo aveva la funzione magico-propiziatoria di aiutare il sole nella sua rinascita solstiziale, mentre oggi rappresenta solo un’occasione per riunirsi in allegria intorno ai fuochi.

La ricca gastronomia casolana è basata sui numerosi prodotti tipici locali, tra i quali spicca la “mela piana”, appartenente ad una coltivazione molto antica ed un tempo particolarmente apprezzata in tutto il Regno di Napoli, tanto da divenire proverbiale sinonimo di bontà e bellezza come attesta Giovanni Boccaccio a proposito di “Monna Isabetta, giovane ancora di ventotto trenta anni, fresca e bella e ritondetta che pareva una mela casolana” (Decamerone, libro III, giornata 4).

 

Vera specialità culinaria è l’agnello alla casolana, ridotto in piccoli pezzi, cotto in padella ed arricchito dai profumi delle erbe locali, il cui sapore è esaltato dall’olio extravergine d’oliva di produzione locale. Di pregevole qualità è la porchetta casolana, tradizione portata avanti da diverse generazioni da alcune famiglie casolane.

 

Altre prelibatezze a base di agnello sono la coratella mantecata con uova e formaggio pecorino e la testina sotto il coppo con contorno di patate. Altro gustoso piatto tipico della cucina locale sono le pallotte di cacio pecorino, uova e mollica di pane ammorbidita, insaporite con erbe varie, cucinate prima fritte in olio di oliva e poi ripassate in un semplice sugo di pomodoro.

 

Altra tipica pietanza locale è il baccalà in umido, tradizionale preparazione della cena della Vigila di Natale insieme alla pasta con le sarde e le cime di rape.

 

Da menzionare per la loro bontà sono poi i cazzarielli, una particolare pasta fatta in casa lavorando farina ed acqua in un impasto compatto da cui ottenere dei sottili cordoncini arrotolati a mano, da condire con una salsa di pomodoro.

 

Tra i tipici dolci locali spiccano le tòtere ovvero dei “coni” preparati con un impasto di uova, zucchero, farina ed altri ingredienti, fritti in olio di oliva e ripieni di crema pasticciera o al cioccolato.

 

Non meno deliziose sono poi le pezzelle ovvero delle cialde soffici e profumate che si ottengono preparando un impasto morbido e versandolo con un cucchiaio tra le valve di un ferro a lunghi manici, preventivamente scaldato sul fuoco.

L’olio è “Oro verde” di Casoli “Città dell’olio”

A Casoli sono presenti ed operanti numerose aziende olivicole che producono un olio extravergine di oliva di elevatissima qualità. Per favorire la maggiore tutela e conoscenza della qualità dell’olio extravergine di oliva di produzione locale, ma anche delle risorse ambientali, paesaggistiche, artistiche e storiche del territorio casolano, il Comune di Casoli dal 2006 aderisce all’Associazione Nazionale “Città dell’Olio” di Monteriggioni (SI) costituita da circa 300 soci tra Comuni, Province, Camere di Commercio e Comunità Montane con territori ad alta vocazione olivicola. Il Comune di Casoli, inoltre, ha stipulato nel 2016 un accordo di collaborazione con l’associazione di promozione sociale “Slow Food Italia” di Bra (CN) per l’attivazione del Presidio Slow Food “Oliva Intosso di Casoli” al fine di valorizzare, promuovere ed incrementare le produzioni della varietà di olivo autoctona “Intosso di Casoli”, con notevoli benefici per l’economia e il turismo locale.

E’ possibile acquistare direttamente l’olio locale presso i numerosi frantoi operanti sul territorio.