stemma-VenzoneVenzone
Un salotto tra le mura

Comune di VENZONE
(Provincia di Udine)
Altitudine
m. 230 s.l.m.
Abitanti
2000

info turismo
I.A.T. , Via Glizoio di Mels, 5/4,
Telefono e fax: 0039 0432 985034
provenzone@libero.it –
www.venzoneturismo.it

Lo spirito del luogo

stemma-VenzoneIl nome
Il nome Venzone di origine prelatina viene citato per la prima volta nel 923 d.C. come Clausas de Abiciones e in seguito Albiciones diventerà Aventinone, Avenzon, Avenzone e quindi Venzone. Il toponimo deriva da “av-au” – “flusslauf” (corso d’acqua) quindi dal nome del torrente Venzonassa.

 

La storia
Venzone deve la sua fortuna al fatto di essere posizione di passaggio obbligato verso il nord fin dal tempo dei Celti nel 500 a.C., successivamente i Romani fecero della cittadina una loro statio lungo il percorso della via Julia Augusta che dal sito di Aquileia portava al Norico (attuale Austria centrale), tali informazioni sono certificate dai diversi reperti archeologici venuti alla luce durante gli scavi per il restauro del Duomo che provano la presenza dell’edificio romano nell’area della chiesa, a questo era probabilmente affiancato il castrum.
In seguito si sono avute nei secoli le diverse invasioni di Guadi, Marcomanni, Visigoti, Unni, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi e Carolingi. Proprio durante il dominio carolingio (776-952) risale il primo nucleo urbano certo di Venzone, e in questo periodo (923) si ha la prima citazione delle Clause de Abintione.
Nel 1077 Venzone entra a far parte del Patriarcato Aquileiese, esercitando un ruolo importante per il controllo dei traffici commerciali.
Nel 1200 il Patriarca di Aquileia dà in feudo la Terra di Venzone alla famiglia dei Mels la quale aumenta il prestigio della cittadella fino al riconoscimento della personalità giuridica di Comune (1247) e alla nascita di un mercato settimanale (1252).
Nel 1258 Glizoio di Mels fa fortificare il paese con una doppia cinta muraria, preceduta da un profondo fossato.
Il sistema difensivo di Venzone, in antico, comprendeva almeno 5 castelli, posizionati in punti strategici per meglio dominare la valle.
Tra questi due sorgevano nella destra Tagliamento, alle pendici del monte S. Simeone. L’uno denominato Monfort, era posto a nord dell’abitato di Pioverno mentre l’altro, Plovergno, si trovava a sud, non lontano dal Riûl dai Fraris. Entrambi probabilmente costruiti durante il periodo ottoniano (sec. X-XI) non ebbero vita lunga e vennero demoliti dai Patriarchi nel corso del XIV secolo (forse subirono già le conseguenze del fortissimo terremoto che colpì il Friuli il 25 gennaio 1348). Non è da escludere che gli speroni rocciosi sui quali sorsero tali fortilizi, fossero già sfruttati fin dall’epoca preistorica ed in seguito dai Celti, dai Romani, dai Bizantini, dai Longobardi e dai Carolingi come stazioni di guardia e di avvistamento.
Venzone fu quasi costantemente in conflitto o con i patriarchi o con la vicina e rivale Gemona o con i Conti di Gorizia o con i Duchi di Carinzia, passando dall’uno all’altro Signore.
Verso la fine del sec. XIV Venezia si inserisce nelle lotte friulane e trova anche nei Venzonesi alleati, contro i Carraresi. L’assoggettamento del Friuli a Venezia (1420) pacificò, sotto un solo dominio, tutta la regione. Durante la guerra per la lega di Cambrai, Venzone fu validamente difesa da Antonio Bidernuccio capitano di Venzone, e il ricordo di tale difesa è conservato in una delle più antiche Canzoni di Guerra d’Europa: “Su, Su, Su, Venzon Venzone”.
Venzone dal 1965 viene dichiarato Monumento Nazionale in quanto unico borgo fortificato trecentesco della Regione e successivamente divenne uno dei più straordinari esempi di restauro in campo architettonico ed artistico.
Nel 1976 una serie di eventi sismici riuscì a mettere in ginocchio il meraviglioso borgo medioevale, danneggiandolo gravemente e con esso il Friuli tremò, dopo nemmeno 20 anni con la forza e per la volontà dei suoi abitanti Venzone rinasce con il Palazzo Comunale (1984), con il Centro Storico (1988) ma soprattutto con il Duomo (1995), simbolo del sisma e della rinascita, restaurato per anastilosi dopo un lungo periodo di riconoscuimento e numerazione delle pietre: circa 9500 pietre che sono tornate esattamente dove erano prima del terremoto, eventualmente integrate e restaurate singolarmente con la stessa cura con la quale si interviene su un’opera d’arte. Tutta la cittadina in realtà è stata ricostruita pietra su pietra. Le pietre infatti vennero con pazienza certosina ricollocate al posto che occupavano prima del terremoto. Tutto questo è stato possibile grazie all’ingente archivio fotografico e documentale realizzato prima dei terremoti.
Niente avviene per caso ma il valore e la forza dell’uomo friulano si vide proprio nei mesi e negli anni a venire. Le macerie furono in breve tempo tolte e con forza, coraggio, unità, comprensione e speranza si volle ricostruire quello che la natura in pochi minuti aveva distrutto.
La ricostruzione degli edifici della città e dei tesori storici, impegnativa da ogni punto di vista, ha fatto storia. Venzone è quindi rinata “dove era e come era”, e si presenta oggi come esempio di conservazione e di tutela del patrimonio storico-culturale e del tessuto socio-economico.

Entrando dalla porta di sotto, un arco a tutto sesto risalente al 1835, troviamo immediatamente alla nostra destra Casa Marcurele l’edificio più antico essendo edificato nel XI sec. in stile romanico con bifore in bassorilievo. Successivamente procedendo verso nord troviamo il trecentesco palazzo degli Scaligeri e il palazzo Zinutti, un duecentesco palazzo con elegante ballatoio con parapetto in ferro battuto e portone barocco.

Il Duomo romanico-gotico del ‘300 non può venir tralasciato in quanto è considerato il monumento della restaurazione post terremoto, consacrato nel 1338 dal patriarca di Aquileia Bertrando ha la pianta a croce a T, composta da una navata longitudinale e da un ampio transetto, con i tre presbiteri absidati e le due torri, l’organo presente nel Duomo di Venzone risale al 1792 opera del maestro organaro G. Callido.

Nel sagrato anteriore del Duomo troviamo la Cappella di San Michele costruita nel 1200, attuale sede delle Mummie di Venzone, la loro storia risale al 1647, quando venne alla luce la mummia del “gobbo”, la prima di una quarantina estratte dalle tombe del Duomo, la mummificazione naturale delle salme qui esposte si deve a particolari condizioni ambientali che si sono verificate in alcune tombe nelle quali si sviluppa l’Hypha bombicina Pers., una muffa che ha la proprietà di disidratare i tessuti inibendone la decomposizione.

Camminando tranquillamente attraverso il centro storico ci si imbatte in Casa Calderari, XIV sec. dall’accogliente cortile interno, sede anche dell’Ufficio Turistico, e si giunge in Piazza Municipio, dove si staglia il Palazzo Comunale, un palazzo gotico costruito ai primi del 1400, restaurato ai primi del 1500 e dotato della torre dell’orologio, le cui facciate esterne sono decorate con una serie di stemmi delle più antiche nobili famiglie venzonesi ingentilite dalle bifore in stile gotico – fiorito e il palazzo Radiussi, residenza nobiliare con trifora in stile gotico – veneziano del quattrocento con portale seicentesco.

Continuando a nord della piazza troviamo palazzo Orgnani Martina, palazzo nobiliare del XVIII sec. ora sede dei principali musei e delle esposizioni temporanee venzonesi; di fronte troviamo l’ex palazzo Radiussi, palazzo del XV sec. con balcone rinascimentale e bifora gotico – fiorita. Giunti a porta nord troviamo , scendendo da una stradina laterale, palazzo Pozzo, palazzo nobiliare del XVII secolo e successivamente dopo l’ex convento degli Agostiniani, edificio del XV sec. con porticato e loggiato del XVII secolo, troviamo qui i resti della Chiesa di S. Giovanni Battista, eretta nel XIV secolo, le cui macerie testimoniano la violenza del terremoto del 1976, che risparmiò soltanto la facciata principale dell’edificio, con il portale che reca i caratteri architettonici dello stile gotico con i capitelli decorati con figure e motivi floreali.

Attraversando trasversalmente il centro storico troviamo la torre di difesa trecentesca, porta S. Genesio.

Il borgo di Venzone è circondato da un’interessante doppia cerchia di mura del XIII secolo, un ampio fossato circonda la prima cinta di mura che forma un terrapieno su cui è costruita la seconda, intercalata da torri a sezione rettangolare; sull’angolo sud-occidentale sorge una torre poligonale. Interessante è l’angolo nord-occidentale delle mura, che si inerpica su un dosso e dove sorgono due torri che dominano la via di comunicazione

Appena fuori dalla cittadina fortificata è possibile godersi il panorama esplorando i sentieri del Parco naturale delle Prealpi Giulie o passeggiando attraverso l’antico sentiero celtico che collega le quattrocentesche chiesette che contornano il paese in un ambiente unico e ameno.

Da porta sud imbocchiamo via degli Alpini seguendo l’antica strada giungiamo quindi la Chiesa dei Ss. Anna e Giacomo che probabilmente risale ai secc. X-XI, ossia all’epoca in cui andava diffondendosi la pratica dei pellegrinaggi a Santiago di Compostela nella Galizia, alla chiesa era annesso un eremitorio documentato nel 1336 di cui si vedono ancora oggi i resti. Diversi sono i rimaneggiamenti che si sono avuti nei secoli, fino a quello del 1525 quando venne aggiunto il portico. Caratteristico è il campanile a vela. Gli affreschi all’interno sono trecenteschi, di cultura vitalesca, mentre i due bassorilievi raffiguranti S. Pietro e S. Paolo sono precedenti al 1300. Nel presbiterio si ammira il ciclo di affreschi di scuola vitalesca con l’Annunciazione sulla parete di fondo, mentre ai lati si trova la Teoria degli Apostoli e nella volta il Cristo Benedicente con gli Evangelisti. Di pregevole fattura l’altare ligneo seicentesco opera del venzonse Saidero. La piccola monofora a lato dell’altare appartiene alla chiesa primitiva (X-XI sec.).

Dopo la breve sosta ci incamminiamo verso il sentiero che ci porterà alla Chiesa di S. Caterina, chiesa di origini quattrocentesche situata su un terrazzo alle falde del monte Bedede dinanzi all’antico sentiero celtico proveniente da Gemona. Nel sacrato era situato il cimitero degli appestati, davanti al portale c’è la tomba del pievano di Venzone, Felice Tavoschi, morto nel 1855 di morbo asiatico. All’interno si ha un affresco raffigurante il Matrimonio mistico di S. Caterina d’Alessandria (inizi 1400) a destra mentre a sinistra si hanno in serie due gonfaloni con immagini di S. Caterina e S. Antonio abate e una scultura lignea di S. Caterina con la ruota del martirio, mentre ai suoi piedi c’è Massimo Daja, il suo persecutore (copia di una scultura del XV sec.).

Attraversando poi il torrente Venzonassa su uno sperone del monte Plauris troviamo la Chiesa di S. Antonio Abate; chiesa di origini trecentesche, situata a 852 m s.l.m. Alla chiesa era annesso un romitorio documentato nel 1358. Nel presbiterio è situato un importante ciclo di affreschi raffigurante nelle pareti laterali la teoria degli Apostoli, nella lunetta di fondo S. Antonio da Padova e nel soffitto a volta a botte quattro storie della vita di S. Antonio abate e S. Pietro eremita. Gli affreschi vengono attribuiti a Gaspare Negro e datati 1530 circa.

Al di là del ponte sulla Venzonassa troviamo i resti della Chiesa di S. Chiara già di S. Maria ed ex-convento delle Clarisse, chiesa di origini duecentesche, posta a poche decine di metri dalla cerchia muraria, fu annessa fino al 1686 all’antico Ospitale di S. Maria (fondato nel 1261), successivamente trasformato in convento delle Clarisse. Tale convento fu soppresso nel 1806 sotto il dominio napoleonico. Qui troviamo palazzo Marzona e palazzo Marpillero, edifici nobiliari cinquecenteschi, in particolare il primo reca sulla facciata a meridione una doppia meridiana del XVIII sec.
Lungo il tracciato viario romano della Julia Augusta sorge la chiesa di origini trecentesche dedicata a S. Lucia. Le strutture murarie esterne sono i resti dei lavori, interrotti nel 1917, per la costruzione di un nuovo presbiterio. La scultura di S. Lucia è della fine del Quattrocento, appartenente alla scuola di Domenico da Tolmezzo. Nel soffitto a volta a crociera stellare del presbiterio sono raffigurati i quattro Padri della Chiesa Latina e i quattro Evangelisti. Nelle due pareti laterali del presbiterio sono comparsi i lacerti di affreschi delle dodici Croci consacrali dei secc. XIV e XIX.
Il paese di Portis venne completamente distrutto dal terremoto che colpì il Friuli nel 1976: l’intera popolazione fu evacuata e trasferita un po’ più a monte, dove venne fondato il 28 novembre 1981 il borgo di Portis Nuovo, oggi nuovo centro della frazione. Il borgo di Portis Vecchio, conserva ancora i ruderi dell’antica chiesa ed è considerato come un “paese fantasma”, in quanto gli edifici sono rimasti esattamente com’erano nel momento del definitivo abbandono.

All’ingresso dell’abitato di Portis Nuovo troviamo la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, chiesa parrocchiale della frazione, è stata costruita nel 1991 in seguito alla distruzione della precedente per il sisma del 1976. Di fianco alla chiesa, sul lato destro, si erge il campanile con orologio.

Proseguendo il nostro giro alla scoperta delle chiesette votive venzonesi in direzione nord troviamo la chiesa di S. Maria del Carmine, tra gli abitati di Portis e di Carnia. La chiesa Seicentesca è costituita da un unico vano a pianta ottagonale. Si possono osservare al suo interno un altare con decorazioni in stucco ed una pala ellittica raffigurante la Madonna col Bambino reggente lo scapolare (sec. XVIII).

Piaceri e Sapori

La cittadina di Venzone ospita ogni anno diverse sagre e manifestazioni popolari, spettacoli teatrali, manifestazioni sportive e culturali, proiezioni cinematografiche, raduni di auto e moto d’epoca, sfilate, competizioni culinarie e sportive, attività culturali e creative per adulti e bambini ed esposizioni artistiche nel “Palazzo Orgnani Martina”, nella “Loggia” del Palazzo Municipale, nelle corti, nelle vie e nelle piazze.

VENZONE MUMMIELe Mummie di Venzone
Sono custodite nella Cripta della Cappella cimiteriale di San Michele (sec. XIII), situata nel Sagrato del Duomo di S. Andrea apostolo. Le salme risalgono ad un’epoca che va dal 1348 al 1881, anno in cui anche il cimitero all’interno del Duomo è stato bonificato e collocato nell’attuale sito, esternamente al Centro Storico per evidenti ragioni igieniche. La mummificazione naturale delle salme qui esposte si deve a particolari condizioni ambientali che si verificano in alcune tombe del Duomo, nelle quali si sviluppa l’Hypha bombicina Pers., una muffa che ha la proprietà di disidratare i tessuti inibendone la decomposizione. Il processo di mummificazione avviene mediamente nell’arco di un anno dalla sepoltura. La mummia più antica, il Gobbo del 1348, è stata scoperta nel 1647, durante alcuni lavori di ampliamento laterale del Duomo, in una tomba trecentesca posta dove attualmente sorge la Cappella del Rosario. Tutte le altre risalgono ai secoli XVIII e XIX. Nel 1845 dalla Cripta furono traslate nella Cappella superiore. Dai ruderi della Rotonda di San Michele, crollata per il terremoto del 6 maggio 1976, dei 21 corpi mummificati ne furono estratti sostanzialmente integri 15. Attualmente le mummie visibili sono 5, esposte nuovamente nella Cripta della Cappella cimiteriale di San Michele.
SEDE: Cappella cimiteriale di San Michele, Piazzetta Duomo – 33010 VENZONE (UD)

Apertura: annuale.

Orario di apertura: estivo 09.00-19.00 invernale 09.00-17.00
Ingresso a pagamento
Mostra permanente
Tiere Motus. Storia di un terremoto e della sua gente
“Tiere Motus. Storia di un terremoto e della sua gente” guida il visitatore lungo le tappe significative
del percorso iniziato il 6 maggio 1976 che ha portato il Friuli ad essere quello di oggi.
L’insolito titolo coniuga le espressioni di due lingue nobili e antiche proprie della storia di queste terre: il friulano Tiere (=Terra) e il latino Motus (=Moto). Tiere come significato di identità, di profonde emozioni e di un alto senso di appartenenza alla terra e alla cultura friulane. Motus come intenso richiamo alle origini ed alla storia madre, ma soprattutto alla forza di un popolo di superare due millenni di vicende umane e di eventi naturali ostili.
L’Orcolat, la terrificante creatura che nella tradizione popolare impersona il terremoto, si ridesta grazie a tecniche di realtà virtuale. Il laboratorio-mostra inizia con una simulazione in realtà virtuale, in grafica 3D, del crollo del Duomo di Venzone, realizzato su basi scientifiche con il concorso di un
team di esperti di vari settori, dall’ingegneria alla computer graphic.
Le sale espositive del primo piano riportano, con un ordine inizialmente cronologico e poi tematico, i momenti cruciali dal terremoto alla ricostruzione. Attraverso l’esposizione di fotografie, filmati, documenti, schemi illustrativi viene illustrato lo stretto intreccio fra aspetti tecnico-scientifici, socio economici, politico-amministrativi.
Nella prima parte la tragedia, la distruzione, l’operato di tutti coloro che accorrono in una generosa gara di aiuti e solidarietà. Nelle immagini esposte i volti raffigurati esprimono smarrimento di fronte alla natura, ma rivelano forza morale, tenacia e determinazione. Una sala è dedicata all’estate del 1976, un periodo estremamente difficile: la popolazione terremotata è costretta a vivere sotto le tende, la vita riprende con grandi difficoltà, ma è il momento di rivendicare con forza la partecipazione alle decisioni sulla ricostruzione. Poi le repliche fra l’11 e il 15 settembre 1976, con un devastante sciame sismico che fa precipitare il Friuli in una situazione più complessa di quella del mese di maggio: le immagini dell’esodo e dei luoghi dello sfollamento, ricomincia la ricostruzione, iniziano gli anni delle “baracche”.
La seconda parte si sviluppa per sale tematiche: l’apparato legislativo, gli studi per la ricostruzione (la geologia e l’ingegneria sismica), il “Governo della Ricostruzione” con le Istituzioni statali e regionali, il ruolo della Chiesa friulana, il patrimonio culturale, la pianificazione e gli strumenti attuativi per il territorio, il flusso dei finanziamenti e i contributi elargiti, lo sviluppo con la nascita di un altro Friuli, costituito dalle grandi opere infrastrutturali e dall’industria, ma anche dalla nascita
dell’Università e della Protezione Civile. Infine la Medaglia d’Oro al Merito Civile conferita dal Capo dello Stato ai Gonfaloni della Regione e dei 45 Comuni disastrati.
Si conclude con una sala dedicata alla memoria e ai documenti, in un viaggio multimediale nella grande quantità di documenti (audio, video, testi, immagini) prodotti al tempo del terremoto e che si arricchisce giorno per giorno. La sala è animata da una doppia proiezione: una rappresenta su un plastico della Regione il ripetersi delle scosse del ’76 e la loro forza e l’altra riproduce, su un’ampia parete, i nomi delle vittime che appaiono e si dissolvono. Nella “parete della memoria” il visitatore
può liberamente registrare la propria testimonianza.

SEDE: Palazzo Orgnani-Martina, Via Mistruzzi, 4 – 33010 VENZONE (UD)
Apertura: annuale. Orario di apertura: venerdì 15.00-19.00, sabato e domenica 9.00-13.00 / 15.00-19.00
Ingresso a pagamento
Mostra permanente
Bosc-Foreste, Uomo, Economia nel Friuli Venezia Giulia
Il Friuli Venezia Giulia, per le sue caratteristiche geografiche e naturali, per le sue vicissitudini storiche, rappresenta un territorio ideale per presentare un efficace compendio delle complesse relazioni tra l’uomo e la foresta nel loro divenire storico, per far conoscere gli aspetti fondamentali che caratterizzano il funzionamento dell’ecosistema forestale e per sottoporre all’attenzione di tutti l’importanza e l’urgenza di trovare adeguate soluzioni ai molti problemi delle foreste. Con una superficie di oltre 200 mq ed un percorso espositivo che si articola in 3 sale dedicate ad altrettanti temi specifici, la mostra intende proporre un quadro sintetico degli aspetti e dei problemi naturalistico-ecologici e storico-sociali delle foreste del Friuli Venezia Giulia, valendosi di ricostruzioni ambientali, materiali fotografici, campioni e reperti biologici. Un chiaro percorso espositivo fa incontrare l’ecosistema foresta, ampiamente rappresentato all’interno del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, nei suoi aspetti storico-culturali, vegetazionali, faunistici, diproduzione, di sviluppo e di tutela. La Storia delle foreste è il tema iniziale della prima sala.
L’evoluzione del paesaggio forestale della regione dal periodo delle glaciazioni ai giorni nostri è illustrato mediante antichi documenti scritti e cartografici, plastici e diversi utensili forestali. Un apposito spazio è riservato alla toponomastica forestale e ai mestieri ormai scomparsi: menàus (boscaioli) e çatârs (zatterai). Il secondo tema è dato dagli Ecosistemi forestali. Le caratteristiche climatiche e geolitologiche della regione sono il punto di partenza per la presentazione di un ampio
modello di profilo pedologico. dalla costa sino all’alta montagna sono illustrate le principali tipologie forestali del Friuli Venezia Giulia. Di notevole valenza didattica è la rappresentazione di frutti, semi e legni di conifere e di latifoglie. La seconda sala ospita la Fauna delle foreste. Nei vari ambienti forestali quali la boscaglia submontana, la faggeta, i boschi misti di conifere e la boscaglia subalpina, con realistici diorami si evidenziano i complessi legami che intercorrono tra gli organismi viventi. Il rapporto tra predatori e prede trova efficace illustrazione nel ciclo alimentare dell’allocco. Apposite sezioni sono dedicate agli insetti forestali, ai nidi, ai segni e alle tracce degli animali, alla fauna del terreno e alle emergenze faunistiche. La terza sala è dedicata alle Funzioni ed usi delle foreste. Un percorso adeguato illustra la fisiologia e le molteplici funzioni degli alberi. Con plastici, modelli di opere, strumenti e schemi vengono affrontate le problematiche derivanti dall’interazione uomo foresta nel difficile rapporto di conservazione e produzione. Trovano spazio le prospettive le prospettive per una nuova selvicoltura e per un inventario forestale permanente. Trecento realistici modelli di funghi, realizzati prevalentemente in legno, certosina opera di un appassionato locale, completano la mostra.
SEDE: Palazzo Orgnani-Martina, Via Mistruzzi, 4 – 33010 VENZONE (UD)
Apertura: annuale.
Orario di apertura: da gennaio a dicembre: sabato, domenica e festivi 9.00-13.00 e 15.00-19.00
Ingresso libero

VENZONE Zucca Gente1 GENNAIO CONCERTO DI CAPODANNO
GENNAIO – DICEMBRE OGNI 2 DOMENICA MERCANTI NEL BORGO
MARZO – MAGGIO MOSTRA INTERNAZIONALE ILLUSTRAZIONE PER L’INFANZIA DI SARMEDE
MAGGIO INCONTRO EUROPEO PARCHI – PARKFEST
GIUGNO-AGOSTO VENZONE TI ASPETTA! – RASSEGNA DI SPETTACOLI E CONCERTI ESTIVI A VENZONE
15 AGOSTO CONCERTO D’ESTATE CON LA PARTECIPAZIONE DI BANDA E MAJORETTES
SETTEMBRE RASSEGNA ORGANISTICA INTERNAZIONALE “GJGJ MORET” – OGNI SABATO
OTTOBRE TROFEO NINO MADRASSI STAFFETTA PODISTICA
OTTOBRE, IV WEEKEND – FESTA DELLA ZUCCA
NOVEMBRE – DICEMBRE SAPORI A VENZONE – APPUNTAMENTI ENOGASTRONOMICI
13-21 DICEMBRE ANTIGHE SAGRE DI SANTE LUSSIE – ANTICA SAGRA DI SANTA LUCIA
13 DICEMBRE SAPORI A VENZONE: LI TRIPIS DAL TURO – PIATTO TRADIZIONALE DELLA MANIFESTAZIONE (IN TALE OCCASIONE TUTTI I LOCALI PREPARANO LE TRIPPE, GIÀ DAL PRIMO MATTINO)

venzone piatto tipico 1Il piatto caratteristico di Venzone è formato da pasta fresca, attenendoci alla tradizione locale troviamo diversi condimenti in base al periodo dell’anno in cui ci troviamo quindi un classico potrebbe essere tagliatelle ai funghi misti raccolti nei boschi nelle Prealpi Giulie e nelle altre montagne friulane, tagliolini alle verdure, il frico con la zucca, la polenta e lo stinco, accompagnati dai dolci “Dolcemente Venzone” e i “biscotti di miglio” il tutto cucinato con ingredienti semplici e del luogo.
Tali dolci vanno a rappresentare la zona in quanto la farina di miglio risultava presente in regione fino al tardo 1600 e le mandorle assieme alla frutta secca erano l’unico frutto disponibile durante tutto l’anno in quanto la zona con la sua temperatura non permette di avere frutta fresca durante tutto l’anno.

Di tipico a Venzone segnaliamo il formaggio di produzione casearia molto varia dove troviamo diverse tipologie tra cui tra i più freschi spiccano le caciotte semplici od aromatizzate, il tenero caseretta e la ricotta fresca. Più stagionati e tradizionali sono invece i classici Montasio e Latteria Venzone, a cui si aggiungono delle vere e proprie particolarità, come i Sot la Trape di Refosco o di Verduzzo, formaggi affinati nella vinaccia ed invecchiati oltre diciotto mesi ed il Vençionut, con aromi erbacei per l’aggiunta di petali di fiori di calendula. Ultimo nato è il formaggio di sola Pezzata Rossa Italiana, un formaggio tradizionale friulano prodotto con latte crudo.
La lavorazione del latte a Venzone trova una sua tipicità, unicamente a carattere stagionale con la produzione di formaggi, ricotte e yogurt di malga.
All’interno del paese troviamo diverse produzioni artigianali tra cui il gelato, i dolci con “Dolcemente Venzone” e piccoli oggetti di artigianato artistico a cui a ogni manufatto viene allegato un racconto scritto in friulano con traduzione in italiano acquistando un valore anche culturale. Tali prodotti sono utili e al contempo evocativi di storie antiche e tradizionali.
All’interno delle mura è possibile acquistare prodotti tipici locali di natura enogastronomica regionale e locale.

Ospitalità

Hotel Carnia

Camere confortevoli e dotate di tutti i confort. Ospitalità e cucina di tradizione nella verde cornice delle montagne friulane.

  Via Canal del Ferro, 28
  +39 0432 978013
  info@hotelcarnia.it
 www.hotelcarnia.it