Città Sant’Angelo
Passeggiando tra le “rue”

Comune di citta’ sant’angelo
(Provincia di Pescara)
Altitudine
m. 320 s.l.m.
Abitanti
14.250 (988 nel centro storico)

Patrono
San Michele Arcangelo, lunedì successivo alla terza domenica di settembre
info turismo
Ufficio Cultura, (Biblioteca Comunale N. Castagna)
vico Mattuffi, tel. 085 9696216
www.comune.cittasantangelo.pe.it
www.visitacsa.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Il culto dell’angelo, che sarebbe stato portato dai Longobardi, ha dato nome al luogo.

 

La storia

XIII sec., l’origine dell’odierna Città Sant’Angelo si fa risalire al periodo compreso tra il 1240 e il 1300, come appare dall’impianto medievale del tessuto urbano, e come si evidenzia dalle fonti che riferiscono della distruzione di Civita Sancti Angeli nel 1239 per mano di Boemondo Pissono, il “giustiziere d’Abruzzo”. Punita dall’imperatore Federico II di Svevia per essersi alleata con la nemica chiesa, ottiene dallo stesso, l’anno dopo,di essere ricostruita: cosa che avviene nel nucleo fortificato a semicerchio, delimitato dalle attuali strade Castello e Minerva e dalle vie del Ghetto e del Grottone.
XIV sec., con l’arrivo degli ordini monastici, che porta all’edificazione di monasteri e all’ampliamento delle chiese, e con la fondazione dell’ospitale nel 1379, l’abitato si amplia.
XVII-XVIII sec., l’attuale impianto “a fuso” di Città Sant’Angelo deriva dalla successiva espansione che si ottiene con la costruzione dei palazzi gentilizi della borghesia agraria e con l’aggregazione dei nuclei abitativi preesistenti: si determina così l’attuale centro storico, attraversato da un lungo corso, a sua volta intersecato, a destra e a sinistra, da una serie di stradine e vicoli racchiusi entro la cinta muraria e le porte parzialmente conservate.

Posta sul suo belvedere naturale di dolci colline, Città Sant’Angelo è, in fondo, un lascito dei Longobardi: da loro viene il culto dell’angelo che qui – osiamo dire – ha qualcosa di rilkiano. È una presenza che non ci può aiutare, isolata nel suo senso di bellezza, nel suo percorso di purificazione che trova risonanze nelle splendide chiese. Risonanze angeliche intravediamo anche nel colore dorato dei mattoni in controcanto alla pietra bianca, nella calda tonalità bruna che le facciate di chiese e palazzi assumono al tramonto, negli ombrosi vicoletti dove si spinge l’aria di mare. Come scriveva Rilke, si salva solo lo spazio del mondo intimo, e la meditazione che ci coglie passeggiando tra le “rue” si può trasferire alla visione degli ulivi nella campagna e sulle colline di fronte al mare. Una sorta di teatro delle spoglie, Città Sant’Angelo, dove si conserva una magia altrove perduta.

Più che un borgo, Città Sant’Angelo è una cittadina e bisogna dunque cercare il centro storico facendosi largo tra le urbanizzazioni della collina e quelle del mare.
Dal belvedere naturale su cui è stata costruita, si gode una vista magnifica sui monti della Maiella e del Gran Sasso e sulla molto rovinata costa pescarese. Con una pianta a spina di pesce, la struttura urbanistica è chiaramente medievale, come appare dalla serie di stradine (chiamate “ruve”, rue) intersecanti il lungo corso che taglia in due il centro storico.
La prima emergenza architettonica che incontriamo all’ingresso del nucleo antico, sullo sfondo dei giardini comunali, è la chiesa di Sant’Antonio, a navata unica con pareti ornate da stucchi barocchi. Uscendo nella villa Comunale, si nota una cisterna del 1886, che regge gran parte del giardino. Proseguendo lungo il Corso principale, si arriva alla chiesa di San Michele Arcangelo, divenuta collegiata nel 1353, il monumento simbolo di Città Sant’Angelo. Edificata su un precedente edificio del IX secolo, è costituita da due navate e completata da un pregevole porticato, diviso in due atri coperti tra i quali si innesta l’ampia gradinata di accesso che conduce all’artistico portale, realizzato nel 1326 dallo scultore di Atri Raimondo di Poggio. L’interno è di stile barocco, con soffitto a cassettoni lignei del 1911 e affreschi trecenteschi di ottima fattura, attribuiti al Maestro di Offida e recentemente restaurati.
Si ammirano l’imponente statua in legno policromo di San Michele (XIV secolo); il coro ligneo intagliato, con leggio, eseguito dall’ebanista angolano Giuseppe Monti (XVII secolo); il sarcofago quattrocentesco del vescovo Amico Bonamicizia; una Madonna delle Grazie in terracotta policroma del XIV secolo, opera del Maestro di Fossa; all’esterno, le pietre d’ambone del IX secolo collocate alla base dei pilastri d’ingresso della scalinata.
Avanzando lungo il Corso, meritano attenzione i palazzi Di Giampietro, con cortile medievale ad ordini sovrapposti, Colamico, Sozj, Ursini, con elegante facciata, e Coppa Zuccari. In breve si arriva alla chiesa di San Francesco, inserita in un più vasto complesso architettonico, il cui convento oggi è sede comunale e racchiude il prezioso chiostro restaurato.
Di valore sono il meraviglioso portale trecentesco, opera di Raimondo di Poggio; la torre campanaria, a pianta quadrata, del Quattrocento; il pavimento a mosaico del 1845; la tela raffigurante la Madonna del Rosario e San Domenico, opera di Paolo De Cecco. Il rifacimento barocco dell’interno è del 1741, ma l’impianto primitivo della chiesa è del XIII secolo. I cospicui resti di affreschi rinascimentali sono stati scoperti da poco dietro una muratura.
Si scende quindi per uno dei suggestivi vicoletti alla chiesa di Santa Chiara, a pianta trilobata (unico esempio in tutta la regione), che merita una visita anche per la magnificenza degli stucchi e delle dorature, e per il pregevole pavimento a mosaico.
Era la cappella privata delle Clarisse, cui apparteneva pure il vasto monastero oggi adibito a centro culturale. Santa Chiara è il culmine della stagione tardo-barocca, corrispondente a una fase di relativa stabilità politica sotto il Regno di Napoli, che stratifica il tessuto urbano conferendo ai monumenti cittadini una veste omogenea. Ritornati sul Corso, possiamo apprezzare il palazzo Baronale, la dimora gentilizia più antica della città, e i palazzi Crognale, Colella, Maury e Castagna. Sfondo perfetto del Corso è la chiesa di Sant’Agostino, con retrostante convento, a navata unica con quattro altari ornati di stucchi e bassorilievi, opera di Alessandro Terzani da Como, e una facciata di notevole effetto, spaziata da quattro lesene. Quasi a lato la chiesa di San Salvatore, oggi Museo Civico: la facciata classicheggiante, rimodulata nel Settecento, presenta ai lati del finestrone centrale due nicchie con le statue in gesso del Salvatore e dell’Immacolata, opere dell’artista locale Zopito Grella. Si scende, quindi, verso la circonvallazione passando davanti a palazzo Coppa, antico convento della chiesa di San Bernardo, costruita su una struttura del XIV secolo di cui restano alcune arcate, visibili all’esterno, e la cripta affrescata.
Ammirato palazzo Basile, per terminare la visita risaliamo il Corso attraverso Porta Sant’Egidio, edificata insieme a Porta Sant’Antonio (oggi Porta Nuova) tra la fine del XVIII e la metà del XIX secolo, mentre gli altri due ingressi, Porta Casale e Porta Licinia, risalgono forse al XIV secolo.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Equitazione (Tropea Sport Equestri, via Colle Tondo 10, tel. 085 960537), passeggiate in collina e attività balneari sulla vicina costa adriatica.

Basterebbe il panorama delle serene colline angolane a farci innamoraredel luogo. Nei dintorni, Loreto Aprutino è celebre per il paesaggio ammantato di ulivi e la qualità del suo olio extravergine, intorno al quale ruotano diverse manifestazioni e tradizioni. La cittadina di Atri svela la bellezza del suo centro storico con la cattedrale romanica di Santa Maria Assunta. Da non perdere, infine, il nucleo storico di Penne, ricco di testimonianze architettoniche sia religiose sia civili.

Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea:
Vico Lupinato 1, tel./fax 085/960555: collocato nell’ex Manifattura Tabacchi, rappresenta dal 1998 un riferimento qualificato per i nuovi fermenti artistici nazionali e internazionali; opera nel campo della sperimentazione e della ricerca nelle arti visive contemporanee con mostre in Italia e all’estero, con collaborazioni importanti come quelle con la Biennale di Venezia e la Biennale di Istanbul, con il progetto annuale Godart e con la Settimana dei Laboratori d’Arte. Da segnalare anche il Museo Civico Luigi Chiavetta, via Grottone: ospita una trentina di esemplari di piccola statuaria cultuale del XVIII e XIX secolo, le chinocchjie, e numerosi reperti archeologici rinvenuti nel territorio comunale.

Teatro Comunale,
stagione invernale di prosa.

Carnevale Angolano,
sfilata delle contrade in maschera.

Corpus Domini:
processione e infiorata del Corso realizzata dalle Associazioni locali.

Dall’Etna al Gran Sasso,
dal sabato antecedente la terza domenica alla quarta domenica di luglio: un pezzo di Sicilia in Abruzzo, con spettacoli musicali e teatrali, stand enogastronomici e mostra-mercato dell’artigianato artistico delle due regioni.

Cinema sotto le stelle,
fine luglio – prima decade di agosto.

Festa in Corso – Street Music Party,
20-24 agosto: 14 postazioni di musica nel centro storico.

Festa Patronale e del Perdono,
dal venerdì antecedente al lunedì successivo la terza domenica di settembre: al rito dell’indulgenza plenaria legato al culto di San Michele Arcangelo si accompagnano la Sagra del’Uva (il sabato pomeriggio) con degustazione di uva e vino, la sfilata dei carri allegorici e la processione (lunedì sera).

Pane e Olio in Frantoio,
ultima domenica di novembre: degustazione di pane, olio e prodotti locali.

Percorsi Natalizi,
8 dicembre – 6 gennaio: concerti, spettacoli teatrali e Presepe Vivente nel centro storico.

Tipici di Città Sant’Angelo sono il timballo, i maccheroni “alla mugnaia” (lavorati a mano), l’agnello “cace e ove” (cotto al tegame e ripassato con una stracciatella di formaggio e uova) e i dolci natalizi chiamati “manucce” e “tatoni”.

Le viti e gli ulivi dei colli, così vicini al mare, risentono di un clima mite, generoso con le produzioni agricole. Ne derivano l’olio extravergine dop Aprutino-Pescarese, estratto nei sei frantoi del territorio, di sapore fruttato e bassa acidità, e il vino doc Montepulciano d’Abruzzo. A questo si devono aggiungere le produzioni di Trebbiano, Cerasuolo e Pecorino, un vitigno riscoperto negli ultimi anni.

Ospitalità

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