Castelli
Fiore d’argilla
Comune di castelli
(Provincia di Teramo)
Altitudine
m. 500 s.l.m.
Abitanti
1387 (660 nel borgo)
Patrono
Sant’Eusanio, 12 maggio
info turismo
Comune, piazza Roma 11, tel. 0861 979142
In estate Uff. Informazioni Parco del Gran Sasso e Monti della Laga,
via Silvio Antoniano 6, tel. 0861 970911
www.comune.castelli.te.it
Il nome
Un pugno di case arroccate sullo strapiombo inaccessibile che lo circonda da tre lati, facilmente difendibile nella parte residua che lo lega alla montagna: un castello, appunto, dove per ragioni di sicurezza si concentrarono in epoca carolingia gli sparsi abitanti dei dintorni, da allora divenuti ‘castellani’.
La storia
1200-800 a.C., l’intera area sud-est dell’Abruzzo teramano è probabilmente abitata da siculi (motivo per cui è tuttora chiamata Valle Siciliana) diretti dall’Europa del nord-est verso l’Italia meridionale, poi rimpiazzati da popolazioni umbre.
IX-X sec., Castelli sorge in età carolingia con il fenomeno dell’incastellamento: nel borgo si raccolgono le popolazioni degli abitati vicini, che vi trovano migliore difesa e abbondanti risorse: estese vene di argilla, immensi boschi di faggio, acque limpide. Il villaggio cresce e diventa feudo dei Conti di Pagliara. Intorno al Mille si insediano i monaci benedettini nella Badia di San Salvatore, costruita alle falde del bosco che sovrasta Castelli.
1117, Papa Pasquale II, in fuga dall’Imperatore Arrigo V, trova ospitalità presso la Badia di San Salvatore.
1340, il borgo è feudo degli Orsini. 1526, per volere di Carlo V passa sotto il marchesato dei Mendoza y Alarçon, Grandi di Spagna, che rimangono feudatari della Valle Siciliana fino alla caduta del feudalesimo.
1540, nasce, in Castelli, Silvio Antoniano, che diventerà cardinale e precettore di San Carlo Borromeo.
1716, scoppia una rivolta contro il marchese Ferdinando Paolo Mendoza che si era appropriato di una tassa imposta dall’Università di Castelli sulla produzione di maioliche.
1834, una frana fa crollare la chiesa di San Pietro e molte delle case vicine, allineate sul ciglio del precipizio sul torrente Leomogna. 1915, il terremoto di Avezzano lesiona le case rimaste in piedi sul precipizio, che vengono abbattute. A protezione, da future frane, viene eretto nel 1926 il muraglione che costituisce oggi il Belvedere.
Un piccolo borgo di origine medievale abbarbicato alle pendici del Gran Sasso, costruito su uno sperone breccioso tra i dirupi, i boschi e le crete di due torrenti, circondato da un imponente anfiteatro di montagne al quale fa da scena un paesaggio di dolci colline degradanti verso il mare: questo è il paese delle maioliche, Castelli. L’arte ceramica qui è documentata fin dal Medioevo, un ruolo importante pare l’abbiano avuto i Benedettini, insediatisi intorno al Mille nell’abbazia di San Salvatore.
La tradizione ceramica fu favorita anche dalle condizioni ambientali: vicinanza di cave di argilla, disponibilità di acque e di legna per il fuoco di cottura.
La produzione di Castelli, famosa già nel Cinquecento per opera dei ceramisti della famiglia Pompei, in particolare di Orazio, si affrancò via via dai modelli umbri cui si ispirava grazie alla raffinatezza delle sue maioliche, imponendo poi – tra metà Seicento e fine Settecento – lo stile di pittura “istoriato castellano”, portato al massimo splendore dai maestri appartenuti alle famiglie dei Grue, dei Gentili, dei Cappelletti e dei Fuina, le cui opere sono oggi raccolte in musei e collezioni nazionali e internazionali.
Tra montagne innevate e vasti boschi, abbarbicato alla roccia, sorge Castelli, base di partenza per le ascensioni al Gran Sasso e noto per la produzione di maioliche dipinte, iniziata forse con i monaci benedettini (una teoria non confermata dà il merito addirittura agli Etruschi). L’abitato più antico di Castelli converge, con le sue vecchie stradine, verso la piazza centrale, su cui si affacciano il Comune e la parrocchiale di San Giovanni Battista con la sua monumentale scalinata in pietra bianca e le due imponenti colonne laterali. Edificata alla fine del Cinquecento, la chiesa conserva al suo interno la cappella della Santa Croce, realizzata nel 1601 dai figli di Orazio Pompei su sua disposizione testamentaria. Sull’altare di San Michele è collocata una cornice formata da 29 piastrelle maiolicate del 1617 con Santi e Profeti, attribuita alla famiglia Cappelletti. Sull’altare di Santa Maria Maddalena, una bella pala d’altare raffigurante la Traslazione della Santa Casa, è incorniciata da formelle in maiolica di Francesco Grue (1647).
Da vedere anche le due formelle ex voto di Silvio De Martinis ai lati dell’altare di Sant’Eusanio e, soprattutto, il gruppo ligneo della Sant’Anna risalente al XII secolo e i resti del pluteo romanico provenienti dall’antichissima Badia di San Salvatore, crollata nell’Ottocento e ora soggetta a scavi archeologici. Dal Belvedere della piazza principale, lo splendido profilo del Gran Sasso appare alla vista come la testa appoggiata di un gigante dormiente. Dalla stessa piazza si dipartono quattro strade verso il quartiere della Portella, nel Cinquecento di proprietà della famiglia Pompei, dove si trova la casa di Orazio Pompei e dei suoi discendenti, segnata dalla scritta sull’architrave di una finestra Haec est domus Oratii figuli 1562, “questa è la casa di Orazio vasaio”. Sono conservate anche le case delle altre famiglie di ceramisti, i Grue, gli Olivieri, i Pompei-Mattucci, i Natanni, i Fuschi, i Cornacchia e, fuori del centro storico, quella dei Rosa.
Su un’altura poco distante dal centro abitato sorge la chiesa di San Donato, edificata agli inizi del Seicento ampliando una preesistente “cona” (piccola chiesa di campagna).
Fu Carlo Levi nel 1963 a definirla “la cappella Sistina della maiolica” per il meraviglioso soffitto maiolicato, unico in Italia, realizzato tra il 1615 e il 1617 con la corale partecipazione di tutti i ceramisti castellani, i quali, animati da un grande devozione, dipinsero in totale libertà espressiva: i mattoni rappresentano santi, rosoni, simboli araldici, animali, decorazioni geometriche, ritratti e invocazioni alla Madonna. Degna di nota, inoltre, è la chiesa di San Rocco, detta anche della Cona, ricostruita nel 1948 dopo l’abbattimento della struttura antica per aprire la strada di collegamento verso la montagna. Conserva un bel portale in pietra e un affresco di Andrea De Litio (secolo XV) raffigurante la Madonna che, secondo la tradizione, fu vista lacrimare. Non si può lasciare Castelli senza aver visitato il museo delle Ceramiche, ospitato nel convento francescano dei Frati Minori Osservanti, ampliato alla fine del Seicento quando fu costruita la nuova chiesa dedicata a Santa Maria di Costantinopoli (1693) e fu affrescato il chiostro con uno splendido ciclo di autore ignoto, rappresentante scene della Vita della Madonna (1712).
Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.
Trekking, passeggiate, escursioni sui monti della catena del Gran Sasso.
Castelli fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Dal paese, punto di partenza per escursioni e gite turistiche nel Parco, si può salire al Monte Camicia (2750 m) e a Campo Imperatore, il più vasto pianoro dell’Appennino, dove ci sono impianti per lo sci di pista. Rendono attraente tutto il vasto territorio naturale compreso nel Parco, le centinaia di sentieri, la possibilità di praticare l’alpinismo, flora e fauna di grande interesse, ambienti incontaminati e borghi antichi.
Museo delle Ceramiche:
via Convento, tel. 0861 979398. Orari: in estate 10-19,30 tutti i giorni, festivi compresi; in inverno feriali 10-13 (lunedì chiuso), sabato e domenica 10-13 e 15-18. Vi sono esposte le opere dei maestri della maiolica che hanno reso celebre il nome di Castelli nel mondo. Il percorso comprende i mattoni cinquecenteschi della primitiva Cona di San Donato, i vasi farmaceutici Orsini-Colonna, il Paliotto di Colledoro e una significativa documentazione delle varie dinastie di maiolicari: i Pompei, i Grue, i Gentili, i Cappelletti e i Fuina, che dal XVI al XIX secolo hanno mantenuto alto il prestigio delle produzioni ceramiche castellane.
Di particolare rilievo è la documentazione della produzione cinquecentesca: oltre a un vaso e una brocca Orsini-Colonna (pezzi di questo servizio farmaceutico sono esposti in tutti i più importanti musei del mondo, dal Louvre al British, dal Metropolitan all’Ermitage), sono presenti i mattoni della primitiva Cona di San Donato, che si possono ammirare solo qui. Il percorso si sviluppa su due piani con una decina di sale e una videoteca, e comprende anche una sezione archeologica con reperti che vanno dal VII secolo a. C. al II d. C.
Raccolta Internazionale di Ceramica d’Arte Moderna:
via Convento, tel. 0861 979126, visitabile su prenotazione. Realizzata presso l’Istituto Statale d’Arte nel 1986, la Raccolta accresce di anno in anno la sua dotazione grazie ai contributi che provengono da tutto il mondo. Attualmente comprende oltre 500 opere di circa 350 artisti e di una cinquantina di scuole nazionali, presentandosi come una vetrina sul mondo dell’arte ceramica contemporanea.
Istituto Statale d’Arte “Francesco Antonio Grue”.
Fondato nel 1905, è una delle istituzioni più prestigiose nel panorama ceramico italiano. Ospitato in una struttura moderna e dotato delle attrezzature più avanzate, si articola in due sezioni: arte della ceramica e tecnologia ceramica. Da vedere il Presepe Monumentale che raccoglie un complesso di scultura ceramica composto da 54 statue a grandezza naturale, realizzate dall’Istituto a partire dal 1965 per raccordarsi con le ricerche artistiche contemporanee. Tra i temi trattati: la Sacra Famiglia, il Concilio Vaticano II, l’abolizione della pena di morte, la conquista della luna. La prima esposizione avvenne sul sagrato della chiesa Madre di Castelli nel dicembre 1965, successivamente l’opera fu esposta a Roma nel 1970, a Gerusalemme, Betlemme, tel Aviv.
Mostra Mercato dell’Artigianato Ceramico,
agosto: esposizione della produzione ceramica e manifestazioni artistiche nel borgo.
Festa di San Donato,
7 agosto.
Lancio dei piatti dal Belvedere,
15 agosto: l’Estate Castellana culmina ogni anno con la gara del lancio dei piatti che, tirati con vigore dall’alto della balconata, devono atterrare in un punto codificato dalla tradizione.
Festa di San Rocco,
16 agosto.
Castelli di Natale,
dicembre: gli alberi di Natale disposti lungo le vie del borgo sono addobbati con ceramiche d’arte dipinte a mano. Anche il Presepe è fatto in maiolica.
Tra i piatti della ricca cucina castellana vanno ricordati i maltagliati con le voliche (una verdura che cresce oltre i 2000 m), le fregnacce, la virtù (il minestrone con gli avanzi della dispensa), le mazzarelle (involtini di lattuga e interiora di agnello). I dolci tradizionali sono li cellitte de Sant’Andonie (biscotti con marmellata e mandorle tritate) per la festa di Sant’Antonio Abate e, a Natale, li caggiunitte (ravioli fritti ripieni di un impasto di farina di castagne o di ceci, con mandorle tostate e cioccolato).
Volendo indicare un altro prodotto, oltre alle ceramiche, si pensa subito alla carne, ottima grazie alla lavorazione artigianale: da provare, in particolare, la porchetta e il tacchino “alla canzanese”.
Ospitalità

Il Giardino di Maria
Pizzeria, piadineria, stuzzicheria. B&B, museo, centro giovanile, scuola di danza. Posto incantevole dove trascorrere piacevoli momenti.
Colledoro di Castelli
+39 0861 970686
info@ilgiardinodimaria.it
www.ilgiardinodimaria.it
Acquisti

Ceramiche Simonetti
Antica bottega artigiana, fin dagli anni ‘60 coniughiamo tradizione e innovazione. Creazione di opere modellate e dipinte a mano.
Via Scesa del Borgo, snc
+39 0861 979499
+39 329 359962
info@ceramichesimonetti.it
www.ceramichesimonetti.it