Castel del Monte
La capitale dei pastori 

Comune di
castel del monte 

(Provincia de L’Aquila)
Altitudine
m. 1346 s.l.m.
Abitanti
456

Patrono
San Donato, 6-7 agosto
info turismo
Comune, tel. 0862 938137
INFO POINT tel. 3407299369
www.comune.casteldelmonte.aq.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Il toponimo Castellum de Montis rende chiaramente l’idea di centro fortificato incastonato tra le montagne.

 

La storia

XI sec. a.C., sono databili a quest’epoca i più antichi reperti della necropoli italica scoperta nella piana a sud del borgo.
IV sec. a.C., la conquista romana porta alla costruzione, nella piana posta a mezzogiorno dell’abitato, di un pagus chiamato Città delle Tre Corone forse per via di una triplice fortificazione. XI sec., l’antico villaggio, abbandonato per sfuggire alle scorrerie dei barbari, viene sostituito con l’attuale Ricetto, la parte più antica di Castel del Monte che si sviluppa intorno all’antica torre di avvistamento, in seguito trasformata in torre campanaria. 1223, una bolla pontificia riporta per la prima volta il nome di Castellum de Monte. 1298, i conti di Acquaviva prendono possesso del borgo che nel 1474 entrerà a far parte dei domini di Alessandro Sforza per poi passare ai Piccolomini. 1501, le truppe aquilane legate alla Spagna penetrano nel borgo e lo saccheggiano perché rimasto fedele alla Francia. 1579, Piccolomini cedono Castel del Monte e le terre circostanti ai Medici, i signori di Firenze, che lo governeranno in modo accorto e illuminato fino al 1743.
1743-1861, il territorio passa ai Borboni, re delle Due Sicilie. 1861, anche con l’Unità d’Italia, le porte del borgo vengono sbarrate la sera, al suonare dell’Angelus: il motivo, ora, è la paura dei briganti presenti in zona fino agli ultimi decenni del secolo.

Gli anziani raccontavano di riti sotto i porticati per allontanare le streghe.
Il mondo pastorale deflagrato sotto la spinta della modernità, cerca oggi di salvare i suoi antichi silenzi riflessi nella pietra meravigliosa di portali, stipiti, finestre, archi di collegamento. La pietra del Gran Sasso cavata e modellata da un manipolo di pastori, cerca un motivo per resistere. E lo trova in una diversa disposizione mentale degli abitanti, in una nuova transumanza che impone di abbandonare l’arido pascolo della volgarità dilagante.
Sotto un cielo terso che d’inverno fa da cornice al bianco paesaggio, il borgo col suo tessuto urbano straordinariamente compatto, modellato sul terreno scosceso, appare come un miraggio – così come l’altipiano a monte del paese: steppa barbarica, deserto di neve o scenario western (Sergio Leone vi girava i suoi film), Campo Imperatore è di una bellezza che non sembra appartenere alle nostre latitudini.

Sospeso tra le vette del Gran Sasso e la valle del Tirino, un miracolo di pietra prende forma sotto i nostri occhi: è Castel del Monte, annunciato dalla possente torre campanaria. La durata dei ricordi, qui, è più dolce che altrove e si materializza, appena entrati nel borgo, in quei mirabili pezzi di architettura popolare che sono gli antichi portali, le finestre, gli archi di passaggio. La compattezza dell’abitato, legata a questioni difensive, esigeva per la forte pendenza del terreno il modello della casa-torre. Le abitazioni, disposte sulle direttrici parallele alle curve di livello (le strade principali) intersecate da vie di collegamento ripide e tortuose, si saldano le une alle altre attraverso archi e volte (gli “sporti”). La visita al paese antico può iniziare da Porta San Rocco che un tempo faceva parte della cinta difensiva, ancora visibile. All’ingresso dell’abitato sorge la chiesa di San Rocco, eretta dopo la peste del 1656 con una facciata “a vela” rettangolare.
In via Duca degli Abruzzi si incontra uno dei tre antichi forni in cui i castellani venivano a cuocere il pane. Lungo la salita si trova il palazzo del Governatore, costruito tra XV e XVI secolo su una superficie che occupava l’intero isolato. Gli smembramenti di proprietà ne rendono oggi ardua la lettura: da notare la struttura impostata su grandi archi, il bellissimo portale del 1559 e le due bifore ornamentali. Anche del vicino palazzo Colelli, in via del Codacchio, è difficile oggi riconoscere l’antica grandezza, che sopravvive solo nel loggiato, nel torrione e nel ricordo delle cento stanze. Giunti a Porta di Santa Maria, ci si ferma nell’omonima via per guardare il panorama e, in basso, la chiesetta della Madonna delle Grazie, unica sopravvissuta, insieme a quella di San Donato, delle numerose chiese che sorgevano fuori le mura. Si arriva in breve alla Madonna del Suffragio, risalente alla prima metà del XV secolo e ricca di barocche decorazioni in stucco. Da ammirare, qui, l’altare maggiore alto 12 metri, un capolavoro in legno scolpito e dorato che conserva al centro una statua della Vergine vestita come le castellane del tempo. Pregevoli sono anche l’organo dorato del 1508 e il dipinto del fiorentino Bernardino di Lorenzo (1585) in un altare laterale. Splendida, dalla piazza della chiesa, la vista su monti e valli, sul piano di San Marco e Rocca Calascio. Piazzetta delle Mura, la sola alberata del vecchio borgo, riporta al tempo in cui le donne erano padrone del paese e venivano qui ad asciugare il grano, fare il bucato o chiacchierare, mentre i loro uomini erano lontani per la transumanza. Proseguendo verso la parte alta, per le vie Santa Maria e Clemente, ci si imbatte in una bella sequenza di “sporti”, che sono come delle gallerie che corrono nelle viscere del borgo. Le leggende fiorite sugli sporti si spiegano con il loro fascino arcano, frutto di una sapienza costruttiva che sfruttava le pendenze del terreno e vi modellava le abitazioni, scavalcando la roccia o edificando su di essa. Oltrepassato un altro forno e il vecchio fondaco, si penetra nel cuore dell’abitato dove sorge la chiesa di Santa Caterina, dall’aspetto dimesso.  Dopo la vecchia Casa Comunale, si entra, in fondo a via Duca degli Abruzzi, nel Ricetto, il villaggio originario, rimasto chiuso su se stesso là dove sorgeva il cortile del castello munito di torre, oggi parte integrante della chiesa Matrice. Lo stretto passaggio verso il campanile reca uno splendido portale, mentre ad attirare l’attenzione uscendo dalla Porta del Ricetto verso la chiesa, è la muraglia difensiva trasformata in abitazioni. La chiesa Matrice, dedicata a San Marco, ha gli accessi solo sui lati e si presenta all’interno con una profusione di stili e materiali non priva di fascino: altari in legno, in marmo e in pietra, fregi rinascimentali, stucchi barocchi, sculture lignee e angeli di gesso. Colpisce sul fonte battesimale l’organo in legno dorato del XVI secolo.
Dopo una sosta alla Taverna Matrice, si conclude la visita a Porta San Ubaldo. Il piazzale antistante è punto d’incrocio di venti che d’inverno lo liberano dalla neve, per cui il viaggiatore che entra nel borgo da questa porta ha l’impressione di approdare a un rifugio sicuro, mentre chi ne esce si sente spiacevolmente esposto alle intemperie. Salendo da Castel del Monte verso la montagna, si scoprono gli immensi spazi di Campo Imperatore, che appare, a quota 1600 m, come una prateria senza confini dove lo sguardo si perde in un mare d’erba o di neve. Interessante, infine, la zona archeologica di Colle San Marco, con i resti tuttora evidenti di un insediamento (strutture di case, stalle, recinti di orti) risalente all’anno Mille, prima che gli antichi abitanti si rifugiassero nel Ricetto per dar vita all’attuale paese.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Sci di fondo a Campo Imperatore,  ciclismo Bike Marathon Gran Sasso d’Italia e Nova Eroica Gran Sasso) e mountain bike (Gran Sasso Marathon MTB). Per gli appassionati di roccia sono ideali le pareti del massiccio del Gran Sasso. Per gli amanti del trekking e dell’alpinismo, imperdibile è la vetta del Monte Camicia (2564 m) alle cui falde si trova la pineta con le freschissime acque di Fonte Vetica. Scialpinistica salita e discesa (Monte Camicia Backcountry). Corsa in salita (Monte Camicia Vertical).

Il borgo è inserito nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, uno straordinario ambiente montano appenninico di boschi, faggete, piani carsici, pascoli in quota, rupi, ghiaioni, cime innevate. Superato il valico di Capo di Serra, si apre allo sguardo la vasta piana di Campo Imperatore, base ideale per passeggiate a cavallo e in mountain bike, per lo sci di fondo e per escursioni in quota. Dalle vette, la vista spazia su panorami infiniti che vanno a perdersi nel mare Adriatico.

Visibili le vestigia,  del Colle della Battaglia (IV sec. a.C.) e del vicus imperiale, il villaggio romano sorto alle falde del colle e chiamato Città delle Tre Corone, forse per la triplice cinta fortificata.

Museo Civico Etnografico:
tel. 3407299369. Il percorso espositivo offre al visitatore la possibilità di conoscere gli usi e i costumi della gente “castellana”, l’attività dei pastori, i manufatti ottenuti dalla lavorazione della lana, ma anche l’arte sacra e le tradizioni religiose. In tutto sono sette i percorsi e i centri espositivi della cultura materiale, tra cui la Casa Antica, un’abitazione simbolo delle residenze castellane che conserva arredi d’epoca, il vecchio Fondaco in Rua del Muto, dov’è allestito il Museo della Pastorizia, e i Forni a legna della comunità, intorno ai quali non sembra spento il chiacchiericcio delle donne in attesa del proprio turno per cuocere il pane.

Chiesa della Madonna del Suffragio:
chiesa con decorazioni barocche che conserva documenti delle antiche congregazioni religiose.

Programma eventi estivi “Castel d’Estate”,
luglio-agosto-settembre.

Rassegna Ovini di Campo Imperatore,
5 agosto: la mostra raduna le greggi sparse nell’immensa piana ed è festa e fiera nello stesso tempo, con benedizione e premiazione degli animali più belli, cori e bande, scambi e contrattazioni, il tutto finalizzato alla promozione della pastorizia.

Festa di San Donato, patrono del paese,
6-7 agosto: processione e veglia notturna, in abbinamento con San Rocco è la festa più importante del paese e occasione di ritorno per molti emigrati.

Fiaccolata di Santa Maria Assunta,
14 agosto.

Festa di San Rocco,16 agosto.

La Notte delle Streghe,
17-18 agosto: rievocazione delle credenze e superstizioni che – in tempi di fame, ignoranza e malattie – assegnavano poteri malefici ad alcune donne del paese. Due giorni di festa tra antiche inquietudini e nuove allucinazioni.

La Madonna dei Pastori,
8 settembre: suggestiva processione notturna legata ai riti religiosi della transumanza.

“Borgo innevato”,
periodo natalizio.

Nella grande varietà di paste a base di farina e acqua, scegliamo gli strangolapreti e le “laganelle”. Se unita con patate, legumi e verdure, la pasta diventa “minestra”. Le donne castellane sono abili nella preparazione dei dolci, dalle “crespeglie” ai “nocciatterrati”.

Luogo di snodo di antichi tratturi e transumanze, il borgo conserva una produzione ovina di qualità.
Il Pecorino Canestrato di Castel del Monte è ottenuto dalla caseificazione di latte ovino crudo con la sola aggiunta di sale e caglio. Il formaggio del peso variabile, ha forma cilindrica, con facce piane e scalzo leggermente convesso. La crosta riporta le impronte del canestro (da cui il nome “canestrato”), utilizzato, come da tradizione, per la messa in forma. Può essere venduto fresco con una stagionatura di almeno 2 mesi, semi-stagionato e stagionato. Del pecorino fresco e semi-stagionato si apprezza un sapore via via più intenso che lascia in seguito il posto a sentori di fieno e pascoli e ad una gradevole dolcezza finale. Il pecorino stagionato, presenta profumi e aromi molto intensi ed equilibrati. Colpiscono la cremosità della pasta, nonostante la lunga stagionatura che si può protrarre oltre i 12 mesi e la sua piccantezza, perché intensa ma non invadente. In bocca inizialmente si apprezzano sensazioni vegetali, di erba, che lasciano il posto a sentori di castagna, pascoli e spezie. I produttori sono riuniti in un consorzio di tutela e valorizzazione e seguono un preciso disciplinare tecnico di produzione. E’ un presidio Slow Food.