Follina
Un paese d’Alta Marca
Comune di follina
(Provincia di Treviso)
Altitudine
m. 200 s.l.m.
Abitanti
3.880 (600 nel borgo)
info turismo
info@ondaverdeviaggi.it
info@prolocofollina.it
Associazione Visit Follina Tel. 335 8061570
info@visitfollina.it
www.turismofollina.it
www.comune.follina.tv.it
Il nome
Dai monaci cistercensi l’Abbazia di Follina era chiamata “Santa Maria della Fulina in Sanavalle”. Il nome deriva dalla “follatura” dei panni lana che si diffuse dal XII secolo grazie all’abbondanza di pascoli e corsi d’acqua come il Fulina (Follina), toponimo forse legato a Furrina, ninfa romana protettrice delle acque.
La Storia.
La secolare storia di Follina prende inizio nel secolo XI da un gruppo di monaci benedettini, ai quali succedettero i cistercensi dal 1146 (anno di fondazione dell’Abbazia di Santa Maria in Sanavalle) al 1448: anch’essi figli dello spirito di San Benedetto, ma seguaci del rinnovamento nato a Citeaux e diramatosi da Clairvaux grazie all’energia spirituale di San Bernardo, fondatore dell’ordine. Santa Maria in Sanavalle diventa per più di due secoli uno snodo della cultura cistercense, e nel suo piccolo si espande, costruisce mulini per macine e lanifici, bonifica la zona tra Piave e Livenza.
Il paese si trova nella parte settentrionale della Marca Trevigiana, ai piedi delle Prealpi Trevigiane, tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene, nella pregiata zona vinicola che comprende i 15 Comuni (tra cui anche Cison di Valmarino) della denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, dichiarata Città Europea del Vino 2016 e candidata a Patrimonio Unesco. Tra queste colline ricamate dai vigneti, Follina si è sviluppata nella conca verdeggiante della “Fulina”. Qui, come scrive Andrea Zanzotto, “scorre acqua cruda di primavera”. L’acqua rimane l’elemento di partenza, veniva portata nella vasca-lavabo del chiostro dell’Abbazia, generava peschiere, irrigava orti e frutteti, faceva girare le ruote dei mulini e dei folloni.
Con Santa Maria in Sanavalle l’arte monastica, tesa alla creazione del bello, con i suoi archi, capitelli e colonne e con i suoi giochi di luce, ci consegna capolavori come il Chiostro terminato nel 1268, il crocefisso ligneo di età barocca e l’affresco del 1527 di Francesco da Milano.
Tradizione vuole che siano stati i monaci dell’Abbazia di Santa Maria a portare a Follina la lavorazione della lana. Sicuramente a loro va il merito di aver sviluppato l’attività di “follatura” dalla quale deriva il nome del paese, favorita dall’abbondanza di pascoli, estesi fino all’Alpago, e di corsi d’acqua. Quanto la lavorazione della lana fosse radicata a Follina lo indicano alcuni eleganti edifici del centro storico. Proprio ai piedi dell’Abbazia sorge palazzo Barberis, realizzato dal bresciano Francesco Fadda, che dal 1666 agli umili panni di lana affiancò la produzione di tessuti più raffinati.
Più recente la storia del Lanificio Andretta, costruito nel 1820, poi diventato Collegio San Giuseppe, quindi sede delle attività culturali del Comune e presto del Municipio stesso. A resistere alla contrazione del mercato nell’Ottocento furono i piccoli lanifici più dinamici come quello avviato nel 1795 da Gaspare Paoletti. Oggi il Lanificio Paoletti è l’unica manifattura superstite di una tradizione secolare, premiata dai marchi della moda che ne utilizzano i tessuti per le loro collezioni.
Alla fine del XIX secolo a declinare non furono solo i lanifici, ma anche la produzione della seta. In una delle tre filande allora esistenti nacque nel 1870 alle porte di Follina la Serica della Marca, oggi realtà unica nel suo genere che fornisce sete, filati e tessuti alle firme più prestigiose della moda internazionale. Ardite trame che costituiscono il volano di una nuova ripresa industriale.
Oltre ai vecchi lanifici e bachifici, un altro edificio di archeologia industriale da vedere è l’antico maglio per la lavorazione del metallo.
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Ancora oggi l’Abbazia è il centro della vita culturale: ospita a giugno i Concerti d’Alta Marca nella cornice dell’antico Refettorio e conta tra gli artisti affezionati il grande violinista Uto Ughi, cittadino onorario di Follina.
Follina torna ad essere il paese della lana e della seta. Nell’area dismessa dell’ex Lanificio Paoletti con la regia della Compagnia della Lana e della Seta ha preso il via la rassegna La Via della Lana, aperta a interessanti contaminazioni tra manifattura tessile, arte e design.
La secolare Sagra di Pentecoste come piatto tipico oltre allo spiedo propone la trota cucinata in vari modi: ad esempio, filetti di trota e salvia.
Specialità locale è lo spiedo di carne accompagnato da prodotti del bosco come i funghi, e preceduto da un primo a base di erbette di campo.
Il borgo è entrato nel circuito della Primavera del Prosecco – l’importante rassegna che promuove il celebre vino – con serate di degustazione e la mostra Sulle note del Prosecco Docg.