Gesualdo
Musica a corte

Comune di gesualdo
(Provincia di Avellino)
Altitudine
m. 319-781 s.l.m.
Abitanti
3446

patrono

San Nicola di Bari, 6 dicembre

info turismo

Info Point – Sistema Irpinia
Via Municipio 9
Tel. 0825 401950 int.8

distretto17gesualdo@sistemairpinia.it

www.comune.gesualdo.av.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Gesualdo sarebbe il nome del cavaliere longobardo al quale, per i suoi meriti, il duca Romoaldo avrebbe donato le terre poi ereditate dalla famiglia dei Gesualdo, probabilmente nel VI secolo, durante la guerra con i Bizantini. Secondo altri il toponimo medievale, Gisivaldum, deriverebbe da Gis-wald, ovvero “bosco di Gis”; pertanto il cavaliere si sarebbe chiamato Gis.

La storia
Feudo longobardo fino alla conquista normanna, Gesualdo si trova su un’altura che guarda due valli, quella del Fredane a sud e quella dell’Ufita a nord, separate dal Monte Otica. Le prime abitazioni del villaggio sarebbero nate intorno alla rocca costruita dai Longobardi nella seconda metà del IX secolo, anche se la prima citazione del castello si ha solo nel 1137 (la fonte è Pietro Diacono) in epoca normanna, quando la dinastia del cavaliere longobardo si era già estinta, dopo aver prosperato per quattro secoli all’ombra del ducato di Benevento. I Gesualdo che avrebbero poi a lungo retto il castello erano quindi normanni: il primo signore del luogo fu Guglielmo d’Altavilla, come rivela un documento del 1112, ma la figura più importante della famiglia fu Carlo Gesualdo. Nato a Venosa nel 1566, cresciuto alla corte napoletana del padre frequentata dai migliori musicisti e dall’aristocrazia partenopea, si rifugiò a Gesualdo – uno dei tanti possedimenti della famiglia – dopo aver assassinato nel 1590 la moglie Maria d’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa sorpresi insieme nel letto. Nell’isolamento del borgo, il principe coltivò la passione per la musica, divenendo uno dei più importanti compositori italiani del tardo Rinascimento. È ricordato soprattutto per i suoi madrigali, fortemente espressivi, originali e con un geniale trattamento dell’armonia, ma compose anche musica sacra. Benché circondato da una leggenda nera, Carlo Gesualdo, nipote di S. Carlo Borromeo, forse come atto di espiazione e riparazione, si dedicò al suo borgo, fondando chiese – quella del Rosario, la chiesa di Santa Maria degli Afflitti e quella di Santa Maria delle Grazie con annesso convento – e trasformando la rocca da struttura difensiva a dimora signorile. Nel castello ospitò una corte che si dilettava di musica, a imitazione della corte ferrarese, e accolse letterati e poeti, tra cui Torquato Tasso, che del principe di Venosa era amico. Fu poi Niccolò Ludovisi, che gli succedette nel 1622, a completare l’opera, rinnovando l’assetto urbanistico e architettonico di Gesualdo secondo i canoni dell’epoca.
Oggi l’abitato presenta la tipica forma circolare a cerchi concentrici sviluppatasi intorno al castello, con stradine strette, vicoli e passaggi che conducono a terrazze aperte sulla valle. A ovest del castello le case anguste, con piccole porte e finestre e tetti spioventi, richiamano l’epoca feudale. A sud si concentra l’abbellimento voluto da Carlo Gesualdo e soprattutto dal Ludovisi, con le dimore signorili secentesche come i palazzi Pisapia e Mattioli, ristrutturati dopo il terremoto del 1980 e ora di proprietà comunale. A est trionfa ancora di più l’architettura barocca, con le fontane, le piazze, le strade, la torre neviera, le chiese volute dal Ludovisi, il cui programma di rilancio urbanistico portò Gesualdo a superare i 2.5oo abitanti, solo mille di meno di quelli che ha oggi, quattro secoli dopo.

Il castello, fondato nel VII o nel IX secolo e documentato nel XII, fu trasformato in corte tardo-rinascimentale da Carlo Gesualdo; presenta quattro bastioni rotondi fortemente scarpati e la facciata restaurata nell’Ottocento.

Con i loro vasti saloni, loggiati e giardini pensili, i palazzi Pisapia e Mattioli formano un unico complesso architettonico secondo il gusto dell’aristocrazia locale del XVII secolo.

Le fontane dei Putti (1605), d’Alabastro (1688), del Canale e l’antico lavatoio.

I principali edifici di culto sono: la chiesa di San Nicola, di origine medievale e ricostruita nel 1760, con grande portale in pietra; la chiesa del Rosario in piazza Neviera con l’annesso convento domenicano, cominciata da Carlo Gesualdo e conclusa da Nicolò Ludovisi nella prima metà del Seicento, ricca di altari barocchi di marmo policromo; la chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta insieme al monastero dei Cappuccini, nel 1592, per volontà del principe assassino, il cui stemma figura sull’arco d’ingresso, al suo interno conserva la pala del Perdono, realizzata da Giovanni Balducci (1609), su commissione dello stesso Carlo Gesualdo, che compare nel dipinto (si considera questo come l’unico suo ritratto autentico); infine la chiesa di Santa Maria degli Afflitti, fatta costruire dal principe nel 1612, al termine del rione Canale.

Il Cappellone è un monumento di estrema bellezza, costruito nella seconda metà del XVII secolo, con cupola emisferica, base quadrata e facciata in pietra, noto anche come “cappella del Santissimo Sacramento”.

I tre Pat (prodotti agroalimentari tradizionali) certificati sono il pomodorino seccagno di Gesualdo, il sedano di Gesualdo e l’aglio dell’Ufita; è invece un prodotto Dop l’olio extravergine di oliva Irpinia Colline dell’Ufita derivante in parte dalla varietà Ravece.

Passione e Morte di Cristo è un percorso teatrale dal Cappellone al castello attraverso i luoghi del racconto evangelico; il Volo dell’Angelo, l’ultima domenica di agosto, è un evento religioso, come il Presepe Vivente, rappresentazione suggestiva del Natale iniziata nel 1991.

In agosto, Saperi & Sapori propone ogni anno per la valorizzazione del borgo un tema declinato attraverso la gastronomia e la creatività. Nello stesso mese, la musica popolare del Centro e Sud Italia diventa la protagonista del Gesualdo Folk Event.