Pietracamela
Scavata nella roccia
Comune di pietracamela
(Provincia di Teramo)
Altitudine
m. 1005 s.l.m.
Abitanti
350 (280 nel borgo)
Patrono
San Leucio, 11 gennaio
(ma si festeggia l’11 luglio)
info turismo
Comune, tel. 0861 955112 – 955230 – comunepietracamela@tin.it
Centro visite del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga,
presso palazzo Dionisi – www.comune.pietracamela.te.it
Il nome
Petra Cumerii e Pietra Cameria sono stati i primi nomi del paese. La prima parte del nome deriva da Preta, che in paleo-italico indica il masso (roccia, pietra) sul quale è costruito il borgo. Misteriosa la seconda parte, che può riferirsi alla roccia a forma di gobba di cammello che si scorge dal paese, come all’invasione dei Cimerii provenienti da Oriente (Petra Cimmeria) o a Petra Cacumeria , vale a dire “pietra in cacumine”, “pietra in sommità”.
La storia
XII sec., il villaggio nasce in seguito alle invasioni che costringono le popolazioni d’Abruzzo a rifugiarsi sui monti inaccessibili. Sotto il Regno di Napoli, il territorio è parte del feudo della Valle Siciliana di proprietà dei conti di Pagliara (il nome deriva dai primi abitanti provenienti dalla Sicilia in tempi remoti, oppure dalla via Caecilia che congiungeva Roma con l’Adriatico).
XIII sec., una pergamena riporta la nomina di un parroco di S. Leuty de Petra; a San Leucio è dedicata una chiesa nel borgo.
1432, la data più antica che si legge in paese è incisa su una lapide che sovrasta il portale della vecchia parrocchiale di San Giovanni. 1526, l’imperatore Carlo V concede al marchese Ferdinando De Alarçon Mendoza l’investitura del feudo della Valle Siciliana, tra i cui paesi c’è Petra Cumerii, che sotto gli Angioini e gli Aragonesi era appartenuto ai conti Orsini.
1590, il borgo viene fortificato dal governatore Marcello Carlonus per difenderlo dai briganti e resta ai De Alarçon Mendoza fino all’abolizione della feudalità.
1860-65, si intensifica nei primi anni dell’unità d’Italia il brigantaggio, piaga presente in Abruzzo come in gran parte del meridione sin dal XVI sec. A Pietracamela, come in tutta la provincia di Teramo, operavano dei “capi massa” che, alla guida di contadini miserabili, soldati disertori, ladri comuni ed evasi, sostenuti dai Borboni e dal clero, saccheggiavano e razziavano in opposizione prima all’occupazione repubblicana francese (1799, 1806-15) e poi al governo italiano.
Il paese che appare dopo l’ultimo tornante, sulla strada che sale al Gran Sasso, è fatto di pietra, acqua, aria, neve, braci dentro i camini, silenzio e profumi. L’antica meridiana segna la posizione del sole, che asciuga i prati bagnati di rugiada.
Lo scroscio di una cascata accompagna il cinguettio degli uccelli. I massi che incombono sul borgo sembrano giganti buoni a protezione del silenzio.
E le automobili non circolano, solo i nostri passi echeggiano sul lastricato di pietra, tra le fontane e le vecchie case, sotto gli “sporti” che congiungono gli angusti vicoli. Paese di belvedere, di panorami, di splendide passeggiate su vecchi sentieri, Pietracamela è prezioso come la natura che lo circonda.
Non ci si aspetti di trovare grandi monumenti, in questo piccolo borgo abbarbicato alla montagna. Pietracamela è un pugno di case, un nido d’aquila, isolato, temerario, posto su un roccione a contrafforte del Gran Sasso. Molti abitanti se ne sono andati, ma alcuni ritornano ristrutturando le vecchie case, di cui conservano forma e materiali di costruzione, perché hanno compreso che la memoria esige un risarcimento. “Era un paese povero… e bellissimo” – ricorda il frate paolino che arrivò quassù negli anni Sessanta e fece costruire la casa della Congregazione. Un paese povero e bellissimo, Pietracamela lo è ancora. Le sue ricchezze sono l’aria pura, la vista meravigliosa del Gran Sasso, la semplicità di vita, e il vecchio, caro borgo di pietra, con gli edifici dei secoli XV e XVI, i saliscendi angusti sormontati da archetti, i balconi-fienili, i vicoli lastricati, i fondaci ricavati nella roccia, le vecchie fontane. L’ombra fievole sui muri ci segue tra le case screpolate, un cucciolo si appisola nell’orto, il filo sottile dei monti sembra sollevarsi all’altezza della nostra felicità, tra questi panorami che regalano visioni, pensieri, desideri. Così, appare bello anche il poco che la cronica povertà delle montagne ci ha lasciato: le antiche chiese – quella di San Giovanni, del 1432, e quella di San Rocco, del 1530, con le date scritte sulle architravi dei portali -, gli altari lignei e l’acquasantiera cinquecentesca della parrocchiale di San Leucio, una casa torre, i resti del vecchio mulino, i portali delle abitazioni intorno alla chiesa di San Giovanni, che recano date comprese tra il 1471 e il 1616. La facciata di una casa in via Vittorio Veneto è ornata di due eleganti finestre bifore in pietra: sull’architrave, una presenta una testa e una forbice aperta, forse l’insegna dei cardatori di lana; l’altra, un cavaliere che suona la tromba, una faccia di fronte e una di profilo.
Sono simboli di presenze sparite, della vita che si è ritirata da queste pietre, degli anni passati a cuore duro, senza un conforto tra questi monti. Ma la speranza è che l’entusiasmo degli escursionisti, degli scalatori, dei visitatori che sempre più numerosi giungono a Pietracamela, riporti il borgo alla sua giusta collocazione: un angolo di quiete di fronte al Gran Sasso, da dove gli abitanti non debbano più scappare.
Passeggiate e trekking sui sentieri storici, mountain bike, ascensioni in quota, alpinismo e roccia (Palestra degli Aquilotti), sci a Prati di Tivo (cinque impianti di risalita).
Il paese sorge sulle pendici del Corno Piccolo del massiccio del Gran Sasso, nell’area protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il terzo in Italia per estensione. è uno scenario d’incomparabile bellezza, quello che si gode dal borgo: i Monti della Laga con le loro foreste ricche di acque che scendono copiose a valle, il maestoso Gran Sasso con il Corno Grande e le sue cime aguzze e le pareti verticali, i ghiacciai e tutte le meraviglie della montagna. Nel Parco vivono il camoscio, che ne è il simbolo, l’orso bruno marsicano e il lupo appenninico.
Informazioni: tel. 0862 60521, www.gransassolagapark.it.
Da Pietracamela partono bellissimi sentieri: alle sorgenti del Rio Arno, alla Madonnina del Gran Sasso, al Rifugio Franchetti. Si raggiunge facilmente anche la stazione sciistica di Prati di Tivo. Un sentiero attraverso il bosco porta in 45 minuti alla frazione di Intermesoli, che ha alcune case del XVI sec. e una chiesa con portale in pietra e altare ligneo barocco. Altri sentieri portano a Tossicia, a Cerqueto, ad Assergi, costeggiando fiumi, percorrendo boschi, vallate pietrose, piani erbosi, mulattiere, sentieri dei pastori (Per visite guidate in media e alta montagna, tel. 0861 245104 – Società Pianeta Montagna).
Centro visite del Parco Nazionale
Gran Sasso e Monti della Laga, presso palazzo Dionisi: mostra permanente sull’alpinismo, con documentazione fotografica sull’attività degli Aquilotti del Gran Sasso, il primo club di arrampicatori d’Italia.
Chiesa di San Giovanni,
esposizione permanente di Guido Montauti, l’autore delle pitture rupestri.
San Leucio,
11 luglio: si celebra la festa del patrono di Pietracamela, con processione lungo le vie del borgo.
Teatro all’aperto,
estate: nel piccolo e grazioso teatro all’aperto costruito con le pietre recuperate dal vecchio mulino, si tengono concerti e spettacoli teatrali. Informazioni: Comune, tel. 0861 955112.
Festa della Madonnina,
prima domenica di agosto: si svolge ad Arapietra, meta di pellegrinaggio dalle valli circostanti.
San Rocco,
16 agosto: è la festa principale, con processione e manifestazioni folcloristiche.
I ravioli di Pietracamela sono forse il piatto più originale. Nei ristoranti del territorio si gustano tutte le altre specialità, quali i timballi, l’agnello alla brace, lo spezzatino di capra, lo squisito cacio marcetto e vari altri formaggi di pecora, i sorcetti (sorta di maccheroncini conditi con formaggio pecorino), le “scripelle ‘mbusse”.
Lo spopolamento ha causato l’abbandono delle attività artigianali, un tempo legate alla pastorizia e alla tessitura dei “carfagni” di lana, destinati a proteggere dalle intemperie. Oggi i negozi offrono salumi, formaggi, funghi, biscotti.
Ospitalità
Albergo Antica Locanda
Nel cuore del Borgo ai piedi del Gran Sasso, struttura tipica dell’ambiente di montagna calda e ospitale. Camere dotate di tutti i confort e Ristorante a gestione familiare con ottima cucina tradizionale.
Via Vicolo Stretto, 1
0861 955120
info@anticalocanda.eu
www.anticalocanda.eu