savignano_stemmaSavignano Irpino
Un accogliente rifugio nella Valle del Cervaro

Comune di 
savignano irpino

(Provincia di Avellino)
Altitudine
m. 698 s.l.m.
Abitanti
1148

Patrono
San Nicola, 6 dicembre
Sant’Anna, 26 luglio

info turismo

Ufficio Turistico SIAT – Via Nazionale, 100
Dott.ssa Lucia Lombardi cell. 3393962877
Dott.ssa Concetta Caterino cell. 3204928590
siatsavignanoirpino@gmail.com
www.comune.savignano.av.it

Lo spirito del luogo

savignano_stemmaIl nome

Il toponimo del paese deriverebbe da un certo Nasellius Sabinus, un militare romano vissuto nel I secolo da cui trasse il nome il Fundus Sabinianus e poi il Castrum Sabinianum oppure dalle popolazioni italiche pre-romane, i Sabini, stanziati nell’Italia centrale.

 

La storia

Le origini di Savignano sono nel suo territorio, come testimoniano i graffiti neolitici rinvenuti nella grotta di San Felice in località Ferrara e gli insediamenti preistorici di Ferrara, S.Angelo e Sierro Palumbo. Nel Medioevo il paese fu soggetto a diverse dominazioni a cui sono legati alcuni particolari avvenimenti storici. Durante il regno di Tancredi d’Altavilla, nel 1193, nel punto più alto del Castello fu giustiziato il governatore Sarolo Guarna, accusato di aver parteggiato a favore di Enrico VI. La “tombula” in cui Sarolo fu sepolto nei pressi del Castello ha dato origine al nome dell’attuale Tombola, da cui si gode la vista panoramica di Savignano Scalo e dei paesi limitrofi.

Il 1445 segna l’avvento dei Guevara, famiglia nobiliare spagnola, che avrebbero conservato il titolo di conti di Savignano fino al 1950. Nel 1727 papa Benedetto XIII fece realizzare a sue spese l’intero complesso dell’Hospitius pro peregris” noto anche come palazzo Orsini dal nome della famiglia del pontefice ed attuale casa comunale.

Nel 1801 il paese, appartenente in precedenza al Principato Ultra, diventò di pertinenza della zona nella parte settentrionale della Puglia denominata Capitanata e corrispondente pressappoco all’attuale provincia di Foggia. Dopo l’Unità d’Italia e fino al 1880 l’area savignanese fu interessata da un vasto fenomeno di brigantaggio che era stato presente per tutto il XIX sec., con l’invasione da parte di numerose bande che agirono indisturbate nella zona. Anche i moti rivoluzionari del 1820 ebbero la loro eco a Savignano così come accadde per i moti del 1848 che vi si manifestarono con la formazione dei “comitati repubblicani carbonari o costituzionali”.

Nel 1862, in seguito alla riorganizzazione territoriale, successiva all’Unità d’Italia, il paese fu ribattezzato con il nome di Savignano di puglia, pur facendo già parte della provincia di Avellino. Un secolo dopo cambiò nuovamente il nome in Savignano Irpino, esattamente nel 1964.

Il genius loci del paese emerge dal suo paesaggio: un borgo antico adagiato tra i colli Tombola e Calvario, circondato da campi fertili coltivati a grano, a fieno, ricoperti di uliveti e vigneti che testimoniano la sua storica vocazione agricola.

  • Castello Guevara, fondato in epoca longobarda (VII-VIII secolo) come opera difensiva e trasformato in fortezza dai Normanni nel XII secolo, fu adibito a palazzo signorile durante la dominazione Guevara.
  • Porta Grande è l’antica porta di accesso al paese, collocata sul lato sud della nuova cinta muraria, realizzata nel XVI secolo e racchiusa tra le case di “sotto i Finestroni” a ovest e quelle di “Dietro Corte” a est.
  • Chiesa Madre, di origini romaniche, presenta un interno diviso in tre navate su cui si innestano delle cappelle laterali, tra cui quella di Sant’Anna. Conserva elementi antichi come il battistero che risale al 1514.
  • Chiesa del Purgatorio, ottocentesca e recentemente restaurata, sorge lungo Corso Vittorio Emanuele e custodisce l’antica statua dell’Immacolata Concezione.
  • Via Dei Finestroni è una delle strade più antiche del centro storico, caratterizzata da una pavimentazione in pietra lavica e da abitazioni con arcate che da lontano assumono l’aspetto di grandi finestre.
  • La Tombola è il punto più panoramico del centro storico da cui si gode una vista della Frazione Scalo e dei confinanti paesi di Greci, Ariano e Montaguto.
  • Palazzo Orsini, attuale sede municipale, detto anche “Hospitius pro peregrinis, fu costruito nel 1727 fuori Porta Grande dal Card. Orsini, divenuto poi Papa Benedetto XIII.
  • Il monumento ai Caduti, inaugurato nel 1927 nella piazzetta di san Rocco, lungo Corso Vittorio Emanuele per commemorare i giovani morti sui diversi fronti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
  • Fontana Angelica, detta anche “Candida”, convoglia in paese l’acqua che sorge dal monte S.Angelo e che sgorga dalle bocche di tre papere in ghisa.

Il Mulino Normanno, detto anche “di Bethlemme”, è un antico opificio in forma di piramide tagliata, asservito a un antico mulino ad acqua del XII secolo. Si trova nella zona delle Cesine.

Piaceri e Sapori
  • Piscina comunale
  • Campo da calcio L. Durante e campo da calcetto
  • Campo da tennis
  • Bocciodromo

E’ in fase di ristrutturazione il museo della memoria presso il Castello Guevara

  • Savignanestate: programma di appuntamenti che vanno dalla fine di luglio al 15 agosto con concerti, artisti di strada, musica folkloristica, mostre fotografiche e pittoriche, spettacoli per bambini.
  • La sagra delle orecchiette, organizzata nella prima decade di agosto, è tra le sagre più antiche d’Irpinia con le orecchiette al ragù, fatte a mano dalle mamme e nonne del paese.
  • La festa di Sant’Anna, risalente alla fine del Seicento, inizia il 25 luglio con una serata danzante in corso V.Emanuele, raggiunge il momento più significativo il 26 con la processione penitenziale alle 5 del mattino e la messa solenne il pomeriggio, allietata dalla Banda e si conclude il 27 luglio con concerto o cabaret
  • Orecchiette al ragù di carne o nella più moderna versione delle “orecchiette tricolore”, con pomodorini, rucola e parmigiano.
  • “Cicatielli e fagiolini”, (cavatelli e fagiolini)
  • “laganiell e fasul”, (pasta a mano simile ai taglierini con fagioli)
  • la “colazione savignanese” (patate e peperoni fritti)
  • la zuppa di soffritto di maiale
  • “la ciambott” (zuppa di zucchine, patate, fagiolini, sedano).

Il paese offre prodotti enogastronomici che coniugano la qualità della lavorazione artigianale con il pregio della materia prima. Tra i prodotti del borgo si l’olio Ravece DOP,  latticini (Caciocavallo podolico – Caciocavallo affumicato -Treccia – Scamorza – Ricotta –), salumi (Soppressata irpina – Capicollo), Aglio bianco dell’Ufita,  miele.