GUALTIERI_stemmaGualtieri
Piccola capitale padana

Comune di GUALTIERI
(Provincia di Reggio Emilia)
Altitudine
m. 22 s.l.m.
Abitanti
6.700 (670 nel centro storico)

Patrono
Madonna della Neve, 5 agosto
info turismo
Comune, Ufficio Cultura
Tel. 0522 221869
www.comune.gualtieri.re.it

Lo spirito del luogo

GUALTIERI_stemmaIl nome
Secondo gli storici il toponimo Castrum Valterii sarebbe legato al longobardo Gualtiero, inviato dal re Agilulfo nel 602 a espugnare Mantova.

 

La storia
II sec. a.C., con la colonizzazione romana, iniziano le bonifiche e il territorio è diviso in centurie; i segni della centuriazione sono ancora evidenti nei pressi di Brescello (Brixellum), centro intorno al quale, fino all’età longobarda, gravita l’insediamento di Gualtieri.
885, primo documento certo relativo a Castrum Valterii (Castel Gualtieri).
1435, Gualtieri entra a far parte dei domini parmensi dei duchi Sforza di Milano, dai quali è ceduta nel 1479 al ducato ferrarese.
1567, Cornelio Bentivoglio, discendente di una delle più importanti famiglie patrizie bolognesi, riceve in feudo dal duca Alfonso II d’Este il territorio di Gualtieri come ricompensa per il suo impegno per la bonificazione della bassa pianura reggiana.
1575, il feudo di Gualtieri diventa marchesato. L’opera di risanamento del marchese Cornelio Bentivoglio si avvale della collaborazione di Giovan Battista Aleotti, architetto esperto nelle costruzioni militari e nelle scienze idrauliche, ed è terminata dal figlio Ippolito nel 1604: la Bonifica Bentivoglio (1566-1618) è considerata la più importante bonifica idraulica nella Bassa padana fino all’Ottocento.
1634, Enzo Bentivoglio, erede del marchesato, restituisce il feudo di Gualtieri alla Camera Ducale di Modena.
1769, l’imprenditore milanese Antonio Greppi avvia a Santa Vittoria di Gualtieri una fiorente azienda agricola secondo i principi fisiocratici illuministi con l’introduzione di nuove metodi nella coltura dell riso e del tabacco, occupando centinaia di braccianti.
1872, la più potente alluvione dell’Ottocento è stata preceduta da quella del 1765 e seguita nel 1951 dall’ultima disastrosa piena del Po.
1965, muore nel ricovero di Gualtieri Antonio Ligabue, ritenuto il maggiore pittore naïf in Italia.

Sono paesaggi d’acqua e di terra, quelli che circondano Gualtieri, una delle piccole capitali padane, disegnata come una minuscola corte ben attrezzata dai marchesi Bentivoglio, signori delle acque e delle bonifiche. Il largo respiro monumentale del palazzo nobiliare nella bellissima piazza quasi perfettamente quadrata, poco oltre la quale respira il Po, dà il segno di un raffinato gioco prospettico e di un’ambizione teatrale. I progettisti, esperti d’arte teatrale a Ferrara, hanno voluto coinvolgere lo spettatore in una messinscena simbolica e spettacolare del potere. Oggi noi li ringraziamo per le atmosfere dechirichiane evocate dall’ombra lunga dei portici, sotto le cui arcate ci ripariamo dalla calura estiva. E dalle nebbie invernali, nei boschi a ridosso delle golene del Po, esce il fantasma di Ligabue, che qui viveva selvaggio con i leopardi della sua immaginazione.

Partendo da piazza Cavallotti e percorrendo via Vittorio Emanuele II, ci s’inserisce in un lungo cannocchiale prospettico chiuso in fondo dalla torre civica. Man mano che ci si avvicina alla piazza principale, l’arco d’ingresso della torre lascia intravedere la facciata di palazzo Bentivoglio, dando l’impressione di uno spazio vasto quanto quello di una fortezza.

Avanzando ancora, ecco che, superata la soglia della torre civica, agli stupefatti visitatori si apre, in tutta la sua potenza simbolica, il magnifico e luminoso spazio quadrato di piazza Bentivoglio (1594-1600), “una delle più belle piazze d’Italia”, secondo lo storico dell’arte Cesare Brandi. E tale doveva già apparire ai suoi tempi, quando aveva contemporaneamente la funzione di piazza pubblica e cortile d’onore del palazzo (oggi occupato da un grande giardino). Protagonista di questa spettacolare regia urbana è il principe – Cornelio prima, Ippolito poi – con l’aiuto dell’ingegnere, architetto e scenografo Giovanni Battista Aleotti detto l’Argenta, attivo a Ferrara e a Parma, dove dieci anni dopo avrebbe realizzato il Teatro Farnese. Il complesso urbano di Gualtieri è stato progettato, come altre città nuove del Rinascimento, integrando il vecchio borgo nella nuova sistemazione. Nella piazza confluiscono tre strade che aprono la prospettiva sulle tre emergenze principali: il palazzo, la chiesa e la torre.

Il palazzo Bentivoglio, voluto da Ippolito, figlio del marchese Cornelio, fu realizzato dall’Aleotti contemporaneamente alla piazza. Nella parte retrostante vi era un grande giardino che arrivava fino al Po ed era l’approdo per gli ospiti che giungevano a Gualtieri via acqua. Un secolo dopo il palazzo era già in fase di declino. Nel 1750 il Comune lo acquistò dagli Estensi e ne demolì gran parte. Resta intatto solo il lato prospiciente la piazza. Sull’ala sinistra fu costruito nel 1775 il teatro. Notevoli i cicli pittorici che si sono conservati a palazzo: si tratta di un affresco al piano terra e diverse sale al piano nobile. Decorazioni, stucchi e pitture raccontano una mitologia padana cresciuta all’ombra della storia di Roma, dell’Eneide e dei poemi cavallereschi. Come i Gonzaga a palazzo Te, anche i Bentivoglio, in piccolo, vollero il loro Salone dei Giganti, affrescato con il ciclo della Gerusalemme Liberata da Pier Francesco Battistelli e i suoi aiuti.

Nel 1600 fu ultimata anche la chiesa di Santa Maria della Neve: dell’edificio bentivogliesco rimane solo la facciata progettata dall’Aleotti, ben integrata nei portici della piazza. Sopra il timpano s’innalzano cinque piramidi, collocate nel sec. XIX come rinforzo strutturale. Con i restauri del 1773, l’interno diventa a una sola navata. Sull’altare della cappella sopra la cripta dei Bentivoglio si trova la pala dell’Annunciazione (1611) del pittore ferrarese Carlo Bononi.

La torre civica (1599-1602), anch’essa ascrivibile all’Aleotti, si assottiglia verso l’alto (a con occhiale) secondo gli ordini architettonici e termina con un lanternino ottagonale. La torre civica fu rinforzata e rialzata da Gio. Battista Fattori nel sec. XVIII. Lasciata la piazza, restano da vedere due edifici sacri.

L’oratorio chiesa della Immacolata Concezione si affaccia su una piazzetta adiacente alla via Vittorio Emanuele II ed è il frutto del restauro tardo settecentesco di un precedente oratorio cinquecentesco e sede della omonima confraternita. E’ della metà del sec. XVIII il bel soffitto ligneo dell’aula dipinto a trompe l’oil con l’Assunzione della Vergine.

La chiesa di Sant’Andrea, di antica fondazione (è documentata per la prima volta nel 1233), presiede lo slargo-piazza sul quale è stato realizzato nel 1775 anche il pozzo civico in forma di tempietto e con corpo centrale ottagonale, su disegno di Gio. Battista Fattori. Quest’area, con le sue casette basse, appartiene al nucleo originario del borgo, anteriore alle edificazioni dei Bentivoglio. La chiesa, ricostruita nel 1713, ha un interno tutto giocato sui toni del rosa, dell’azzurro e del giallo. Nel convento che vi era annesso arrivò a fine carriera, e vi morì nel 1627, Ludovico Grossi da Viadana, uno dei più importanti musicisti del Seicento.

Nella frazione di Pieve Saliceto merita una visita il santuario dell’Annunciazione della Beata Vergine, una delle più belle chiese secentesche fondate vicino al Po, ben conservata nella struttura architettonica originaria e nelle decorazioni a stucco profuse da Martino Ferraboschi, al quale si deve anche il disegno della facciata (1667-69). Bella la decorazione plastica in stucchi policromi dell’ancona dell’altare, con angioletti e cariatidi. Andiamo ora nell’altra frazione, Santa Vittoria, luogo di sperimentazioni agrarie, la cui esistenza s’intreccia prima con l’opera di bonifica dei Bentivoglio e nella seconda metà del Settecento con l’azione imprenditoriale del conte Antonio Greppi, che qui ha lasciato la sua tenuta agricola e un vasto palazzo di fronte alla chiesa parrocchiale (secentesca, con facciata del Settecento).

Palazzo Greppi (1770-79) è un particolare esempio di residenza nobiliare integrata a fabbricati agricoli. Il suo fronte severo, lungo 145 metri, lo fa assomigliare a una via di mezzo tra una caserma e una grande fattoria. Le decorazioni pittoriche del salone centrale sono di Giovanni Morini.

In questo paesaggio di terra e acque è da vedere, infine, la botte Bentivoglio costruita nel 1576 sotto il torrente Crostolo da argine a argine, come parte delle bonifiche con cui gli antichi marchesi trasformarono il territorio per garantire lo scolo delle acque piovane e l’irrigazione. L’edificio è ancora funzionante.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Pesca e canoa sul fiume Po, passeggiate a piedi nell’area protetta del bosco del Caldarèn e in bici sulle piste ciclabili della zona golenale. La ciclopedonale Po-fiume d’Europa collega i sei comuni della fascia costiera del Po.

Cascine, poderi, pioppeti, fossi, ponti, canali, argini, strade, disegnano un paesaggio in cui è protagonista l’acqua: Gualtieri si trova a ridosso della riva destra del Po e della sponda sinistra del torrente Crostolo. Basta percorrere il viale Po, dall’argine maestro al fiume, per cogliere il fascino di un ambiente costruito bonificando i terreni che ristagnavano d’acqua. Intorno a questa strada c’è la golena, cioè la zona di esondazione nella quale si smorzano le acque di piena. Con i suoi pioppeti e i boschi di salice bianco, le vecchie cave di sabbia, le lanche e le grandi pozze d’acqua dei bugni, la golena è un ambiente affascinante. Nella parte alta conserva terreni coltivati a vite e prati. Dietro l’argine maestro, che si alza quasi alle spalle di piazza Bentivoglio, tra due strade aperte nel Cinquecento è stata creata un’area protetta, il Caldarèn, dove tra i recessi ombrosi e i chiaroscuri resistono la flora e la fauna (carpe, tinche, cavedani, uccelli acquatici) della pianura.

Pal Bent Salone Giganti affresco 01 gigantiPalazzo Bentivoglio: è possibile una visita guidata alle sale e ai cicli pittorici. All’interno di palazzo Bentivoglio sono allestiti il Museo Documentario Antonio Ligabue e la Donazione Umberto Tirelli. Nel primo è ricostruita con materiale bibliografico e iconografico la vicenda del pittore naïf, la cui arte, sospesa tra primitivismo ed espressionismo, non poggia su basi culturali ma sul genio contadino e su una forte componente psicanalitica. Ligabue visse isolato come un selvaggio a Gualtieri, nei boschi e nelle golene del Po. Umberto Tirelli (1928-90) è stato, invece, un grande sarto teatrale, punto di riferimento per i maggiori registi di cinema e teatro: al suo paese natale ha donato non la collezione di costumi storici ma il suo piccolo museo privato, fatto di una cinquantina di disegni e oli acquistati o donati da amici.

Teatro Sociale Gualtieri: dopo un lungo abbandono, lo storico teatro della comunità gualtierese è stato riaperto nel 2009 grazie all’impegno di un’associazione giovanile; ha resistito al terremoto del maggio 2012 e ripreso la programmazione degli eventi; www.teatrosocialegualtieri.it.

Primo Maggio, festa tradizionale di Santa Vittoria: dai primi anni del Novecento – con interruzione solo durante il fascismo – la banda, i violini, il corteo e il buon cibo animano la giornata dei lavoratori.

Festa del Borgo (ex Festa del Pozzo), terzo fine settimana di giugno.

Festival dei Violini, a Santa Vittoria, giugno o luglio.

Festa del Pesce, fine luglio o primo fine settimana di agosto.

Festa del Lambrusco, a Santa Vittoria, fine agosto – inizio settembre.

Sagra di Ottobre, terza domenica di ottobre: è nata intorno al 1870 per commercializzare l’uva fogarina.

Mercatino di Natale, metà dicembre.

Mercatino dell’Antiquariato,
ogni seconda domenica del mese (agosto escluso) nel centro storico.

Gualtieri_tortelli_zuccaI cappelletti in brodo. In alternativa, i tortelli di zucca.

E’ l’uva fogarina, da un antico vitigno recuperato nel 2007. Da quest’uva, protagonista di una celebre canzone della tradizione popolare, si ricavano il vino rosato, il passito e la grappa.
Da ricordare anche la cocomera reggiana di Santa Vittoria e il culatello della Valle del Po.