Verucchio-StemmaVerucchio
La culla dei Malatesta

COMUNE DI VERUCCHIO
(Provincia di Rimini)
Altitudine
m. 330 s.l.m.
Abitanti
10.078 (1.000 nel borgo)

info turismo
Ufficio IAT – tel. 0541 670222
ufficioiat@prolocoverucchio.it
www.comune.verucchio.rn.it
www.prolocoverucchio.it

Lo spirito del luogo

Verucchio-StemmaIl nome
In un documento del X secolo d.C. è citato un castrum Veruculi di proprietà dei Carpegna. Il toponimo deriva dal latino verruca, con il significato di “sporgenza” o “altura”.

Verucchio si trova su un rilievo nella bassa valle del Marecchia, al confine con il Montefeltro e la Repubblica di San Marino. La straordinaria conformazione del luogo ne ha determinato la storia, perché fin dall’età del ferro è stata sfruttata la sua caratteristica di fortezza naturale. Resti di un villaggio villanoviano-etrusco (IX-VII secolo a.C.) sono ancora visibili nelle necropoli scoperte in queste terre segnate dalla presenza del fiume Marecchia che un tempo, come dice il toponimo, era veramente un “piccolo mare”. Le sue sorgenti, vicine alla valle del Tevere, consentivano il collegamento tra l’Adriatico e il Tirreno

Con il passaggio dall’età romana a quella medievale, Verucchio sale alla ribalta della storia per essere la culla, il luogo di provenienza, della celebre famiglia Malatesta. È sotto la loro signoria che assume la struttura urbanistica che conserva tuttora.

Ed è dall’ariosa piazza Malatesta, sulla quale si affacciano eleganti palazzi sette-ottocenteschi tra cui quello che ospita il Municipio, che inizia la visita al paese. Salendo per via San Martino, si raggiunge la chiesa Collegiata, edificata nel 1863 e contenente pregevoli opere d’arte, quali il crocifisso del “Maestro di Verucchio” (prima metà del XIV secolo), il crocifisso di Nicola del Paradiso (inizio XIV secolo) e la tela del Centino raffigurante San Martino e il mendicante (1655).

Sulle due cime del monte si ergono ancora le fortificazioni malatestiane: la rocca di Passerello nell’omonimo borgo, trasformata nel Seicento in austero convento femminile, e la rocca del Sasso, costruita a partire dal XIII secolo dal fondatore della dinastia, Malatesta da Verucchio detto “Mastin Vecchio”, citato da Dante nella Commedia. Le mura, i torrioni, le prigioni, il palatium, la terrazza panoramica con vista sulla valle del Marecchia e i tetti di Verucchio, fanno oggi da sfondo a convegni, mostre ed eventi come il Verucchio Music Festival.

Dalla sommità della rocca si coglie la suddivisione di Verucchio nei due borghi di Passerello e di Sant’Andrea, racchiusi dentro la cinta muraria medievale, e nel sottostante borgo di Sant’Antonio, che conserva viuzze e casette dell’antico contado.

Nel borgo di Sant’Andrea sono da vedere la torre campanaria (campanone) del XV secolo, con la campana pubblica del 1684 ancora utilizzata, e il convento di Sant’Agostino in cui ha sede il Museo Archeologico.

Nei dintorni di Verucchio consigliamo di visitare la pieve romanica di San Martino datata al 990 circa, e il convento francescano, uno dei più antichi d’Italia, nel cui chiostro è custodito un cipresso secolare che si dice piantato da San Francesco stesso.

Piaceri e Sapori

Due sono gli emblemi di Verucchio: la rosa canina, simbolo dei Malatesta, e la fibula d’ambra, che richiama il Museo Civico Archeologico. Quest’ultimo racconta la storia del villaggio villanoviano-etrusco che sorse sulla rupe di Verucchio nella prima età del ferro. Dal IX al VII secolo a.C. le famiglie aristocratiche, la cui ricchezza derivava dagli scambi commerciali verso il Tirreno, il Piceno, il Veneto e il nord Europa, seppellirono i loro defunti nelle necropoli. Da lì provengono i corredi funerari esposti: armi, strumenti per filatura e tessitura, raffinati gioielli in ambra o in oro, recipienti per mangiare e bere, tavolini e troni. Il pezzo forte è il trono ligneo intagliato della fine dell’VIII secolo a.C.

Verucchio Music Festival si svolge nella seconda metà di luglio con un cartellone ricco di artisti nazionali e internazionali. È uno degli appuntamenti da non perdere nell’intera Riviera adriatica.

Quanto ai piatti, spiccano i cappelletti in brodo con ricetta locale e, in inverno, la “zavardona”, sorta di maltagliati grossi conditi con stracchino e sugo ricco.

Ampia la scelta gastronomica: olio extravergine della Valmarecchia; riscoperta del vitigno rosso “Veruccese” (Sangiovese) all’interno della Dop Colli di Rimini; prodotti suini di razza mora romagnola.