Verezzi
Il teatro delle meraviglie
Comune di BORGIO VEREZZI
(Provincia di Savona)
Altitudine
m. 200 s.l.m.
Abitanti
2400 (180 nel borgo)
info turismo
Ufficio Accoglienza Turistica, Tel. 019 610412
Ufficio Cultura e Turismo, Tel. 019 618227
cultura@comuneborgioverezzi.it
www.comune.borgio-verezzi.savona.it
Il nome
Borgio deriva dal latino burgus, (borgo, centro abitato), mentre Verezzi si fa risalire a Veletiis, ablativo plurale di probabile origine preromana, il cui etimo si perde nella notte dei tempi. Nelle più antiche cronache il borgo è indicato come Veretium o Viretum”.
La storia
800 ca., ai monaci benedettini che s’insediano nel nuovo centro conventuale vicino a Borgio (Burgum Albingaunum) è affidata la chiesa di San Pietro; ad essi si attribuisce la straordinaria strutturazione del territorio collinare a terrazzamenti sostenuti da muri di pietre a spacco senza legante; negli stessi anni Borgio e Verezzi (Viretum) soffrono le invasioni saracene.
1385, dopo esser stati possedimenti dei Vescovi di Albenga e dei marchesi Del Carretto di Finale, i due centri sono ceduti alla Repubblica di Genova dal Papa Urbano VI. Pietra Ligure in quell’anno diventa una podesteria e Verezzi è citata come “villa” del borgo di Pietra: quella di villa è una definizione amministrativa che distingue i villaggi di carattere rurale da quelli mercantili come i “borghi”, che quasi sempre sono fortificati.
1805, durante l’occupazione napoleonica il territorio viene diviso in Dipartimenti, e Verezzi entra a far parte di quello di Montenotte con capoluogo Savona comandato dal prefetto Chabrol.
1815, la Liguria è incorporata al Piemonte nel Regno di Sardegna; fino a quasi la metà del secolo Verezzi versa in una grave situazione economica con un tenore di vita inferiore a quello di fine Settecento; la principale fonte di sostentamento è l’attività delle cave, che richiede attrezzi costruiti da scalpellini, fabbri, falegnami, seguita dal lavoro nei frantoi; molti verezzini nella seconda metà del secolo emigrano in America.
1885, Verezzi esce dall’isolamento grazie alla realizzazione della prima carrozzabile Borgio – Verezzi, che permette di raggiungere le borgate Roccaro e piazza con i carri, e quindi, sul finire del secolo, con le prime automobili.
1933, Borgio e Verezzi sono uniti, su ordine del governo centrale, in un unico Comune con il nome di Borgio Verezzi; nel corso della seconda guerra mondiale, Verezzi viene bombardata gravemente l’11 agosto 1944.
Anni ’60, mentre Borgio e la collina vengono aggrediti dall’edilizia e dal cemento, Verezzi rimane sostanzialmente indenne; solo nel 1967, con decreto ministeriale l’intero territorio comunale di Borgio Verezzi è dichiarato “di notevole interesse pubblico” e posto sotto la tutela della Sovrintendenza ai beni culturali; nello stesso anno nasce il Festival Teatrale di Borgio Verezzi che si svolge ogni anno nei mesi di luglio e agosto, ormai annoverato tra i più importanti festival di prosa a livello nazionale.
Anni ‘70, l’abbandono delle coltivazioni di buona parte dell’area prossima a Verezzi (vite, albicocco, ulivo) porta i giovani a trasferirsi a valle e il paese a spopolarsi; negli ultimi anni c’è un’inversione di tendenza: grazie alla valorizzazione turistica del territorio e allo sviluppo delle attività commerciali, le abitazioni verezzine tornano ad essere abitate e restaurate, e sono anzi molto ambite da residenti e turisti.
A Verezzi è come entrare in un teatro naturale, immerso nei caldi colori di Liguria e nei profumi della macchia mediterranea, della garrigue: timo, lentisco, rosmarino, ginepro, lavanda. La vista che si schiude, come ha scritto Camillo Sbarbaro, è bella come una pala d’altare: è un quadro che ti si forma davanti agli occhi e ti strappa un grido di meraviglia. Paese solitario, Verezzi, dove accanto al cappero e al carrubo è cresciuta la pianta del teatro. Qualcuno, nel 1967, una sera di mezza estate rinfrescata dalla brezza marina, guardò il cielo stellato, la scenografia naturale della piazzetta di Sant’Agostino, le luci sul mare che in basso punteggiavano la costa, e disse: “questo è teatro!”. E’ così che nacque il prestigioso Festival. Vicoli scavati, slarghi, salite ripide e strette, sottopassi ad arco ingentiliti da vasi di fiori raccontano l’origine difensiva dell’insediamento. Presso queste borgate saracene, dove la pietra rosa si alterna alle bianche terrazze, agli orti a vista, alla vegetazione, la felicità è a portata di mano.
Arroccato sulla collina dell’Orera, il borgo “saraceno” si presenta come un armonioso insieme di quattro diverse borgate (Poggio, piazza, Roccaro, Crosa), caratterizzate da costruzioni in pietra rosa incastonate in un panorama di roccia e di mare, e collegate da stretti carruggi, mulattiere e stradine – le crêuze – un tempo destinate ai muli e ai carri. Le case addossate l’una all’altra in un armonico disordine di volumi e di masse, sembrano una sola abitazione variamente articolata, che sorge dalla roccia come sua naturale prosecuzione. Questa architettura mediterranea è di chiara influenza arabo-islamica, anche se forse rimane una leggenda la fondazione di Verezzi da parte di pirati saraceni che, innamoratisi di questi luoghi, avrebbero abbandonato le loro scorrerie per ritirarsi a vivere sulla terraferma.
Le quattro borgate si distinguono soprattutto per i loro tetti, a terrazza o a volta poco marcata. La struttura urbanistica è certamente medievale e nella pietra rimane ancora oggi il segno di una fatica vecchia di secoli, che si ritrova nei terrazzamenti – le “fasce” – per sfruttare la terra con colture a uliveto, a vigna e orti. Di pietra sono i muri delle case, i gradini davanti agli ingressi, i pittoreschi archi di collegamento tra abitazioni prospicienti, gli archivolti e i porticati ricavati a galleria sotto le case. Di pietra sono i pluviali dei tetti e le caratteristiche lunette che sorreggono i pergolati, di pietra sono le scale consunte da secoli di transito, di pietra, infine, la pavimentazione delle mulattiere. È qui – sulle crêuza de mä (sentieri di mare) cantate da Fabrizio De Andrè – che si svela l’anima più vera della Liguria sopravvissuta alle speculazioni edilizie. È bello oggi passeggiare tra le borgate di Verezzi percorrendo le varie crêuze di collegamento.
A Roccaro c’è da vedere la cappella settecentesca della Madonna Immacolata con altare e decorazioni di tipo barocco, unico edificio verezzino ad avere la copertura in ardesia.
L’abitato di Poggio si sviluppa intorno alla torre secondo due linee ortogonali fra loro, e quello di Crosa è il più antico e il più interessante: sembra scolpito direttamente nella pietra e vi troviamo un sistema di grotte scavate nella collina e già abitate nel Paleolitico, nonché gli edifici religiosi di maggior rilievo. Sopra la borgata, nei pressi del Mulino Fenicio, su di uno sperone di roccia visibile da ogni parte di Verezzi si erge la Croce dei Santi alta 3,50 metri, in pietra di Verezzi. Collocata nel 1664 da alcuni frati Cappuccini di ritorno dalla Terra Santa, è oggi meta di pellegrinaggi religiosi legati alle apparizioni mariane.
Ma è Piazza la borgata più nota. Perché qui, in questa meravigliosa finestra sul mare che è piazza Sant’Agostino, con la sua chiesetta del XVII secolo (restaurata dopo le ferite della guerra), è nato il Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Ancora oggi, dal lontano 1967, nelle notti d’estate la piazzetta rappresenta lo splendido scenario naturale in cui si muovono gli attori, sotto il cielo stellato ritagliato dai tetti delle antiche costruzioni e, come quarta parete, alle spalle degli spettatori, il blu scuro del mare con le sue mille luci.
Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.
Passeggiate sui seguenti sentieri naturalistici, storici e botanici attrezzati, segnalati e sempre mantenuti in ordine: Sentiero Natura, Sentiero Cultura, Sentiero delle “Stizze”, Sentiero Antichi Percorsi Rurali. Possibilità di arrampicata sulle pareti della Cava di Rio Fine, Rocce dell’Orera e del Monte Caprazoppa. Infine, a Borgio sono visitabili le Grotte ed è aperto tutto l’anno il Cinema-Teatro Vittorio Gassman.
Il sistema viario delle borgate è costituito da mulattiere dette crêuze, costruite con pavimentazione in acciottolato e gradini in pietra, e delimitate da muri alti di confine. Lungo i caruggi e le crêuze che collegano le borgate si aprono a ogni passo suggestivi scorci di stretti passaggi, portoni antichi, lavatoi, edicole votive, angoli ricchi di storia e di bellezza che rimandano ad epoche passate: il tutto inserito nel contesto naturale aspro e gradevole dei terrazzamenti. L’aspetto che colpisce di più in Verezzi è però la vista sulla costa ligure che si può godere da ciascuna delle quattro borgate dove davvero sembra di stare sospesi tra cielo e mare.Il borgo, inserito nella Comunità Montana Pollupice che ha sede a Finale Ligure, partecipa all’iniziativa La strada del vino e dell’olio, che si propone di valorizzare le tradizioni eno-gastronomiche e le produzioni tipiche del territorio.
L’Associazione Vivere Verezzi organizza in agosto e settembre mostre personali di pittura nei locali di via del Salto, gli stessi utilizzati a luglio come camerini dagli attori di teatro.
A Borgio sono inoltre aperte tutto l’anno le Grotte di Borgio Verezzi, un interessante percorso guidato fra coloratissime stalattiti, stalagmiti e laghetti.
Per informazioni: tel. 019 610150.
Festival Teatrale di Borgio Verezzi, 10 luglio – 10 agosto: rassegna di prosa nata nel 1967, ospita ogni estate diverse rappresentazioni in prima nazionale per una ventina di serate di spettacolo. Organizzata direttamente dal Comune di Borgio Verezzi, la rassegna ha visto la partecipazione dei più grandi nomi del teatro italiano, da Vittorio Gassman a Giorgio Albertazzi, da Monica Guerritore a Mariangela Melato. Per informazioni: tel. 019 618227 – 612973.
Sagra della Lumaca, 13-14 agosto: festa gastronomica nata nel 1966, vi si assaggiano le tradizionali “lumache alla verezzina”.
Fiaccolata e Presepe, periodo natalizio: il 24 dicembre si svolge una fiaccolata dalla cappella dei Campi alla parrocchia, mentre il presepe con statue a grandezza naturale è allestito in piazza Sant’Agostino.
Il piatto locale per eccellenza sono le lumache alla verezzina, ossia in umido, preparate con una lunga procedura che garantisce il massimo sapore. Alla lumaca è dedicata ogni anno la tradizionale sagra del 13 e 14 agosto.
Oltre al cappero, la cui coltura è in progressivo sviluppo, gli agricoltori verezzini coltivano la vite, producendo vini locali quali la Lumassina, il Nostralino Veretium e il più raro Barbarossa. Gli uliveti, anche se ridotti rispetto al passato, producono del buon olio extra-vergine.