Caramanico Terme
Le acque taumaturgiche della Maiella
Comune di caramanico terme
(Provincia di Pescara)
Altitudine
m. 700 s.l.m.
Abitanti
2.114
Patrono
SS. Maria Assunta, 15 agosto
info turismo
Ufficio IAT, tel. 085 9290202
Centro Visitatori Valle dell’Orfento, tel. 085 92 23 43
Centro Informazioni del Parco Nazionale della Maiella, tel. 085 922021
www.comunecaramanicoterme.it
Il nome
L’origine del nome è quasi certamente longobarda. La fondazione di Caramanico è attribuita, infatti, allo stanziamento di una comunità o “arimannia” longobarda (da harimann, insediamento), probabilmente un gruppo di soldati.
La storia
601, sale al potere il duca longobardo Teodolapio, secondo la tradizione il fondatore di Caramanico; le origini del borgo sono riconducibili all’epoca dell’insediamento longobardo nella regione, situata al confine tra il ducato di Spoleto e quello di Benevento.
1059, è documentata per la prima volta la chiesa di Santa Maria Maggiore, da sempre il principale edificio religioso del borgo.
XII sec., nel Chronicon Casauriense si parla già di “acque putride”, cioè acque termali, nella zona.
1202, iniziano i lavori per la costruzione della chiesa di San Tommaso Becket.
XV sec., Caramanico vive un periodo di grande prosperità grazie alla seta, di cui è uno dei più importanti centri di produzione nel Regno di Napoli; in questo periodo il paese diventa feudo della famiglia D’Aquino, seguendo le sorti del Regno delle Due Sicilie fino all’Unità d’Italia.
1656, al tempo della peste si contavano a Caramanico circa 6500 abitanti.
1706, un potente terremoto danneggia buona parte del borgo, subito ricostruito sostituendo il vecchio tessuto medievale con nuovi palazzi gentilizi, di tono più elevato.
1901, sorge lo stabilimento termale.
1960, il borgo assume il nome di Caramanico Terme: l’espansione alberghiera e residenziale colma con nuove costruzioni il vuoto prima esistente tra il centro e la frazione di Santa Croce.
1971, è istituita la Riserva Naturale Valle dell’Orfento, prima area protetta sulla Maiella.
Al semidio Ercole, protettore delle acque benefiche, i pagani dedicarono un culto là dove sorge la chiesa di San Tommaso Becket. Nella stessa chiesa, un Cristo romanico circondato dagli apostoli sembra benedire Caramanico, perché natura, salute e arte sono i doni elargiti a questo borgo. Da Ercole all’odierno stabilimento termale tutto si svolge sotto il segno dell’acqua che scorre e purifica. Il fiume Orfento scava orridi e gole nell’omonima valle, tra le più incontaminate dell’Appennino; e sul luogo veglia la Maiella, montagna sacra e pura come i nudi dello scultore locale Nicola D’Antino. Le decorazioni naturalistiche del portale gotico di Santa Maria Maggiore sono un florilegio mistico, come le edicole votive scolpite lungo le “rue” e i devoti strofinamenti alla “colonna santa” nella chiesa fuori porta di San Tommaso. Provate a percorrere via San Maurizio nell’ora del tramonto, scendendo verso la porta del borgo che apre il cuore ai monti: l’aria si tinge di rosa, impreziosisce i portali di pietra, i fiori ai balconi e disperde il profumo di legna nella campagna del Morrone.
Dai boschi della Maiella, l’abitato di Caramanico ci appare – se solo ci spostiamo un po’ più in alto di esso – “a fuso di acropoli”, come gli urbanisti chiamano gli insediamenti alto-medievali che presentano questa struttura. Il borgo è sorto in epoca longobarda su un promontorio alla confluenza di due fiumi, l’Orfento e l’Orta. Il percorso principale si sviluppa sulla linea di crinale, con in cima la fortificazione, che doveva essere assicurata non solo dal castello – oggi ridotto a ruderi – ma anche dalla stessa chiesa principale, la quasi millenaria abbazia di Santa Maria Maggiore, dotata allo scopo di robuste mura. L’edificio si annuncia al visitatore con il suo magnifico portale gotico del 1452, sormontato da una lunetta con un raffinato altorilievo raffigurante l’Incoronazione della Vergine, opera dell’artista tedesco Johannes Biomen Theatonicus de Lubec – Giovanni da Lubecca – datata 1476. L’interno, rifatto nel XVI secolo, è arricchito dall’altare tardo-cinquecentesco dell’Assunta in pietra della Maiella, con marmi policromi e colonne tortili, e da un Crocifisso ligneo quattrocentesco che, osservato da sinistra a destra, mostra il volto di Cristo prima sofferente, poi agonizzante, infine morto. Vi sono altri elementi architettonici di rilievo, all’interno del perimetro delle antiche mura difensive che, in parte, ancora racchiudono il “fuso”, alla cui forma si adegua l’impianto viario, con direttrici lungo i percorsi di crinale e le “rue” (vicoli) di collegamento sulle curve di livello. Se la chiesa della Trinità non può certo competere con la vicina abbazia di Santa Maria Maggiore, basta spostarsi in via Verdi per imbattersi in due palazzi settecenteschi ricchi di stemmi araldici, costruiti dopo il terremoto del 1706, quando l’antico tessuto medievale fu sostituito da costruzioni più solide e importanti, come i palazzi D’Aquino e Salerni. Inoltre da visitare, sempre in questa parte del paese, la chiesa di San Tommaso d’Aquino con uno splendido portale romanico sovrastato da un rosone, iniziata nel 1401, per volere del domenicano Giacomo D’Aquino a memoria del proprio celebre avo Tommaso. L’edificio oggi è utilizzato come Auditorium. Da via Duca degli Abruzzi si accede alla parte bassa del borgo, la più autentica perché non interessata dagli interventi di demolizione ottocenteschi, come quelli eseguiti sul corso Bernardi tra l’altro recentemente pedonalizzato e restituito totalmente al passeggio di turisti e viandanti. Il borgo antico custodisce la chiesa di San Nicola di Bari, dalla sobria facciata neoclassica che incornicia l’esuberante portale barocco del 1592. La statua di San Nicola nella nicchia centrale è duecentesca. Sul campanile è scolpita in caratteri gotici la data del 1493. E’ ottocentesca, invece, la zona di piazza Garibaldi, come si vede dai palazzi e dalla fontana a mascheroni.
Anche se l’intonaco ha progressivamente coperto le murature faccia a vista, il quartiere di San Maurizio rimane il cuore del sognante paese che, nelle edicolette votive disseminate nelle strade, ha collocato le immagini della Madonna scolpite dai suoi scalpellini. Siamo ormai giunti alla fine del borgo, dove si trovano la chiesa di San Maurizio, citata già nel 1301, e l’ex convento delle Clarisse, fondato nel 1636 e attuale sede del Museo della Fauna Abruzzese.
La recente riqualificazione di parte del centro storico come le vie Maiella, Colle, dell’Allegria e Rua Pesciuvale, lascia negli occhi un’impressione positiva che diventa ammirazione quando, saliti da via Colle alla pineta che occupa lo spazio dell’antico castello, lo sguardo si apre sulla valle dell’Orta, il Monte Morrone, la Maiella e la valle dell’Orfento.
A cinque km dal centro, in località San Tommaso, sorge l’edificio religioso più importante della zona, l’abbazia romanica di San Tommaso Becket, iniziata nel 1202 insieme all’annesso convento e rimasta incompiuta. Nonostante i rifacimenti e i crolli causati dai terremoti, la chiesa conserva tesori artistici, come lo splendido altorilievo del Cristo benedicente con i dodici Apostoli sul portale centrale e gli affreschi duecenteschi nell’interno a tre navate. Entrando dalla porta laterale, subito sulla destra si nota la “colonna santa”, uno strano monolito con capitello corinzio ritenuto miracoloso da chi, implorando la grazia della buona salute, vi si strofina contro. Nella cripta, invece, un pozzo di acqua sorgiva rimanda ad antichi culti precristiani e alle virtù taumaturgiche delle acque della Maiella.
Cure termali. Camminate e trekking sui sentieri della valle dell’Orfento. Escursioni a cavallo, mountain bike e sci di fondo a Decontra. Pesca sportiva nei fiumi Orta e Orfento. Centro Visitatori Valle dell’Orfento, tel. 085 922343 – www.majambiente.it
Caramanico si trova all’imbocco del canyon dell’Orfento e della valle del fiume Orta, nel Parco Nazionale della Maiella. Unisce alla vocazione termale scenari naturali incontaminati. La riserva naturale dell’Orfento è un’area dell’Appennino, nelle cui faggete sono tornati a vivere il lupo, l’orso marsicano, il cervo, il capriolo e il camoscio. Non è raro vedere l’aquila reale volteggiare alta fiume, che disegna il suo corso tra salti e cascatelle, in un silenzio rotto solo dallo scorrere delle acque. Eremiti e monaci hanno trovato qui i luoghi della loro ascesi, fondando chiese ed eremi incastonati nella roccia della Maiella.
I due romitori frequentati da Celestino V, il monaco eremita divenuto Papa, sono l’eremo di San Bartolomeo a 650 metri d’altitudine, in cima al vallone di Santo Spirito, mimetizzato nella roccia attraverso una balconata in cui sono ricavate una chiesetta rupestre e due cellette; e l’eremo di San Giovanni, di più difficile accesso, posto a 1220 metri in un punto scenografico della valle dell’Orfento. Scendendo a 860 metri d’altitudine, si arriva Decontra, piccola frazione che conserva un nucleo di case in pietra. Meravigliosa è la vista che si gode da qui: il Monte Morrone e il versante nord-occidentale della Maiella divisi dalla valle dell’Orta. Ai Luchi, nella parte bassa della valle dell’Orta, il fiume scava un breve canyon di calcare in un ambiente naturale di macchie di bosco e spuntoni rocciosi. La Cooperativa Majambiente organizza visite guidate nel Parco della Maiella.
Museo Paolo Barrasso:
custodisce oltre trenta bronzetti votivi di età romana (III-II sec. a. C.) rinvenuti in località San Tommaso, nei pressi dell’abbazia, e raffiguranti Ercole, eroe e divinità delle acque salutari e della fecondità.
La raccolta museale comprende anche materiali sugli ambienti naturali della Maiella.
Museo della Fauna abruzzese e italiana:
ospitato in un’ala delle Terme, documenta con un migliaio di esemplari la fauna selvatica in Italia.
Caramanichestate,
luglio – agosto. Le manifestazioni estive comprendono la Rassegna concertistica internazionale “Festival Valle dell’Orfento” dell’Accademia Marino da Caramanico, il Festival Musicarte e gli appuntamenti musicali itineranti di “Borghi in Musica”.
Concorso Internazionale Musicale Paolo Barrasso,
luglio. Si svolge nel complesso monumentale delle Clarisse e vi partecipano orchestre di ragazzi, gruppi e solisti dall’Italia e dall’estero.
I Palmentieri,
14-15 agosto: tipica festa contadina di ringraziamento, cade al culmine della mietitura; i “palmentieri” sono cesti di vimini chiusi da un cono rovesciato adorno di pizzelle, dolce locale che ragazze in costume tradizionale depongono in omaggio ai piedi della Madonna dell’Assunta, protettrice del paese.
Boccali DiVini,
30 dicembre: mostra enogastronomica itinerante tra le cantine del centro storico.
Alla pasta “alla chitarra” al sugo d’agnello (la chitarra è una pasta all’uovo fatta a mano) segue un tagliere di formaggi, oppure un piatto di carne (ovina, suina o bovina) tra cui il maiale nero e il cinghiale.
Il millefiori della Maiella, prodotto a Caramanico da Pietro Amoroso è il miele più buono d’Italia, decretato nel 2008 da una giuria di assaggiatori riunita a Montalcino (Si).