Otranto
La porta d’Oriente
Comune di otranto
solo centro storico
(Provincia di Lecce)
Altitudine
m. 15 s.l.m.
Abitanti
5756 (783 nel borgo)
Patrono
San Francesco di Paola, ultima settimana di maggio
Santi Martiri di Otranto, 13-14-15 agosto
info turismo
Ufficio Informazioni Turistiche
Piazza Castello – c/o Castello Aragonese
Tel. 0836210094
turismo@comune.otranto.le.it
www.comune.otranto.le.it
Il nome
L’origine del nome della cittadina è ancora discussa: ‘Ydrous nel greco classico, Hydruntum nel latino, Ydrentòs in epoca bizantina, Derentò nell’accezione greca. Gerhard Rohlfs ha asserito: “E’ certo che tale nome non corrisponde né all’antico Ydrous né al latino Hydruntum. E’ chiaro altresì che questo Ydrentòs non abbia potuto venire in Italia coi bizantini, né possa essere sorto da una genuina tradizione ellenica, ma deve essere riguardato come un compromesso linguistico uscito dall’italico Hudrentum in un ambiente dove popolazioni elleniche e italiche confinavano. Il moderno Derentò dei Greci si riporta dunque a un Hudrentum che dalle popolazioni bilingui o trilingue dell’antica Messapia fu ellenizzato in Ydrentòs”.
Gli otrantini veraci pronunciano Ótruntu il nome del loro paese e ciò è importante per risalire all’origine preromanza dell’appellativo, il quale certamente iniziava con una O accentata.
La storia
I numerosi scavi archeologici effettuati nella zona hanno portato alla luce delle ceramiche risalenti a un periodo che va dalla fine del XIII secolo al XI secolo a.C. Si ha la certezza, pertanto, che quest’area fosse abitata già in quell’epoca.
Intorno al 1200-1000 a.C. si iniziano ad avere notizie dei Messapi detti anche Pelasgi, che crearono una civiltà complessa e fondarono, nel corso dei primi tre secoli del millennio a.C., numerose città. Otranto fu molto importante per i Messapi perché costituiva lo scalo sul mare Adriatico, fondamentale per gli scambi, di alcuni centri della zona.
La città delineò la sua struttura urbana durante l’età della Magna Grecia. La cultura greca coinvolse gli otrantini, negli usi e costumi come nella lingua.
Nel periodo romano, Otranto era una delle città marinare più importanti della Puglia. Il lavoro mercantile e di artigianato locale era fiorente. Era presente una comunità ebraica e ciò fa capire l’importanza commerciale che il centro poteva avere e che andava oltre alle isole Ionie.
Nell’epoca romana esisteva già una complessa rete viaria che metteva in comunicazione la cittadina con il resto del Salento e con la Puglia. Nel 162 la città chiese e ottenne di battere moneta e fu così che venne aperta una zecca, rimasta attiva sino al secondo secolo d.C.
Pian piano il porto di Otranto divenne sempre più importante, surclassando finanche quello di Brindisi. Tale realtà non fece altro che consolidarsi in epoca paleocristiana. La città si trasformò e nacquero nuovi spazi. Vi fu un notevole consolidamento del Cristianesimo e il legame tra Roma e Bisanzio si intensificò.
Dopo il declino della potenza romana, nella cittadina idruntina giunsero i bizantini. Sul finire del VI secolo, Otranto si trovava già sotto il dominio di Bisanzio. Fu proprio in tale periodo che il centro fu dotato di nuove e più salde fortificazioni, erette per proteggersi da eventuali attacchi barbarici. Nell’epoca della seconda dominazione bizantina, Otranto raggiunse il massimo splendore. In questa fase ci fu l’affermazione del rito greco.
Alla fine dell’XI secolo risale l’abbazia di San Nicola di Casole, ubicata a pochi chilometri dall’abitato, che presto divenne il cuore del monachesimo italo-greco in Puglia. Il cenobio era dotato di una ricchissima biblioteca e i suoi monaci amanuensi erano conosciuti in tutta Europa. I bizantini, tra le altre cose, apportarono notevoli migliorie al paese e lo arricchirono con la loro arte. Ma le cose stavano per cambiare.
I normanni, già alla metà del XI secolo, erano riusciti a impossessarsi di una buona fetta della Puglia, ma Otranto, come anche Brindisi e Taranto, rimaneva nelle mani dei bizantini. Questo fino al 1064 quando la città fu costretta a rassegnarsi al nuovo dominio normanno. I normanni non stravolsero la realtà preesistente, cercarono di apportare delle modifiche in positivo.
Nel 1088 fu consacrata la Cattedrale. In quegli anni, lo scalo otrantino, ospitò spesse volte i cavalieri cristiani che combattevano nelle Crociate.
Nel 1266 Carlo I d’Angiò conquistò il Regno Meridionale e si dimostrò, da subito, un sovrano lungimirante e giusto. Nonostante ciò, egli non godette di larghi consensi. In seguito ad alcune scelte politiche, ben presto nel Salento si crearono dei disordini e anche gli otrantini si rivoltarono contro il re angioino.
Nel corso del Trecento, superati i dissapori tra la cittadina e la corona angioina, Otranto risultava essere uno dei pochi centri del Regno che deteneva la piena fiducia dei regnanti, trovandosi in un ottimo stato di avanzamento economico e civile. Il governo degli ultimi Angioini, però, si faceva sempre più precario.
Alfonso d’Aragona conquistò i territori dell’Italia meridionale appartenenti agli Angioini.
Il 28 luglio del 1480, i Turchi s’impossessarono del borgo commettendo ogni sorta di crudeltà. 800 uomini coraggiosi, ora Santi, dopo aver rifiutato di convertirsi all’Islam, furono decapitati sul colle della Minerva.
I saraceni rimasero nella città per un anno, fino a quando gli aragonesi non entrarono nella cittadina e la liberarono. Con gli Aragonesi la città si rianimò, presa dalla voglia di riscattarsi. In questi anni, Otranto fu contesa dai Veneziani e nuovamente dagli Angioini.
Gli Ottomani tentarono nuovi assalti alla città, ma Otranto riuscì sempre a resistere. Questo fu anche il secolo del Barocco, che iniziò a far parlare di sé nel primo ventennio del Cinquecento.
A partire dalla seconda metà del Seicento, la città subì un’involuzione e perse quel posto primario che occupava nel Salento.
Otranto subì altri attacchi dei saraceni, nel 1614 e nel 1644, ma riuscì a uscirne indenne. Molti terreni della zona circostante furono abbandonati e ciò causò la formazione di paludi, dove il rischio di contrarre la malaria si fece sempre più alto.
Il Settecento fu il secolo di una moderata ripresa per il paese.
Nel 1800, la campagna otrantina che circondava i Laghi Alimini era paludosa e deserta. Il primo progetto di risanamento fu stilato nel 1868. Vennero effettuate importanti opere di bonifica e le paludi lasciarono spazio a terreni coltivabili. Venne ripresa l’agricoltura.
Nel periodo napoleonico la cittadina divenne Ducato del Regno di Napoli e si verificò una netta ripresa grazie al Ministro Fouché. Le fortificazioni furono soggette a una totale trasformazione a partire dal 1866 e molti beni urbanistici della città finirono nelle mani del demanio.
Nel 1936 l’endemia malarica a Otranto e nelle zone limitrofe scomparve del tutto. Si poserò, così, le basi della colonizzazione per appoderamento, con la conseguente stabilizzazione in luogo della popolazione contadina. La trasformazione del paesaggio fu netta. Le vie esistenti vennero sistemate e se ne crearono delle nuove, vincendo l’emarginazione spaziale e dotando quest’area di una spiccata disposizione al turismo.
Tra il 1964 e il 1974 sorsero molte strutture ricettive e attività commerciali di vario genere per soddisfare la sempre più ingente richiesta turistica. Il nuovo millennio ha dato un ulteriore slancio alla città di Otranto.
Otranto, città più ad est d’Italia, crogiolo di etnie, idee, culture. Da sempre considerata una delle perle del Mediterraneo, detiene un fascino fuori dal tempo, con le sue innumerevoli bellezze storiche, artistiche e naturalistiche.
Una città che ha saputo svilupparsi nel tempo guardando alle esigenze della modernità senza mai tradire il suo passato.
Otranto è accoglienza, disponibilità e cuore aperto. E’ musa di tanti poeti e scrittori che, oggi come ieri, ne carpiscono l’essenza per imprimerla nelle loro opere. Per citarne alcuni, Maria Corti e Carmelo Bene hanno trascorso lunghi periodi nella cittadina salentina e si sono lasciati pervadere dal genius loci che ivi dimora.
Otranto è sogno, emozioni e magia. Una volta visitata è impossibile da dimenticare. Rimarrà nella memoria per sempre.
Castello Aragonese
Nella sua configurazione iniziale di fine Quattrocento, si presentava a forma di quadrilatero, con ai vertici quattro torri circolari. La configurazione che oggi osserviamo è frutto di costanti modificazioni, che interessarono la fortezza per tutto il Cinquecento, imposte dalla continua evoluzione e perfezionamento delle armi da fuoco.
La fortezza è delimitata su tutti i lati da un profondo fossato che viene superato all’ingresso con un ponte, oggi con arco in pietra e calpestio in legno, probabilmente in origine di tipo levatoio.
Al di sotto del piano terra si sviluppa un intrigo di cunicoli, gallerie e piccoli ambienti, che definisce il sistema dei sotterranei.
Chiesa di San Pietro
Costituisce una preziosa testimonianza del dominio bizantino in Terra d’Otranto; sembra riconducibile al secondo periodo aureo dell’architettura bizantina che si avviò a partire dal IX-X secolo d.C. La pianta quadrata contiene una croce greca inscritta. All’interno, tre piccole navate sono sormontate da una cupola centrale, sorretta da quattro colonne. Nelle tre absidi sul fondo si dispongono gli splendidi affreschi in stile bizantino databili dal X al XVI secolo.
Cattedrale Santa Maria Annunziata
Fu elevata nel XII secolo sui precedenti insediamenti di epoca messapica, romana e paleocristiana, consacrata il primo agosto del 1088. E’ la Cattedrale più grande del Salento.
Di forma basilicale con pianta a croce latina, è divisa in tre navate da 14 colonne marmoree con capitelli, abachi ed echini, su cui si elevano archi. Il tetto è a capriate coperto da un soffitto a cassettoni dorati.
Il pavimento musivo, realizzato tra il 1163 e il 1165, sotto il regno di Guglielmo il Malo, commissionato dall’Arcivescovo Gionata, reca la firma del presbitero Pantaleone. È l’unico pavimento musivo di epoca normanna rimasto integro in Italia e mostra un gigantesco arbor vitae che costituisce una vera e propria summa medievale tradotta in immagini.
Torre Matta
E’collocata nella parte di bastione verso mare presente sul lato sud della cortina e prospiciente il porto.
La torre cilindrica della prima fase fu inglobata all’interno di un bastione quadrangolare nel Cinquecento, al fine di migliorare l’efficienza balistica dell’intero sistema difensivo.
Dal vano superiore si accede direttamente a un ambiente a tutt’altezza, che rappresenta la chiusura della cortina muraria attorno alla torre cilindrica originaria. Della torre originaria si intravede la parte cilindrica sporgente con una serie di bellissimi beccatelli decorati con motivi tipici dell’epoca.
Faro di Palascia
Situato nel punto più orientale d’Italia, è stato edificato nel 1867.
Fino al XIX secolo, in prossimità del faro, si ergeva una torre di avvistamento di epoca medioevale dalla quale si potevano controllare eventuali incursioni da parte di pirati turchi mentre. Il faro attuale è stato posizionato più in basso rispetto alla torre di avvistamento.
La Comunità Europea ha dichiarato questo faro fra i cinque più importanti del Mediterraneo e questa nomina l’ha riqualificato facendolo divenire meta di tanti turisti.
Ospita il Museo su Ecologia degli ecosistemi mediterranei gestito dall’Università del Salento.
Otranto è una città vitale, divertente, briosa. Durante la stagione estiva vi sono molteplici possibilità di svago promosse dall’Amministrazione comunale o dai privati.
Il Castello Aragonese e Torre Matta sono sedi di mostre temporanee e stabili che ogni anno riscuotono un notevole successo.
La Città di Otranto offre durante l’anno una serie di eventi calendarizzati, come ad esempio L’Alba dei Popoli durante le festività natalizie, Giornalisti del Mediterraneo a settembre, Otranto Film Festival, nonché altre manifestazioni che arricchiscono il palinsesto cittadino per tutti i gusti e le età.
La zuppa di pesce è certamente una delle pietanze più richieste in città. E’ un gustoso piatto di pesce fresco, tipico della tradizione culinaria più povera: per realizzarla venivano infatti usati gli scarti del pesce. Comprende la pulitura e sfilettatura del pesce, la cottura di tutti i pesci in un brodino, un fondo di cottura di molluschi e crostacei.
I prodotti artigianali otrantini sono legati alla tradizione musiva cittadina, che riprende i temi del mosaico pavimentale della Cattedrale, ma anche a quella legata alla realizzazione di cesti in giunco, secondo la tecnica antica dei pescatori che producevano le nasse per pescare.
Ristorazione
Hotel Palazzo Papaleo
Con un intimo ed accogliente centro benessere, l’Hotel Palazzo Papaleo 5 stelle di Otranto gode di una incantevole posizione, tra l’antica basilica e il mare, nel cuore del centro storico, e di un team che farà della vostra permanenza in Puglia qualcosa di suggestivo, romantico e indimenticabile.
Via Rondachi, 1
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