Pietramontecorvino
L’araba fenice della Daunia

Comune di pietramontecorvino
solo centro storico
(Provincia di Foggia)
Altitudine
m. 456 s.l.m.
Abitanti
3000 (160 nel borgo)

Patrono
Sant’Alberto, 16 maggio
Compatrona: Santa Maria di Costantinopoli, 18 agosto
info turismo
Comune, piazza Martiri del Terrorismo – tel. 0881 555189 – 555793
Pro Loco, piazza Martiri del Terrorismo – tel. 0881 555014
prolocopietra@libero.it
www.comune.pietramontecorvino.fg.it
protocollo@comune.pietramontecorvino.fg.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Pietramontecorvino è la pietra (cioè la roccia, la rupe) di Montecorvino, un borgo risalente ai Bizantini, sviluppatosi con i Normanni e decaduto e abbandonato nel XV sec. Nelle grotte scavate nella roccia, chiamata “preta” in dialetto, secondo la tradizione avrebbero trovato riparo i profughi di Montecorvino, soprattutto pastori con i loro greggi.

 

La storia

1018, è attestato come sede vescovile il piccolo centro di Montecorvino, nel territorio – a lungo conteso tra Bizantini e Longobardi – chiamato Capitanata e corrispondente all’attuale provincia di Foggia.
1137, Montecorvino, dopo aver conosciuto un periodo florido sotto i Normanni, incorre nelle ire di Ruggero II che la distrugge.
Secondo la tradizione, alcuni profughi si sarebbero rifugiati in grotte scavate nella roccia, nel luogo poco distante chiamato Pietra, dando così origine a un primo insediamento, mentre altri fuggitivi sarebbero tornati a Montecorvino per ricostruirla. 1218, in una pergamena si trova la prima citazione del castello di Pietra, che diventa feudo autonomo.
1433, è soppressa la sede vescovile di Montecorvino a causa della povertà della diocesi.
1441, infuria la guerra tra Angioini e Aragonesi per la successione al trono del regno di Napoli; teatro degli scontri finali è proprio la Capitanata; Montecorvino è presa, saccheggiata e bruciata dagli Aragonesi.
1456, il terremoto del 5 dicembre completa l’opera di distruzione di Montecorvino, che nel 1482 risulta essere già disabitata.
XVI sec., Pietra, che nei registri angioini era citata come Castel di Pietra o Pietra di Monte Corvino, comincia ad essere chiamata semplicemente Pietra,o “la Preta”.
Nel 1541 il feudo passa ai duchi di Montalto di Tocco, che lo tengono sino al tramonto del feudalesimo.
Nel 1593, il paese conta 172 fuochi (nuclei familiari).
1806, con l’abolizione della feudalità, gli abitanti di Pietra si costituiscono in Comune autonomo. 1862, il paese assume l’attuale denominazione di Pietramontecorvino.

Come l’araba fenice, Pietra risorge dalle sue ceneri. Nasce la prima volta accogliendo nelle sue caverne i profughi della vicina Montecorvino, devastata da re Ruggero. Poi assorbe nuove energie dopo la seconda e definitiva distruzione di Montecorvino, che sparisce dalla storia lasciando a futura memoria i ruderi di una torre normanna. Infine, rinasce ai giorni nostri dalle sue stesse rovine dovute all’incuria e all’emigrazione, grazie al recupero del suo centro storico, la Terravecchia, fortemente voluto da cittadini e amministratori.
La maestosa chiesa madre, la torre superba con le sue eleganti bifore, il palazzo ducale, tornano così a vegliare le casette aggrappate le une alle altre di questo borgo scavato nella roccia. Bello, intorno, è il paesaggio della Daunia: campagne assolate con il grano, gli ulivi, le viti, strade deserte.
Qui l’aria pungente dell’inverno reca l’odore della legna che arde nei camini, mentre il vento d’estate spande dai vicini monti il profumo delle ginestre.

Edificata intorno all’anno Mille su uno sperone di roccia tufacea, nel Sub Appennino Dauno settentrionale, la Terravecchia – così si chiama il centro storico di Pietramontecorvino – è caratterizzata da un impianto urbanistico ad anello, su cui si innesta una rete di vicoli stretti che offre vedute d’effetto sulle colline circostanti. L’abitato e il paesaggio sembrano uniti in un unico disegno. Il complesso monumentale, costituito dalla torre normanna, dalla chiesa Matrice e dal palazzo ducale, posto al culmine dello sperone, è un incredibile “fuori scala” rispetto al tessuto delle abitazioni: svolgeva, infatti, una doppia funzione di protezione del borgo e di prestigio. Le abitazioni poste in basso sembrano arrampicarsi sino ad esso. Una volta penetrati nella Terravecchia, si coglie il sapiente adattamento delle costruzioni all’andamento del terreno. Le case sono inerpicate sulla roccia, in parte scavate nel tufo e in parte fondate su di esso, e serrate tra loro. Per tutto il Medioevo il paese era racchiuso in una cinta muraria con case-torri, oggi distrutta. In via Tappeto troviamo l’unica casa-torre superstite. Al borgo si poteva accedere mediante tre porte: a sud-ovest Porta Santa Caterina, a est la Portella, a ovest Port’Alta che, con il suo arco gotico a sesto acuto, è l’unica esistente.
Accanto alla porta si inerpica su per la roccia una monumentale scalinata che conduce al loggiato dell’ingresso settecentesco della chiesa Madre. Ai piedi della scalinata, sulla destra, si trovava la chiesa di San Biagio con il suo arco gotico. La porta della sagrestia è sormontata da una lapide a caratteri gotici, il testo più antico di Pietramontecorvino (1375). Superata Port’Alta ci si incammina per la strada che attraversa in senso longitudinale l’intero borgo e ne costituisce la spina dorsale, da cui si diramano le altre stradine che permettono di raggiungere tutto il quartiere e di coglierne gli aspetti più suggestivi: le case che emergono dalla roccia con le grotte oggi adibite a cantine e depositi, le strade tortuose e le scalinate scoscese, i piccoli archi di comunicazione tra le case, i muri di sostegno degli orti e delle piccole piazzette, i passaggi e i vicoli in declivio che inquadrano scorci del paesaggio collinare. Del palazzo Ducale non si conosce la data esatta di costruzione. È in ogni caso di epoca angioina per la presenza, sul soffitto dell’Arco Ducale, di uno stemma angioino. Duecentesche sono le belle bifore riccamente ornate. Il palazzo, da cui si erge la torre normanno-angioina alta 30 m, occupa una superficie di circa 2.500 mq e su via Port’Alta raggiunge i 15 m di altezza. L’ala più importante è quella esposta a sud che si sviluppa su tre piani. L’ingresso principale, sormontato da un mascherone, immette nel salone di rappresentanza. Sulla volta della sala è affrescato lo stemma degli ultimi feudatari di Pietra, i Montalto di Tocco. Il palazzo è collegato alla chiesa mediante un corridoio che sovrasta l’ingresso del cortile.
Dal cortile principale si entra in un vasto salone coperto da una volte a botte, oggi usato per manifestazioni culturali.
Adiacente al salone e alla chiesa Madre c’è un bellissimo giardino pensile che si affaccia sulla sottostante piazza del Rosario e rappresenta un raccordo naturale tra le costruzioni. La chiesa Madre dedicata a Santa Maria Assunta è la più antica di Pietramontecorvino. Documentata dal 1328, fu probabilmente costruita alla fine del XII secolo come testimoniò il portale laterale con triplice arco ogivale, contenente l’Agnus Dei.
Questo portale costituiva, fino al Settecento, l’unico ingresso della chiesa che nel corso di quel secolo subì il capovolgimento del presbiterio. Settecenteschi, infatti, sono la scalinata, il loggiato e la porta che si apre sulla facciata est. Testimonianza del primo nucleo costruttivo è l’antico presbiterio, d’impianto gotico, che ora corrisponde alla zona dell’ingresso principale. Lo stile architettonico della chiesa può definirsi romanico nel suo complesso. Rinascimentali sono la cappella, gli archi in pietra scura delle nicchie laterali e i monumenti funebri della famiglia Tinto (1567). Chiaramente barocco è l’altare maggiore.
Di fronte alla cappella del battistero si accede alla torre campanaria, costruzione quadrangolare, di tipico assetto medievale. Il campanile è coperto da una bellissima cupola rivestita di mattonelle gialle e verdi.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Escursioni nei boschi, mountain bike, tennis.

Fuori del centro storico è da vedere la chiesa del Rosario, della seconda metà del Cinquecento, con il suo splendido soffitto a cassettoni. A pochi km dal paese sulla strada per Motta, il Bosco di Sant’Onofrio è una piacevole meta soprattutto in estate, quando ci si può rilassare tra i faggi e le sorgenti d’acqua. Merita un’escursione anche il rudere della torre normanna di Montecorvino, ultimo simbolo del vecchio paese. La “torre del diavolo” – così è chiamata – sorge su un’altura da cui si domina tutta la bellissima valle.

Biblioteca Comunale, tel. 0881 555189.

Festa di Sant’Antonio Abate,
17 gennaio: accensione di un falò in onore del santo.

Festa di Sant’Alberto,
16 maggio: la statua del patrono è portata in processione ai ruderi dell’antica Montecorvino, accompagnata lungo il percorso dai palii, lunghi fusti d’albero ricoperti di nastri multicolori, recati dai fedeli. L’origine di questa tradizione sta nei riti pagani della fertilità, confluiti poi nella pratica cristiana, oppure nell’abitudine dei pastori di appendere fazzoletti ai bastoni di legno; secondo altri il palio deriva dall’uso delle donne di offrire fazzoletti al patrono per chiedere protezione per i loro uomini in guerra.

Festa della Madonna del Carmelo,
16 luglio: processione e fuochi d’artificio.

Santa Maria di Costantinopoli,
18 agosto.

Suoni, sapori e colori di Terravecchia,
19-21 settembre: tre giorni di eventi artistici, teatrali e gastronomici e di festa in costumi medievali, nel cuore dell’antico borgo per celebrare l’inizio dell’autunno.

Rechetèlle o cecatille (paste fresche fatte in casa) con sugo di carne. Da assaggiare anche le scartellate ricoperte con miele o mosto cotto, e i cauzune ripieni di pasta di ceci e cioccolata (o castagne).

I salumi, con il capecolle al primo posto, sono ottimi grazie alla lavorazione della carne secondo i metodi tradizionali. Da non dimenticare l’olio extravergine d’oliva e il vino, che qui è il celebre Cacc’e mitte della zona di Lucera.