Pacentro-Stemma2bisZungoli
Paesaggi Irpini

Comune di ZUNGOLI
(Provincia di Avellino)
Altitudine
m. 657 s.l.m.
Abitanti
380

Patrono
Sant’Anna e San Crescenzo, 26 luglio
info turismo
Info Point, Largo Fontana Tel 0825 845045
Comune di Zungoli, via Provinciale Tel 0825 845037
www.comunezungoli.it

Lo spirito del luogo

Il nome
Secondo Flavio Biondi il nome deriva da Castrum Curuli, un capitano normanno di nome Curulo (da cui Giungolo o Juncolo) che edificò la rocca in funzione anti-bizantina. Secondo altri, Rohlfs G., Barra G.- Giovanniello V., Forgione S. e Caruso V., il toponimo si richiama al cognome Zùngolo di origine greco-bizantino diffuso in Lucania, sia che derivi da Kurulos (piccolo signore).

 

La storia

Zungoli, caratteristico Borgo medievale in prov. di Avellino ai confini con la Puglia. Il paese o “terra” sicuramente già esisteva al tempo dei Romani come testimoniano monete, lapidi ed altri oggetti antichi rinvenuti. Terra di confine ma strategicamente collegata dalle strade romane Appia e Traiana, unite dall’Erculea e dall’Herdonetana. Strade che insieme al tratturo pescasseroli-candela- ebbero un ruolo importante nello sviluppo socio-economico di Zungoli.
Le origini stesse del paese sono legate proprio a queste grandi arterie che hanno favorito i primi insediamenti umani.
Le origini del paese sono sicuramente precedenti alle invasioni dei Saraceni 829-983, poiché risulta che questo paese era tassato a contribuire con 30 uomini e 12 soldati per la custodia del castello di Crepacuore. (archivio della Zecca di NA a. 1269, pag. 118.)
La formazione vera e propria del paese si è avuta intorno all’anno 1000 con la concentrazione della popolazione sparsa delle campagne in un centro abitato difeso da mura e castello, attorno alla piazza municipio, sede di due chiese, S. Nicola e S. Maria della Neve.
I Normanni trasformarono la preesistente Torre bizantina in Rocca che ancora oggi si ammira nella parte più alta dell’abitato, chiusa da mura di cui sono ancora visibili alcune tracce e collegate da 4 porte corrispondenti ai 4 punti cardinali.

Le strade seguono l’andamento morfologico del territorio e si presentano pertanto irregolari, strette, tortuose, con acciottolato e interminabili gradinate, secondo una tipologia di sviluppo avvolgente.
Costruito in pietra locale, il borgo si caratterizza per l’impianto urbanistico tipicamente medioevale e per le grotte risalenti al periodo romano scavate nel sottosuolo arenario.
Lo stile Normanno di questa struttura fortificata con quattro torri angolari, simile ad altre 12 la cui maggior parte si trovano in provincia di Avellino, è confermata dal fatto che i castelli Longobardi avevano più torri piccole e grandi e racchiudevano uno spazio interno molto articolato e irregolare.
Dopo i Normanni il paese fu sotto la dominazione Sveva con Adoasio, Signore di Zungoli. Nel 1244 Federico II era a Zungoli. Con Federico II di Svevia nel 1232 fu imposto ai Comuni il termine “Universitas” per indicare l’istituzione comunale retta dal Sindaco e da alcuni Eletti.
Con la vittoria di Carlo d’Angiò su Manfredi (battaglia di Benevento, 1266) iniziò la dominazione Angioina, 1266-1442 con Riccardo Montefuscolo. Durante la dominazione Angioina, per buona parte del XIV sec. i paesi della baronia , compreso Zungoli , subirono devastazioni e saccheggi ad opera di briganti .Dal 1442 al 1500 Zungoli fu sotto la dominazione Aragonese con Alfonso d’Aragona che favorì una grande immigrazione.
Il paese subì in questo periodo un terribile terremoto (1456) che provocò il crollo della torre nord del castello e gravi danni alla chiesa di S. Cataldo, Grancia di Montevergine che le cui fondazioni sono ancora visibili nella parte inferiore del Convento Francescano costruito successivamente.
Dal 1513 Zungoli passò sotto la dominazione dei Loffredo, Signori di Trevico e di Zungoli, fino alla soppressione della feudalità. Nel 1618 fu governatore di Zungoli lo scrittore e poeta Giambattista Basile, autore delle bellissime fiabe “Lo Cunto de li Cunti”.

Il castello normanno costruito nell’XI secolo, fornito fino all’epoca aragonese di quattro torri cilindriche poste agli angoli e corrispondenti ai quattro punti cardinali, nel XVI sec., fu trasformato dai Loffredo in residenza nobiliare. Nel 1825 fu acquistato dalla famiglia Susanna, Marchesi di Sant’Eligio.

Il convento di San Francesco dei Frati minori riformati, sorto sulle fondamenta della chiesa di S. Cataldo crollata a seguito del sisma del 1456, Grancia di Montevergine, è stato in gran parte riedificato dopo il terremoto del 1930. Sorge ai piedi dell’abitato, fuori le mura e risale alla seconda metà del XVI secolo.
Di particolare pregio la piccola chiesa adiacente, restaurata recentemente, con la Madonna dell’Incoronata protettrice dei pastori e dei tratturi.

Piaceri e Sapori

Settembre, andiamo, è tempo di migrare è il titolo dell’itinerario di turismo sportivo e culturale lungo le vie verdi della transumanza, proposto dal 2002: un trekking a cavallo e in mountain bike sul percorso originario del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, attraversando in sette tappe le province dell’Aquila, Isernia, Campobasso, Benevento, Avellino e Foggia.

Per anni si è tenuta a settembre la Festa della Transumanza dove venivano venduti animali e formaggi eccellenti come il celebre caciocavallo podolico che profuma di bosco. Quello vero è dato da mucche che pascolano nei prati verdi tra Irpinia e Daunia lungo i sentieri del Tratturo Regio, mangiano solo erba e danno latte solo da marzo a giugno, come le mandrie di Zungoli.
Oltre il caciocavallo podolico arricchiscono la cucina locale i formaggi, i salumi (soppressate, capicollo, prosciutto, salsicce) ancora preparati artigianalmente come in passato. Naturalmente non manca un buon olio prodotto nel borgo che rafforza ed esalta la qualità e i sapori della cucina tradizionale.

Le feste paesane ripropongono la riscoperta e il recupero delle tradizioni, riaffermano la religiosità e antiche credenze popolari. Fanno rivivere antiche usanze e riscoprire i sapori genuini della civiltà contadina.
Pascoli e allevamenti garantiscono la genuinità di gustosi piatti di carne di agnello, di coniglio, di polli e di maiale. Arricchiscono la cucina locale i formaggi, caciocavalli, soppressate, capicollo, prosciutto, salsicce, ancora preparati artigianalmente come in passato. L’eccellente qualità dell’olio prodotto nel borgo dall’azienda agricola San Comaio, rafforza ed esalta i sapori della cucina tradizionale.
Tra i piatti tipici emergono:
Fusilli, Polenta e funghi, Cavatelli e broccoli, Pizza in tegame di terracotta, La cianfotta

Olio San COMAIO, Caciocavallo PODOLICO