Castroreale
La fedelissima degli Aragonesi

Comune di castroreale
solo centro storico
(Provincia di Messina)
Altitudine
m. 395 s.l.m.
Abitanti
2548 (660 nel centro storico)

Patrono
San Silvestro, 31 dicembre
info turismo
Ufficio Turistico via G. Siracusa – tel. 090 9746534 dal lunedì a domenica dalle ore 9,00 alle ore 13,00; martedì dalle ore 15,00 alle ore 18,00. E-mail turistico@castroreale.it
Pro Loco Artemisia, tel. 090 9746673
www.comunecastroreale.me.it – www.prolocoartemisia.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Deriva dal latino Castrum Regale, «castello del re». Nel 1324 Federico II d’Aragona, per premiare la fedeltà della città durante la guerra contro gli Angioini, ordinò la costruzione ex novo del castello e concesse il privilegio di città demaniale ed esenzioni fiscali a quanti avessero stabilito la loro dimora all’ombra del fortilizio ricostruito. Da quel momento al luogo fu dato il nome di Castro e poi di Castroreale.

 

La storia

11324, il casale di Crizzina (identificato con l’antica città greca di Krastos) ottiene dal re Federico II d’Aragona il titolo di «città demaniale» per averlo sostenuto contro gli Angioini, nelle guerre seguite alla rivolta dei Vespri Siciliani; la cittadina è chiamata Castrum Regale e acquista importanza nel sistema di fortificazioni del litorale tirrenico.
XV sec., la città demaniale, posta a capo di un vasto territorio, ottiene dai vari sovrani privilegi, come l’esenzione da tasse e balzelli, che le consentono di raggiungere un certo benessere, proveniente dalle attività agricole, dalla pastorizia, dai commerci, e favorito dalla presenza di una attiva comunità ebraica.
1639, altri privilegi sono concessi da Filippo IV di Spagna; li ricorda la lapide collocata in piazza delle Aquile.
1749, è fondata l’Accademia dei Pellegrini Affaticati, nei cui salotti si discute di politica, di letteratura, si ascolta musica e si coltivano idee illuminate e liberali.
1848, Castroreale si unisce alla rivolta scoppiata a Palermo contro i Borboni; nel 1860 col bronzo di alcune campane sono fusi i quattro cannoni utilizzati dai garibaldini nella battaglia di Milazzo contro le forze borboniche.

La grandiosa macchina barocca dell’altare maggiore della chiesa della Candelora e l’Annunciazione di Antonello Gagini nella chiesa di Sant’Agata, sono solo due delle molte opere conservate in questo piccolo scrigno d’arte che è Castroreale, borgo di tremila abitanti svettante su vallate e colline della Sicilia che lambisce il mare Tirreno. Alla bellezza di un paesaggio dolce e cangiante, fatto di pendii e crinali, che abbraccia la vista delle isole Eolie con i rilievi dei monti Peloritani e, più giù, dei Nebrodi, corrisponde un prezioso assetto urbano. Portali bugnati del XVI e XVII secolo, balconi su mensole in pietra frutto del lavoro secolare di lapicidi locali, grate di ferro battuto, e poi le tribune dorate delle chiese, le sculture di pregio, le pale d’altare, gli splendidi polittici, i preziosi arredi sacri del Museo parrocchiale: sono le testimonianze del suo passato di città alleata dei re aragonesi, che Castroreale custodisce con cura.

Castroreale offre in ogni suo angolo una sintesi di arte e natura. Se si distoglie lo sguardo dai monumenti, questo corre subito agli splendidi panorami circostanti, come quello su Capo Milazzo e le isole Eolie che si ammira dal belvedere di piazza delle Aquile lungo il fianco orientale del duomo. Su questo stesso fianco, una lapide del 1693 sormontata da tre aquile di marmo ricorda i privilegi concessi a Castroreale da Filippo IV di Spagna. Il portale che si apre lì accanto è di gusto tardo manieristico siciliano, così come lo è l’altro elegante portale marmoreo che si apre su piazza Duomo. All’interno la chiesa, eretta nel primo trentennio del Seicento e dedicata all’Assunta, è ricca di opere d’arte. L’impianto a croce latina è scandito da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi. Tra le opere che risaltano subito agli occhi vi sono l’elegante statua marmorea di Santa Caterina (1534) di Antonello Gagini, autore anche di un’acquasantiera (1530) e della scultura di Santa Maria di Gesù (1501); le altre acquasantiere sono di Sebastiano Ferrara (1625). Secenteschi sono l’altare in legno indorato della cappella del Sacramento, il fonte battesimale (1625), il pergamo (1648), la cantoria (1612) e il coro in legno di noce intagliato, mentre l’altare maggiore è del 1717. Notevoli sono anche il polittico della Natività di Giovan Filippo Criscuolo (1550) e quello della Madonna in trono tra i Santi di un artista messinese del Cinquecento noto come Maestro del Polittico di Castroreale. A destra del Duomo si trova la cinquecentesca torre campanaria a sezione quadrata contenente un orologio funzionante.
Percorrendo il corso Umberto I si arriva alla chiesa della Candelora, risalente alla fine del secolo XIV, che probabilmente era la cappella del castello di Federico II d’Aragona. Il portalino di tipo durazzesco e la cupoletta in stile arabo sono le sopravvivenze originarie della chiesa. Al suo interno si ammira la grandiosa tribuna di legno, riccamente intagliata e indorata d’oro zecchino, dell’altare maggiore, magnifica espressione dell’artigianato artistico messinese in epoca barocca. Dalla vicina torre di Federico II d’Aragona, l’unico avanzo del castello fatto costruire nel 1324 da Federico II d’Aragona, si gode di un bel panorama.
Ripercorrendo in discesa la salita Federico II d’Aragona che porta al castello, e svoltando per via Farini, si arriva al palazzo Peculio, sede del Comune, eretto nel 1924 sull’area dell’antico Peculio Frumentario che serviva da deposito per le derrate alimentari. Su piazza Peculio si affacciano anche il monte di Pietà, fondato nel 1581 dalla confraternita di San Leone con finalità assistenziali, e la fiancata meridionale della chiesa del Santissimo Salvatore, eretta verso la fine del Quattrocento nel cuore della Giudecca, il quartiere ebraico, e successivamente ingrandita e ornata di stucchi barocchi. La chiesa – oggi utilizzata come Auditorium – presenta un portale di gusto gotico quattrocentesco a cui si accede da una scalinata barocca, e custodisce un altare marmoreo del messinese Antonino Amato. Nella piazzetta Moschita è visibile un arco appartenente alla sinagoga costruita nel 1485. In questa zona ai piedi del castello gli ebrei godevano di una posizione di prestigio fino alla loro cacciata nel 1492, in seguito all’editto di Ferdinando il Cattolico.
Nei pressi sono da visitare la pinacoteca di Santa Maria degli Angeli, che espone un cinquecentesco trittico di scuola fiamminga, e il museo Civico con il monumento funebre di Geronimo Rosso realizzato da Antonello Gagini. La chiesa di San Filippo Neri (1630 circa), con l’annesso Oratorio dei Padri Filippini, oggi sede del Museo Civico, racchiude la statua lignea della Madonna del Rosario (XVIII secolo) e un notevole Crocifisso in mistura del XV secolo.
Nella parte bassa della via G. Siracusa ci si sofferma sul complesso costituito da due chiese: la chiesa di Santa Marina, costruita nel periodo normanno-svevo, unisce elementi di gusto romanico locale con decorazioni barocche e ingloba strutture appartenenti al sistema di fortificazione aragonese, come la torre nella quale è stata inserita la cappella di San Lorenzo. L’adiacente chiesa di Sant’Agata attestata già nei primi anni del secolo XV, e ampiamente rimaneggiata nel 1857, custodisce, oltre alla devozionale immagine seicentesca del Cristo Lungo, una splendida Annunciazione di Antonello Gagini (1519), una Sant’Agata del Montorsoli (1554), una Madonna del fiorentino Michelangelo Naccherino (1601).
Porta Raineri, situata nel quartiere Valle, è l’antica porta attraverso la quale si accedeva da nord alla città murata. Risalente all’inizio del secolo XIV, è stata ricostruita nei primi dell’Ottocento.
A sud del paese la chiesa di Gesù e Maria ha origini trecentesche ed era probabilmente l’antica chiesa Madre. Ad essa si accede tramite una doppia scalinata in pietra. Giunti nell’atrio si può ammirare il panorama che ingloba il quartiere Mannese. All’interno si apprezzano il pavimento originario in ceramica e l’altare ligneo.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Escursioni nelle vicine zone montane. Lungo i percorsi si trovano vari rifugi realizzati dal Corpo Forestale e attrezzati per picnic. Gli itinerari consigliati sono:
1) Fiumara di Santa Venera del Bosco – Fiumara di Floresta – Pizzo Polo;
2) Bafia – Vallone Pomia – Castello di Margi – Pizzo Sughero;
3) Castello di Margi – Rocca Timogna – Castello di Margi;
4) Castroreale – Serro Cardà – Tre Pizzi – Piano Margi;
5) Pizzo Batteddu – Pizzo Polo;
6) Protonotaro – Torrente Patrì – Pizzo Santa Domenica – Protonotaro.

L’acciottolato delle piazze e delle strade, mantenuto nella quasi totalità del centro storico, la distesa dei tetti ricoperti di tegole, il rispetto degli antichi materiali nelle facciate delle case, sulle quali si aprono piccoli balconi sorretti da mensole in pietra locale, con ringhiere a petto d’oca, i portali in arenaria, le fasce in pietra lavica che interrompono sui lati il selciato delle vie più antiche, rendendo agevole il cammino, conferiscono al tessuto urbanistico uno stile inconfondibile nel quale è facile riconoscere l’avvicendarsi delle civiltà e degli eventi storici. Due i punti di accoglienza e di informazione: il Centro servizi sociali del Comune, che organizza anche visite guidate ed è situato nella sede della Biblioteca, e la Pro Loco Artemisia.

Museo Civico: nell’ex oratorio dei Padri Filippini sono esposte opere di scultura, pittura e arti decorative, tra cui il monumento funebre di Geronimo Rosso, opera raffinata di Antonello Gagini (1506-1508); una Madonna in trono di Antonello de Saliba (1505); il Salvator Mundi di Polidoro Caldara da Caravaggio(1530 circa), un pregevole Crocifisso in legno policromo del XV sec., preziosi incunaboli e manoscritti.

Museo Parrocchiale e degli Arredi Sacri: ha sede nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e custodisce cinque tavolette della fine del Trecento, un trittico di scuola fiamminga del Cinquecento, una statua marmorea della Vergine Accomandata di A. Freri (1510), una pregevole tavola di Sant’Agata del 1420 circa, arredi sacri tra cui primeggiano una brocca in argento realizzata da Diego Rizzo e una croce astile, entrambe del Seicento, e un paliotto d’altare settecentesco in argento sbalzato di Filippo Juvara e Francesco Lo Giudice.

Festa e Fiera della Candelora,
2 febbraio.

Processione del Cristo Lungo,
si svolge il mercoledì e venerdì Santo dal sec. XVI e il 23 e 25 agosto dal 1854.

Festa di Gesù e Maria,
prima domenica dopo Pasqua: processione con la Confraternita di Gesù e Maria

Infiorata del Corpus Domini, giugno.

Castroreale Jazz,
inizio agosto: la rassegna, nata nel 2000, ospita artisti di livello nazionale e internazionale.

Passeggiata Notturna
10 agosto: visita guidata del borgo, danze, musica, degustazioni.

Raduno Bandistico,
seconda metà di agosto: vi partecipano bande musicali provenienti dalla Sicilia e da altre regioni.

Festa dell’Assunta,
15 agosto: processione della vara della Madonna Assunta.

Festa del Cristo Lungo,
23-25 agosto: la liberazione del paese dal colera nel 1854, attribuita al Santissimo Crocifisso, è ricordata portandone in processione il simulacro in cartapesta e a grandezza naturale; il Cristo, montato su un legno alto 12 metri, viene inalberato e condotto nel pomeriggio del 23 agosto nella chiesa Madre, dove rimane esposto fino al pomeriggio del 25, quando viene restituito, sempre in processione, alla chiesa di Sant’Agata; le operazioni di inalberamento e abbassamento del Cristo richiedono la maestria dei “forcinari” e dei portatori della “vara”.

Sagra del Biscotto Castriciano,
seconda metà di agosto.

Sagra della Ricotta,
seconda metà di agosto, nella frazione Bafia.

Sagra del Cinghiale,
seconda metà di agosto.

Festa di San Silvestro,
31 dicembre: festa del patrono, con relativa processione.

Presepe Vivente,
dicembre-gennaio: rievocazione della visita dei pastori alla grotta.

Imperdibili i maccheroni di grano duro fatti in casa: sono conditi con ragù di maiale, oppure “alla norma” con melanzane e una spolverata di ricotta salata.

È il “biscotto della badessa”, così chiamato perché ideato – secondo tradizione – dalle monache del convento delle Clarisse. Il dolce “castriciano” per eccellenza ha aroma di semi di anice, una ricetta gelosamente custodita dai produttori locali. Esiste in due versioni: quella dura, adatta a essere inzuppata nella granita o nel vino dolce, e quella morbida, farcita con nutella o marmellata. Altro dolce tipico, ma natalizio, è il riso nero, preparato con riso, zucchero e mandorle tostate e pestate.