Apricale
Il bacio della pietra con il sole
Comune di APRICALE
(Provincia di Imperia)
Altitudine
m. 291 s.l.m.
Abitanti
580
info turismo
IAT, via Roma 1 – Tel. 0184 208641
Comune, Via Cavour 2 – Tel. 0184 208126
fax 0184 208508
www.apricale.org
apricale@apricale.org
Il nome
Deriva da apricus, cioè “soleggiato”, “esposto al sole”. Protetto dalle Alpi Marittime, il borgo sorge infatti in felice posizione tra i boschi di ulivi dell’estremo lembo della Liguria al confine con la Francia, godendo di un ottimo clima.
La storia
XIV-XIII sec. a.C., nella tarda età del bronzo esiste già un insediamento di Celti-Liguri.
180 a.C., risalgono a questo periodo i primi accampamenti romani nella zona di Ventimiglia.
X-XI sec. d.C.: il castello sul roccione chiamato Apricus è fondato intorno al Mille dai conti di Ventimiglia, mentre un secolo dopo il paese prende la forma attuale, con un primo nucleo di case e capanne disposte lungo i fianchi del roccione.
1092, compare in un atto notarile la prima citazione del villaggio di Apricale, che è costituito Comune intorno al 1200.
1267, gli Statuti rurali in pergamena, recentemente restaurati, sono il fiore all’occhiello della millenaria storia di Apricale. Le norme in essi contenute – un misto di diritto romano e germanico – forniscono il ritratto della vita nel borgo nel XIII secolo.
Ogni abitante doveva andare a messa nei giorni festivi, gli omicidi venivano sepolti vivi con le loro vittime, le adultere decapitate.
1270 ca., Apricale entra nel feudo dei Doria di Dolceacqua e vi resta per cinque secoli con la breve parentesi dei Grimaldi di Monaco nel XV sec.
1491, in un documento si fa riferimento alla “piazza nuova” che diventa il vero centro del paese.
XVIII sec., gravi difficoltà economiche colpiscono il Comune, sconvolto dalla partecipazione alle spese di guerra da gelate (1709), siccità (1718), peste (1720) e carestia (1735).
1795, nel periodo napoleonico un commissario requisisce le campane in tutta la vallata e proibisce le processioni, gli accompagnamenti per i funerali e il viatico agli infermi.
1815, Annessione al Regno di Sardegna.
Apricale sta tutta in questi pochi versi di Rita De Santis: “Aggrappata al filo del monte / sgrani il tuo rosario di case / aspettando che la sera / azzurri la tua voglia di vivere” (Il Vento e la Primavera).
La sua bellezza è già nel colpo d’occhio: arroccato alla ripida collina, con le case scure, sembra un paese del Duecento. Poi si entra nel borgo, e i tipici carugi di pietra, con le tre antiche porte ancora intatte, confermano l’atmosfera medievale.
Su tutto, domina il castello della Lucertola: tradizione vuole che essa sia il simbolo dei Celti-Liguri qui insediatisi, comandati dal re Avrigallus e detti anche “mercanti del Chiardiluna” (commerciavano in sale, ambra e metalli e seppellivano i morti sotto tumuli di pietre). E’ la lucertola, dunque, il genius loci di Apricale: ne simboleggia l’origine e la posizione soleggiata.
Apricale è unica. Disposta scenograficamente intorno alla piazzetta, ha un’anima a scale, con i vecchi edifici in pietra che si sviluppano in altezza su più piani: capita così che l’ingresso sia posto al piano alto e si debba scendere le scale per accedere alle stanze. Apricale significa poesie fatte in strada, atelier di artisti, rifugio di viaggiatori che hanno trovato il locus amenus in cui dare ascolto ai folletti o alla civetta nel bosco.
Claudio Nobbio, il “poeta di Avrigue”, racconta in versi i miti di Apricale: la misteriosa lucertola che dà nome al castello, rinvenuta, sotto forma di vecchio metallo arrugginito, nel cerchio di pietre di Pian del Re, dove si era fermato il re dei Celti; il “trombettiere di Apricale” John Martin, soldato del generale Custer e unico sopravvissuto al massacro di Little Big Horn; l’arrivo di alcuni templari scappati dalla Provenza e nascosti nella torre. “La notte potrebbero esserci stelle / sopra la piazza di Avrigue / per farti ritrovare la strada / dei tuoi pensieri”: la splendida piazza, con la fontana di origine gotica e i sedili in pietra, è il cuore del borgo, attorniato da uno stupefacente agglomerato di case, vicoli, scalinate, contrafforti, sottopassi e orti.
Bello è soprattutto il reticolo dei vecchi carruggi in pietra (vie Mazzini, castello, Cavour), angusti vicoli lastricati dall’andamento sinuoso e collegati da ripide scalinate.
Alle spalle della piazza sorge l’oratorio di San Bartolomeo, al cui interno si ammira un bel polittico rinascimentale raffigurante la Madonna della Neve (1544); di fronte, la chiesa Parrocchiale, di origine medievale ma quasi interamente rifatta nel XIX secolo; in alto, il castello della Lucertola, completamente restaurato e adibito a contenitore culturale: contiene un giardino pensile ed è circondato – come la parte più alta del borgo – da una notevole cinta muraria con tre belle porte ad arco, mentre una delle torri quadrangolari del maniero è stata successivamente trasformata nel campanile della chiesa Parrocchiale.
Da vedere, infine, ai piedi del borgo, la pieve di Santa Maria degli Angeli, con pregevoli affreschi rinascimentali e barocchi e, appena fuori, la chiesa di Sant’Antonio Abate, del XIII secolo con facciata barocca, e le rovine di San Pietro in Ento, pieve romanica di origine benedettina, il più antico edificio di culto del territorio.
Apricale non disdegna però il tocco artistico della contemporaneità: la bicicletta sul campanile, i murales sui muri dei carruggi, le pagine d’acciaio del monumento al libro di Enzo Pazzagli e Claudio Nobbio.
Passeggiate, trekking e attività di montagna al rifugio escursionistico “Sciacaigaglia” (via Andrea Doria 4, tel. 0184 208062).
I percorsi storici che nei tempi passati collegavano il borgo alle principali località dell’interno e della costa si prestano oggi a piacevoli escursioni nel verde.
Le numerose mulattiere, utilizzate fino alla seconda guerra mondiale, sono in parte diventate sentieri segnalati. Solo tre miglia separavano Apricale da Baiardo, e una mulattiera conduceva ai confini di San Remo passando per Pian del Re. Per arrivare al tumulo preistorico di Pian del Re conviene raggiungere Perinaldo in macchina (5 km), quindi proseguire sulla bella strada che scorre tra castagneti e pinete per 5 km fino alla galleria dei Termini di Baiardo a 950 m slm: lasciata qui l’auto, si prosegue a piedi per un km di sterrato, fino al doppio tornante che annuncia la zona preistorica. Altri itinerari nella natura portano alla Foresta di Gouta in Frasce, e all’antico frantoio della valle del Mandancio, raggiungibile in un quarto d’ora a piedi dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Castello della Lucertola: via castello, museo e mostre d’arte tutto l’anno. Maggio-giugno ore 15-19 (no lunedì), luglio-agosto 16-19, 20-22 (domenica anche 10.30-12). Restanti mesi: tutti i giorni 14-18, escluso lunedì, domenica anche 10.30-12. Da vedere: gli Statuti Comunali del 1267, i più antichi della Liguria, la stanza della “Contessa di Apricale”, quella dedicata al Risorgimento e la Galleria del Teatro con i materiali del Teatro della Tosse di Emanuele Luzzati e Tonino Conte.
Atelier A, gravures (incisioni) di Danièle Noël, tel. fax 0184 208301.
Galleria d’Arte H. Heine, via Martiri 118, tel. 0184 208635.
Mostre d’arte al castello della Lucertola: gli eventi qui ospitati sono sempre di grande spessore culturale, come le manifestazioni del “Solstizio d’inverno” (da dicembre a febbraio) o le mostre in collaborazione con la Fondazione Maeght di Saint Paul de Vence (Francia), in genere dedicate a noti esponenti dell’arte francese o internazionale contemporanea.
A come Amore ad Apricale: romantico itinerario gastronomico-musicale nella settimana di San Valentino.
Festa dell’Olio Nuovo con i produttori locali, febbraio.
Torneo del pallone elastico, 20 giugno-20 luglio.
E le stelle stanno a guardare: rassegna di teatro itinerante con la Compagnia della Tosse di Genova. Scenografie di Lele Luzzati: il paese si trasforma in palcoscenico, 1-16 agosto.
Festa patronale della Natività di Maria: processione per le vie del borgo con banda musicale, 8 settembre.
Sagra della Pansarola: protagonista il tipico dolce apricalese, prima o seconda domenica di settembre.
Falò di Natale: fuochi accesi nella piazza del borgo, dalla vigilia di Natale all’Epifania.
Il menu di Apricale comincia con un antipasto di verdure ripiene (fiori di zucca, torta verde, sardenaira), prosegue con un primo piatto di ravioli (di carne, borragine o bietole) o con i tagliarini al pesto, mentre per i secondi la scelta è tra cosciotto d’agnello al forno, coniglio con le olive cotto nel vino Rossese e cinghiale con polenta. Come dessert, pansarole e zabaione.
Città dell’Olio, Apricale è terra di taggiasca, l’oliva che dà origine a un extravergine di eccezionale qualità. Dai produttori locali si trovano anche pâté d’olive, olive in salamoia, pesto, miele d’acacia e di castagno.