Gerace
La rupe dello sparviero

Comune di gerace
solo centro storico
(Provincia di Reggio Calabria)
Altitudine
m. 470 s.l.m.
Abitanti
3080 (1900 nel borgo)

Patrono
Maria Immacolata, 8 dicembre
info turismo
Comune, piazza del Tocco
tel. 0964 356001
www.comune.gerace.rc.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Deriva dal greco jerax, “sparviero”, in ricordo del rapace che, secondo la leggenda, avrebbe indicato agli abitanti di Locri il luogo in cui rifondare la città, al riparo dalle incursioni saracene.

Per altri il toponimo trova la sua spiegazione nell’antico nome bizantino Aghia (Santa) Ciriaca, o in jerà akis, “vetta sacra”.

 

La storia

VIII-VII sec. a.C., s’ipotizzache i coloni greci provenienti dalla Locride, fondata sulla costa ionica la polis di Locri Epizephiri (che raggiungerà il suo massimo splendore nel V sec. a.C.), abbiano, con un piccolo insediamento, anche la rupe su cui in seguito sorgerà la città di Gerace.
VII-VIII sec. d.C., l’abbandono di Locri da parte dei suoi abitanti comporta la fondazione, da parte degli stessi, di un insediamento in un luogo più elevato e sicuro, chiamato dai Bizantini Santa Ciriaca.
Il nome del kàstron compare per la prima volta nel 787.
X sec., la fortezza bizantina resiste ai ripetuti assalti degli Arabi, nelle cui mani cade soltanto nel 986.
1045, viene consacrata la Cattedrale di rito greco.
Nel 1059, con la conquista di Roberto il Guiscardo, Gerace passa ai Normanni, sotto i quali conosce un periodo di grande prosperità.
Nonostante la politica filo-latina dei Normanni, il rito greco sarà abolito soltanto nel 1480.
XII-XVII sec., dai Normanni la città passa agli Angioini e in seguito agli Aragonesi. Sede di una delle più antiche diocesi della Calabria, Gerace è in questo periodo un centro di forte spiritualità e cultura, ma sempre sottoposto a feudatari.
Nel 1348 diventa contea con gli Angioini (suo primo conte è Enrico Caracciolo), poi marchesato con gli Aragonesi (primo marchese è Tommaso Caracciolo; nel 1502 passa a Consalvo de Aragona) e nel 1609 assurge al rango di Principato con Giovan Francesco Grimaldi.
1806, con l’abolizione della feudalità da parte dei Francesi, Gerace diventa capoluogo di circondario e tale rimane con i Borboni.
1847, sono eseguite le condanne a morte di cinque giovani capi carbonari che avevano cospirato contro il potere borbonico.

Qui dove si posò il leggendario sparviero, tutto parla di civiltà che si mescolano, di nobiltà decaduta, di turbolenti addii, di profonda religiosità: il paese delle 128 chiese, oggi ne conserva solo 17.
La spettacolare “passeggiata delle Bombarde”, le piazze che si aprono irregolari, gli archi barocchi, i nobili palazzi con i loro portali e le decorazioni fastose, le sommesse preghiere dei monaci basiliani, le suggestioni orientali, i loggiati rinascimentali, le fortificazioni e le rovine: la rupe su cui si è posato l’artiglio di Jerax ha visto sotto di sé l’impulso dolce della vita, il passaggio inarrestabile del tempo.

Tra le Serre e l’Aspromonte, l’antica città emerge fra i bagliori argentati degli ulivi e l’azzurro dello Ionio che s’intravede in lontananza. L’incredibile concentrato artistico di chiese e palazzi non esaurisce il fascino di Gerace, che si prolunga nelle stradine, nelle piazzette, negli archi, nei sottopassi, nei ricchi portali, nei superstiti forni a legno a cupola per la cottura del pane, nei muri carichi di storia, riservando splendidi scorci e sorprese qui è là, come le bifore moresche della cosiddetta “Casa Catalana” o, nel quartiere Borgo, le botteghe dei vasai scavate nella roccia. Peccato che tanta bellezza sia disturbata dal viavai delle automobili nel centro storico. Si può andare anche in ordine sparso incontro ai monumenti più significativi, seguendo solo gli umori e le suggestioni che nascono dal puro sguardo, come eco che risponda all’eco. La cattedrale, ad esempio – tanto per arrivare subito al sodo – è una meravigliosa opera d’arte, tra le più importanti del Meridione. Consacrata secondo tradizione nel 1045 e riconsacrata nel 1222 alla presenza dell’imperatore Federico II, ha il fascino dei monumenti dalla vita tormentata: tra rimaneggiamenti, cambiamenti di stile e di rito, incurie, crolli da terremoto o alluvione, si presenta a noi come l’emblema del sud, carico di grandezza e miseria (pensiamo alle clamorose spoliazioni di cui è stata vittima). L’interno è diviso in tre grandi navate da una doppia fila di pregevoli colonne di marmo provenienti dai templi della Magna Grecia. Il suo primitivo stile, tra il romanico e il normanno (quest’ultima impronta è chiara nella parte absidale), è puro ed essenziale. I bagliori barocchi della Gerace secentesca che nella Cattedrale facevano capolino solo dagli altari, esplodono nel fastoso altare maggiore e nell’arco trionfale della chiesa di San Francesco, che per il resto è invece un grandioso edificio gotico del 1252, con splendido portale arabo-normanno. Dell’annesso Convento, fondato da un compagno di San Francesco, rimangono solo il pozzo e una parte del chiostro. La luce orientale di Bisanzio emana invece dalla chiesa di San Giovannello, piccolo edificio medievale (X sec.) ad una sola navata che evoca una spiritualità sommessa e austera, se confrontata con la magnificenza della Cattedrale.Bisanzio è anche dentro gli evanescenti affreschi, l’architettura a navata unica, le sepolture rimescolate nelle tombe della chiesa Annunziatella, coeva di San Giovannello, già fatiscente agli inizi del ‘500.
Durante il vescovato di Barlaam II fu eretto il monastero di Sant’Anna (1344) con l’annessa chiesa, che conserva un ricco altare barocco e una pala d’altare della scuola di Mattia Preti.
Il convento dei Cappuccini, sorto nella prima metà del ‘500, si estende per 1200 mq, ha una facciata barocca (1722) e splendidi altari in noce intarsiati a mano (1720). Parla invece di una grecità ancora viva a Gerace la chiesa di Santa Maria del Mastro, superbo edificio di impianto bizantino (un’iscrizione greca lo data al 1084) sebbene sorto dopo il consolidamento del potere normanno. Infine il castello, ormai ridotto a rudere. Vi si arriva salendo dalla chiesa di San Francesco o dalle vie laterali della Cattedrale, e attraversando il “Baglio”, uno spiazzo con vista sulla vallata. Edificato dai Bizantini su strutture preesistenti (nel 950, quando essi presero Gerace, esisteva già), aveva fortificazioni che cingevano tutta la rupe.
Il terremoto del 1783 gli ha dato il colpo di grazia.

Piaceri e Sapori

Escursioni al Parco Nazionale dell’Aspromonte, sulla costa ionica e su quella tirrenica calabrese.

Il luogo si fa apprezzare per la gastronomia che ha le sue radici nella civiltà contadina (peperoncino, olio di oliva e pomodoro fresco sono gli ingredienti base) e per il clima di alta collina, fresco in estate e dall’aria pura e tersa. Dal punto di vista culturale, esistono molte associazioni impegnate a rivitalizzare il borgo, tra cui l’Accademia di Musica con l’annessa Banda musicale.

Museo di Gerace,
ore 10-18 (inverno), 9-20.30 (estate): situato all’interno della Cattedrale, ne conserva gelosamente i tesori, quali calici, arazzi e paramenti sacri; si distingue una croce templare finemente lavorata, del XII secolo.

Museo Civico:
raccoglie i reperti di uno dei siti archeologici più antichi della Locride, appartenente al Neolitico medio.

Sacra Rappresentazione, festività pasquali,
vi partecipano le confraternite laiche nei loro caratteristici costumi.

Mostra di ceramiche nelle botteghe artigiane di Gerace,
promossa dal locale Istituto d’Arte insieme con l’Università di Cosenza.

Festa di Maria Santissima di Prestarona,
prima domenica dopo Pasqua: festa religiosa e campestre con fiera del bestiame e di prodotti artigianali.

Il Borgo Incantato,
26-27-28 luglio. è la prima rassegna internazionale di arte di strada in Calabria e si svolge, con una folta presenza di pubblico, alla luce delle fiaccole che rischiarano le viuzze dell’antico borgo. Nelle cantine dei vecchi palazzi sono allestiti tavoli di degustazione dei prodotti della gastronomia locale, mentre nelle vie del centro si esibiscono musicisti, giocolieri, funamboli, mangiafuoco, mimi, clown e maghi.

Festa del Sacro Cuore,
prima domenica di Luglio. Festa religiosa e civile curata dalla omonima confraternita.

Festa della Madonna del Carmine,
il Sabato e la Domenica successivi al 16 Luglio giorno della N.S. del Carmelo. Festa religiosa e civile curata dall’omonima Confraternita con processione, fiera, fuochi d’artificio e spettacoli musicali.

Festival Musicarchitettura,
Agosto – Settembre. Rassegna di musica e teatro finalizzata a riscoprire inediti napoletani dal 600 ad oggi.

Feste Patronali,
22 e 23 Agosto. Festa religiosa e civile dei santi patroni della città. Durante la festa è possibile partecipare alle celebrazioni religiose che si svolgono nella cattedrale e alla tradizionale processione con le statue dei santi patroni per le vie della città. Spettacoli musicali e il tradizionale ballo del cavalluccio caratterizzano i festeggiamenti civili organizzati dall’amministrazione comunale e dal comitato feste.

Concerto di Capodanno e dell’Epifania,
1 – 6 Gennaio. Un concerto di musiche natalizie si tiene ogni anno nella maestosa cattedrale della città.

Sono barocchi anche i dolci, a Gerace: i rafioli sono fatti con pan di Spagna ricoperto di crema,zucchero e chiara d’uovo.

La cucina qui comincia dal vino. Il prodotto più noto della zona, infatti, è il leggendario Greco di Gerace, che si produce a Bianco, a una ventina di km di distanza. È un vino liquoroso di 17 gradi, ottenuto da uve greco, di colore giallo ambrato, e prodotto in limitate quantità. I Greci lo offrivano come segno di ospitalità, unito al miele. Il territorio produce anche un ottimo olio d’oliva, pure in misura limitata.