Caccuri
Tra la Sila e lo Ionio

Comune di caccuri
(Provincia di Crotone)
Altitudine
m. 646 s.l.m.
Abitanti
1595

patrono

San Rocco, 16 Agosto

info turismo

Municipio, Via Adua 5 – Tel. 0984 998040

Pro Loco – Tel. 389 8742100

www.comune.caccuri.kr.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Il nome medievale Caccurio (in latino Caccurius) potrebbe riferirsi al nome greco Kakouri, oppure al latino cacumina, cioè la vetta su cui sorge il borgo. L’origine greca sarebbe dimostrata dalla presenza, prima dell’arrivo dei Normanni, di tre monasteri basiliani.

La storia

Un dedalo di vicoli e stradine, inframmezzate dalle “rughe”, le caratteristiche piazzette su cui si aprono direttamente le porte delle case: Caccuri sorge su uno sperone che guarda la riva sinistra del fiume Neto, tra l’altopiano della Sila e il mare Ionio. Questi slarghi, nelle lunghe sere d’estate, sono da sempre il fulcro della vita sociale,con famiglie e amici che si trovano per chiacchierare, raccontarsi la vita, immaginare un futuro. Un tessuto connettivo che conduce fino al castello che sovrasta l’abitato e dal quale si gode un vasto panorama: dalle colline disseminate di ulivi – la grande ricchezza di questa zona–lo sguardo si apre fino al mare e a Crotone,il capoluogo. È il motivo per cui i Bizantini nel VI secolo scelsero tale luogo per realizzare una struttura originariamente di controllo dei pericoli che potevano arrivare dalla terra e dal mare. Posto nel punto più alto, il castello diventa simbolo del potere dei feudatari che si alternano a governare il paese. Come la famiglia Ruffo,che domina su Caccuri nel XIV secolo e di cui la principessa Polissena rappresenta una delle figure più affascinanti e tragiche al tempo stesso.Data in sposa a Francesco Sforza, primo duca di Milano, muore misteriosamente nel 1420 a soli vent’anni, insieme con la figlia Antonia: si racconta che entrambe furono avvelenate da un parente. E se quello dei Ruffo è il nome più noto, si lega a Caccuri, per quasi due secoli, anche la dinastia dei Cavalcanti. La famiglia acquista il feudo a metà del XVII secolo e opera sul borgo con munificenza e con il desiderio di dare lustro alla propria storia. Il castello, innanzitutto,posto all’esterno della cinta urbana, si trasforma progressivamente in una elegante residenza patrizia. Sale magnifiche,arredi e suppellettili di pregio, interventi architettonici importanti. Come la cappella palatina dedicata a Santa Barbara, con il soffitto a cassettoni, l’altare maggiore, arredi e oggetti sacri originali, e una serie di dipinti della scuola napoletana. E come la torre Mastrigli, che deve il nome all’architetto Adolfo, autore di un intervento decisivo a fine XIX secolo, con una serie di scelte tecnologiche innovative per l’epoca. La stessa torre, merlata e di foggia medievale,viene realizzata per nascondere un serbatoio d’acqua: dalla corte ai suoi piedi la vista sul paese e sui dintorni è uno spettacolo, come lo è al suo interno il castello, trasformato in alcuni spazi in un residence di charme, che ha mantenuto intatto il fascino dell’epoca. Ai Cavalcanti è legato anche il complesso della badia di Santa Maria del Soccorso,che si raggiunge dopo aver visitatola chiesa di Santa Maria della Grazie (XIV secolo),posta proprio sotto il castello: un edificio danneggiato da due terremoti, caratterizzato dal campanile in pietra alla destra della facciata. Da vedere anche la villa comunale, con il suo parco di rocce calcaree ai piedi del castello.

La cappella palatina, all’interno del castello, conserva l’aspetto tardo-secentesco della ristrutturazione eseguita dalla famiglia Cavalcanti e dipinti della scuola napoletana.

La chiesa di Santa Maria del Soccorso, poco fuori Caccuri, è parte dell’antico convento domenicano realizzato con il contributo dei feudatari che, all’interno dell’edificio, ottengono una cappella gentilizia, come nel castello: qui i Cavalcanti potevano seguire le funzioni religiose senza mischiarsi alla folla. La chiesa si presenta con una navata unica, dal soffitto a cassettoni e con tanti altari e statue. La cappella della Congregazione del Santissimo Rosario,in stile barocco, è della fine del XVII secolo.

Il calzone con la sardella, una salsa di bianchetti e peperoncino piccante, è la specialità locale, comune all’area della Sila.

Il dolce natalizio è la pitta ‘mpigliata.

Gli eventi principali sono la Festa patronale di San Rocco, dal 14 al 16 agosto, la Festa d’autunno nel borgo del castello, l’ultima settimana d’ottobre, il Giro turistico presilano, a ottobre e a maggio, e la Festa del maiale, all’inizio di gennaio.