stemma-DozzaDozza
La rocca del vino

Comune di DOZZA
(Provincia di Bologna)
Altitudine
m. 190 s.l.m.
Abitanti
6.158 (1.055 nel borgo)

info turismo

IAT DOZZA c/o Rocca Tel. 380 1234309
dal lunedì alla domenica

www.fondazionedozza.it
www.comune.dozza.bo.it
www.murodipinto.com

Lo spirito del luogo

stemma-DozzaIl nome
La più antica notizia documentata del nome Dozza data al 1126. Castrum Dutie deriverebbe dal vocabolo latino alto-medioevale doccia, ad indicare la presenza nel luogo di un condotto per far confluire l’acqua in una vasca o cisterna a beneficio della popolazione. Qui l’acqua un tempo era scarsa e l’enfasi sulla sua presenza è rilevata anche nei toponimi della chiesa di Santa Maria Assunta in Piscina e dell’antichissima pieve di San Lorenzo in Piscirano.

 

La storia
1087, il vicus, abitato in precedenza da popolazioni galliche, poi longobarde e bizantine, e concesso da Carlo Magno alla chiesa imolese, viene conquistato, cinto da mura e fortificato dai Bolognesi; acquista allora il nome di castrum Ducie.
1412, dopo aspre contese tre le fazioni ghibelline e guelfe, a causa della strategica posizione di controllo sull’antica strada consolare romana, la via Emilia, Dozza diviene feudo della famiglia Alidosi, e poi dei Riario.
1494, la Rocca è sotto il dominio della “signora delle Romagne”, Caterina Sforza, che la potenzia come strumento militare e la tiene fino al 1499, quando tutti i castelli sotto il dominio di Caterina sono espugnati dalle milizie di Cesare Borgia.
1528, il papa Clemente VII concede il feudo alla nobile famiglia Malvezzi di Bologna.
Nel 1564 Dozza è infeudata ai Campeggi (che ottengono il titolo di marchesi da Pio IV) fino all’estinzione dell’ultimo erede maschio nel 1728.
1730, i Malvezzi, grazie a strategici matrimoni, riottengono il castello con il nome di Malvezzi-Campeggi.
1798, nonostante la dissoluzione dei feudi conseguente all’avvento di Napoleone in Italia la famiglia Malvezzi-Campeggi riesce a mantenere la proprietà della Rocca, rivendicata come residenza privata e come tale abitata fino al 1960, quando il Comune la acquista dagli eredi.
1830, salvo una breve parentesi insurrezionale, Dozza ritorna a far parte del territorio della chiesa.
1861, con la proclamazione del Regno d’Italia Dozza si costituisce Comune autonomo.

La stretta simbiosi tra l’imponente rocca e il sottostante insediamento residenziale antico, che segue il tracciato delle antiche mura, comunica quell’armonia tra natura e intervento dell’uomo che si respira solo nei luoghi orgogliosi del proprio passato. I marchesi Malvezzi-Campeggi, signori con alterne fortune del feudo dal ‘500 fino al periodo napoleonico (1798), mantennero nelle proprie mani la proprietà del castello che abitarono fino all’estinzione dell’ultimo erede diretto nel 1960. Anche se non erano più da tempo feudatari, la gente del posto ha un ricordo vivo e affettuoso dei propri “signori”, che condivisero con gli abitanti le sorti del paese. Oggi l’identità di questo luogo assume anche la forma dell’arte, che fa vibrare nel segno della bellezza il paesaggio urbano e arreda i muri delle case, le strade e le piazze, dando luce a ogni angolo e aprendo suggestioni improvvise: è il “Muro Dipinto”, singolare manifestazione settembrina di pittura sui muri che ha trasformato il borgo medievale in una galleria d’arte a cielo aperto. Segno, questo, di una vitalità che, seguendo il filo di un racconto antico, trova e propone nuove storie da ascoltare con gli occhi.

Dal grifo che si abbevera, raffigurato nello stemma, al nettare dorato dell’Albana coltivata in un paesaggio che sembra quasi toscano: non c’è miglior paradosso per questo borgo adagiato sulle prime colline che dominano la via Emilia, fra Bologna e Imola, e che si apre discreto al visitatore che ne percorre le stradine selciate fino alla Rocca Sforzesca, potente, massiccia, eppure ben armonizzata con il resto dell’abitato, la cui planimetria è a carena di nave.E in effetti tutto spinge, converge, fluidifica (acqua, vino, persone, cantine e portici che profumano di vino, esalazioni culinarie) verso l’emergenza architettonica che lo sovrasta dall’alto. La Rocca, punto di convergenza delle due strade che attraversano longitudinalmente il paese, è a pianta esagonale con due torrioni e un perimetro di 530 m. L’aspetto attuale è il frutto delle trasformazioni in palazzo signorile, completate dai Malvezzi nel 1594. Varcato il ponte levatoio, ricostruito sul modello dell’antico, l’edificio si apre con un cortile centrale sormontato da due logge di gusto rinascimentale. Il cortile ospita concerti, spettacoli, degustazioni. Al piano terra vi è la cucina, con fuochi, camini, pozzo e utensili d’epoca. Il cuore della residenza è al piano nobile, con la sala di rappresentanza arredata con mobili e dipinti del ‘700 e aperta sul grande terrazzo. Arredi di gusto rinascimentale e barocco, soffitti a cassettoni, una grande tela che ritrae la famiglia Campeggi sul finire del ‘600, danno valore alla stanza attigua. Da vedere inoltre la Camera di Pio VII, la sala delle armi, il pozzo a rasoio, le prigioni e le celle di segregazione, l’alcova e i camminamenti di guardia che offrono un magnifico panorama sulle valli sottostanti coltivate a vigneti.

Nel centro storico, al quale danno colore e atmosfera i muri dipinti da importanti maestri, sono da visitare la chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta in Piscina, edificata nel XII secolo sui resti di una precedente chiesa romanica (contiene una tavola del 1492 di Marco Palmezzano), il Rivellino, dentro il quale è ricavata la porta settecentesca di accesso al borgo, e la rocchetta di origini trecentesche.

Nei dintorni, la pieve di San Lorenzo, il duecentesco convento di Monte del Re, oggi trasformato in albergo, e il seicentesco santuario del Calanco.

Piaceri e Sapori

dozza_cavalloTennis, equitazione, passeggiate a piedi e in mountain bike.

Grazie alla sua antica storia enologica e alla posizione a baricentro tra Emilia e Romagna, Dozza, Città del Vino, è sede dell’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, dove sono a disposizione per la degustazione e l’acquisto oltre 800 etichette, in rappresentanza dei circa 200 migliori produttori presenti sul territorio regionale. L’Enoteca organizza degustazioni guidate con sommelier in abbinamento ai prodotti tipici della regione, incontri e serate a tema.

Rocca Malvezzi Campeggi: quadrerie, antichi arredi, appartamenti, prigioni, camminamenti di ronda. Ai piani superiori la Pinacoteca raccoglie un’esposizione permanente e singolare di arte moderna: le opere “strappate” dai muri delle case del borgo. Nelle cantine con i soffitti a volta trova posto l’Enoteca Regionale: una mostra permanente di vini emiliano-romagnoli che è una festa dei sensi in onore di Bacco. In piazza Rocca 6, tel. 0542 678240, www.enotecaemiliaromagna.it.

Galleria d’arte moderna en plein air del Muro Dipinto:
l’intero borgo è un museo all’aperto ricco di un centinaio di opere realizzate nel corso di oltre cinquant’anni direttamente sui muri delle case, www.murodipinto.com

Museo d’arte sacra Don Giovanni Polo: nelle stanze della canonica, aperto su richiesta, tel. 0542 6788111.

Corteo dei Re Magi, 6 gennaio: corteo storico dei Re Magi a cavallo per le strade del borgo.

Festa del Vino, prima domenica di maggio: l’intero paese in festa all’insegna del vino.

Festa di Pentecoste, maggio-giugno: l’antica immagine della Madonna del Calanco ritorna nel borgo.

Dozza Eventi, maggio-ottobre: esposizioni d’arte, eventi teatrali, musicali, letterari.

Fantastika, Biennale di illustrazione Fantasy e Young adulti: settembre anni pari.

Festa delle Arzdore, primo fine settimana di settembre, in piazza Zotti: appuntamento a tavola con i piatti tipici preparati dalle arzdore, le “reggitrici della casa”, in pratica le mogli dei contadini, cui spettava l’organizzazione della vita domestica.

Biennale del Muro Dipinto, settembre, anni dispari. Il borgo si anima di artisti che dipingono sui muri delle case.

Falò di San Silvestro, 31 dicembre: organizzata dagli Alpini di Dozza, è la festa di benvenuto al nuovo anno, con falò e brindisi di mezzanotte.

Dozza_GarganelliQui sono ottimi i salumi. E per i primi piatti, rigorosamente con la sfoglia tirata a mano, si va dalle tagliatelle ai garganelli (maccheroni al pettine, arrotolati su un apposito telaio) ai tortelli di ricotta al profumo di salvia; il ragù è di carne, a base di prosciutto o di magro. Fra i secondi dominano le carni ai ferri, come fiorentina e castrato; poi i formaggi, molli come il freschissimo squacquerone o stagionati come il pecorino di fossa. Infine la piadina romagnola, che spesso sostituisce il pane.
I vini locali sono i bianchi Albana e Trebbiano e il rosso Sangiovese.

È l’Albana il primo bianco ad aver ottenuto in Italia il marchio Docg (denominazione di origine controllata e garantita). Questo vino affonda le radici in un passato remoto e conobbe il suo periodo di gloria ai tempi della Repubblica di Venezia: era molto apprezzato dai dogi.