Noli
L’antica repubblica marinara
Comune di NOLI
(Provincia di Savona)
Altitudine
m. 2 s.l.m.
Abitanti
2950 (300 nel borgo)
info turismo
Azienda Autonoma di Soggiorno, Corso Italia 8
Tel. 019 7499003 – noli@inforiviera.it
Comune, Piazza Milite Ignoto 6 – Tel. 019 7499547
alberto.peluffo@comune.noli.sv.it
Ufficio Turismo, Via Anton da Noli Tel. 019 748384 www.comune.noli.sv.it
Il nome
Noli deriva, nelle forme Naboli e Nauli testimoniate nei più antichi documenti, da Neapolis, cioè “città nuova”, ed ha quindi origine ai tempi dell’impero bizantino, come dice chiaramente il nome greco.
La storia
15-10 a.C., il promontorio di Capo Noli è colonizzato dai Romani che vi costruiscono un cantiere navale.
VI sec., probabile fondazione di Neapolis sotto la dominazione bizantina in Liguria, per dare ospitalità alle popolazioni lombarde in fuga dai barbari.
967, nasce la Marca Aleramica: il territorio è inserito nei domini del ramo savonese dei Del Carretto.
1004, appare per la prima volta in un documento il nome Noli nella forma Naboli. Agli inizi del sec. XI si sviluppa sulle pendici del Monte Ursino il primitivo abitato feudale e viene costruita la chiesa di San Paragorio.
1099, Noli partecipa alla prima Crociata traendone ricchezze e privilegi. Cresce l’abitato sulla marina.
1192, nasce il libero Comune: tradizione vuole l’atto di cessione dei beni dei marchesi Del Carretto sia stato rogato il 7 agosto nella chiesa di San Paragorio.
1202, l’affermazione di Noli come Repubblica marinara è il frutto dell’alleanza del Comune, guelfo, con la potente Repubblica di Genova, e contro Savona e il marchesato del Finale, ghibellini.
1239, Papa Gregorio IX, come riconoscimento per l’aiuto prestato dai nolesi nella guerra contro Federico II, eleva Noli al rango di sede vescovile staccandola da Savona: tale rimarrà sino al 1820.
XIV sec., è l’epoca di maggior gloria e potenza per Noli.
1797, con la caduta della Repubblica di Genova, Noli passa sotto il dominio francese perdendo la sua autonomia.
L’onda che ieri spingeva grandi navigatori, oggi porta i cicciarelli nelle reti dei pescatori. Tutte le suggestioni sono ancora legate al mare, che a Noli – scrive Camillo Sbarbaro – “morde le torri rosse a vedetta, lustra l’acciottolato dei portici tozzi e bui”. Le grida dei gabbiani intorno alle reti argentee dei pescatori non coprono i canti salmodianti che sembrano venire dalla chiesa di San Paragorio, con i sepolcri di sasso degli antichi morti e il Cristo bizantino di legno che ha attraversato il Mediterraneo. Le persiane spalancate di una finestra sul mare non inquadrano più vascelli arabi al largo di Capo Noli, quando era asilo di monaci e pellegrini. Ma il sole tramonta ancora nei carruggi e si vedono “lontano / luci di navi / che hanno lasciato il porto / all’imbrunire…” (P. Melloni).
Noli, con la sua tranquilla baia riparata dai venti che termina con il promontorio di Capo Noli, è uno dei più interessanti centri storici del Ponente ligure.
Porta di Piazza è l’ingresso principale posto sulla seconda cinta muraria (XII-XIII sec.). Nella piazza sorge il palazzo Comunale che fu il centro della vita politica ed economica della Repubblica. Rimaneggiato nei secoli, presenta sulla facciata a mare quattro polifore ogivali e una meridiana. Accanto si erge, con la sua merlatura a coda di rondine, la torre del Comune (XIII sec.), posta su un basamento in pietra verde locale. Si vedrà, passeggiando, come le torri col loro profilo ardito e la tonalità rossastra dei mattoni, siano l’emblema più significativo della Noli medievale. Dal municipio, si passa sotto i due grandi archi della Loggia della Repubblica (XIV-XV sec.), da dove, percorrendo a levante una passeggiata coperta, si arriva in piazza Dante. Qui sorge la torre della Marina (XIII sec.) che nel 1673 fu donata dai nolesi ad Agostino Viale, inviato del doge, per aver impedito al duca di Savoia di impadronirsi del borgo.
Accanto alla torre, si trova il signorile palazzo Viale-Salvarezza (fine XVII sec.). Via Transylvania termina con la torre di Papone (XIII-XIV sec.), posta appena fuori della prima cinta muraria e collegata al camminamento delle mura che scendono dal castello. Qui vi teneva armi e munizioni la Repubblica, che con la ferrata Porta Papona chiudeva l’accesso al Monte Ursino, il cui castello era l’estremo rifugio della popolazione in caso di attacco nemico.
Il castello dei marchesi Del Carretto (XII-XIV sec.) è sopravvissuto nella forma assunta dopo i rifacimenti genovesi del 1522, con le fortificazioni e il poderoso maschio racchiuso in un recinto poligonale. Aggrappato alle pendici del Monte Ursino si nota il palazzo Vescovile, oggi trasformato in albergo. Costruito in varie epoche, conserva tracce di affreschi, iscrizioni, pitture e ambienti che vanno dal XV sec. al 1770, quando fu portato alla forma attuale. Accanto sorge la chiesa di Nostra Signora delle Grazie, costruita agli inizi del Seicento e restaurata nel 1769.
Scendendo da via Vescovado per piazza Chiappella, si arriva all’oratorio di Sant’Anna, costruzione del 1771 con la facciata incompiuta, dal cui sagrato si ha una bella veduta d’insieme del castello e delle mura. Proseguendo a destra per via Colombo, ricca di edifici medievali (come casa Maglio al n. 17) e di torri mozzate, si arriva alla trecentesca porta di San Giovanni sormontata dall’omonima torre coronata da merli.
Varcata la Porta verso la città, si scorgono tutti e quattro gli angoli della torre del Canto (sec. XIII), così chiamata perché posta all’angolo di più strade. Giunti in piazza, ci si trova di fronte la chiesa di San Pietro, cattedrale dal 1572, costruita su base romanica in blocchi di pietra grigia (XII-XIII sec.) ma rifatta in epoca barocca. Notevoli il pulpito e l’altare maggiore di marmo intarsiato (1679), e l’altare più piccolo che in realtà è un meraviglioso sarcofago romano o barbarico, rilavorato nel XV sec., nonché il polittico di inizio Cinquecento dietro l’altare.
Attraversando il quartiere della Giudecca, si osservano resti di palazzotti e case-torri, costruiti in mattoni su grosse basi di pietra verde. Attraversato il ponte, si raggiunge San Paragorio, con le sue linee bianco-rosate e il portico quattrocentesco fiancheggiato da tombe medievali. Cattedrale dal 1239 al 1572, è uno dei monumenti più importanti della regione. L’impianto romanico (XI sec.) si è sviluppato su una chiesa paleocristiana o altomedievale e presenta all’interno tre navate con absidi semicircolari dalle pareti affrescate nel sec. XV. Degno di nota è il crocifisso ligneo in stile bizantino del XII sec., noto come “Volto Santo”, da cui si sprigiona il mistero dell’Oriente e delle ignote mani che l’hanno scolpito. Sotto il presbiterio rialzato, si apre una suggestiva cripta dove la luce è chiusa in una sfera di silenzio che solo il mare vicino può infrangere.
Passeggiate a piedi, a cavallo, in mountain bike, nelle Mànie e nei dintorni di Noli, trekking, parapendio, immersioni subacquee, vela, windsurf, palestra di roccia, turismo enogastronomico e, naturalmente, vita di spiaggia sulla bella costa ligure di Ponente.
Alle spalle della costa nolese, una serie di contrafforti rocciosi dà luogo all’altopiano delle Mànie, un paesaggio affascinante e selvaggio che invita a rilassanti passeggiate e alla sosta all’ombra dei lecci. Qui, col mare sempre in vista, si può andare alla ricerca delle grotte abitate dai liguri primitivi e dei ponti in pietra dei romani, tra i profumi del mirto e dell’erica (Informazioni: Associazione Vivere le Mànie, tel. 019 698483). Ma sono incantevoli tutte le colline alle spalle di Finale e di Noli, circondate da ulivi, vigneti e fasce boscose dove è la ginestra a profumare l’aria.
Sentieri fra le rocce, chiese e palazzi, ponti e caverne, case dai tetti rossi, locande e osterie, sono i regali di queste valli ancora poco conosciute.
A due passi da Noli, Varigotti sembra nascere dal mare sulla sabbia dorata.
Galleria Noli Arte,
Loggia della Repubblica 11, tel. 019 748923, www.noliarte.it.
Fondazione Sant’Antonio,
via Suor Letizia 27, tel. 019 7485159.
Sagra del cicciarello, prima o seconda domenica di giugno (Informazioni: tel. 019 748384 – 019 7499003): in collaborazione con Slow Food, si degusta il pescetto simbolo di Noli.
Festa di Sant’Eugenio, seconda domenica di luglio: il vescovo patrono proveniente dall’Africa, sepolto nell’isolotto di Bergeggi (505) e poi traslato a Noli nel 1245, è celebrato con un corteo di imbarcazioni pavesato a festa fino a Bergeggi e una solenne processione il lunedì successivo.
Rievocazione della nascita della Repubblica, 7 agosto: si svolge presso la chiesa di San Paragorio, dove secondo tradizione ebbe luogo l’evento nel 1192.
Regata Storica dei Rioni, seconda domenica di settembre: Noli rivive i tempi della Repubblica marinara con il corteo storico in cui sfilano i quattro rioni (Burgu, Ciassa, Maina, Purtellu), seguito dalla gara degli equipaggi, che vengono benedetti la sera precedente. Con la premiazione, si conclude una settimana di concerti, mostre, danze e spettacoli dedicati agli antichi fasti della Repubblica.
Il cappon magro è un piatto monumento che ha origine povera e antica nelle località in cui funzionavano le tonnare (in Liguria a Camogli). Detto anche “il piatto dei dogi”, è costruito a strati: un pezzo di terra (verdure) e un pezzo di mare (pesce). Dunque il pesce cappone, cioè la gallinella di mare, è montato su una piramide che inizia dalla galletta dei marinai (un pane biscottato conservabile per lungo tempo) e prosegue con pesce lessato e verdure.
Le acciughe salate erano l’oro di Noli, che nel dopoguerra aveva una decina di pescherie. Oggi il cicciarello (lüssu in dialetto) è presidio Slow Food: si mangia fritto e si pesca con reti a maglie larghe che non impoveriscono il mare. Si tenta anche di reintrodurre la coltivazione del chinotto, nel ricordo dei bar anni ’60 che servivano la dissetante bibita.