logo-CandeloRicetto di Candelo
La Pompei medievale del Biellese

Comune di CANDELO
(Provincia di Biella)
Altitudine
m. 340 s.l.m.
Abitanti
7299

patrono

San Pietro, 29 giugno
San Lorenzo, 10 agosto

info turismo

Ufficio Accoglienza Turistica Pro Loco – Tel. 0152536728
Comune – Tel. 015253118

www.ricettodicandelo.it

Lo spirito del luogo

logo-CandeloIl nome
È forse da mettere in relazione con le origini pre-celtiche del luogo. Candt (pietra) ed elu, un suffisso indicante località presso alture o acque, fanno pensare alla presenza dei Liguri. Il termine Ricetto, invece, deriva dal latino receptum (ricovero, rifugio) e indica un luogo difeso, cinto da fortificazioni.

La storia

Fortificazione collettiva sorta per iniziativa della popolazione di Candelo negli anni a cavallo tra XIII e XIV secolo, questo ricetto è il più intatto di tutti quelli del Piemonte e rappresenta la memoria del territorio. La gente di Candelo lo utilizzava come deposito per i prodotti agricoli in tempo di pace e come rifugio in tempo di guerra o di pericolo. Si è conservato grazie alla sua matrice contadina, infatti fino a pochi anni fa nelle “cellule” si faceva il vino e si mettevano al sicuro i prodotti della terra.

Il nome Canderium compare per la prima volta in un diploma del 988 dell’imperatore Ottone III e, successivamente, in un altro del 1027. A metà del secolo seguente a Candelo è presente la famiglia Vialardi che, nei pressi del paese, in una località ancora sconosciuta, possedeva la rocca di Ysangarda. Questa venne distrutta definitivamente nel 1404, dando un colpo definitivo al potere su Candelo di questi feudatari. Le prime testimonianze di una comunità organizzata a Candelo risalgono invece solo al XIII secolo. Nel 1373 la Comunità era abbastanza potente da trattare direttamente la propria sottomissione ad Amedeo VI di Savoia. I nuovi padroni infeudarono Candelo alla famiglia Fontana di Piacenza ai quali subentrò, nel 1496, il nobile Sebastiano Ferrero che si inimicò fin da subito la comunità. Durante le guerre d’italia il Ricetto fu occupato prima dalle truppe francesi e poi da quelle spagnole che lo danneggiarono pesantemente. Tornata la pace il Ricetto fu riparato e Candelo divenne contea. Gli spagnoli tornarono ad occupare il Ricetto quasi un secolo dopo, durante la guerra tra principisti e madamisti. Il colpo fu duro. Solo nel Settecento la Comunità tornò ad essere prospera. Durante il secolo successivo Candelo vide il passaggio delle truppe francesi e poi di quelle piemontesi e austriache durante le guerre di indipendenza. Nella seconda metà del diciannovesimo secolo diverse malattie distruggono buona parte dei vigneti nel territorio cambiando completamente la società candelese.

Uno dei protagonisti della storia del Ricetto è Sebastiano Ferrero, nato a Biella nel 1438 e feudatario del luogo dal 1496, oltre che consigliere di Stato e tesoriere generale del Ducato di Savoia e, successivamente di quello di Milano. La sua signoria a Candelo è segnata, fin dall’inizio, da un rapporto difficile con la popolazione candelese: l’aumento delle tasse e il suo rivendicare con forza i diritti feudali, ma soprattutto la proprietà del Ricetto stesso, infatti, crea forti controversie che culminano in una causa giudiziaria, conclusasi straordinariamente con la vittoria completa della popolazione sul Ferrero stesso nel 1499. Nella piazzetta all’ingresso del borgo domina il “palazzo del principe”, da lui realizzato sopraelevando alcune cantine preesistenti e trasformandole in una sorta di torre. Il palazzo è un’alta struttura quadrangolare, di quattro piani, con ai lati due maniche di edifici più bassi a tre piani. All’interno ci dovevano essere soffitti a cassettoni e affreschi, mentre le decorazioni esterne erano eleganti finestroni in terracotta. L’interno oggi è del tutto snaturato, a causa dell’utilizzo come abitazione (caso unico nel ricetto, fu anche utilizzato nel secondo dopoguerra per ospitare gli sfollati dall’alluvione del Polesine).

Il ricetto è a pianta pentagonale, ha un perimetro di circa 470 metri e una superficie di 13 mila mq, è largo 110 metri e lungo 120. In queste ristrette dimensioni trovano spazio circa 200 cellule, oggi quasi tutte di proprietà privata.

La cinta muraria ne segue tutto il perimetro ad eccezione del lato sud, ora occupato dal Palazzo Comunale, in stile neoclassico costruito nel 1819 in stridente contrasto con l’architettura medievale del ricetto.

Le mura sono in ciottoli a spina di pesce con un coronamento merlato. Tutto intorno correva il cammino di ronda, ora recuperato e di nuovo percorribile. Gli angoli del ricetto sono protetti da quattro torri rotonde, in origine tutte aperte verso l’interno per facilitare le operazioni di difesa. I coronamenti in cotto, con decori di mattoni posti a scalare, risalgono a sistemazioni successive. L’unica via d’accesso era protetta, a sud, da una poderosa torre-porta, mentre al centro del lato nord, tra due torri angolari rotonde, si trova ancora la torre di cortina, costruita quasi interamente con grandi massi squadrati. Varcata la torre-porta, ci si trova in una piazzetta pavimentata con le pietre tondeggianti del vicino torrente. La costruzione più imponente è il Palazzo del Principe, fatto costruire da Sebastiano Ferrero nel 1496, quando diventò feudatario di Candelo. Il palazzo presenta una struttura a mastio, oggetto di vari interventi in epoca successiva.

Le rue – francesismo con cui si chiamano le stradine – sono a ciottoloni inclinati verso la mezzaria e con pendenza da sud a nord per permettere il deflusso delle acque superficiali verso la torre di cortina. L’impianto viario è costituito da cinque assi in direzione est-ovest, intersecati da due ortogonali. La rua principale, al centro, era calibrata in funzione del traffico dei carri; più ridotte sono le rue laterali. Gli edifici, costituiti da una serie di singole cellule edilizie non comunicanti, sono accorpati in nove isolati. Il vano a pianoterra (caneva) è una cantina con pavimento in terra battuta, destinata al vino e alle operazioni connesse, cui si accede dalla strada attraverso un portale. Il vano al piano superiore (solarium) è un ambiente secco ed asciutto, ideale per la conservazione delle granaglie, e vi si accede direttamente dalla rua tramite la lobbia, una balconata di legno che poggia sulle travi di separazione tra caneva e solarium.

I due vani non sono comunicanti per ridurre al minimo le escursioni termiche. La lobbia meglio conservata è quella vicino alla sala consiliare.

Dal ricetto, scendendo lungo il tratto erboso a sinistra della torre di sud-ovest, si raggiunge la Chiesa di Santa Maria attraverso un viottolo che costeggia la roggia Marchesa, il canale che dal 1561 dà acqua alle campagne circostanti e alle risaie del Vercellese. In questi terreni, fino alla piana del torrente Cervo, si trovavano le fosse per la macerazione della canapa, coltivazione dismessa agli inizi del Novecento. La chiesa, variamente rimaneggiata, è menzionata per la prima volta nel 1182 e conserva una bella facciata romanica costruita con pietre di torrente disposte a spina di pesce. All’interno, sono pregevoli i capitelli quattrocenteschi delle colonne, gli affreschi della fine del XV secolo e il pulpito della metà del XVII.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Passeggiate, trekking e cicloturismo in Baraggia, equitazione, pesca lungo il torrente Cervo.

Il territorio del Comune di Candelo ospita un unicum a livello naturalistico, la Riserva naturale della Baraggia, un parco dall’aspetto simile a una savana in cui la vegetazione si accende del giallo delle ginestre in primavera, del rosa violetto del brugo a fine estate e dei caldi toni della felce in autunno. Lungo le scarpate che delimitano la Baraggia verso il torrente Cervo è possibile leggere, sui pendii erosi, la storia geologica della zona. La zona del Baraggione di Candelo è anche molto panoramica: è costituita da una balconata lunga parecchie centinaia di metri, cadente a strapiombo sulle rive del torrente Cervo. Numerosi sono i sentieri ombreggiati da querce secolari, tutti agevolmente percorribili a piedi.

Il monumento, oltre che suggestiva cornice di eventi di rilievo e gioiello medievale è ad oggi anche luogo di cultura con alcune cellule museali.

Ecomuseo della vitivinicoltura, ha sede nel Ricetto, epicentro della cultura contadina, dove sono allestite alcune cellule che illustrano la storia dell’economia e della cultura enologica del territorio. È inserito nell’Ecomuseo del Biellese in omaggio all’antica funzione del Ricetto come “cantina comunitaria”.

Centro documentazione dei Ricetti in Europa: Tel. Comune 015 2534118, su prenotazione. Struttura di ricerca e archiviazione sui ricetti piemontesi ed europei per la loro tutela e promozione nel contesto del Medioevo rurale.

Botteghe artigianali all’interno del borgo; le cellule sono anche sede di artisti che vi hanno stabilito il loro atelier: pittura, strumenti musicali, artigianato del legno, della ceramica, del vetro…

Piccolo museo delle cose di cucina e pasticceria (privato), espone circa 6000 pezzi tra stampini, utensili, ecc…della pasticceria e gastronomia biellese. Per visite: tel. 015 2536155.

Ufficio Accoglienza Turistica, punto accoglienza e bookshop all’entrata del borgo con informazioni e materiale illustrativo su Candelo e il Biellese. Tel. 0152536728

Festa di Sant’ Antonio, con sfilata di cavalli e carrettieri, a metà gennaio.

Candelo in fiore, allo sbocciare della primavera, il Ricetto si veste di nuovi colori. Tra le rue e gli angoli fioriti: mostre, musica e spettacoli. All’inizio di maggio, con cadenza biennale. www.candeloinfiore.it

Vinincontro, degustazione di vini, salumi e formaggi accompagnata da musica popolare. Primo fine settimana di ottobre.

Borgo di Babbo Natale, mercatino natalizio con attività per bambini. Nei weekend da fine novembre a metà dicembre.

Info eventi: www.candeloeventi.itwww.ricettodicandelo.it

La paletta è un salume costituito dalla scapola di suino sgrassata e refilata, salata e massaggiata manualmente e prodotta secondo tradizione in limitate quantità.

È un salame sotto grasso chiamato salam‘d l’ula. Tipici anche i dolci croccanti del Ciavarin.