Ingria
Nel paradiso della Val Soana

Comune di ingria
(Provincia di Torino)
Altitudine
m. 619 – 2720 s.l.m.
Abitanti
46

patrono

San Giacomo, 25 luglio

info turismo

Centro informazioni turistiche presso
Bar Ristorante Pont Viei, via Belvedere 6
Tel. 342 323 3848

www.comune.ingria.to.it

Lo spirito del luogo

Il nome

L’origine del nome è incerta. Ingria potrebbe derivare dal nome personale longobardo Ingrich oppure dal latino ingredire (andare in, entrare), con riferimento al ponte romanico presente sull’antica strada della Val Soana, considerato la porta d’ingresso alla valle stessa.

La storia

Ingria è un comune di borgate sparse in Val Soana, a nord di Torino, nel Parco nazionale del Gran Paradiso. Posto a un’altitudine media di 1000 metri, che permette di godere di un clima moderato tutto l’anno, immerso nel verde dei suoi castagneti, è il primo comune che si incontra risalendo la valle. Lungo la strada che sale da Pont Canavese, si incontrano le prime frazioni adagiate lungo i due versanti che abbracciano il capoluogo. Sono quasi una trentina e racchiudono un piccolo mondo antico di montagna immerso nei boschi, tra corsi d’acqua e abitazioni con i caratteristici tetti in lòse (lastre di pietra). Qui l’inverno perdura tenace ma la bella stagione ricopre di fiori le vecchie baite e le tracce di pietra consumate dal tempo. E i segni scolpiti nella pietra, il vento che scompone le foglie, il fumo che sale dai camini e i muri fradici di anni e di polvere disegnano il volto antico del Canavese, che ha nella Valle Soana forse il gioiello più prezioso.

Da Ingria partono diversi itinerari di trekking tra cui quelli per Punta Arbella e Monte Betassa, e il giro delle borgate di Codebiollo che congiunge i sentieri dell’Alta Via Canavesana, con posto tappa nella borgata Bech, nel cui bivacco gli escursionisti possono pernottare. L’Ecomuseo adiacente al bivacco è una vetrina degli antichi usi e costumi della Valverdassa e Valle di Codebiollo, con strumenti da lavoro, vestiti d’epoca e oggetti di uso quotidiano. Da qui parte anche il percorso che conduce al lago della Mionda e prosegue fino ai laghi di Canaussa.

Tra le principali attrattive del territorio, la torre campanaria di Ingria, di fronte alla chiesa parrocchiale di San Giacomo, risale al 1719. Nel borgo due postazioni raccontano gli antichi mestieri: la prima rappresenta lo stagnino, che percorreva la valle aggiustando pentole, paioli e oggetti di rame; la seconda è la Mazon dla Gra, l’essiccatoio in cui venivano lavorate le castagne al fine di ottenere la farina, alimento principale degli abitanti della montagna. Da notare, all’entrata di Ingria, la riqualificazione di garage e lamiere, trasformati in murales da due artisti.

A Mombianco è la chiesetta ad attirare l’attenzione: costruita nel 1647, è dedicata alla Sindone, forse per un transito del sacro lino durante il viaggio da Chambery a Torino, proveniente dalle Valli di Lanzo. La cappella è stata ristrutturata agli inizi del secolo scorso e negli anni Ottanta il pittore locale Jacques Peradotto ha realizzata l’affresco sulla facciata, circondata da gerani e ortensie in fiore nel periodo estivo. All’interno della cappella un quadro secentesco raffigura la Sacra Sindone sormontata dalla Madonna nera di Oropa con intorno angeli e santi.

Chi percorre le stradine di Ingria nota sui vecchi muri di pietra degli edifici una serie di pannelli con immagini in bianco e nero, corredate da didascalie in patois francoprovenzale e in italiano, di gruppi familiari, di scolari di cent’anni fa, di processioni religiose, della vecchia osteria: si tratta della mostra permanente all’aperto Le case raccontano – Le mazon i contiont.

Cose d’altri tempi – Tchouse d’auti ten è la tradizionale festa francoprovenzale che si svolge lungo le vie del borgo il 12 agosto. La giornata dell’orgoglio locale è allietata da musiche e balli del passato, dagli artigiani che ripropongono dal vivo gli antichi mestieri e dalla partecipazione di associazioni culturali e folkloristiche.

Sagre della patata, della polenta e della castagna: sono eventi tematici che in estate e in autunno celebrano i piatti tradizionali della montagna dagli antipasti al dolce. Ingria è tra i comuni fondatori dell’associazione nazionale Città della Patata.

Ingria è anche un “Comune fiorito” che nella bella stagione si veste di fiori. Residenti e villeggianti adornano balconi e spazi comuni e il capoluogo e le sue frazioni diventano così un richiamo per passeggiate nella natura, nonché un punto di riferimento – grazie alla partecipazione al concorso internazionale Communities in Bloom – in tema di responsabilità ambientale e valorizzazione del turismo.

La Spalletta di Ingria è un salume di montagna che ricorda le mocette fatte in casa dai nonni: prima di essere stagionata, la carne è insaporita con sale, pepe e bacche di montagna.

Nella frazione Belvedere, al Bar Ristorante Pont Viei, è possibile noleggiare mountain bike e usare la vicina palestra di roccia.