Sammichele di Bari
Dove i sapori diventano emozioni
Comune di sammichele di bari
(Provincia di Bari)
Altitudine
m. 265 s.l.m.
Abitanti
6097 (500 nel borgo)
patrono
San Michele Arcangelo, Secondo sabato e domenica di maggio
info turismo
Ufficio Informazioni Turistiche
Piazza della Vittoria n.2
Tel. 080 8917368
Il nome
L’importanza del culto dell’Angelo a Sammichele di Bari è evidenziata dal nome stesso dell’abitato, che in origine era Casal San Michele, dopo essere stato per brevissimo tempo Casa Vaaz, dal nome del fondatore, Miguel Vaaz, un ebreo converso portoghese. Questi, ricevuto il titolo di conte per meriti acquisiti agi occhi del viceré di Napoli fu autorizzato ad acquisire feudi. La sua scalata, però, lo rese inviso agli occhi della corte napoletana. Fu accusato dai suoi nemici di non essersi, in realtà, mai convertito al cattolicesimo e decise, pertanto, di modificare il nome del paese appena fondato da Casa Vaaz in Casale San Michele. Raggiunse così il duplice scopo di continuare a tramandare il proprio nome e quello di dedicare il paese ad un santo il cui culto era ed è diffuso in tutto il mondo.
Intorno al 1840, comincia l’abitudine, da parte degli impiegati comunali, di scrivere sugli atti ufficiali prima Sanmichele e poi Sammichele. Con l’unità d’Italia il Comune assume definitivamente il nome di Sammichele di Bari.
La storia
I più antichi insediamenti umani nel territorio di Sammichele di Bari, risalenti al neolitico, sono stati scoperti in località Canale Frassineto, ai piedi di Monte Sannace. Altri reperti risalenti all’Età del Bronzo sono stati trovati in località Pentimone, qualche chilometro a nord di Frassineto seguendo il letto asciutto di un antico torrente (lama di Jumo). La zona ha dimostrato di essere ricchissima di reperti anche di epoche successive. La rilevanza di Frassineto e la continua frequentazione nel corso dei secoli è dovuta alla sua posizione strategica alla confluenza di due strade canale molto importanti: quella che dai piedi di Monte Sannace sfocia poco a sud di Bari (lama di Jumo – lama San Giorgio) e l’altra, che da Gravina di Puglia, attraverso il Canale di Pirro, porta ad Egnazia.
Quasi parallela alla lama di Jumo corre una strada, realizzata in epoca peuceta, che, partenda da Paduano, porto di Azetium (Rutigliano) sull’Adriatico, passando per la stessa Azetium giunge a Monte Sannace e prosegue per Taranto e quindi Metaponto (vetus via Tarenti). In territorio di Sammichele, tale percorso è contrassegnato da due pietre fitte (menhir) la cui vera funzione è tuttora sconosciuta.
Sulla località di Frassineto aleggia, poi, un vero mistero archeologico. Da molti documenti del Codice diplomatico Barese risulta che nel XII secolo esisteva un Casale Frassineto di proprietà del barone Thomas de Fraxeneto, tale Casale risulta abitato sino alla fine del XV secolo. Tutte le ricerche fatte nel corso degli anni non hanno però restituito i reperti degni di nota databili tra il XII e il XV secolo. Ancora chiaramente visibili, sono, invece, i resti del monastero di Sant’Angelo Di Frassineto, vico sino al XVII secolo, lungo la via denominata del Canale, che da Sammichele porta a Monte Sannace.
La zona delle Quattro Miglia, così era anche conosciuto il nostro territorio trovandosi in posizione baricentrica tra i quattro comuni limitrofi, non resta però mai del tutto disabitata. Nell’androne del palazzo che da tempo immemorabile sorveglia queste contrade, è ancora leggibile un’iscrizione su pietra calcarea, datata 1504,che attesta la proprietà da parte di Heronimo Centurione, banchiere genovese trapiantato a Bari che probabilmente lo ha acquisito dagli Acquaviva d’Aragona signori di Conversano in cambio di debiti non pagati.
Alla morte di Heronimo il feudo torna agli Acquaviva ma, alla fine de ‘500, tale famiglia risulta essere ancora una volta fortemente indebitate, specialmente con i Latilla di Casamassima, e questa volta il feudo è confiscato. Nel 1608, un mercante ebreo-portoghese, Michele Vaaz lo acquista dal fisco assieme al feudo di Casamassima.
Il Vaaz, pur se non di nobili origini, per meriti acquisiti agli occhi del viceré di Napoli, ottiene il titolo di conte e, all’apice delle sue fortune, decide di costruire un paese che tramandi ai posteri il suo nome: Casa Vaaz. Il sito prescelto è proprio quello lussureggiante dove sorge l’antica torre e, per popolarlo, fa arrivare dalle coste della Dalmazia una comunità di slavi composta da circa 460 anime, che stanno scappando dall’invasione turca. Sbarcati a Barletta mentre il grosso si muove verso le nostre terre, una delegazione, capeggiata dal sacerdote di rito ortodosso Damiano de Damianiis, è condotta a Napoli dove viene stilato l’atto di fondazione di Casa Vaaz, è il 06 luglio del 1615.
Il Conte si impegna a costruire, a proprie spese, intorno alla Centuriona, 87 case complete di focolai, porte, finestre e coperte da embrici. Assegna ad ogni famiglia dieci tomoli di terra da coltivare e venti tomoli di grano; presta, poi, a tutta la comunità 250 ducati per l’acquisto di buoi con tutti i ferramenti e gli utensili necessari.
In cambio, i servi sono tenuti al pagamento perpetuo di due carlini all’anno per ogni vano di abitazione, la decima del raccolto e degli animali e, soprattutto, devono convertirsi al cattolicesimo.
I serbi accettano tutte le condizioni, ma continuano, di nascosto, a battezzare i loro figli con il rito ortodosso dopo che sono già stati battezzati con il rito cattolico. L’Arciprete di Casamassima, sotto la cui giurisdizione si trova la nuova parrocchia, venuto a conoscenza del fatto informa il vescovo Ascanio Gesualdo, il quale, attraverso la Santa Sede, ottiene dal viceré di Napoli la cacciata dei Serbi.
Partiti gli stranieri, il villaggio, che comunque di gente della nostra terra non è mai stato privo, si ripopola di famiglie arrivate dai paesi limitrofi. La nuova comunità nomina come sindaco Leonardo Netti e stipula un nuovo contratto con il Conte, è il 1619. Già da tempo, comunque, il paese ha cambiato nome; da atti notarili del 1617 risulta chiamarsi Casali Sancti Michaelis; evidentemente quel Casa Vaaz non piaceva a nessuno, anche se il riferimento all’Arcangelo non è casuale essendo Michele pure il nome del Conte.
Il Vaaz si impegna a costruire altre 13 case per raggiungere il numero complessivo di 100; chiunque, inoltre, vuole edificare a proprie spese in detto Casale, deve corrispondere cinque carlini all’anno, in perpetuo, per il costo del suolo.
Morto Michele Vaaz, gli succede il nipote Simone. Le fortune della famiglia sono, però, in declino; indebitati vendono il feudo ad Antonio de Ponte, Consigliere della Regia Camera della Sommaria. Il periodo della dinastia de Ponte, dura dal 1667 al 1794. Giacomo de Ponte nuore nel 1779 senza figli e, quindi, il feudo di Casamassima e Casal San Michele passa alla sorella Maria Giuseppa, che ha sposato Nicola Caracciolo dei duchi di Vietri. Alla morte di quest’ultimo, feudatario diventa il figlio Domenico che assume, pertanto, il titolo di duca di Vietri, Casamassima e San Michele.
Nel 1799, durante il breve ed illusorio periodo della repubblica napoletana, Casal San Michele si schiera apertamente a favore della monarchia; ha un ruolo attivo nel cosiddetto “Patto dei Casali”, stipulato per combattere la città di Bari e gli altri comuni democratici, e fa da base logistica durante l’assedio di Acquaviva. Capo realista di San Michele è don Biagio Martellotta, braccio destro del comandante don Francesco “Ciccio” Soria di Gioia del Colle, a sua volta uomo di fiducia dei corsi Boccheciampe e de Cesari che, assieme al cardinale Ruffo, restituiscono il regno ai Borbone.
Nei primi anni dell’Ottocento, con l’eversione della feudalità, i Caracciolo perdono la maggior parte dei loro territori, restando però proprietari di quella che era stata la torre Centuriona. Un grosso impulso allo sviluppo del paese è dato dalla costruzione della nuova strada consolare Bari-Taranto e la popolazione raggiunge il numero di 3.000 abitanti. L’espansione edilizia porta ad uscire dalle mura del vecchio borgo con una rapida crescita lungo le direttrici Casamassima-Gioia e Turi-Acquaviva. Nel XIX secolo si ha, grazie all’opera illuminata di alcuni amministratori dell’epoca, quali i Sindaci Giuseppe Maselli, Michele Lagravinese e Giuseppe Pastore, la realizzazione delle più importanti opere pubbliche. Nel 1820 è ultimata la costruzione della nuova grande cisterna sulla via per Gioia. Nel 1844 si da inizio alla costruzione della nuova chiesa matrice e tra il 1840 ed il 1848 è costruito il cimitero di San Francesco per porre fine allo sconcio delle sepolture nella Chiesa della Maddalena. Nel 1844 è ideato il cosiddetto “Piano Cioffi”, il piano di lottizzazione di un suolo comunale sulla strada per Gioia, diventato poi un esempio di sviluppo urbanistico. Nel 1860 è acquistato l’edificio, conosciuto, in seguito, con il nome di Casa Larocca, da adibire a nuova sede del Palazzo Municipale. Nel 1873 sono ridisegnate e livellate le strade interne del comune, ad esclusione del centro storico. Tra il 1876 e il 1878 sulla porta di accesso al vecchio borgo, è costruito l’arco con la macchina del tempo. Negli ultimi anni del secolo sono avviati i lavori per la costruzione dell’edificio scolastico, attuale palazzo municipale e del nuovo cimitero. La torre Centurione, divenuta intanto Castello Caracciolo, rimane proprietà privata sino al 1971 quando è acquistata dal Comune per essere adibita a sede del Museo della Civiltà Contadina.
Nel 1924 venne portata a Sammichele, tramite una diramazione proveniente da Gioia del Colle, l’acqua dell’Acquedotto Pugliese, che zampillò da una fontanina in piazza Imbriani. I boccagli della piscina che raccoglieva l’acqua piovana sotto la piazza vennero chiusi ed entrambe le cisterne del paese vennero poco tempo dopo colmate.
La piscina vecchia venne pavimentata in superficie con mattoni di cemento e da allora prese il nome di Piazza Vittorio Veneto, in ricordo della recente vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale. Attualmente si può scorgere il fondo delle cisterne a un grande oblò di vetro ricavato nella pavimentazione della piazza.
Lo stesso anno venne inaugurato anche l’impianto elettrico dell’illuminazione pubblica, realizzato dal tecnico Pietro Maggi
CASTELLO CARACCIOLO
La costruzione sorse nella prima metà del ‘400, come avamposto di controllo e di difesa. Nell’androne è presente una lastra di pietra calcarea riportante lo stemma della famiglia Acquaviva, databile al 1456.
Si sono susseguiti diversi passaggi di proprietà; nel 1791 l’edificio passò alla famiglia Caracciolo di Vietri e intorno al 1860 fu sottoposto ad ulteriori lavori, che ne ridisegnarono il prospetto in stile goticizzante, sul modello di un castello tardomedievale.
La famiglia restò in possesso del castello fino al 1971, per poi cederlo al Comune di Sammichele di Bari.
Gli ultimi lavori di restauro sono stati effettuati tra il 1991e il 2002, con l’eliminazione delle pareti divisorie create durante gli interventi precedenti, la pulitura delle pareti esterne e la rimozione degli intonaci nelle sale interne, in modo da riportare la struttura a un aspetto quanto più vicino a quello originario.
All’interno il Castelo è costituito da quindici ambienti suddivisi tra il piano terra, il primo e il secondo piano, coperti con volta a crociera in conci di pietra, tranne quello centrale a piano terra, con volta a botte, e la corrispondente sala al piano superiore, a tutta altezza.
Dal 1974 le sale del Castello ospitano il Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”
CHIESA DELLA MADDALENA
Le prime notizie su una cappella dedicata a Maria Maddalena si ritrovano nell’iscrizione del 1504 con la quale Geronimo Centurione stabiliva di celebrarvi una messa nei giorni festivi. Non si trattava però della chiesa attuale, di epoca barocca, ma di una piccola cappella, che occupava la stessa posizione di quella odierna ma con la facciata rivolta verso il Castelo, e risaliva alla stessa epoca di quest’ ultimo.
La nuova chiesa venne costruita tra il 1615 e il 1632 nello stesso luogo dell’antica cappella. La costruzione è più grande rispetto alla precedente, come si deduce dal fatto che sporge sui quattro lati.
L’architettura dell’edificio si rifà al primo barocco, ed ha le caratteristiche molto semplici, il presbiterio invece è del pieno barocco, costruito probabilmente tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.
La pianta è a tre navate, divise da pilastri su larghi basamenti con lesene addossate, sulle quali si impostano gli archi a pieno centro. A primo pilastro è addossata l’acquasantiera, costituita da una vasca baccellata all’esterno, e scolpita all’interno con una rosetta a cinque petali, sorretta da un pilastrino sagomato. Davanti al primo pilastro di sinistra è posto invece l’antico battistero in pietra.
Sul primo altare è presente una nicchia che contiene la statua di San Michele Arcangelo; il secondo altare presenta ai lati due statue in pietra dipinta che rappresentano la Madonna e San Giuseppe, e in alto una nicchia che racchiude la statua dell’Addolorata.
L’altare maggiore, dedicato alla Madonna del Carmine, è in pietra, con un ricco paliotto.
Alle spalle dell’altare si eleva una tela raffigurante una Madonna con Bambino; negli intercolumni sono invece rappresentati a sinistra San Tommaso d’Aquino e a destra un Santo non identificato.
Sulla parete sinistra del presbiterio è affrancata la nascita di Gesù, con in alto ovali che rappresentano San Francesco D’Assisi e San Francesco Da Paola.
CHIESA MATRICE SANTA MARIA DEL CARMINE
A metà Ottocento la popolazione di Sammichele contava 3514 abitanti e la chiesetta della Maddalena era diventata troppo piccola per accogliere i fedeli. Nacque così l’esigenza di costruire una nuova Chiesa.
I lavori della nuova costruzione cominciarono nel 1845 e furono completati nel 1862, ad eccezione dei due campanili previsti.
Successivamente furono realizzati gli stucchi delle volte e l’altare maggiore.
La Chiesa, costruita in stile neoclassico, ha la facciata rivestita da conci di pietra levigati.
L’ordine inferiore è diviso in tre scomparti, corrispondenti alle navate interne, da sei lesene ornate da capitelli ionici.
I due portali in bronzo furono commissionati nel 1983: quello centrale è sormontato da un timpani curvilineo contente una lunetta con un affresco della Madonna del Carmine, opera del pittore Vincenzo Crispo del 1954.
Il campanile presenta una cuspide a forma di piramide ottagonale con in cima una sfera con croce.
L’interno è a tre navate divise da coppie di colonne con capitelli ionici dorati, poggiati su un unico stilobate.
Nella navata a destra è posto, subito dopo l’ingresso, un battistero in marmo policromo, circondato da una balaustra sempre in marmo. Sullo stesso lato vi è un altare in pietra dedicato alla Madonna di Pompei, realizzato dal maestro Angeloronzo Rossi nel 1909.
Lungo le navate laterali sono presenti tredici tele ad olio raffiguranti la Via Crucis, dipinte da Umberto Colonna. In fondo al braccio sinistro del transetto è presente un altare in marmo policromo, sormontato da una nicchia con statua in legno dipinto di San Rocco; in fondo al braccio destro, sotto l’edicola con la statua della Madonna del Carmine, è posto l’ex altare maggiore.
L’abside è decorata con un grande affresco rappresentante la Vergine del Carmine con ai lati San Michele e San Simone Stok, del pittore Umberto Colonna, mentre in alto, in quattro settori laterali, sono riprodotti i quattro Evangelisti.
Al centro del presbiterio un’ara sacrificale costituisce l’altare originario.
Nel Cappellone di sinistra è l’altare in marmo policromo con la statua di San Michele Arcangelo e una grande tela raffigurante il capitolo XII dell’Apocalisse, opera del pittore Mario Colonna.
Nel Cappellone di destra è l’altare con la Statua del Santissimo Sacramento e una grande tela che rappresenta “La Comunità e l’Eucarestia”, opera della pittrice sammichelina Margherita Deramo, autrice anche di un’altra tela raffigurante l’Ultima Cena, situata sul portone centrale.
CIMITERO DI SAN FRANCESCO
La legge borbonica che vietava la sepoltura nelle chiese era del 1817, ma bisognerà aspettare altri vent’anni per convincere la municipalità sulla necessità di costruire un nuovo cimitero.
I lavori iniziarono nel 1840 e terminarono otto anni dopo; parteciparono alla realizzazione i migliori capimastri dell’epoca: i Rossi e Pasciolla sotto la guida del grande Pietrantonio Schettini. Nonostante la legge, che prevedeva già la realizzazione di cimiteri per la solo inumazione, si riuscì a derogare scegliendo la tecnica della tumulazione. La chiesa, sotto il titolo di San Francesco da Paolo, è a cupola con un solo altare, ai lati sono posti la sagrestia e l’obitorio. Alle spalle della chiesa ci sono le bocche di 15 sepolcri con intorno i gentilizi. Due sepolcri furono utilizzati per l’epidemia del colera del 1865-66. Il cimitero è rimasto in uso sino al 1910, quando venne costruito il nuovo camposanto, questa volta, finalmente, per inumazione.
OROLOGIO CIVICO
Venne costruito fra il 1876 e il 1878 su progetto dell’architetto Vincenzo Ventrella, ad opera dei maestri muratori Nicola Morea e Angeloronzo Rossi. L’edificio sorge sulla porta del vecchio borgo, difronte alla Chiesa Madre, e per realizzarlo fu espropriata e abbattuta una casa privata. La torre presenta la facciata divisa in tre ordini sovrapposti. La parte inferiore è occupata da un grande arco a tutto sesto che consente l’accesso al borgo; l’ordine centrale presenta, tra due coppie di lesene, una finestra al centro e, in asse, l’orologio in alto e una lapide incisa in basso: “Al progresso e al vivere civile – questo regolo delle umane faccende – invano reclamato nei tempi andati – la civica amministrazione – dava nel MDCCCLXXVIII”. L’ordine superiore, su una cornice, aggettante, è costituito dal campanile a vela con bifora sormontata da un arco a sesto ribassato e volute laterali.
CASA LAROCCA
Fabbricato dalle linee molto semplici, con facciata in conci di pietra; sulla destra è presente il portone di accesso con scala scoperta. Al primo piano sono presenti due balconi gemelli con lunetta superiore triangolare. Costruito probabilmente nei primi anni del XIX secolo, fu acquistato dal Comune nel 1860, per essere adibito a sede municipale. Durante il Ventennio è stato sede del PNF per essere, dopo il secondo conflitto mondiale, concesso in fitto al prof. Luigi Larocca ad uso abitazione privata. Sottoposto a lavori di restauro nei primi anni Duemila, oggi l’edificio ospita l’Infopoint turistico.
PALAZZO PINTO
Casa padronale sorta agli inizi del Novecento (il progetto è del 1897), per volere del signor Francesco Pinto e sita in Piazza Leonardo Netti. Nel 1958 viene ceduta al comune che ne fa prima la propria sede, poi sarà adibita a Biblioteca Comunale e poliambulatorio. E’ stati anche sede provvisoria del Museo della Civiltà Contadina “D. Bianco”, durante i lavori di restauro del Castello Caracciolo. In questi anni l’edificio è diventato Palazzo della Cultura tornando ad ospitare la Biblioteca Comunale e l’Archivio Storico.
MONUMENTO AI CADUTI
Nella piazzetta antistante palazzo Gentile, che un tempo era adibito a mercato, il 24 maggio del 1937 fu inaugurato un monumento, realizzato dal costruttore Lerario, per ricordare i caduti della grande guerra.
Da una semplice stele emerge una testa di donna in altorilievo con un braccio nudo e muscoloso che, reggendo una fiaccola illumina i nomi dei caduti ad opera dello scultore Antonio Bassi. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, alla stele fu addossata un’altra lastra di marmo con i nomi dei nuovi caduti.
MASCHERE APOTROPAICHE
In passato, a Sammichele, è stata fiorente l’arte dello scalpellino. Intere famiglie si tramandavano quest’arte di padre in figlio. Non esisteva abitazione, anche la più modesta, che non fosse in qualche modo decorata con pietre abilmente intagliate.
Particolarmente diffusa era l’abitudine di scolpire la chiave dell’arco della porta rappresentando maschere apotropaiche.
Apotropaico è un aggettivo di origine greca che sta ad indicare un oggetto che con la sua carica magica tiene lontani gli influssi malefici. Quale posto migliore, quindi, per un amuleto del genere se non proprio l’ingresso dell’abitazione.
Le maschere apotropaiche di Sammichele sono, in genere, riconducibili a quattro fasi temporali: la prima comprende volti animaleschi e mitologici (la chimera, il serpente, il grifone, ecc.), la seconda comprende volti umani ma con aspetto orrendo o irrisorio (molto diffuse le linguacce), nella terza fase si è soliti rappresentare aspetti floreali e decorativi, per tornare infine, nella quarta fase, ai volti umani ma in atteggiamento sereno e gradevole.
Molto spesso nella chiave sono incise, anche, le iniziali del proprietario e l’anno in cui è stata costruita l’abitazione.
CENTRO STORICO (VIGNALI)
Nel Centro Storico di Sammichele di Bari è possibile vedere ancora queste storiche costruzioni chiamate proprio “vignali”.
Una tradizione lunga 400 anni, che affonda le sue origini nei primi seicenteschi edifici realizzati dal conte Michele Vaaz. L’usanza era quella per i cui residenti fa erano soliti far crescere una vite rampicante sull’uscio della propria casa, in segno di buon auspicio ma anche per proteggersi dal sole.
La pianta veniva accuratamente potata, andando così a costituire nel tempo un intreccio dei rami che offriva decoro e ombra. L’uso della vite per produrre refrigerio sugli usci assolati si è protratta nel corso del tempo, trovando ancora largo impiego nelle tipiche abitazioni in pietra di fine Ottocento e inizi Novecento.
Ancora oggi, aggirandosi tra le stradine del Centro Storico, nella zona detta Casamicciola (versante est del Castello Caracciolo) o nelle vie storiche come Vico Spezzato, è possibile scorgere esemplari di antichi vignali. Alle volte ad accompagnarli c’è ancora un fragile ma resistente tralcio di vite, altre ancora a caratterizzarle permane lo stralcio di una tendina, accuratamente cucita a mano.
A pochi passi dal Castello, padroneggiano vignali a due piani, dove ad ogni arco di ingresso al piano inferiore dell’abitazione, si accompagna puntualmente una scala in pietra che conduce al piano superiore. Seguendo, infatti, la regola sovrana di ogni tipica abitazione contadina, nulla doveva andare perso e pertanto quel che funzionalmente permetteva di accedere al piano superiore (la scala), fungeva a sua volta da copertura per il piano sottostante.
In Vico Spezzato ad attirare lo sguardo è un vignale sotto il cui mezz’arco di ingresso al vano inferiore è stato costruito un piccolo blocco che fungeva tanto da seduta quanto da ripiano per alimenti. Nelle stagioni calde, allorquando le attività domestiche venivano svolte per lo più all’aperto, queste rustiche aggiunte accessorie venivano impiegate per mansioni che, come ad esempio la pulitura delle fave, dentro casa avrebbero provocato un eccessivo dispendio di scarti e polvere.
MENHIR
Sono misteriosi testimoni di antiche civiltà e sulle loro origini e funzioni si possono azzardare solo ipotesi. Alcuni storici fanno risalire l’origine dei menhir all’età neolitica, altri ad epoche più recenti. Il termine menhir deriva dalle parole di origine bretone men “pietra” e hir “lunga” e indica, infatti, un blocco di pietra, di forma allungata, infisso nel terreno e che può raggiungere un’altezza di svariati metri. In Europa i menhir sono diffusi, soprattutto, in Gran Bretagna, in Bretagna, in Sardegna ed in Puglia. Nella nostra regione sono conosciuti anche come “pietrefitte”. Sui menhir sono nate numerose leggende: la più conosciuta vuole che al di sotto di questi monoliti siano nascosti immensi tesori e per questo, ancora oggi, sono oggetto di atti vandalici. L’ipotesi più plausibile è che indicassero, almeno in Puglia, confini di proprietà o importanti percorsi viari.
A Sammichele sono presenti due menhir, il primo all’incrocio tra la provinciale Sammichele – Putignano con la vetus via Tarenti (Rutigliano – Monte Sannace – Taranto) ed ha un’altezza di circa due metri, il secondo è posto a qualche centinaio di metri, sempre lungo la vecchia strada per Taranto, in direzione Monte Sannace ed ha un’altezza di poco superiore ad un metro.
Sono sicuramente testimonianza di antichi insediamenti.
LAMA SAN GIORGIO
Il territorio di Sammichele di bari è interessato dalla presenza della Lama San Giorgio. Oggi Zona Protetta in attesa di riconoscimento di Parco Regionale/Nazionale.
Diventa meta di escursioni naturalistiche, anche grazie all’attività di Associazioni presenti sul territorio che organizzano giornate dedicate alla visita di questi luoghi, passeggiate e trekking.
CARNEVALE SAMMICHELINO
Festini di Carnevale (dal 17 gennaio al martedì grasso)
Sammichele di Bari è l’anima del Carnevale. In questo periodo dell’anno, anche dai paesi limitrofi, giovani e adulti accorrono nella città per partecipare ai «festini» tutti i giovedì, sabato e domenica e ultimi lunedì e martedì di Carnevale, che inizia il 17 gennaio, per concludersi il martedì grasso di ogni anno. Il Comune di Sammichele di Bari fa parte dell’Associazione Italiana Carnevali. Nel 2022 ha ottenuto dal Ministero della Cultura il riconoscimento di Carnevale Storico d’Italia. Infine, nell’ultima legge regionale di bilancio la Regione Puglia ha deliberato di promuovere e sostenere il Carnevale Storico della città.
Diffuso anticamente tra le famiglie, successivamente il festino veniva organizzato solitamente dal padrone di casa che doveva far maritare la propria figlia, unendo a ciò la possibilità quindi di potersi divertire e trascorrere delle serate serene, distraendosi dalla fatica dei campi.
La mascherata, invece permetteva alle donne di potersi recare in questi locali ed invitare al ballo i cavalieri; mentre per alcuni contadini uomini, la possibilità di avvicinare il “padrone” che ballava in quel festino e poterlo deridere riempiendolo di scherni.
E’ una tradizione popolare radicata nella nostra comunità. Si è tramandata fino ai nostri giorni quasi ininterrottamente con il medesimo entusiasmo, nel rispetto delle regole e con la medesima sacra ritualità.
Nel corso degli anni anche il festino ha subito la sua naturale evoluzione. La stanza più grande è stata sostituita da locali di maggiori dimensioni, che eccezionalmente in questo periodo dell’anno assumono l’aspetto di vere e proprie sale da ballo.
Il festino segue delle regole: i cavalieri si siedono da una parte e le dame dall’altra; c’è un caposala che anima e coordina le serate e i balli; all’ingresso c’è il portinaio che oltre a verificare l’accesso degli invitati ha il compito di interagire con i conduttori dei gruppi mascherati. Ai festini arrivano gruppi mascherati con il volto coperto: solo su accordo tra caposala e conduttore può essere concesso di scoprire il volto agli uomini che così possono ballare con le donne presenti in sala.
La maschera ufficiale è l’ “Omne Curte” di tipica estrazione contadina. Ad un adulto di statura regolare viene posto sul capo un setaccio, e quindi un sacco di juta che ricopre la persona sino ai fianchi. Sempre ai fianchi viene legato trasversalmente un bastone che funge da braccia e su cui vengono infilate le maniche di una camicia ed una giacca. Si ha così l’effetto di un contadino di piccola statura con la testa molto grossa.
Carnevale dei Ragazzi (Ultima domenica di Carnevale)
Il Carnevale dei Ragazzi di Sammichele di Bari, giunto alla sua 23° edizione, è organizzato dalla Parrocchia. Ha avuto inizio nel 1999 da un’idea di Don Nicola Boccuzzi parroco, allora, della Parrocchia Santa Maria del Carmine che costituì, per l’occasione, il Comitato Carnevale Parrocchiale con un gruppo di fedeli.
La manifestazione, una sfilata di gruppi mascherati e carri allegorici, ha come scopo quello di portare il carnevale tra le vie del paese, varcando i muri dei tradizionali Festini, coinvolgendo le famiglie della comunità nella realizzazione dei costumi e dei personaggi di cartapesta.
Si svolge l’ultima domenica di Carnevale. È una vera e propria Festa. È libera e gratuita.
Al Carnevale dei Ragazzi di Sammichele di Bari non si assiste, ci si immerge, si partecipa attivamente.
L’inizio è previsto col raduno dei gruppi mascherati e dei carri in Piazza Vittorio Veneto e, dopo un percorso di circa un chilometro per le strade principali del paese, si conclude, nella stessa piazza con l’apertura della Pentolaccia organizzata dalla Pubblica Assistenza di Sammichele.
La manifestazione patrocinata dall’ Amministrazione Comunale di Sammichele di Bari contribuisce a valorizzare ulteriormente la tradizione del Carnevale Sammichelino e della maschera tipica “l’Omne Curte”.
MUSEO DELLA CIVILTA’ CONTADINA “DINO BIANCO”
Il Museo della Civiltà contadina nasce nel dicembre del 1968 per volontà del Prof. Vito Donato Bianco, e a lui è stato intitolato dopo la prematura morta avvenuta nel ’90. Nel 1971, l’Amministrazione Comunale acquista il Castello Caracciolo per destinarlo a sede museale.
La scientificità del lavoro, l’alta professionalità e la passione di Dino Bianco hanno permesso la ricerca e il recupero di un patrimonio storico documentale di reperti poveri, ma ricchi di tempo, con l’intento di favorire lo sviluppo del senso di appartenenza ad una civiltà spesso nostalgicamente rievocata. Nello spazio dell’antico Castello Caracciolo è narrata e rivissuta la storia secolare della nostra comunità. Circa cinquemila oggetti rivivono nel presente attraverso fonti scritte ed orali, foto d’epoca, disegni e tavole di commento. Ciascun oggetto è stato ricollocato nel suo contesto geografico, economico, storico, sociale, linguistico e produttivo attraverso parole e immagini che racchiudono la simbologia e ritualità della vita contadina.
Il percorso espositivo è strutturato su tre piani, e si snoda attraverso 9 sale, nelle quali sono ricostruiti i più significativi ambienti domestici e lavorativi, accanto ad oggetti ordinati per tipologia, nella certezza di mettere a disposizione delle future generazioni un’immagine reale della cultura dei nostri padri. Gli oggetti provengono anche dai territori limitrofi e rievocano i valori ed il fascino del mondo contadino. Sala per sala il visitatore compie un viaggio nel tempo alla ricerca delle comuni radici. Si diventa, di volta in volta agricoltori, come testimoniato attraverso i cicli produttivi del grano, dell’olio e del vino, o artigiani, come rappresentato dalle botteghe del fabbro, dello scalpellino, del mastro carradore, del sellaio e di molti altri antichi mestieri.
A scandire la vita di questi uomini era forte un sentimento religioso ben illustrato nella sala dedicata alla religiosità popolare.
Il museo mantiene il legame con il suo territorio attraverso i reperti che testimoniano l’evoluzione storica e realizza, in attività di laboratorio, la vocazione didattica che lo caratterizza sin dalla fondazione.
Simbolo del Museo è un fiasco, rotto in numerose parti, ma tenuto unito da un’imbracatura in ferro, paragonabile alla memoria storica di una civiltà, quella contadina, che il progresso e la tecnologia hanno disgregato come i suoi cocci in terracotta. L’imbracatura rappresenta, invece, la volontà e l’impegno di conservare questa memoria nel tempo, funzione prioritaria del Museo.
FALO’ DI SAN GIUSEPPE (19 marzo giorno di San Giuseppe)
Il Falò del 19 Marzo è un rito antichissimo di origine pagana, antecedente la nascita di Cristo, durante il quale si accendevano grandi cumuli di legna con in cima un fantoccio rappresentante l’Inverno. L’intento era quello di scacciare l’inverno e dare il benvenuto alla primavera, quale auspicio per una stagione fiorente di culture e raccolti. Il 19 Marzo di ogni anno anche a Sammichele
di Bari si celebra il Rito del Falò di San Giuseppe col nome dialettale de: “I Fanòve de San Gesèppe” .
A Sammichele di Bari, questa festa ha sempre avuto connotati di profonda venerazione verso il Santo. Durante le settimane che precedevano il 19 marzo, in giro per le strade del paese, vi era quasi una gara a chi realizzava “la fanove” più grande, accumulando rami ricavati dalle potature dei campi (fascine e frasche). Inoltre, sin dal primissimo pomeriggio del giorno di San Giuseppe, moltitudini di bambini, ciascuno armato di un ramo “U zippe”, giravano per le case del centro abitato chiedendo un dono da offrire al Santo, col fine ultimo di portarlo su “la fanove” per rendere grazie al Santo ed avere in cambio una primavera dal proficuo raccolto.
Il rito del “zippo” ha sempre affascinato i piccoli della nostra comunità, perché alla frase “Cè n’ge mitte a San Gesèppe?” (cosa offri a San Giuseppe?) corrispondeva un dono consistente in gastronomia (taralli, zeppole, arance, mele o quanto presente in casa) che veniva infilzato alle diverse ramificazioni del “zippo”. La gara era a chi portava sul falò il “zippo” più ricco.
I falò, ancora oggi, sono organizzati in diverse zone di Sammichele di Bari, ed i bambini, dopo il giro in tutto il paese, portano il ramo presso il falò che scelgono. Intorno al falò vi è anche l’abitudine di festeggiare mangiando ceci, taralli e bevendo vino. Durante la festa si crea una sorta di pellegrinaggio con persone che fanno il giro dei falò, giudicando, senza alcun premio, anche quale fosse il più bello ed il più accogliente. La festa è ovviamente contornata da allegre conversazioni e da un clima di convivialità che rende piacevole la serata sino a quando le ultime fiammelle del falò si spengono.
PASSIONE VIVENTE (Mercoledì Santo)
Questo suggestivo appuntamento si svolge nella splendida cornice del Centro Storico di Sammichele di Bari
Oltre 160 figuranti mettono in scena la manifestazione “JESUS” la Passione Vivente di Sammichele di Bari, organizzata dall’Associazione Culturale Terra con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Sammichele di Bari
Un suggestivo percorso di 14 scene recitate, fatto di atmosfere, scenografie e giochi di luce che, partendo da Piazza Caracciolo con il Battesimo di Gesù, interessa i luoghi e gli edifici storici del borgo antico più degni di nota, come il Castello Caracciolo, all’interno del quale viene ricostruito il Pretorio romano, e termina in Piazza Vittorio Veneto con la scena della Crocifissione, carica di pathos e momento di massimo coinvolgimento degli spettatori.
PASQUETTA E ZAMPINA (Lunedì dell’Angelo)
Nel giorno di Pasquetta il centro cittadino di Sammichele di Bari si trasforma in un mega barbecue a cielo aperto per la consueta esperienza fuori porta tutta da vivere all’insegna del buon cibo e della spensieratezza.
Piazze e stradelle vengono travolte sin dal mattino dal profumo delle braci accese, pronte a celebrare la gustosissima Zampina proposta per l’occasione in invitanti panini farciti con le varianti più curiose.
Delle vere e proprie aree pic nic sono allestite in prossimità delle bracerie e delle attività gastronomiche del luogo, sovrastate dal bellissimo Castello Caracciolo, sede del Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”, che diventa mete di visite guidate insieme alla graziosa Chiesetta della Maddalena.
In alternativa all’offerta low cost di “cibo di strada”, è possibile gustare comodamente i classici menù presso tavolate imbandite all’aperto o all’interno delle caratteristiche salette.
Un binomio vincente quello tra gastronomia e divertimento che nel suo programma vede una serie di attività non solo culturali, ma anche esperienziali e didattiche, concepite per soddisfare le aspettative di tutti.
Visite guidate, escursioni, attività sportive, esposizioni artistiche, collezionismo, laboratori ludico didattici, giochi, gonfiabili e spettacoli, rendono il Lunedì dell’Angelo una giornata indimenticabile.
L’obiettivo è promuovere insieme il panorama culturale e turistico del territorio, valorizzandone tutte le peculiarità, nel rispetto dell’ambiente e dell’essenzialità, dando così vita ad una vetrina partecipata per la gioia di turisti e visitatori. Una Pasquetta diversa e al contempo densa di contenuti da vivere in spensieratezza sino al tramonto grazie al ricco programma di attività.
FESTA PATRONALE IN ONORE DI SAN MICHELE ARCANGELO (Secondo sabato e domenica di Maggio)
L’importanza del culto dell’Angelo a Sammichele di Bari è evidenziata dal nome stesso dell’abitato, che in origine era Casale San Michele, dopo essere stato per brevissimo tempo Casa Vaaz, dal nome del fondatore, Miguel Vaaz, un ebreo converso portoghese.
Il culto di San Michele Arcangelo è profondamente radicato nella rivelazione biblica ed è alimentato anche da diversi apporti di letteratura apocrifa, giudaica, pagana e gnostica. Ha, quindi, una caratterizzazione culturale estremamente complessa e articolata che, proveniente dall’Oriente, giunse sul Gargano, assumendo peculiarità proprie.
L’arrivo del culto micaelico sul promontorio garganico è abitualmente fissato alla fine del V secolo, ma è soprattutto sotto la dominazione longobarda che fu elaborato un vero e proprio programma edilizio per sviluppare il Santuario, facendolo diventare quello più importante. Costante diventò il flusso dei pellegrini che, numerosissimi, salivano sul monte per visitare la grotta.
È presumibile che la devozione dell’Angelo abbia viaggiato lungo le strade che dal Gargano portavano verso i territori più a meridione. Il culto è attestato in epoca medioevale anche nell’area subito più a sud dell’attuale territorio di Sammichele. Una documentazione del 1087 attesta la presenza sia di una chiesa di Sant’Angelo sulla spianata dell’antica acropoli di Monte Sannace che di una grancia benedettina denominata Sant’Angelo in Frassineto qualche chilometro più a nord, quasi a ridosso dell’attuale abitato.
La statua lignea di San Michele Arcangelo, esposta nella chiesa madre, risale al 1870 ed è opera di un anonimo sanmichelaro di Monte Sant’Angelo. Nell’antica chiesa di Santa Maria Maddalena è conservata un’altra splendida statua lignea dell’Angelo realizzata in epoca seicentesca.
La festa patronale a Sammichele si è storicamente sempre tenuta l’8 maggio, nella ricorrenza dell’apparizione sul Gargano. Da qualche anno, invece, si tiene nel secondo sabato e seconda domenica del mese di maggio, per permettere un maggior afflusso di persone.
Il secondo giorno si festeggia anche San Vito Martire.
FESTIVAL DELLA VOCE (Luglio)
Si tratta di tre serate in cui i giovani talenti pugliesi si sfidano sulle note di grandi successi musicali.
La manifestazione si tiene nella bellissima cornice di Piazza Vittorio Veneto a Sammichele di Bari.
L’evento è organizzato dalla locale Pro Loco con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Sammichele di Bari; nasce nel 2009 e con il passare del tempo è diventato un appuntamento fisso dell’estate sammichelina. La manifestazione si articola in due serate semifinali ed una serata finalissima. Una giuria valuta i diversi concorrenti; il vincitore ha l’opportunità di aprire poi il concerto del cantante che, in quello stesso anno a distanza di qualche mese, canterà durante la Sagra della Zampina, del Bocconcino e del buon Vino. Questa manifestazione è aperta a tutti coloro che amano cantare a partire dai 15 anni e, il suo spirito, è quello di far emergere voci nuove da poter lanciare nel mondo della musica fornendo le prime occasioni di mettersi in gioco in pubblico, motivo per cui l’iscrizione è sempre stata gratuita.
FESTIVALITO IN TANGO ( Luglio )
Festival del Tango avente come location il Castello Caracciolo e Piazza Vittorio Veneto.
Durante le tre serate il tema dominante è il Tango in ogni sua essenza.
Si tengono concerti dal vivo, conferenze e milonga in piazza.
Nelle mattinate si svolgono seminari con livello di insegnamento avanzato tenuti da maestri tangueri di fama internazionale.
SAMMICHELE MUSIC FESTIVAL (Agosto)
Anche nel 2023, si terrà la terza edizione del Sammichele Music Festival; dal 1 al 5 agosto, in piazza Vittorio Veneto, si esibiranno 5 artisti di fama nazionale.
Nel 2022 si sono avvicendati: i Gemelli Diversi, Fred De Palma, Dargen D’Amico, Noemi e i Tiromancino.
Il cast artistico è scelto per soddisfare le aspettative soprattutto dei giovani, ma anche delle famiglie che passano delle ore di spensieratezza, di svago e di convivialità. Sammichele di Bari è pronta ad accogliere i suoi numerosi ospiti e a deliziare i loro appetiti, non solo musicali, grazie alla sua variegata offerta gastronomica, da assaporare prima delle esibizioni, comodamente seduti o passeggiando tra i suggestivi scorci del centro storico. Il Sammichele Music Festival è un evento organizzato dal Comune di Sammichele di Bari con il patrocinio di Regione Puglia, Città Metropolitana di Bari e Pugliapromozione.
CASTELLO DEI LIBRI (Settembre)
Si tratta di un nuovo format pensato dal Comune di Sammichele e da Radici Future Produzioni per mescolare cultura, architettura e artigianato in uno spazio intrigante quale è il centro storico di Sammichele di Bari.
La rassegna pone l’attenzione sulle tradizioni, i costumi e le specificità del nostro territorio. Un festival di libri, arte e cultura in cui si trattano, con gli autori, temi di rilevanza internazionale.
Il premio Castello dei Libri – Città di Sammichele di Bari viene assegnato agli autori che si contraddistinguono essendo parte integrante dei dibattiti su temi in discussione.
A margine è presente una Fiera dell’editoria locale, unica nel suo genere, che prevede la partecipazione di numerose case editrici dell’intera Regione Puglia;
Intorno al castello durante il corso delle serate, si tiene anche un mercatino dell’artigianato di prossimità arricchito dai prodotti del territorio.
FACTORY FILM FESTIVAL (Settembre)
Festival di cinema, ma che apre le sue porte anche all’arte e alla musica. La direzione artistica è affidata ad Alessandro Porzio (classe 1987), noto regista pugliese originario di Sammichele di Bari, pluripremiato nei festival di settore con all’attivo numerose opere filmiche. Il Festival gode di illustri partner come l’Accademia di Belle Arti di Bari, l’Apulia Film Commission e l’IISS Rosa Luxemburg di Acquaviva delle fonti.
L’evento si tiene presso il Castello Caracciolo di Sammichele di Bari. Scopo del festival è offrire un vasto programma ben articolato sulle tre giornate, tale da attrarre sia i professionisti di settore, ma allo stesso tempo anche un pubblico di non addetti ai lavori. In ogni serata sono presentati e premiati dei cortometraggi; molto spazio viene dedicato agli ospiti attraverso dei focus a loro dedicato. Gli Ospiti della prima edizione sono stati: Giuliana De Sio, Angela Curri, Pippo Mezzapesa e Elodie, che hanno salutato il pubblico presente attraverso un messaggio direttamente dalla prima del loro film “Ti mangio il Cuore”. Nei pomeriggi della tre giorni vengono assegnati premi paralleli tra cui il Premio “Mimì Notarangelo”, originario della stessa Sammichele.
Nel corso del già ricco programma estivo di Sammichele di Bari, sarà inserita una rassegna di lungometraggi prodotti e girati in Puglia. Nel mese di luglio e agosto il Castello Caracciolo, già location centrale del Factory diventerà a tutti gli effetti un piccolo ed accogliente cinema sotto le stelle. La rassegna permetterà a tutti gli appassionati di conoscere meglio il programma del Factory 2023 che pian piano verrà svelato prima di ogni proiezione. L’intento oltre che avvicinare quanta più gente possibile all’arte cinematografica è quella di valorizzare mediante un percorso di mesi prima, lo stesso Festival. In comune accordo con i partner verranno scelte le pellicole da proiettare, rispettando un genere, un tema ed un messaggio condiviso e sempre diverso ad ogni appuntamento.
NEL SEGNO DI MIGUEL VAAZ (Settembre)
Una tre giorni dedicata al fondatore del Comune di Sammichele di Bari – Miguel Vaaz – in occasione della ricorrenza di 400 anni dalla sua morte.
Ci saranno momenti divulgativi con riferimenti alla Storia, a come si viveva in quegli anni; come si viveva nel castello, nella strada, nel villaggio; quali erano i cibi e le tradizioni dell’epoca.
Ci saranno degustazioni , mettendo a confronto diversità e affinità dei produttori; chiaramente il tutto condiviso con momenti ludici.
SAGRA DELLA ZAMPINA, DEL BOCCONCINO E DEL BUON VINO (Ultimo fine settimana di Settembre)
La “Sagra della Zampina, del Bocconcino e del Buon Vino”, nata nel 1967 per volontà dell’Amministrazione Comunale dell’epoca con il fine di promuovere e commercializzare i prodotti tipici di Sammichele di Bari, è una delle più antiche sagre della provincia, che si è man mano sviluppata grazie all’impegno dei macellai, delle varie amministrazioni che si sono susseguite e di tutti coloro, che, attenti alle tradizioni popolari, continuano a credere nella tipicità e nella qualità. Nell’anno 2022 si è tenuta la 56^ Edizione.
Da oltre 50 anni, la Sagra della Zampina, del Bocconcino e del Buon Vino, che si svolge l’ultimo week end di settembre, è uno degli appuntamenti dell’enogastronomia pugliese più importanti e conosciuti che attira, da tutta la regione e non solo, tantissimi buongustai che raggiungono il piccolo centro per apprezzarla.
Durante la sagra, migliaia di persone affollano le strette viuzze dell’antico borgo, per gustare, oltre la zampina, anche le altre specialità enogastronomiche locali: il bocconcino (mozzarellina prodotta con latte fresco intero vaccino), il corposo vino primitivo, i latticini, i prodotti da forno, fra cui la “fecazze a livre”.
Le serate della sagra sono allietate, in Piazza Vittorio Veneto, da spettacoli di musica leggera che vedono la presenza di circa 25.000 persone a serata. Durante le diverse edizioni si sono avvicendati artisti di livello nazionale quali: Little Tony, Zucchero, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli, Mango, Alex baroni, Al Bano, Irene Grandi. Lo scorso anno il Comune di Sammichele di Bari ha ospitato Orietta Berti.
Diverse sono inoltre le iniziative culturali collegate alla sagra. Esposizioni, convegni, mostre di artigianato locale, visite guidate al Castello Caracciolo e al Museo della Civiltà Contina, percorsi di trekking sul territorio, laboratori didattici per bambini, ecc..
FIERA DELL’AGRICOLTURA (Ultimo fine settimana di Ottobre)
La Fiera dell’Agricoltura si tiene presso l’area mercatale “P. Munno” di Via G. Rossi nell’ultimo fine settimana di ottobre. Numerosi tra Enti, aziende agricole, associazioni ed altri gruppi d’impresa che hanno aderito fin da subito all’iniziativa fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Sammichele di Bari ed in particolare dalla Regione Puglia Dipartimento Agricoltura Sviluppo Rurale ed Ambientale e
Per tre giorni il mondo agricolo si incontra a Sammichele di Bari.
Una full immersion per operatori del settore che espongono i propri prodotti.
Ormai, la cucina pugliese è diventata un brand d’eccellenza in ambito nazionale. Non va dimenticato che la cucina genuina trova le sue radici nell’agricoltura che resta ancora una delle voci importanti del PIL pugliese. Spazio, dunque, ai prodotti nostrani, dal settore lattiero-caseario alle macchine ed attrezzature agricole nonché dell’artigianato legato al comparto agricolo, al mondo dei vivai sino a tutto il vasto indotto di allevamenti del territorio.
La Fiera dell’Agricoltura rappresenta un momento importante per concludere affari e scambiare esperienze e progetti innovativi. il Comune punta a valorizzare un settore strategico per un intero territorio del sud-est barese; è stato raggiunto e si vuole consolidare l’obiettivo di un appuntamento annuale per valorizzare e presentare le eccellenze del mondo agricolo. Un appuntamento che vuole creare nuove occasioni di fare business e per promuovere le proprie attività imprenditoriali in un contesto specializzato e professionale.
Altamente interessante l’attività convegnistica programmata nelle tre giornate
LA TAVOLA DEI MORTI
Ogni anno, tra l’ 1 e il 2 novembre si celebra un rito simbolico in onore dei defunti, con il quale si ha la possibilità di dedicarsi ai propri cari che ormai non ci sono più: “la tavele di muerte” (la tavola dei morti).
La leggenda narra che, in quella notte, i defunti varcano il cancello del cimitero per andare a trovare i parenti oppure a risolvere cose lasciate in sospeso e, in processione, camminano per le vie del paese sino ad arrivare nella propria casa dove consumano il pasto lasciato lì per loro e festeggiano e benedicono i parenti rimasti in vita.
Intorno a questa tavola vi sono diverse tradizioni: quella che accomuna molti paesi della nostra Puglia è la preparazione di un piatto tipico denominato “Colva”, mentre altri lasciano sulla tavola gli ingredienti di questo piatto, come noci secche o mandorle, caratteristici di questi mesi. Diversi lasciano sul tavolo quello che si è mangiato durante il giorno e altri ancora preparano i piatti preferiti dei cari defunti.
La colva, un piatto tramandato sino ai giorni d’oggi, è di origine greca: infatti, tra i pagani era diffusa l’usanza di preparare ricette a base di grano, simbolo di fertilità e prosperità. In seguito, si è diffusa tra i cristiani ed in tutte le regioni della Magna Grecia, per i quali il grano assume il significato di “Vita Nuova”: infatti, nel Vangelo di Giovanni (12,20-33), Gesù dice “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Forse è anche per questo che i cristiani hanno conservato la tradizione del grano segno del frutto che, morendo, si rigenera a vita nuova.
La tavola viene organizzata nelle abitazioni private, ma da qualche anno le associazioni di Sammichele di Bari e tutte le attività di somministrazione (bar, ristoranti, bracerie, ecc) allestiscono una tavola dei morti aperta a cittadini e turisti che vogliono visitarle, creandosi un percorso che si disloca lungo tutto il paese stesso
LA FESTA DELL’OLIO (Ultimo fine settimana di Novembre)
L’ultimo fine settimana di novembre, ritorna puntuale l’importante appuntamento con l’olio EVO, protagonista assoluto di una vera e propria festa celebrativa
Il Castello Caracciolo fa da cornice ad una kermesse di attività di alto profilo esperienziale e conoscitivo di un prodotto da sempre definito pilastro della civiltà contadina e ormai apprezzato in un mercato esigente in piena espansione.
I frantoi sono i primi ad aprire i propri cancelli a tutti coloro che si lasciano guidare da un programma ricco di contenuti autentici tutti da scoprire tra seminari, mostre pomologiche, degustazioni, proiezioni ed attività ludiche a tema. Per l’occasione “l’oro verde” diventa protagonista di una serie di degustazioni tra cui la ormai nota “F’cazz a Livre” dove insieme ad acqua, farina autoctona ed origano, ne è l’ingrediente d’eccezione da assaporare magari visitando il Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco”.
La Festa dell’Olio è un evento realizzato dal Comune di Sammichele di Bari con il Patrocinio della Regione Puglia “Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale” ed altri partner istituzionali.
Una manifestazione concepita per raccontare le origini di un luogo caratterizzato dalla operosità dei suoi abitanti, che si tramanda da generazioni, orientati verso il rispetto di una terra generosa che richiede impegno e costanza per regalare produttività d’eccellenza come l’olio d’oliva.
PRESEPE VIVENTE
Il 26, 27 Dicembre e 01, 06 Gennaio, nella splendida cornice dell’atrio e dei giardini del Castello Caracciolo in Sammichele di Bari viene messa in scena l’ormai conosciutissima rappresentazione del Presepe Vivente. Un impianto scenico unico, immersivo dove lo spettatore diviene parte integrante dell’azione scenica.
Il 06 gennaio è previsto l’arrivo dei Magi in uno scenario completamente diverso. “L’evento è organizzato dall’Associazione Terra in collaborazione con il Comune di Sammichele di Bari. La regia è affidata ad Alessandro Porzio, Regista Cinematografico.
ZAMPINA DI SAMMICHELE DI BARI
La zampina è un prodotto a base di carne mista (bovina, ovina e suina) e si presenta di colore rosso vivo e a forma di spirale fermata da spiedini di legno. Le dimensioni sono di 70-100 cm per kg di prodotto. È, generalmente, commercializzata sotto forma di prodotto sfuso nelle macellerie, mentre nei supermercati si trova confezionata in vaschette in atmosfera controllata per prolungarne
qualità e freschezza. Questo tipo di confezionamento consente di mantenere il prodotto in ottimo stato per circa 7- 8 giorni, senza utilizzare conservanti per impedire alterazioni del colore.
La ricetta tradizionale della zampina prevede l’impiego di carne bovina (primo taglio), ovina (ritagli) e suina (ritagli), tritata e condita con formaggio stagionato locale grattugiato, basilico, pomodoro, sale e pepe. L’impasto viene insaccato in budello di agnello o capretto. La proporzione delle diverse carni nella miscela varia ampiamente in relazione al periodo dell’anno; nel tempo, ogni famiglia
di macellai ha apportato piccole variazioni alla ricetta originaria (ad esempio l’impiego del vino bianco nell’impasto, la sostituzione del timo con il basilico, ecc.) custodendo gelosamente una propria tradizione, tramandata di generazione in generazione.
Il prodotto deve essere conservato refrigerato e consumato entro qualche giorno dalla preparazione.
Generalmente, la zampina si arrotola in spire, fermate da due spiedini di legno che ricordano vagamente la zampa di una gallina da cui, secondo alcuni, deriverebbe proprio il nome di zampina. La cottura è alla brace.
La Sagra della Zampina è stata istituita nel 1967 per volontà dei macellai al fine di promuovere e commercializzare questa peculiare salsiccia realizzata secondo un protocollo di produzione fedele alla tradizione tramandata nel tempo
Tale prodotto dall’anno 2001 è inserito negli elenchi PAT della Regione Puglia ed è stato costituito un comitato che ha avviato il procedimento per il riconoscimento del marchio IGP di Sammichele di Bari.
zampina
FOCACCIA A LIBRO DI SAMMICHELE DI BARI
Rotolo di pasta avvolto a spirale con diametro di circa 30-35 cm e spessore di circa 3-4 cm; esternamente è croccante e ha un colore tendente al bruno, mentre è soffice e di colore bianco all’interno. Il nome deriva proprio dalla chiusura a libro della sfoglia che viene stesa, condita con olio extravergine, sale e origano, pochi e semplici ingredienti tipici della cucina povera di un tempo, e poi richiusa su sé stessa per formare un rotolo che viene sistemato appunto a spirale. Il prodotto viene venduto a pezzi oppure a forme intere che vanno da piccole pezzature, di poco più di 100 g, a quelle più grandi che arrivano a 600-700 g.
Ingredienti: farina tipo 00, acqua, lievito naturale o di birra, sale, olio extravergine di oliva e, a scelta, patate lesse passate.
Procedimento: lessare la patata in acqua bollente, pelare e passare con uno schiacciapatate; la patata rende l’impasto più soffice, ma l’utilizzo è facoltativo. Sistemare sul piano da lavoro la farina a fontana e al centro versare la patata lessa e passata, il lievito, un po’ d’olio, il sale e infine l’acqua tiepida. Lavorare il tutto con le mani energicamente fino ad ottenere un impasto liscio e asciutto. Lasciar lievitare per circa 30 minuti. Dividere la pasta in due parti e stendetela con il mattarello fino ad ottenere due sfoglie molto sottili; ungere con olio, origano, e sale. Arrotolare le due parti su sé stesse in modo da formare due grossi rotoli e poi disporle in una teglia già unta d’olio avvolgendole in modo da formare la spirale, partendo dal centro della teglia preferibilmente rotonda. Condire ancora con un filo d’olio in superficie e cuocere in forno a legna (metodo tradizionale) o elettrico già caldo a 180° per circa mezz’ora, fino alla doratura. È buona da mangiare sia calda sia fredda.
Si tratta di un’antica ricetta, probabilmente legata alla religione, tramandata di generazione in generazione nelle famiglie del comune di Sammichele di Bari. Il riferimento al “libro” sembra sia dovuto al fatto che la sfoglia stesa rappresenta “un libro aperto che contiene la Santa Fede”, mentre il breve tempo di lievitazione (solo 30 minuti) era il tempo necessario per recitare “dieci preghiere”. Inoltre, l’atto di ungere la sfoglia con olio rappresentava una sorta di “benedizione”.o
Tale prodotto dall’anno 2005 è inserito negli elenchi PAT della Regione Puglia; nel 2022 è arrivato il riconoscimento di Presidio Slow Food.
La primaria risorsa economica di Sammichele di Bari è l’agricoltura. Vengono coltivate soprattutto olive, ciliegie, uva da tavola e da vino, mandorle. Locali frantoi oleari provvedono alla molitura delle olive e alla produzione di olio d’oliva per uso familiare e/o commerciale. Nel territorio sono altresì presenti aziende vivaistiche che esportano nel bacino del Mediterraneo.
Sammichele di Bari è socio dell’Associazione Nazionale Città Dell’Olio, del Consorzio del Vino Primitivo Gioia del Colle DOC e rientra nel comprensorio di produzione della mozzarella di Gioia del Colle DOP.