Tremosine sul Garda
Il paradiso sugli strapiombi
Comune
di TREMOSINE SUL GARDA
(Provincia di Brescia)
Altitudine
m. 65-1976 s.l.m.
Abitanti
2151 (264 nel borgo)
Patrono
San Giovanni Battista
info turismo
Associazione Pro Loco Tremosine, Tel. 0365 953185
info@infotremosine.it
www.infotremosine.it
www.comune.tremosine.bs.it
Il nome
Il toponimo è ricondotto a un nome di persona di origine etrusca, Tremusina (nel luogo sono stati trovati reperti d’età romana), o a tramoggia, lo strumento usato per l’alimentazione di mulini e frantoi.
La storia
I – II sec. d.C., il ritrovamento di lapidi e urne mortuarie fa pensare all’origine romana (se non addirittura etrusca) del luogo.
1186, è citata per la prima volta in un documento la pieve «de Tremosino».
1287, per il possesso di Tremosine scoppia una guerra tra Brescia e Trento.
1426-1797, come il resto della Riviera del Garda, Tremosine passa sotto la dominazione della Repubblica di Venezia, come parte della Quadra di Gargnano.
1807, una piena del torrente Tignalga distrugge l’abitato di Campione.
1815, Tremosine entra a far parte del Regno Lombardo-Veneto.
1859, diviene territorio del Regno di Sardegna.
1861, entra a far parte del Regno d’Italia, al confine con l’Impero Austro-Ungarico.
1896, cominciano i lavori di costruzione del cotonificio Feltrinelli a Campione.
1913, dopo anni di lavoro, si inaugura la strada Porto-Pieve-Vesio, che consente il collegamento delle frazioni dell’altopiano con il lago di Garda.
1915, a Vesio e sulle montagne verso la Valle di Ledro s’insediano migliaia di soldati italiani impegnati nella Grande Guerra.
1931, tra Riva e Gargnano si apre la Gardesana, la strada che pone fine all’isolamento di Tremosine.
“Abbi fortuna, o passeggero”, è il motto di Tremosine, ricavato da una lapide funeraria romana.
La fortuna, per il passeggero, è di arrivare quassù, dove il mondo dell’altopiano dialoga con il lago, e le atmosfere alpine incontrano quelle mediterranee. Pieve si trova sulla sommità di una falesia a 423 m. d’altitudine. Il Garda è a 65 m.: per secoli li ha uniti uno dei sentieri più belli del mondo, e dal 1913 una strabiliante strada, scavata nella roccia e a sbalzo su strapiombi, che un giornale tedesco dell’epoca definì “la più bella del mondo”. Le iperboli si sprecano per descrivere un posto così, cui fa difetto solo una maggior grinta contro le facili urbanizzazioni. Perché il carattere rurale, sostanzialmente conservato, non deve perdersi. L’antico selciato e le pietre annerite dei muretti raccontano ancora di uomini e baratti, di merci portate a spalla con fatica. Qui si va ancora in montagna a tagliare erba per gli animali, a far legna per il focolare. Tra lago e cielo, ci sono stalle, caseifici, attività agricole.
Al tramonto, quando la pianura, giù in fondo, s’incendia di fuoco, il grappolo delle case intorno al castèl e alla chiesa di Pieve accoglie il passeggero nei suoi vicoli stretti e lo protegge.
Chi dal lago guarda le case di Pieve allineate sull’orlo dell’altopiano, circa 400 metri più in alto del filo d’acqua, si chiede come possa una strada giungere fin là. Per secoli un ripido sentiero ha unito il porto al capoluogo, per secoli gli uomini hanno trasportato a spalla legna, carbone, olio, grano.
Il sentiero è ancora «tutto a sbalzi e gradini e punte di roccia affioranti», come lo descrisse Karl von Heigel nel 1899. Una volta arrivati giù, c’era da solcare l’ampia distesa del lago, verso Desenzano e Bardolino, prima affidandosi a barche e barconi, poi ai battelli che nel secondo decennio dell’Ottocento comparvero anche sul Garda. Solo nel 1913, su progetto di Arturo Cozzaglio, fu costruita una strada di collegamento con il porto sul lago. È una strada incastonata nelle viscere della montagna, lungo la forra scavata dal torrente Brasa, che bisogna percorrere a piedi per meglio ammirare le pieghe della roccia che, come spire di un serpente, avvolgono l’antro infernale, mentre il torrente stretto tra le fauci brontola la sua rabbia.
Arrivati a Pieve, il panorama si apre. Posta sullo strapiombo roccioso, Pieve è il capoluogo di altre diciassette piccole frazioni sparse sullo splendido altopiano, che costituiscono il comune di Tremosine, uno dei più vasti della provincia di Brescia. Nel borgo è piacevole percorrere le stradine della parte alta e più antica, con la parrocchiale settecentesca dal bel campanile, che è ciò che resta della pieve romanica demolita intorno al 1570. La chiesa conserva opere lignee del Luchini e una pala di Francesco Barbieri (1687). Da vedere la “macchina del triduo”, una ricca scenografia settecentesca in legno dipinto che porta 365 candele e per tre giorni l’anno, all’inizio della Quaresima, è montata sull’altare maggiore.
Proseguendo, dal sagrato della chiesa in pochi passi si arriva in piazza Cozzaglio, da dove si ammira un meraviglioso panorama sul lago e sul Monte Baldo. L’edificio con fontana è l’antica sede comunale, mentre la casa al n° 7 di via Scala Tonda ha visto nascere Arturo Cozzaglio. Si noti, infine, sul muro dell’archivio comunale, il leone di San Marco, ricordo della dominazione veneta.
Inserito nel Parco Alto Garda bresciano, l’ambiente naturale si presenta molto vario: i piccoli nuclei abitati sono incastonati tra vallette, su poggi, collinette, pianori ricoperti di olivi, prati, pini. Numerose le mulattiere che, snodandosi dolcemente lungo i fianchi delle montagne, portano in quota, nei luoghi che, fino al 1918, segnarono il confine con l’Impero Austro-Ungarico. Stupendi sono i sentieri che da San Michele e Bondo conducono a Tremalzo, verso la valle di Ledro. La gente dell’altopiano ha vissuto di agricoltura e allevamento fino agli anni Settanta del secolo scorso, quando c’è stato il boom del turismo, specie nelle frazioni di Bassanega e Voltino.
Ma restano ancora luoghi da scoprire, come la chiesetta di Pregasio, iniziata nel 1564, l’eremo di San Michele nella omonima valle, i vicoli con i portici voltati di Arias e Voltino, e l’unica frazione a lago, Campione, con l’ex villaggio operaio, il palazzo Archetti e la chiesa di Sant’Ercolano.
Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.
Moltissimi gli itinerari per escursionisti e amanti della mountain-bike, che possono sfruttare la rete delle mulattiere e dei sentieri sparsi nell’entroterra verso la Valle di Ledro.
Si possono praticare il trekking, il nordic-walking, il canyoning e, al porto, nella frazione di Campione, anche windsurf, kite-surf e vela.
Cinque Miglia del Ghiottone, giugno: passeggiata gastronomica fra sentieri, prati e boschi, nel corso della quale ogni borgo visitato propone un piatto tradizionale.
Come a Montmartre, agosto: esposizioni d’arte nei vicoli di Pieve.
Festival di Musica Antica, agosto, organizzato dalla Biblioteca.
Vita nei Borghi, settembre: musica tra vini e sapori nel piccolo borgo antico di Pieve.
Il Gusto con Gusto, settembre-ottobre: rassegna enogastronomica.
Si va dai tortelli di Tremosine alla polenta cùsa, preparata con farina nera, formaggio e burro. Da ottobre ad aprile molti ristoranti propongono lo spiedo, da accompagnare con polenta e vino rosso. Con la polenta si mangiano anche il capretto e il coniglio. Tra i dolci si ricorda lo spongadì.
La formaggella di Tremosine è, insieme al Garda, l’ottimo risultato della trasformazione del latte munto nelle stalle e nelle malghe. Prodotti naturali del versante bresciano del Parco Alto Garda, oltre ai formaggi, sono anche il miele e l’olio extravergine, ricavato a freddo con la molitura delle olive e la pressatura meccanica della pasta. Nei boschi di castagneti, faggi e conifere, in autunno crescono i funghi; nella fascia montana si trova il tartufo.