Zavattarello-StemmaZavattarello
Nel morbido paesaggio d’oltrepò

Comune di ZAVATTARELLO
(Provincia di Pavia)
Altitudine
m. 525 s.l.m.
Abitanti
1130

Patrono
San Paolo, 25 gennaio
info turismo
Comune, Tel. 0383 589132
www.zavattarello.org
zavattarello@libero.it

Lo spirito del luogo

Zavattarello-StemmaIl nome
Deriva dal latino volgare savattarellum, letteralmente “luogo dove si confezionano le savatte (ciabatte)”, per indicare l’attività prevalente nell’antico borgo, dove esistevano numerose botteghe di ciabattini.

 

La storia
971-72, documenti di Ottone I testimoniano l’infeudazione di Zavattarellum al monastero di Bobbio, importante centro di vita religiosa e culturale, dotato di uno dei più cospicui patrimoni immobiliari del tempo.
1169, dopo quasi due secoli d’appartenenza al convento di San Colombano di Bobbio, il feudo, lungamente conteso dalla città di Piacenza, cade in mano a quest’ultima.
1264, il vescovo di Bobbio infeuda Zavattarello al nobile piacentino Ubertino de’ Landi, che elegge il castello a sua dimora rendendolo inespugnabile. Signore della guerra, nei 15 anni successivi diventa il terrore della regione a causa delle continue razzie nei paesi e castelli vicini. Intorno alla rocca fortificatissima, comincia a svilupparsi il borgo.
1327, l’imperatore Lodovico il Bavaro concede Zavattarello a Manfredo Landi.
1358, Gian Galeazzo Visconti convoca nel castello di Zavattarello le famiglie Beccaria e Landi, con cui forma la Lega di Voghera contro i Pavesi. Si consolida così il dominio dei Landi sull’Oltrepò pavese.
1385, il vescovo di Bobbio cede la rocca a Jacopo Dal Verme, famoso capitano di ventura. Nel 1390 la donazione è ratificata dal papa Bonifacio IX. Da questa data il feudo è tenuto quasi ininterrottamente dalla famiglia Dal Verme, che nel 1975 dona al Comune di Zavattarello il castello, gravemente danneggiato da un incendio nel 1944.
1987, il Comune inizia il restauro conservativo della rocca.

L’imponente rocca sovrasta il borgo antico abbarbicato alla collina. L’esposizione a levante esalta i colori caldi e chiari della pietra arenaria, delle tenui calci rasate e delle tinte dei muri segnate dal tempo, che si confondono, lievemente sfumate, con i toni cangianti del bosco circostante. Le orme dei secoli sulle facciate millenarie sembrano custodire il ricordo dei lunghi filari di canti che accompagnavano vendemmie infinite. Pura è l’aria che si respira sotto il Castello, tra il profumo di muschio che ne accarezza i fianchi, mentre la furia degli antichi assalitori è sopita nel tepore dei tetti e dei camini osservati dagli spalti.

Zavattarello è, secondo numerosi studiosi, il paese più storico della provincia di Pavia per antichi fatti d’arme. Ma non è solo per il castello – da poco recuperato – del celebre capitano di ventura Jacopo Dal Verme, che merita una visita. Innanzitutto, le pietre millenarie sono incastonate in un ambiente tra i più suggestivi dell’Oltrepò pavese montano, che richiama alla memoria le amene visioni dei colli umbri o toscani. Siamo nella Val Tidone – anticamente abitata dai Liguri, come rivela il toponimo (da tid, tempo, e on, abbreviativo di avon, acqua, cioè “acqua di ore”, torrente) – dove l’Appennino ligure digrada verso il Po. È una vallata sospesa nel tempo, dove la storia si legge ovunque, nel paesaggio agrario modellato dall’uomo come nei castelli, nelle antiche pievi ed abbazie. Le mura e le torri del borgo testimoniano la strenua difesa di un luogo strategicamente importante per la salvaguardia dello Stato Vermesco.

La visita a Zavattarello può iniziare dalla piazza coronata di edifici in pietra, le antiche case di “su di dentro”, com’è chiamato il nucleo medievale che conserva la struttura urbanistica originaria. Il borgo, in parte ancora circondato da mura, è attraversato da una via stretta e sinuosa e da numerosi passaggi costruiti a raggiera verso la Rocca sovrastante. Tutta in pietra, con uno spessore murario di oltre 4 metri, la rocca titanica con il ricetto fortificato, le scuderie, gli spalti, la chiesa e le sue 40 stanze costituisce un complesso architettonico tra i più interessanti della zona. Dai suoi terrazzi e dalla torre si gode un panorama mozzafiato sul territorio circostante. Nel castello è visitabile un museo d’arte contemporanea.

Tornando nella piazza, è l’arte antica a farsi ammirare nell’oratorio trecentesco di San Rocco, dove si segnala uno stupendo altare ligneo del quattrocento. Contrapposta alla rocca, all’altro lato del paese, si trova la pieve parrocchiale di San Paolo. La struttura è romanica; purtroppo nel settecento alla facciata originaria ne è stata sovrapposta una barocca. All’interno, oltre ad un notevole altare ligneo con ancona, si notano pale e tele antiche sia nella navata centrale sia nelle cappelle laterali, una delle quali espone reliquie di santi in cofanetti pregiati. Passando nel retro della pieve, il cimitero a forma ottagonale, fatto costruire all’inizio dell‘ottocento da Carlo Alberto di Savoia, è un’opera pregevole per l’armonia delle proporzioni, visibile negli archi e nelle volte, e accoglie la cappella di famiglia dei Dal Verme.

Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Passeggiate, ginnastica all’aperto, piscina e impianti sportivi, equitazione su sentieri segnalati. Nel comune di Nibbiano è in funzione l’ippovia, una strada per cavalli e cavalieri immersa nel verde: tel. 0523 990088

Museo d’arte contemporanea: esposizione permanente di scultura e pittura nella Rocca, aperta al pubblico da aprile a settembre tutte le domeniche; nei giorni festivi ore 14.30-18.30; nel mese di ottobre la chiusura è anticipata alle 17.30. Visite guidate ogni ora. Nei giorni feriali la Rocca è visitabile solo per i gruppi e su prenotazione (tel. 0383 589132 ).

Magazzino dei Ricordi, Museo di arte, cultura e agricoltura.

zavattarello presepe viventeLuglio Culturale, manifestazioni artistiche, musicali, teatrali.

Fiera, ultima domenica di luglio.

Mostra didattica del fungo, nel ricetto della Rocca, in settembre.

Presepe vivente nel borgo, in occasione del Natale.

Risotto con funghi porcini, ravioli di brasato, polenta e selvaggina salmistrata.

Salame crudo e pancetta di maiale stagionati secondo antiche ricette lombarde.