Maccagno Imperiale
I ducati d’oro dell’Imperatore

Comune di Maccagno con Pino e Veddasca
(Provincia di Varese)
Altitudine
m. 210 s.l.m.
Abitanti
2502 (172 nel borgo)

patrono
San Materno, 18 luglio

info turismo

Ufficio Informazioni Turistiche: Pro Loco Maccagno
Viale G. Garibaldi, 1, 21061 Maccagno con Pino e Veddasca
Tel. 0039 3515061272

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Lo spirito del luogo

Il nome

Maccagno Imperiale deriva la sua intitolazione dell’esser stato «corte regale, terra per sé, feudo degli Imperatori» per quasi seicento anni, dal 1230 circa al 1797, prima sotto la signoria della famiglia Mandelli, poi, dal 1692 circa, dei Borromeo.

La storia

«Maccagno Imperiale, corte regale, terra per sé». Questo è l’ampolloso, ma corretto titolo per descrivere la storia per certi versi eccezionale che ha contraddistinto la località per quasi 600 anni. Iniziamo dall’inquadramento geografico. Maccagno è distinto in due località dal corso del fiume Giona e da un leggero dislivello: Maccagno Superiore, a nord del fiume, Maccagno Inferiore, a sud, attorno ad un golfo riparato. Questa separazione geografica ha favorito nei secoli destini diversi. Maccagno Superiore, infatti, ha seguito la storia di tutti i comuni del Lago Maggiore finendo nell’orbita politica di Milano. Forse per la posizione defilata, invece, Maccagno Inferiore divenne oggetto d’interesse da parte della potente famiglia milanese dei de Mandello, o Mandelli, che nel 1230 circa, non riuscendo ad imporre una propria signoria sul comune di Cannobio sull’altra sponda del lago, ottennero il piccolo feudo di Maccagno Inferiore da Ottone IV, imperatore del Sacro Romano Impero, che ancora vantava la dipendenza diretta di alcuni territori (cosiddette ‘corti regie’) attorno al Verbano, eredità della frantumazione dell’impero carolingio. Tra queste Cannobio, da cui Maccagno Inferiore dipendeva. Maccagno Inferiore fu così elevato a «feudo imperiale», ossia feudo legato da un rapporto privilegiato con l’imperatore mediato esclusivamente dal feudatario e dal vicario imperiale in Italia, un vero e proprio stato autonomo all’interno dei domini circostanti, indipendente dal fluire della storia e saldo finché rimase saldo, nelle sue mutevoli varianti, l’impero di riferimento. Il borgo, oggetto di un piano di riorganizzazione e fortificazione da parte dei Mandelli sin dalla metà del Duecento con castello, una ‘Torre imperiale’ sul colle e mura urbane, guadagnò peculiari condizioni d’autonomia fiscale, giurisdizionale e amministrativa, un mercato concesso da Carlo V nel 1536 e il diritto a batter moneta in apposita zecca dal 1622. Nel 1692 il feudo passò alla famiglia Borromeo; tuttavia, nel volgere di poco più di un secolo, nessuno della nobile casata poté di fronte al sorgente astro napoleonico che, travolgendo secolari istituzioni, non esitò di fronte al piccolo e pur glorioso feudo imperiale di Maccagno. «Non c’è alcun dubbio», sentenziò il generale Bonaparte in persona: Maccagno andava riunita alla Repubblica Cisalpina. Si avviarono le pratiche per l’incameramento «in perpetuo» del feudo, suggellato con apposita cerimonia ed esposizione del vessillo repubblicano sulla piazza a lago. Era il 22 dicembre 1797. Dopo quasi seicento anni, Maccagno Imperiale rientrava nel perimetro geografico dell’Italia e nei destini della sua storia.

I ducati d’oro dell’Imperatore

I ducati d’oro dell’Imperatore furono quelli forgiati nella zecca inaugurata sulla piazza a lago il 18 luglio 1622 con privilegio concesso dall’Imperatore Ferdinando II d’Asburgo. La piccola zecca maccagnese, in realtà, produsse anche una vasta gamma di falsi dal cui conio guadagnava anche il consenziente feudatario, capillarmente diffusi sulle principali piazze commerciali soprattutto nell’Europa settentrionale. Durata pochi decenni, la zecca imperiale di Maccagno attrare oggi per l’intatto contesto del piccolo opificio, ancora riconoscibile nelle componenti produttive, mentre gli esemplari qui coniati sono conservati nelle principali raccolte numismatiche pubbliche tra Italia e Olanda.

Lo “Sbarco dell’Imperatore”

Per mantenere al sicuro i privilegi di un così piccolo feudo, oggetto costante delle mire di Milano e della vicina Svizzera, la famiglia Mandelli iniziò a far circolare del Cinquecento un’astuta leggenda che retrocedeva la concessione imperiale addirittura a Ottone I, nel 962. La leggenda voleva che l’imperatore, di ritorno dalla campagna d’Italia contro Berengario II, fosse stato travolto da una tempesta sul lago e che, salvato dagli abitanti, avesse in cambio concesso il titolo imperiale al piccolo borgo di Maccagno. Allo scopo, non esitarono a produrre falsi privilegi (uno riferito addirittura a Federico II di Svevia), smascherati dagli storici solo alla fine del Novecento. Ma, intanto, la leggenda aveva alimentato leggenda. E così, dal 1962, in occasione del presunto millenario del feudo, a Maccagno Imperiale si celebra lo “Sbarco dell’Imperatore” con corteo in maschera e feste medievali.

Il borgo, con evidente impianto duecentesco, è raccolto in due vie collegate da una serie di silenziose scalinate acciottolate sormontate da caratteristici passaggi voltati.

Al centro del borgo, il castello Mandelli, impiantato nel ’200 e trasformato nel ’500, presenta quattro torri di difesa ancora munite di alloggiamenti per spranghe e sorvegliate da feritoie.

La chiesa della Madonna della Punta, ricostruita tra ’600 e ’700, si eleva su un promontorio panoramico a picco sulle acque del Lago Maggiore.

La ‘Torre imperiale’, di saldo impianto duecentesco, domina l’abitato dall’alto di un colle e sarà a breve visitabile dal pubblico che qui potrà anche ammirare l’ampia veduta sul Lago Maggiore.

La chiesa di S. Stefano, già duecentesca, conserva affreschi cinquecenteschi e una cappella laterale ornata di stucchi che la leggenda popolare identifica come sepolcro dei feudatari Mandelli.

La Zecca imperiale, del 1622 e oggi inglobata nell’Albergo della Torre imperiale, conserva ancora l’impianto originario e la roggia che alimentava il piccolo maglio.

Tutto il borgo è punteggiato di affreschi votivi di diversa cronologia (dal ’500), di nobile fattura e di ampio e interessante ventaglio iconografico.

Presso il porto, un grande stemma affrescato seicentesco della famiglia Mandelli (tre ghepardi rossi rampanti) è circondato da interessanti iscrizioni che riportavano i dazi delle merci sbarcate nel porto.

Piaceri e Sapori

Maccagno offre 12 km di coste e una notevole varietà di spiagge, tra lidi attrezzati e insenature riparate tra le rocce, con balneabilità garantita dai costanti prelievi dell’Arpa di Regione Lombardia.

La passeggiata sul lungolago, che parte da Maccagno Imperiale e termina a Maccagno Superiore, rappresenta un anello di 4 km interamente separato dal traffico veicolare.

La palestra di roccia, in fondo alla passeggiata di Maccagno Superiore, offre una parete naturale attrezzata in sicurezza per grandi e piccoli in scenografica posizione in vista del Lago Maggiore.

Il territorio di Maccagno è interamente montuoso e offre, soprattutto nella boscosa Val Veddasca, una fitta rete di sentieri mappati grazie alla locale sezione del CAI.

Maccagno è l’unico comune della Provincia di Varese a ospitare una stazione sciistica (loc. Forcora).

Il Civico Museo “Parisi Valle” si sviluppa in forma di ponte al centro della passeggiata sul lungolago. Disegnato nel 1980-86 dall’architetto romano Maurizio Sacripanti, offre al pubblico dal 1998 una collezione permanente (Picasso, Balla, De Chirico, Cassinari, Fiume, Levi) e mostre a rotazione.

Lo “Sbarco dell’Imperatore” celebra dal 1962 la leggenda del salvataggio di Ottone I nel 962 e anima a ottobre una kermesse medievale, tra mercati, conferenze e coni di monete.

 

Maccagno è dotata di un Autitorium da 180 posti che ospita una fitta rete di concerti e spettacoli teatrali.

Già nel 1603 lo storico milanese Paolo Morigia elogiava il clima di Maccagno, laddove crescevano «naranzi e limoni» e persino melograni grazie alle temperature miti anche d’inverno sui versanti più soleggiati. Secoli dopo, tra Ottocento e Novecento, una colta società di estrazione internazionale animò le villeggiature e costruì ville e parchi che ancora fanno corona ai borghi. Oggi, Maccagno e le frazioni di Pino e Veddasca vantano un considerevole numero di residenti stabili o stagionali provenienti prevalentemente da Olanda, Germania e Svizzera.

Il risotto con il pesce persico rappresenta il piatto che Maccagno Imperiale condivide con la base gastronomica dell’intero Lago Maggiore.

Il territorio di Maccagno con Pino e Veddasca è stato teatro della ripresa nella produzione della Formaggella del Luinese, il primo formaggio D.O.P. in Italia 100% capra (riconoscimento: 2006), documentata sin dal 1596 perché servita al card. Federico Borromeo in visita nell’Alto Verbano Lombardo.