Sovana
La città del tufo
Comune di SORANO
(Provincia di Grosseto)
Altitudine
m. 291 s.l.m.
Abitanti
3915 (399 nel borgo)
info turismo
Accoglienza turistica, Tel. 0564 633099
Parco Archeologico Tel. 0564 614074
Comune di Sorano, Tel. 0564 633023
www.comune.sorano.gr.it
www.sovana.net
Il nome
Suana è il nome dato alla città etrusca dai Romani, dopo la loro conquista del territorio di Vulci nel 278 a. C. Il nome deriva dall’etrusco suf che significa “terra verde”.
La storia
VII sec. a. C., risalgono a questo periodo le tombe più antiche della Sovana etrusca. Protetto da balze di tufo altissime e accessibili da una sola parte, il luogo possiede le caratteristiche preferite dagli Etruschi per i loro insediamenti urbani.
350 a. C. ca., Sovana è già un florido centro, abbastanza emancipato dalla vicina e potente Vulci. La città si mantiene etrusca anche dopo la penetrazione di Roma nell’Etruria meridionale: le grandi tombe a tempio della metà del III sec. a. C. testimoniano l’importanza di Sovana in epoca ellenistico-romana, fino a tutto il I sec. a. C.
IV sec. d. C., Sovana diventa sede vescovile dopo essere stata a lungo municipium romano.
594, è conquistata dai Longobardi che la assegnano alla potente famiglia degli Aldobrandeschi.
935, l’incursione saracena a Roselle spinge gli Aldobrandeschi a fare di Sovana la sede principale della loro contea.Nell’XI sec. erigono la Rocca, ricostruita nel XIII-XIV sec. 1020 ca., vi nasce Ildebrando, il futuro Papa Gregorio VII. Protettore degli Aldobrandeschi, favorisce l’espansione della contea.
XII-XIII sec., la Repubblica di Siena e il Comune di Orvieto contendono agli Aldobrandeschi Sovana e i suoi vasti possedimenti tra Orvieto e il mare.
1312, i territori della contea passano per via matrimoniale dagli Aldobrandeschi alla famiglia romana degli Orsini, che sposta a Pitigliano e a Sorano il centro del suo potere.
1410, la conquista senese accentua la decadenza della città che si riduce, nel 1414, a soli 86 abitanti.
1560, la sconfitta di Siena ad opera di Firenze porta anche Sovana nell’orbita dello stato fiorentino.
1640-50, per contrastare lo spopolamento della città e delle campagne circostanti, il granduca Ferdinando II vi insedia 200 famiglie di emigrati greci.
Ma la malaria e gli stenti fanno fallire tutti i tentativi di ripopolamento, tanto che nel 1783 Pietro Leopoldo di Lorena dichiara disciolta la comunità di Sovana, da allora inglobata nel comune di Sorano.
Questa è la terra dell’usignolo etrusco schiacciato dalla pietra romana, per dirla con D. H. Lawrence. “L’elemento etrusco è come l’erba del campo e il germogliar del grano in Italia”, incancellabile, familiare, come i sogni che popolano i nostri occhi davanti alle tombe di Sovana. Scolpite nel tufo e immerse nella lussureggiante vegetazione di questo lembo di Maremma, le case della morte sembrano in realtà conservare, con i resti delle loro architetture e decorazioni, la vita di chi, qui, danzava “all’aperto, davanti ad arboscelli”.
Il “puro piacere di vivere” che lo scrittore inglese leggeva negli affreschi delle necropoli etrusche, sarebbe sfiorito sempre più col tempo, fino ad accogliere l’alito della morte nell’aria infestata di malaria, che nei secoli XVII e XVIII arrivò a cancellare da Sovana quasi ogni presenza umana.
È difficile dire se siano i ricordi etruschi o quelli medievali a prevalere nella piccola Sovana. Se la presenza etrusca è testimoniata principalmente dalla necropoli, il fascino del centro storico è invece tutto medievale: i suoi edifici religiosi e civili concentrati in così poco spazio dimostrano l’importanza in epoca feudale di questa città costruita su un masso di tufo, in un lembo di Maremma toscana ai confini con il Lazio.
Sembra impossibile che un borgo di poche case attraversato da una sola strada (l’unica che rimane) sia stato un tempo una città, sede principale di una vasta contea, presidio fortificato, luogo natale di un Papa. Sovana è tutta compresa tra la Rocca e il Duomo, monumenti che simboleggiano il potere politico degli Aldobrandeschi e quello spirituale della chiesa. Della rocca aldobrandesca, inserita nella cinta muraria medievale, restano possenti ruderi, come il mozzo torrione. Costruita nell’XI sec. e restaurata dai Senesi e dai Medici, aveva cunicoli sotterranei che comunicavano con le altre porte di Sovana, permettendo agili spostamenti di truppe. Persa la sua importanza militare, venne smantellata nel XVII sec. Alla sua base, vicino alla porta, ha incorporati blocchi di mura etrusche del VI sec. a. C.
Dalla porta della Rocca ci si immette in via del Pretorio e quindi nella piazza centrale, su cui si affacciano, sul lato sinistro: le mura perimetrali di San Mamiliano, la più antica chiesa della città (costruita nel IV sec. d. C. sui resti di un edificio etrusco, poi romano); il palazzo Bourbon Del Monte, appartenuto ai marchesi omonimi, con facciata rustica e ampio porticato (XVI sec.); l’attigua chiesa di Santa Maria (XII-XIII sec.) che conserva impronte romaniche e gotiche, affreschi cinquecenteschi, due cippi romani e soprattutto uno splendido ciborio preromanico (VIII sec.), unico in Toscana.
La piazza, chiusa dal duecentesco palazzetto dell’Archivio con campanile a vela e torre dell’Orologio – così detto perché era adibito a funzioni pubbliche – presenta sul lato destro il palazzo Pretorio (XIII sec.), restaurato dai Senesi, i cui stemmi campeggiano sulla facciata accanto a quelli dei Medici. A fianco, la loggia del Capitano esibisce uno stemma di Cosimo I. Oggi isolato dal resto del paese, il Duomo si erge sul lembo occidentale dello sperone di tufo che domina la valle della necropoli. Presenta più stili – lombardo, romanico, gotico – corrispondenti alle diverse fasi della sua costruzione, durata secoli. Il periodo centrale dovrebbe essere quello dell’espansione degli Aldobrandeschi e del papato di Gregorio VII, cioè il sec. XI, come conferma la diffusa presenza del romanico.
Pregevoli, di quest’epoca, le sculture su cornici e capitelli, in particolare quelle del portale e della lunetta sull’ingresso principale. La raccolta atmosfera medievale di piazza del Pretorio, il ciborio in Santa Maria e il portale della cattedrale non esauriscono le emozioni di una visita a Sovana. La calda tinta del tufo scavato e tornito dalle acque, le querce verdeggianti, i fitti cespugli nelle forre e nei valloni quasi nascondono alla vista la più importante necropoli etrusca rupestre, costituita da una grande varietà di tombe (a camera, a dado, a edicola, a fossa, a tempio) e da un dedalo di vie cave scavate nella roccia. Risalgono agli inizi del III sec. a.C. i monumenti funebri più belli, come le grandi tombe Pola e Ildebranda, che riproducono un tempio etrusco di età ellenistica.
Nel folto della boscaglia vi sono tombe a camera incuneate nel costone di tufo. Un pensiero corre sulla tomba a edicola della Sirena, nel cui arco era sistemata la figura del defunto, giacente sul letto conviviale. Al suo lato sinistro stava Vanth, la dea della morte, recuperata in frammenti ed esposta al Museo Archeologico di Firenze. Contemplando il sonno del defunto, sorella morte sembra svelarci l’ultimo segreto dell’anima femminile: la morte, come la vita, dev’essere pura, candida, innocente, naturale.
Ora non resta che recarsi nel capoluogo di comune, Sorano, e inoltrarsi nei vicoli del borgo, con le sue piazzette, i portali delle dimore gentilizie con cornici in bugnato rustico, la via del Ghetto con il forno ebraico, le abitazioni strette le une alle altre a strapiombo sulla valle del fiume Lente.
Escursioni a cavallo (maneggio Belvedere, tel. 0564 615465), passeggiate a piedi e in bici, terme con piscine d’acqua calda a Saturnia.
Il Parco Archeologico della Città del Tufo (Sovana, palazzo Pretorio, tel. 0564 614074; Vitozza – San Quirico, tel. 0564 619047) si estende per ca. 70 ettari e comprende un territorio di grande valore paesaggistico, archeologico e storico-artistico. Pur costituito da tre aree (Sovana, San Rocco e Vitozza), il Parco rappresenta un unico, straordinario museo all’aperto, strettamente collegato alla Fortezza Orsini, alle rocche,
ai castelli, alle chiese e ai centri storici che fanno del comune di Sorano un concentrato davvero unico di testimonianze delle civiltà passate.
Tra le molte, meritano una visita la necropoli di San Rocco – con la chiesa medievale, le abitazioni rupestri, le tombe a camera e i colombari incastonati nelle pareti di tufo delle vie Cave – e l’insediamento rupestre di Vitozza, risalente al Mille e vera città di pietra costituita da un centinaio di grotte ad uso abitazione, un po’ come i sassi di Matera. A pochi km, infine, i centri medievali di Pitigliano e Saturnia.
Museo archeologico: è allestito all’interno del palazzo Pretorio con reperti provenienti dalle necropoli circostanti e con una ricca collezione di ceramiche altomedievali.
Museo d’arte medievale: situato all’interno della Fortezza Orsini, a Sorano.
Festa di Primavera,
a maggio. Nello stesso mese, Sovana e Canossa (il paese in provincia di Reggio Emilia presso la cui Rocca nel 1077 l’imperatore Enrico IV implorò il perdono del pontefice Gregorio VII, ospite della contessa Matilde), onorano il loro gemellaggio ospitando ognuno ad anni alterni un corteo con i costumi d’epoca dei due borghi, i cori, le bande musicali e un rinfresco in piazza per tutti.
Settimane Soranesi,
giugno e ottobre.
Tomba Ildebranda,
luglio. Un suggestivo spettacolo di prosa davanti al più grande monumento funebre etrusco della Toscana.
Ferragosto Soranese,
festa popolare e mostra-mercato dei prodotti agro-alimentari.
Maremma Doc Festival,
dicembre, a Sorano. tel. 0473 831097.
L’acquacotta e il buglione di agnello sono le specialità locali. Per l’acquacotta, considerata un tempo un piatto povero, servono tre cipolle, foglie e gambo di sedano, passata di pomodoro, olio di Sovana, sale e peperoncino, 40 grammi di formaggio pecorino grattugiato, quattro uova e pane toscano raffermo. Il buglione è l’agnello tagliato a pezzettini in padella con olio di Sovana, aglio e rosmarino, rosolato a fuoco vivace con aggiunta di sale, peperoncino, rosso Doc Sovana e amalgamato con concentrato di pomodoro.
Il rosso Doc Sovana è un potente vinodi Maremma, frutto di uve che raggiungono un perfetto gradodi maturazione grazie alle buone condizioni di esposizione ai raggi solari. La tradizione vinicola qui ha origini addirittura etrusche, ma non solo.A Sorano si produce ancora il vino kasher, ottenuto secondo procedimenti di vinificazione ebraici, in memoria della comunità israelita che qui aveva la sua sinagoga. L’olio è l’altro prodotto tradizionale delle colline dei dintorni di Sovana, noto per la sua qualità che lo rende uno dei migliori della Toscana.
Ospitalità
Bio Agriturismo Aia del Tufo
Un luogo ideale per un soggiorno nel cuore della tradizione rurale a stretto contatto con la natura. Cibo bio di qualità, fattoria didattica e produzione di olii essenziali.
Podere Poggio La Mezzadria
+39 329 0805559
www.aiadeltufo.com