Castelmola
L’acropoli di Taormina
Comune di CASTELMOLA
(Solo centro storico)
Provincia di Messina
Altitudine
m. 550 s.l.m.
Abitanti
1075 (675 nel borgo)
Patrono
San Giorgio, 23 aprile
info turismo
Comune, via A. De Gasperi 15 – tel. 0942 28195, ore 9-14
Azienda Soggiorno e Turismo – tel. 0942 23243
www.comunedicastelmola.it
www.taormina-ol.it
Il nome
Myle era il nome della città antica. Castelmola deriva dal castello normanno che sovrasta il centro abitato e dalla forma della rocca su cui si trova, vagamente somigliante ad una mola di pietra (la macina del mulino).
La storia
396 a.C., i Siculi sostituiscono le antiche mura di pietre a secco con più validi bastioni, in previsione di un attacco di Dionisio, tiranno di Siracusa, che conquista la città nel 392.
263 a.C., Gerone di Siracusa ottiene da Roma la legittimazione a governare. Alla sua morte, nel 214, Myle si mantiene fedele a Roma.
902, il feroce Ibrahim, principe di Cairouàn, fa breccia nelle fortificazioni, devasta la città, fa strage degli abitanti ed esce poi da Myle per la porta che da allora è detta “dei Saraceni”.
1078, Ruggiero il Normanno sconfigge gli Arabi e li caccia dalla Val Demone, costruisce un nuovo abitato intorno al castello e lo fortifica. È in questo periodo che il borgo comincia a chiamarsi Mola. Quando gli Svevi subentrano ai Normanni, Mola li appoggia contro gli Angioini.
Nel 1282 gli Angioini sono cacciati dalla rocca e la popolazione si schiera con gli Aragonesi. I secoli seguenti sono difficili per gli abitanti, oppressi dal malgoverno spagnolo che li sottopone a pesantissimi prelievi fiscali, sacrifici e rinunce d’ogni genere.
1738, Castelmola entra a far parte del Regno delle Due Sicilie.
1860, l’esercito borbonico è in fuga e la popolazione vota l’annessione al Regno d’Italia.
Certe stranezze della Sicilia i “continentali” fanno fatica a capirle. Ma poi sono proprio queste stranezze ad affascinarli. Come, a Castelmola, il bar dedicato al fallo, peraltro in una terra di antichi culti priapei. O il vanto di aver dato i natali al “vero” amante di Lady Chatterley. O, ancora, l’iperbole con cui i locali descrivono ciò che hanno: splendidi panorami, aria buona, ottima gastronomia – tutto vero, verissimo, ma detto in modo da sottintendere quasi il timore d’essere inferiori in qualcos’altro.
Retro-pensiero immotivato: perché i discendenti dell’antica Myle, l’acropoli di Taormina, hanno preso coscienza del valore della loro storia e della loro terra. Tra cielo e mare, Castelmola è la corona che sta in testa a Taormina: un balcone sullo Ionio, un terrazzo con vista sull’Etna, una favola narrata alle stelle.
Balcone naturale sopra Taormina, Castelmola è la vertigine della visione: entrano nel suo campo visivo, in un tripudio di fichi d’India, il maestoso Etna con i paesi aggrappati alle sue pendici, la costa ionica, il golfo di Giardini-Naxos, il Capo di Sant’Alessio, lo stretto di Messina e le coste calabre. Non si vorrebbe più scendere da questo belvedere assolato: occhio vigile sul mare, le spalle alla montagna, il cuore dentro un castello in rovina.
Oltre l’ombra antica dei mandorli, l’ingresso del borgo, arroccato in cima ad infiniti tornanti. Con le sue viuzze che s’intersecano e s’incontrano nella piazza principale, rivelasubito l’insediamento medievale. Porte e finestre sono riquadrate in pietra di Taormina, i colori delle abitazioni variano dal giallo al beige e al rosa antico, i tetti a falde inclinate portano ancora i coppi “alla siciliana”, l’arredo urbano è curato, toponomastica, numeri civici e insegne sono in pietra e ferro battuto. Disattenzioni qua e là, soprattutto “storiche”, come le brutte case anni ’60-’70 che circondano il centro, ma lo sforzo per non sfigurare c’è, e si vede. L’antico arco che segna l’ingresso nel paese è rimasto isolato dopo la costruzione di piazza Sant’Agostino nel 1954; la gradinata in pietra calcarea su cui è posto ne esalta la bellezza. La piazza, realizzata a mosaico in pietra bianca lavica, restituisce l’atmosfera siciliana nei marciapiedi alberati in cui sono collocati i sedili in pietra e i belvedere dai quali l’occhio spazia su Taormina. Un tempo si entrava in paese attraverso una porta scavata nella roccia e adagiata su una monumentale scalinata anch’essa in pietra bianca lavica, spostata all’ingresso del castello nel 1927, nel corso dei lavori per la costruzione della rotabile per Taormina. La chiesa di Sant’Antonino, riadattata ad Auditorium comunale, è in realtà molto antica e si affaccia sulla piazza insieme con una brutta costruzione (farmacia e ufficio informazioni turistiche) che ne spezza la continuità con la Casa Sterrantino, dotata di uno splendido portale.
Sulla medesima piazza si affaccia anche lo storico Caffè San Giorgio, fondato nel ’700 dai monaci e adibito a taverna. Un album raccoglie le firme dei personaggi illustri che dal 1907 sono passati per il borgo. Del castello-fortezza restano ormai solo le poderose mura normanne. Una lapide marmorea sistemata sulla facciata del duomo con incisioni greco-bizantine del X sec. ricorda: “Questo castello fu costruito sotto Costantino, patrizio e stratega di Sicilia”. Dovrebbe trattarsi di Costantino Caramalo, ultimo stratega di Taormina, che nel IX sec. predispose le difese contro gli Arabi. Sulla sommità dell’arco della porta d’ingresso del castello, sta invece scritto: “Castello fedele a Sua Maestà – Anno 1578”. È certa in ogni caso l’importanza della fortezza di Mola nel medioevo e nelle guerre tra Francesi e Spagnoli. Scendendo dalla rocca si arriva in via De Gasperi, la strada principale del paese, che collega piazza Sant’ Antonino con la zona sud. Lungo la via i negozietti vendono souvenirs siciliani, pizzi e ricami delle donne del luogo.
Il Bar Turrisi espone con nonchalance i suoi falli in legno, coccio o ceramica, in un ambiente che sembra il regno dei masculi, retaggio di credenze magno-greche che solo qui, forse, resistono. Si arriva in piazza Duomo per vedere la chiesa Madre, che nel 1934 ha ricoperto di nuove forme i precedenti stili che vanno dal romanico al gotico. All’interno vi sono quattro altari marmorei posti uno di fronte all’altro, un bel pulpito, una statua lignea della Maddalena della scuola del Bagnasco. L’ingresso principale è laterale rispetto alla piazza e si affaccia su un belvedere dal quale si ammirano l’Etna e il golfo di Naxos. Sulla scorciatoia che porta a Taormina s’incontra la piazzetta-belvedere con la piccola chiesa di San Biagio, semplice e umile, la prima sorta a Castelmola dopo l’arrivo di San Pancrazio a Taormina per portarvi la religione cristiana.
La volta a botte e i prospetti sono il frutto di un recente restauro. Dentro c’è un affresco settecentesco, fuori il solito bel panorama.
Da vedere anche le cisterne per l’acqua del 367 a.C. e l’antica porta Saraceni sul lungo percorso pedonale chiamato via dei Saraceni o Piano delle Ficare – nome che deriva dalla presenza di fichi e fichi d’India, e dove le molte pietre che formano i muretti di sostegno dei terrapieni hanno fatto parte in passato di una casa o di un antico bastione. La scalinata di Piano delle Ficare è stata recentemente recuperata. Il giro del paese termina con la chiesa di San Giorgio, costruita intorno al 1450 e ammirata in particolare per il suo campanile; notevole anche il cancello d’ingresso di ferro battuto. In contrada Annunziata si trova la chiesetta dell’Annunziata, edificata nel 1100 ca. dal normanno Re Ruggiero per ringraziare la Madonna della vittoria su Saraceni.
Guarda tutti i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.
Passeggiate lungo le numerose mulattiere presenti sul territorio, trekking, escursioni a cavallo, parapendio dal Monte Venere (885 m).
Taormina con le sue bellezze d’arte e di mare è proprio di sotto. Da vedere il teatro greco-romano, il Duomo, l’Odeon, le terme, la naumachia e i monumenti medievali quali la cattedrale, la chiesa di Santo Stefano, il palazzo Corvaia. Altri centri storici interessanti sono Randazzo e Nicolosi, mentre le pendici dell’Etna sono devastate dall’edilizia incontrollata e selvaggia. Ma lui, l’Etna, è un monte solitario e bellissimo, che in basso alterna fasce di vegetazione compatta (licheni, ginestre, fiori) a colate di lava recenti, mentre in alto offre la spettacolare visione dei crateri. A bassa quota resistono alcune masserie in pietra nera lavica, come nella valle dell’Alcantara, ma il paesaggio ammirato dai viaggiatori del Grand Tour, le ville di pietra scura tra ulivi e vigneti sotto il profilo del monte, è ormai un lontano ricordo.
Galleria d’arte contemporanea, presso l’associazione Arte Alta. Sono in programma un Museo delle Arti Medievali nell’area del Castello e un Museo d’Arte Contemporanea in contrada Ziretto.
Spettacoli di Falconeria.
Presso il castello ha sede l’unico Centro italiano di spettacoli con aquile, falchi, gheppi e altri rapaci addestrati. Si assiste alle esibizioni sullo spiazzo circondato dalle rovine del castello: aprile-maggio tutti i giorni ore 12, giugno ore 12 e 17, luglio-agosto-settembre ore 12, 17 e 19, ottobre ore 12 e 17.
Per informazioni: www.falconeria.it
Castelmola Città degli Artisti,
tutto l’anno. Artisti di levatura nazionale e internazionale sono invitati a trascorrere un periodo a Castelmola, in case del centro storico trasformatein atelier e laboratori, in cambio del dono di una o più opere che andranno a costituire la collezione del Museo d’Arte Contemporanea, di prossima apertura.
Segni di Stelle,
notte di San Lorenzo (10 agosto). Happening artistico organizzato dall’associazione Arte Alta nell’ambito del progetto “Castelmola Città degli Artisti”: si dipingono stelle nella notte degli astri cadenti – l’augurio è che i desideri possano divenire realtà. Le manifestazione estive includono anche una festa medievale.
Opera dei Pupi,
presso l’Auditorium comunale, agosto e settembre. Lo spettacolo teatrale che rievoca le imprese dei paladini francesi contro i Saraceni affonda le radici nella storia e nella tradizione popolare siciliane.
Maccheroni fatti in casa.
Castelmola è il paese del vino alla mandorla. Don Vincenzo Blandano, titolare dell’antico Caffè San Giorgio (tel. 0942 28228), era solito offrirlo in segno di benvenuto agli ospiti che si arrampicavano su per il colle di Mola, e può quindi esserne considerato l’inventore. È fatto con mandorle ed essenza d’arance. Pane casereccio, maccheroni fatti in casa, miele, cuddure (ciambelle pasquali fatte con le uova), mandorle chiazziate, ossia zuccherate, mostarda, fichi secchi con le noci, vino, olive e capperi, sono gli altri prodotti di questa terra generosa.
Ospitalità
Trattoria Pizzeria Il Vicolo
Nel cuore del Borgo, specialità tagliatelle fresche al ragù di totano e salsicce e finocchi.
Via Pio IX, 26
0942 28481 – 331 9094077
www.trattoriailvicolo.com