Castiglione di Garfagnana
Gli occhi bruni delle Madonne
Comune di CaSTIGLIONE DI GARFAGNANA
(Provincia di Lucca)
Altitudine
m. 540 s.l.m.
Abitanti
1895 (800 nel borgo)
Patrono
San Michele, 29 settembre
info turismo
Comune, Tel. 0583 699115
Pro Loco, Tel. 347 2601514
www.comune.castiglionedigarfagnana.lu.it
www.castiglionegarf.altervista.org
Il nome
Castiglione viene da Castel-leone, Castrum Leonis, forse per il coraggio dimostrato dai liguri-apuani nella lotta di resistenza contro i romani. Il borgo fu dunque un castrum romano, prima di essere incastellato nel Medioevo. Lo stemma comunale porta il leone sul fondo rosso e bianco della Repubblica di Lucca, di cui Castiglione fu la più importante fortezza a difesa del confine con il ducato di Modena.
La storia
723, i fratelli longobardi Aurinand e Gudifrid offrono terre alla chiesa di San Pietro: è questa la prima testimonianza su Castiglione.
1170, il castello, alleato di Pisa dal 1149, è conquistato dai lucchesi; il borgo nasce intorno alla rocca, con l’incastellamento dentro una cinta muraria di 750 metri; nel 1172 diventa vicaria della Repubblica di Lucca.
1342, Castiglione passa alla Repubblica di Pisa nel periodo in cui la stessa Lucca è sotto il giogo pisano; nel 1368 sosta a Castiglione l’imperatore Carlo IV di Boemia che l’anno seguente restituisce a Lucca tutte le sue Vicarie; con la riconquistata libertà viene ricostruita e ampliata nel 1371 la cerchia di mura e torrioni che ancora oggi avvolge il borgo.
1430, per la sua posizione strategica di controllo sulla strada che porta al passo di San Pellegrino, il “Castello del Leone” è conteso anche da Firenze, che lo tiene sottomesso fino al 1433. Ritornata sotto Lucca, la Vicaria di Castiglione subisce le “dazioni”, nel senso che molti comuni appartenenti a essa “si danno” al duca di Modena, il quale riesce, in questo modo, a costituire la Provincia Estense della Garfagnana.
1522, è redatto lo Statuto, conservato nell’Archivio Storico del Comune; nel XVI secolo la montagna è lacerata da conflitti che riguardano l’uso delle terre collettive e la ripartizione delle risorse; imperversa inoltre il brigantaggio, sia nelle terre lucchesi sia in quelle estensi.
1603, termina senza vincitori né vinti la prima guerra con Modena, città dalla quale arrivano ora i pericoli: Castiglione, infatti, è un’isola lucchese circondata da territori estensi; subisce un assedio nel 1613 che finisce quasi con la capitolazione, evitata grazie alla pace imposta dal viceré di Spagna.
1806, Castiglione con le conquiste napoleoniche è assegnata al Principato di Lucca retto da Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi. Nel 1815, con il Congresso di Vienna, passa a Maria Luisa di Borbone, granduchessa di Lucca, la quale nel 1819 la cede al duca di Modena Francesco IV.
“Terra di lupi e di briganti”: così Ludovico Ariosto definì la Garfagnana, dove arrivò nel 1522 come commissario estense. Il visitatore odierno, invece, resta affascinato proprio da questa selvatichezza che non si è arresa al cemento. La natura, qui, resiste con paesaggi severi, di contrasto: il borgo di Castiglione è murato e perduto tra i boschi, circondato dai monti: territorio di confine. La morte spavalda sul volto del Cristo ligneo nella chiesa di San Michele, la Madonna trecentesca della pala di Giuliano di Simone, ancora arcaica nei tratti, e quella più moderna, più ragazza, con un’ombra di malinconia, scolpita da Vincenzo Civitali nella chiesa di San Pietro, sono figure di questa terra austera, immagine di una Toscana diversa, più aspra e montuosa che dolce e collinare. Nel fondo degli occhi bruni delle madonne lucchesi, s’intravede lo scorrere del tempo, solidificato negli stemmi del palazzo comunale. Una finestra accesa nel borgo ci invita alla serenità commossa dello stare quassù, nel borgo in cima alla collina di case rimasticate, con la sua rocca, le poderose mura e i torrioni, simbolo di un medioevo vivente.
I nomi gentili dei due torrioni della Brunella, nella cinta muraria, e della Campanella, nella rocca, non devono far dimenticare che questo fu il castello più importante della Repubblica di Lucca a difesa del confine con il ducato di Modena, sull’importante via che da qui valicava l’Appennino verso le “terre di Lombardia”.
La cerchia di mura e torrioni che ancora oggi compatta il borgo dentro il suo felice isolamento, è quella costruita dai lucchesi nel 1371. Il robusto profilo della cortina muraria si apre al centro sulla “piazzola”, dove la porta del ponte levatoio ha due torrioni che le fanno da guardia, quello dell’Orologio, ricostruito, insieme alla torre, dopo il crollo del 1920, e quello del Fattori, che mantiene ancora intatte le caditoie. La visione d’insieme, con lo skyline dei torrioni, della torre e della rocca, è quella di una città murata, attorniata dai terreni terrazzati con campi e vigne, e subito oltre dai castagneti e dai boschi della verde Garfagnana.
Basta scendere per poche centinaia di metri lungo l’antica via dei Molini, per trovarsi nell’ambiente ancora integro del fiume Esarulo, scavalcato da un ponte medievale a schiena d’asino del XIV secolo.
Si entra nel centro storico dalla Porta del ponte levatoio, che immette nella piazza del Castello. Qui si trovano il rinascimentale palazzo del Parlamento (1509), sede del Vicario e oggi del Municipio, con il pozzo e con l’antica fontana del Pilon inserita nella facciata, e alla sua destra il palazzo Nobili.
Sull’attuale via Roma si affacciano gli antichi palazzi delle famiglie notabili di Castiglione. Subito l’occhio è catturato dalla chiesa di San Michele, consacrata nel 1403, con la sua facciata tardogotica realizzata in pietra grigia, marmo rosso e marmo bianco. L’interno, originariamente romanico, ha subito rifacimenti settecenteschi che l’hanno totalmente trasformato. L’opera più importante che vi è conservata è la Madonna col Bambino di Giuliano di Simone di Lucca, dipinta nel 1389 a tempera su tavola, preziosa testimonianza della pittura lucchese del Trecento. Della scuola di Matteo Civitali è il ciborio di marmo di Carrara contenente gli “oli santi”: in esso si riprendono motivi decorativi classici greci e romani che, a partire dall’Ottocento, resero famoso lo scultore lucchese (1436-1501) nelle scuole d’arte d’Europa. Da vedere anche il Crocefisso ligneo trecentesco e la statua in legno della Madonna col Bambino, da poco restaurati.
Consacrata nel 1197 dal vescovo di Lucca, la chiesa di San Pietro è costruita a ridosso della rocca che la sovrasta. Un’ancona dorata ospita le tre statue lignee dei Santi Pietro e Paolo con al centro la statua della Beata Vergine del Carmelo (1515), opera di Vincenzo Civitali, fratello del più famoso Matteo. La chiesa custodisce anche l’altare maggiore decorato in legno dorato da Masseo Civitali, figlio di Vincenzo, e un secentesco paliotto in scagliola di Carlo Gibertoni, a decorazione dell’altare della Madonna dei sette dolori. All’esterno, da notare il campanile che si appoggia sul torrione.
La rocca è una struttura imponente con tre torrioni, il più grande dei quali è il mastio. Dai torrioni si apre una visione panoramica di tutta la conca della Garfagnana con la cornice, a ovest, del massiccio delle Alpi Apuane.
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Concerti dell’estate musicale, trekking, mountain bike, escursioni in montagna.A Casone di Profecchia (1314 m) e al passo delle Radici (1589 m) si trovano le piste per lo sci di fondo e gli impianti di risalita.
Lungo la statale che porta al passo delle Radici, oltre il quale comincia la provincia di Modena, merita una sosta San Pellegrino in Alpe, importante punto di passaggio per i pellegrini che dalla Toscana si recavano in Emilia, come dimostra l’esistenza di un ospizio, o “ospedale”, documentato dal 1100 come ricovero per i viandanti, soprattutto nei mesi invernali. San Pellegrino è il paese stabilmente abitato più alto dell’intero Appennino, a 1525 m. Nelle sale dell’antico ospitale è collocato il Museo etnografico Don Luigi Pellegrini. Accanto si trova il Santuario, meta ancora oggi di pellegrinaggi, al cui interno si ammira il tempietto sepolcrale, opera di Matteo Civitali (1484), contenente l’urna di legno dorato (1666) con le spoglie dei Santi Pellegrino e Bianco. L’urna originaria in marmo di Matteo Civitali è murata nella parete dietro il tempietto.
Da notare anche il bassorilievo raffigurante San Pellegrino che benedice un viandante munito di scarsella e bordone (XII-XIII secolo). A pochi km da Castiglione inizia la Riserva Naturale dell’Orecchiella, inserita nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.Da non mancare, infine, la visita all’imponente fortezza medievale delle Verrucole, sopra San Romano, da cui si gode un bellissimo panorama, e alla rocca estense edificata a Camporgiano, a strapiombo sulla valle.
Museo etnografico di San Pellegrino in Alpe, tel. 0583 649072: sistemata nelle stanze dell’antico ospizio, la raccolta di circa quattromila oggetti di uso domestico e agricolo curata da Don Luigi Pellegrini, documenta la civiltà rurale in Garfagnana e in Appennino.
Centro documentazione sulla Fortificazione, tel. 347 2601514: nella sede della Pro Loco, con riproduzioni della cartografia storica di Castiglione.
Festa del Regalo, prima domenica di gennaio: una tradizione che si tramanda dal 1631.
Befana in piazza, notte del 5 gennaio: i “befananti” vanno a “cantare la Befana” nelle case del paese.
Processione dei Crocioni, giovedì santo: affascinante rievocazione della Passione di Gesù.
Primavera nel Castello, penultima domenica di maggio: premiazione del miglior vino locale, torta d’erbi e musica in piazza.
Cerimonia del Cambio della Croce, 1 agosto, in San Pellegrino in Alpe.
Festa Medievale, primo o secondo fine settimana di agosto: corteo storico, antichi mestieri, calcio in costume, cena medievale, osterie e birra dei frati, spettacoli in piazza.
Il Serchio delle Muse, fine luglio: concerto lirico.
Concerto del Villeggiante, fine agosto: a cura della Filarmonica Alpina di Castiglione.
Sagra del Fungo, del Tartufo e della Castagna, seconda domenica di ottobre: fiera zootecnica, mercatino dei prodotti tipici e pranzo in piazza.
In inverno è possibile gustare nei ristoranti di Castiglione il piatto forse più tipico: la polenta di castagne accompagnata con ossi di maiale bolliti. Per il resto, funghi, castagne e tartufi sono la base della gastronomia locale. I necci (focacce di farina di castagne) accompagnano al meglio formaggi freschi e ricotta.
La presenza dei castagneti consente di valorizzarne i prodotti: castagne fresche e secche, la farina di neccio con marchio Dop (ottenuta dalla macinazione a pietra delle castagne, è la base per il castagnaccio e i biscotti) e la marmellata. Dal sottobosco del castagneto e delle faggete arrivano funghi porcini e grifoni, lamponi e mirtilli; diffuso il tartufo scorzone.
A chiudere, salumi locali e formaggio pecorino da accompagnare con il pane di patate.
Ospitalità
Il Corniolo Azienda Agrituristica
Bellissima struttura, accoglienti camere dotate di tutti i confort.
Località Le Prade, 25
+39 0583 68705
+39 335 7214428
ilconiolo@gmail.com
www.agriturismoilcorniolo.it