Gangi
Profumo di montagna

Comune di gangi
(Provincia di Palermo)
Altitudine
m. 1011 s.l.m.
Abitanti
7088 (1800 nel centro storico)
patrono
San Cataldo, 10 maggio

info turismo
Ufficio Servizi Culturali, tel. 0921 644076 – ore 8.30-13.30
tutti i giorni tranne il sabato
Centro Informazione Turistica, Piazzetta Zoppo di Gangi
Pro Loco, tel. 320 4031566 (visite guidate su prenotazione)
www.comune.gangi.pa.it

Lo spirito del luogo

Il nome

La città greca di Engyon è stata da una lunga tradizione storiografica identificata con Gangi. A fondare Engyon intorno al 1200 a.C. sarebbero stati, i Cretesi, che la chiamarono la loro città col nome di una sorgente in essa presente. Dopo la sua distruzione, un nuovo insediamento sul Monte Marone prese il nome di Engio (dal latino Engium) e in seguito di Gangi.

 

La storia

1200 a. C. ca., le origini del luogo si perdono nel mito; gli storici hanno identificato, sulla base dell’assonanza del nome, Gangi quale erede di Engyon, fondata dai Cretesi condotti da Minosse alla ricerca di Dedalo; l’uccisione di Minosse e la perdita delle navi avrebbero costretto i Cretesi a restare in Sicilia, dove fondarono Eraclea Minoa ed Engyon qui innalzarono un tempio dedicato alle Dee Madri in seguito depredato dal governatore Verre, come racconta Cicerone nelle Verrine.
850 d. C. ca., i Saraceni conquistano Gangi e vi costruiscono la fortezza di Contrada Regiovanni e la torre cilindrica ai piedi del borgo.
1067, i Normanni liberano Gangi dai Saraceni e la assegnano alla contea di Geraci.
1271, dopo essere passata ai Ventimiglia, signori di Geraci, Gangi con tutta la contea entra a far parte dei possedimenti angioini, dopo la rivoluzione del Vespro del 1282, Gangi torna ai conti Ventimiglia e nel 1296 passa agli Aragonesi.
XVI-XVII sec., Gangi vive un periodo di grande evoluzione sociale e culturale: si amplia notevolmente superando il circuito delle mura e diventando il più popoloso borgo delle alte Madonie; diverse chiese sono trasformate o cstruite ex novo determinando nuovi nucle urbani affermando artisti notevoli come la coppia che va sotto lo pseudonimo di “Zoppo di Gangi”, vale a dire Giuseppe Salerno e Gaspare Vazzano.
1758, è fondata l’Accademia degli Industriosi, approdano a Gangi artisti di fama come Filippo Quattrocchi, Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana.

L’aria fine e il profumo di montagna ci portano a Gangi, che, più che un borgo, è una cittadina dalle origini mitiche. Il borgo medievale, che tramuta la roccia in arte e sembra sorgere direttamente dalla pietra, bisogna cercarlo proprio in cima, superando le pendici del monte. Ma ecco che, imboccata una stradina acciottolata, si apre davanti agli occhi una scenografia lapidea: un grosso gregge di case addossate le une alle altre, facciate dorate, addobbate di fiori, balconcini di ferro battuto, ricchi portali. Diciotto chiese, palazzi signorili, tesori artistici sono disseminati in queste stradine che s’inerpicano e s’intrecciano in un grandioso scenario naturale.

Nella Sicilia che fu agricola, nell’aria fresca e montana delle Madonie, Gangi si presenta con il colore della pietra che dà volto a centinaia di case strette le une alle altre: una quinta edilizia compatta nella prevalente mancanza d’intonaco, che da lontano crea un’illusione scenografica evocando città immaginarie, come una Betlemme pasoliniana o quelle dipinte nel Quattrocento da Andrea Mantegna. Così appare Gangi dalla strada statale proveniente da Petralia, con l’Etna maestoso sullo sfondo che, per un inganno ottico, sembra vicinissimo. Magie che debordano nei vicoli medievali del centro storico, dov’è custodito un grande patrimonio architettonico e artistico.
La cinta muraria trecentesca racchiudeva la parte alta della città, quella che ancora oggi conserva gli edifici più significativi. La parte più bassa si sviluppa sulle vie in salita, ripide e strette, che conducono al centro storico, le cui strade seguono curve di livello parallele e decrescenti. La nostra visita comincia dalla città alta. La chiesa di San Paolo, edificata nel XVI secolo, presenta una semplice facciata in pietra, arricchita da un portale secentesco ornato di bassorilievi. Sulla biforcazione di via Castello e di Corso Umberto I si trova la chiesa dell’Abbadia, con facciata in pietra nuda a tre ordini sovrapposti d’impronta cinquecentesca, un sontuoso portale e, in alto, due finestre campanarie.
Su Corso Umberto I si affacciano i palazzi più belli. Il primo che incontriamo è l’ottocentesco palazzo Mocciaro con i suoi saloni affrescati, in uno dei quali si trova un tondo con la rappresentazione pittorica della Gangi dell’epoca. Proseguendo, il palazzo costruito dalla famiglia Bongiorno nel 1756 è uno dei migliori esempi di architettura settecentesca nelle Madonie. Vanta la magnifica decorazione a trompe l’oeil delle sale del piano nobile, realizzata dal pittore romano Gaspare Fumagalli con il suocero Pietro Martorana, palermitano. Nel 1758 le sale del palazzo – oggi di proprietà comunale – iniziarono a ospitare l’Accademia arcadica degli Industriosi.
Siamo ora in piazza del Popolo, dominata dalla trecentesca torre dei Ventimiglia con la sua elegante sequenza di bifore gotico-catalane. Era una torre di avvistamento, trasformata in torre campanaria durante la costruzione della chiesa Madre. In un angolo della piazza, la fontana del Leone (1931) ricorda la retata anti-mafiosa del prefetto Mori. Dal belvedere, un magnifico panorama si apre sui tetti delle case della parte bassa del paese e sulle campagne. Sulla sinistra, ai piedi del monte Marone, la cilindrica torre Saracena è un residuo della dominazione araba. Accanto alla torre dei Ventimiglia, la secentesca chiesa Matrice ci accoglie nel lato sinistro del presbiterio con la grande tela del Giudizio Universale (1629) di Giuseppe Salerno, che si firmava lo “Zoppo di Gangi”. è un capolavoro di visionarietà barocca che prende a modello il Giudizio eseguito da Michelangelo per la Cappella Sistina, come si nota dalla figura del Cristo Giudice, dalla pelle di San Bartolomeo (dove forse è impresso l’autoritratto del pittore) e da Caronte, nocchiero del demonio. La parte inferiore è divisa in due: a sinistra gli eletti con l’arcangelo Michele che scaccia il dragone e in basso la resurrezione dei morti; a destra i dannati, tra i quali si riconoscono alcuni religiosi del tempo. La chiesa conserva anche alcune pregevoli statue lignee del Quattrocchi, tra cui Sant’Eligio avvolto nel mantello dorato e San Gaetano dal roseo incarnato.
Un panorama di tetti, case e stradine appare dalla piazzetta su cui s’affaccia la chiesa della Madonna della Catena, dalla facciata cinquecentesca in muratura a vista, ritmata da pilastri intagliati e da un portale a colonne del 1647. L’interno settecentesco ospita alcune opere notevoli come le due statue della Madonna della Catena, una di marmo, opera di bottega gaginiana di metà Cinquecento, e l’altra di legno, realizzata nel Settecento da Filippo Quattrocchi. Nella chiesa è sepolto lo “Zoppo” Giuseppe Salerno. Sempre su Corso Umberto, incontriamo l’ottocentesco palazzo Sgadari, che al pianterreno ospita il Museo Civico. Sul Corso Fedele Vitale si affacciano le botteghe del XVI secolo, con i fornici che erano insieme porta e finestra-banco di vendita. Quasi al termine del Corso si trova la chiesa di San Cataldo della prima metà del secolo XIV, che custodisce statue lignee del Quattrocchi e il dipinto di Giuseppe Salerno Il supplizio dei quaranta martiri (1618). Nella parte alta i nobiliari palazzi Li Destri, Piraino, De Maria, Termini, Miceli arricchiscono il paese di portali, portoni, mensole di pietra, architravi, inferriate, cornicioni, in un repertorio fantastico di segni. Il castello dei Ventimiglia, sorto nella prima metà del XIV secolo per volere di Francesco I Ventimiglia, spicca sull’abitato con la sua forma squadrata e i resti di due torri. Per visitare la città bassa, torniamo alla chiesa Matrice, da dove arriviamo in breve alla chiesa del Salvatore per vedere il crocefisso ligneo di Fra’ Umile da Petralia e l’Ascesa al Calvario di Giuseppe Salerno. Da notare la guglia moresca del campanile. Proseguendo, raggiungiamo la chiesa di Santa Maria di Gesù (1710) con portale a bassorilievi del 1665 e varie sculture lignee di Filippo Quattrocchi all’interno, tra le quali il gruppo dell’Annunciazione, capolavoro di espressività.

Guarda tutt i video sulla pagina ufficiale Youtube de I Borghi più belli d’Italia.

Piaceri e Sapori

Escursioni, trekking e passeggiate a cavallo nel Parco delle Madonie.

L’“Itinerario Gaginiano” coinvolge quattro Comuni delle Madonie – Gangi, Geraci Siculo, Petralia Sottana, Petralia Soprana – ed è il percorso migliore per avvicinarsi non solo alle opere della dinastia artistica dei Gagini e delle loro botteghe di scultura, ma anche ai giacimenti culturali, al paesaggio naturale e all’ambiente e di questo territorio. Sono in tutto quindici i Comuni interessati dal Parco Naturale Regionale delle Madonie, un’area nel cuore della Sicilia sospesa tra mare e montagna. Il Parco ha sede a Petralia Sottana (tel. 0921 684011) ed è un gioiello dal punto di vista botanico per la presenza di castagni, ciliegi, lecci, querce da sughero. Nella contrada Macchia dell’Inferno protagonista è la rovella, una quercia tipica delle località più assolate del Mediterraneo. In località Piano Pomo si trova il Sentiero degli Agrifogli, una delle aree naturalistiche più importanti della regione grazie al suo boschetto di secolari agrifogli giganti, con le chiome alte fino a 14 metri. Tra gli animali presenti, il daino, il riccio, la volpe rossa, il cinghiale e le farfalle diurne.

Museo Civico-Archeologico,
palazzo Sgadari, tel. 0921 689907: raccoglie reperti provenienti dall’area del Monte Alburchia e da Gangi Vecchio. I rinvenimenti vanno dall’epoca arcaica all’età imperiale romana, fino all’età paleocristiana. I reperti più antichi sono datati tra il VII e il VI secolo a.C. Di particolare interesse anche la sezione etno-antropologica e la sezione delle Armi.

Pinacoteca Gianbecchina,
palazzo Sgadari, tel. 0921 689907: esposizione permanente delle opere di Gianbecchina (1909-2001), pittore legatissimo alla Sicilia e a Gangi, ammirato da Guttuso per la sua “terrestre poeticità”.

Museo dei Cappuccini:
nel convento dei Cappuccini, si trovail piccolo museo dell’ordine, con tele, paramenti e oggetti provenienti dalla chiesa.

Cravaccata,
nei giorni del Carnevale: carri allegorici e maschere a cavallo.

Domenica delle Palme e Settimana Santa:
colorata e barocca, la processione delle Palme è un rito antico e molto partecipato. Il ritmare dei tamburi portati a spalla dai tamburinara dà avvio alla cerimonia: richiamati dal tam tam che annuncia l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, i fedeli e le confraternite con i loro stendardi attraversano le vie del centro medievale terminando il percorso davanti al sagrato della chiesa Matrice, dove 24 tamburi all’unisono battono il ritmo finale.

Festa dello Spirito Santo,
lunedì successivo alla Pentecoste: spettacolare processione religiosa, con 35 statue di legno portate a spalla.

Festa dei Burgisi,
prima domenica di agosto.

Sagra della Spiga,
seconda domenica d’agosto: una festa tradizionale.

Vivere in Assisi,
intorno al 4 ottobre, biennale: rievocazione in costume della vita di San Francesco.

Natale: con il presepe vivente, l’antica Betlemme è ambientata nei vicoli di Gangi; con il concerto di campane, l’atmosfera natalizia si carica dei suoni della festa; e c’è anche il mercatino di Natale

Il menu gangitano inizia con la pasta ccu maccu (ditaloni conditi con purea di fave verdi) e prosegue con il castrato al forno con patate (carne d’agnellone cotta al forno e aromatizzata con vino rosso, rosmarino e spezie). L’alternativa è un piatto di Quaresima, il baccalà fritto con contorno di finocchietto selvatico. Anche i dolci rispettano le tradizioni: a Natale la cucchia, pasta frolla ripiena di mandorle, uva passa e fichi secchi; in estate e autunno i mastacuttè, biscotti di farina, zucchero e succo di fichidindia.

Il caciocavallo di Gangi è un formaggio pecorino di primo o secondo sale, stagionato e con grani di pepe. Rinomata anche la salsiccia secca.

Ospitalità

Agriturismo “Casalvecchio”
Contrada Montededaro

Antica masseria dell’800. La struttura ospita 7 ampie camere (Demetra, Athena, Apollo, Eolo, Dioniso, Zeus ed Eva) Rispecchia una cultura greco-ellenistica che influenza le manifestazioni religiose e culturali dei Borghi antichi limitrofi e di cui tutta la Sicilia ne è prevasa.

  Strada Provinciale, 60 – Km 26/27
  +39 0921 639997
  +39 327 0945184
 info@casalvecchiogeraci.it
  www.casalvecchiogeraci.it