Giglio Castello
Fiore del Tirreno
Comune di ISOLA DEL GIGLIO
(Provincia di Grosseto)
Altitudine
m. 405 s.l.m.
Abitanti
650
info turismo
Pro Loco
via Provinciale 9, Giglio Porto – Tel. 0564 809400
www.isoladelgiglio.biz | info@isoladelgiglio.biz
Il nome
Non il bel fiore profumato, ma la capra (igilion in greco) sembra essere all’origine del nome, latinizzato poi in Gilium. Infatti, su questa come sulle altre isole dell’arcipelago toscano, vi erano molte capre selvatiche, ancora presenti a Montecristo. Giglio Castello, che ancora conserva la cinta muraria che gli ha dato il nome, era un tempo chiamato “La Terra”.
La storia
VIII sec. a.C., con l’arrivo degli etruschi, inizia lo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie dell’Elba e del Giglio, che forniscono il ferro necessario per la realizzazione di preziosi manufatti.
I-II sec. a.C., la presenza romana è testimoniata dai resti della Villa, con annessa peschiera per murene, appartenente ai Domizi Enobarbi.
410, le case dei patrizi romani ospitano i fuggiaschi dall’invasione dei Goti; giunge in zona, per sottrarsi alla persecuzione dei Vandali, anche Mamiliano, vescovo di Palermo e futuro patrono dell’isola.
805, l’isola è donata da Carlo Magno ai monaci cistercensi di Aquas Salvias, l’abbazia romana delle Tre Fontane.
X-XII sec., il Giglio passa da una famiglia all’altra, gli Aldobrandeschi, i Caetani, gli Orsini, che esercitano il governo per conto di Firenze o Pisa, le potenze che si contendono l’isola; Pisa vi edifica il borgo, la cinta muraria intervallata da torrioni e la rocca, tutti ancora parte integrante dell’abitato.
XIII-XV sec., continua l’alternarsi delle famiglie al potere: il Giglio è dato in “affitto” dai Cistercensi a Pisa, Firenze, Siena, fino al presidio del re di Napoli, che cede la proprietà ai Piccolomini.
1534, prima incursione del corsaro Barbarossa.
1544, il pirata saraceno torna a saccheggiare il Giglio e deporta quasi tutta la popolazione a Tunisi: le cronache parlano di 700 persone fatte prigioniere.
1558, i Piccolomini vendono l’isola a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici; sotto il governo dei Medici, il Giglio acquista autonomia e stabilità; sono redatti gli Statuti che prevedono la democratica partecipazione del popolo.
1559-63, nuovi attacchi dei pirati saraceni, questa volta respinti.
1737, quale parte del Granducato di Toscana, anche il possedimento del Giglio passa ai Lorena, su decisione delle maggiori potenze europee.
I secoli trascorsi nel flusso dell’acqua infinita, hanno scacciato la paura dei turchi da quest’isola: Saraceno e Barbarossa sono solo il nome, ormai, di qualche locale di divertimento. Eppure, tutto continua ad essere meravigliosamente mutevole e indifferente, in mezzo a questo mare limpidissimo, con la sua brezza e i profumi delle essenze. Dalle solide mura di granito di Giglio Castello, l’occhio spazia sulle altre terre emerse – Giannutri, la misteriosa Montecristo, la più lontana Pianosa – mentre gli ex marinai dipingono quadri naïf con coloratissimi velieri. Al Giglio comandano i venti, le intemperie, la poca terra con le sue rese incostanti. Chi viene qui – molti sono artisti – rimane ammaliato da un’oscura energia. Chi se ne va, ha il sospetto di averla smarrita. Chi torna, ha il sollievo di poterla finalmente liberare.
Il suono di sandali freschi rende felici i turisti che sbarcano al porto con la promessa dell’estate. A Giglio Porto, pittoresca località dalle case multicolori, meritano una visita la torre del Saraceno, costruita da Ferdinando II nel 1596, e la Caletta del Saraceno con i resti, visibili a pelo d’acqua, della peschiera annessa alla villa romana dei Domizi Enobarbi.
In breve con l’autobus si arriva nel borgo medievale di Giglio Castello, arroccato su una collina a 400 m sul livello del mare. Passeggiare a Castello significa lasciarsi accarezzare dal vento, assalire dal salino, incrociare l’azzurro tra scorci e vicoli suggestivi. Il dolce Tirreno, il mare degli etruschi, offre dalla strada esterna alle mura la visione delle isole Giannutri, Elba, Montecristo, Corsica e di un buon tratto della costa continentale.
Eretto dai Pisani nel XII sec., più volte ampliato e restaurato dai Granduchi di Toscana, Giglio Castello è ben conservato al suo interno. Le vie strette sormontate da archi, le scale esterne per accedere alle abitazioni, l’imponente Rocca Aldobrandesca (o Pisana) del XII sec. – oggi chiusa per restauri e visibile solo dall’esterno – donano all’abitato il fascino del borgo costruito in funzione difensiva, considerato il costante pericolo proveniente dal mare.
Gli angusti spazi abitativi sono protetti da una possente cinta muraria d’impianto mediceo, intervallata da tre torrioni a pianta circolare. Le tre porte d’ingresso al Castello sono addossate a grossi massi di granito. Costeggiando le mura si arriva alla graziosa piazza dei Lombi e, proseguendo, alla Casamatta, già importante postazione difensiva. Sulla piazza dominata dalla Rocca vi è un notevole edificio settecentesco, di proprietà di un noto musicista.
Più o meno al centro del Borgo, sul lato ovest, la chiesa di San Pietro Apostolo dona memoria di sé già dal Quattrocento, anche se il suo attuale aspetto, grazie a rifacimenti successivi, è settecentesco. A destra, nella cappella del Crocefisso, si ammirano oggetti sacri provenienti dalla cappella di Papa Innocenzo XIII: calici, candelieri, reliquari, tutti in argento cesellato eseguiti a Roma tra XVII e XVIII sec. Il reliquario d’argento del 1724 contiene l’avambraccio destro di Mamiliano, il santo patrono. Ma il pezzo forte è un bellissimo Cristo d’avorio attribuito al Giambologna.
Tra tele e busti settecenteschi e un altare in marmo del XV sec., una curiosità: due sciabole con impugnatura d’argento e una pistola abbandonate dai pirati tunisini nell’ultimo assedio del 1799. Un altro particolare degno di nota è dato dai basamenti delle due acquasantiere: provengono dalla villa romana dei Domizi Enobarbi di Giglio Porto (I-II sec. d.C.).
Uscendo dalla chiesa, sotto il piazzale si vede la cisterna fatta costruire intorno al 1800 da Ferdinando III per consentire un’adeguata riserva idrica, utile in caso di assedio.
A Giglio Campese, infine, la torre Medicea, costruita a cavallo tra XVII e XVIII sec., è piantata su un isolotto di granito.
Escursioni in barca alla ricerca delle calette più belle e sulle isole vicine, nuoto e musica dal vivo in vari locali, sia a Giglio Castello (Barbarossa, via Roma; Il Trione di Meino, piazza Gloriosa) sia alla Marina (Sarakeno’s, via dell’Allume; L’Approdo, via di Mezzo Franco; Il Demino, via Thaon De Revel).
Escursioni a piedi e in mountain bike attraverso i numeroso sentieri segnalati, rendono indimenticabile una vacanza al Giglio, particolarmente in primavera quando le fioriture regalano colori e profumi che sembrano smuovere l’aria, tanto sono intensi. Consigliabile un’escursione a Montecristo, isola misteriosa abitata da capre selvatiche: un angolo di wilderness, con magnifici fondali e lastroni di granito che sprofondano in mare.
Museo della Mineralogia, via Provinciale 9, Giglio Porto, tel. 0564 809400, allestito nei locali della Pro Loco.
San Lorenzo, 10 agosto: il patrono di Giglio Porto è festeggiato con una solenne processione e con il Palio marinaro, fuochi d’artificio e balli.
San Rocco, 16 agosto: anche per il patrono di Giglio Campese, la funzione religiosa con processione a mare si accompagna a giochi, balli e fuochi d’artificio.
San Mamiliano, 15 settembre: è la festa di Giglio Castello e la più tradizionale dell’isola. Si porta in processione la reliquia del santo, a cui la popolazione attribuisce il merito dello scampato pericolo durante l’assedio dei pirati nel 1799. Ci si diverte con il Palio degli Asini, balli in piazza e quadriglie, degustazione di piatti tipici, bevute liberatorie di vino Ansonaco e fuochi d’artificio. In estate, la jazz band degli Ansonaci improvvisa concerti nelle stradine del Castello.
Durante tutto l’anno si tengono concerti di musica jazz e classica, degustazioni di prodotti tipici e vino Ansonaco, balli in piazza. Informazioni presso la Pro Loco, tel. 0654 809400, info@isoladel giglio.biz.
Suggeriamo il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato con pomodoro, spezie che crescono nel fitto della macchia mediterranea e un po’ di peperoncino. Per il resto, la cucina delle isole toscane è quella tipica del Mediterraneo: piatti poveri ma saporiti basati su pesce e crostacei, aromatizzati con i profumi di macchia e accompagnati dal vino locale.
Prodotto principe del Giglio è il robusto e ambrato vino Ansonaco, che si può degustare nelle numerose cantine in cui viene prodotto e conservato. Apprezzabili anche il miele e il “panficato”, un dolce con fichi e frutta secca.
Acquisti
Soc. Coop. Greppe del Giglio
Via della Costa, 3
+39 0564 806017
info@greppedelgiglio.com
www.greppedelgiglio.com