Porto Ercole
L’approdo di Caravaggio
Comune di MONTE ARGENTARIO
(Provincia di Grosseto)
Altitudine
m. 4 s.l.m.
Abitanti
2810 (47 nel borgo)
Patrono
Sant’Erasmo, 2 Giugno
info turismo
Ufficio Turistico, Piazza Strozzi , 18 – Tel. 0564 833507
turistico@comune.monteargentario.gr.it
www.comune.monteargentario.gr.it
Il nome
Furono i Focesi, una popolazione della Grecia antica devota a Ercole, a dare nome al luogo, nel quale riconobbero una somiglianza con la baia della loro terra d’origine. Secondo altri il nome viene dagli Etruschi, come dimostrerebbe la necropoli posta a monte di Cala Galera, collocata nel settore dello zodiaco etrusco corrispondente alla costellazione di Ercole.
La storia
VII sec. a.C., gli Etruschi della vicina città di Cosa costruiscono il porto Cosanus; prima di loro è segnalata una presenza fenicia.
217 a.C., settanta vascelli cartaginesi catturano presso Porto Ercole un convoglio romano che trasporta viveri e vettovaglie destinate all’esercito impegnato in Spagna.
II sec a.C., la Repubblica Romana vende i territori del promontorio alla famiglia dei Domizi Enobarbi, di professione Argentarii, cioè prestasoldi, banchieri, da cui il toponimo di Monte Argentario.
XI sec. d.C., con una donazione (falsa) di Carlo Magno, Papa Leone III toglie il territorio ai conti Aldobrandeschi di Sovana e lo cede fino al 1232 all’ordine monastico dei Santi Anastasio e Vincenzo.
1416, sotto il dominio di Siena sono erette le mura ed è ampliato il sistema di torri costiere; i vigneti del promontorio attraggono i mercanti; Carlo VIII offre a Siena 30mila fiorini d’oro per il possesso di Talamone e Porto Ercole.
1526, Andrea Doria, al servizio di Papa Clemente VII, devasta Porto Ercole e se ne impadronisce; nel 1529 la ribellione della popolazione contro il Papa riporta al potere Siena; nel 1544 il corsaro Barbarossa, al comando della flotta ottomana, assedia Porto Ercole, distrugge le fortificazioni e rende schiavi cinquanta abitanti.
1555, coinvolto nella guerra di Siena, alleata della Francia, contro Spagna e Firenze, Porto Ercole si arrende all’assedio guidato dal Marignano e da Andrea Doria; la battaglia è raffigurata nell’affresco del Vasari in palazzo Vecchio a Firenze; nel 1557 con il trattato di di Cateau-Cambresis il territorio passa alla Spagna come “Stato dei Reali Presidii”.
1610, il 18 luglio muore sulla spiaggia o, più probabilmente, nell’ospedale di Santa Maria Ausiliatrice, Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio.
1698, nasce Giacomo Nani, pittore di nature morte e paesaggi.
1815 con il Congresso di Vienna lo Stato dei Presidii entra a far parte del Granducato di Toscana, fino all’Unità d’Italia.
«Quanto sia antica la Terra d’Ercole ciascuno lo può comprendere dal nome stesso», dice un vecchio testo. «Puntiamo sul porto che ha nome da Ercole», scrive nel 416 d.c. Rutilio Namaziano, e quasi ci dimentichiamo, nella dolce confusione estiva, che dal mare venivano la vita e la morte, come i predoni barbareschi che terrorizzavano la popolazione. Le torri d’avvistamento lungo la costa e le fortezze spagnole sulle alture, sembrano fare corona al paese riflesso nel mare d’argento, dove Caravaggio è venuto a chiudere la sua vita. Ancora sopravvivono le spiagge che lambiscono la passeggiata sul porto, ospitando le piccole barche messe a dimora per l’inverno. E’ da qui che lo sguardo volge al borgo, piccolo sotto l’imponente rocca da cui scendono in mare le mura. Nella pacifica cala dove batte lo scirocco, si respira odore di scogli, distratti solo dalla planata di un gabbiano. Scrisse di Porto Ercole il poeta statunitense Robert Penn Warren: «Ti conducemmo a un luogo di pietra diruta, e a coste marine. / Rocca: fortezza, artiglio di falco, zampa di leone poggiata su di un colle. / Nemmeno un colle, ma scogliera sul mare, garitte di sasso arroccate dominanti le spiagge, / facile linea del più abile e sofisticato matematico».
Porto Ercole è un borgo marinaro che conobbe il massimo splendore sotto il governo spagnolo. Quando, infatti, a metà Cinquecento, fu annesso al nuovo Stato dei Reali Presidii di Spagna, il sistema difensivo del porto fu rinforzato, la rocca costruita dai Senesi ampliata e furono innalzati tre forti di nome Filippo, Stella e Santa Caterina.
Il primo che si nota venendo da Orbetello è il Forte Filippo, edificato da Giovanni Camerini nel 1558 su incarico di Filippo II; il camminamento di ronda che si sviluppa intorno al fossato è ancora percorribile. Della stessa epoca è la vicina torre del Mulinaccio, mentre settecentesco è il Forte Santa Caterina.
La cortina muraria eretta dai Senesi nella seconda metà del XV secolo sulle preesistenti strutture costruite dagli Aldobrandeschi di Sovana, racchiude ancora il nucleo storico, al quale si accede attraverso una porta in stile gotico sormontata da una bertesca con la torre dell’Orologio.
La piazza Santa Barbara, che si eleva sopra il quattrocentesco bastione di Santa Barbara, la protettrice degli artificieri, offre una vista panoramica sul porto. La cavità al suo interno serviva da deposito per le munizioni e consentiva alle navi di caricare e scaricare accedendo direttamente dal mare. Sulla piazza si affaccia il palazzo del Governatore, progettato in stile rinascimentale da Baldassarre Peruzzi su commissione di Agostino Chigi, quando quest’ultimo, agli inizi del Cinquecento, prese in affitto Porto Ercole dalla Repubblica di Siena; l’edificio diventò poi la residenza del governo spagnolo.
Infilando una serie di vicoletti si raggiunge il cuore del borgo, la chiesa di Sant’Erasmo. Eretta nel XV secolo dai Senesi e ampliata sotto il dominio spagnolo, presenta una semplice facciata in stile toscano progettata dall’architetto Bernardo Buontalenti. All’interno la navata centrale termina in un coro quadrato, quella più piccola di sinistra è rivolta verso il mare. Il soffitto a travi è del Seicento. L’altare barocco in marmi policromi poggia sulle lastre sepolcrali dei governatori spagnoli; il coro alle sue spalle ha stalli secenteschi e una volta a crociera riccamente affrescata. Su un altare della navata laterale spicca una Assunzione della Vergine di scuola napoletana.
Poco distante, nell’antica chiesa ospedale di Santa Croce, ora sconsacrata, è probabilmente morto Caravaggio, assistito dalla confraternita di Santa Croce. Il simbolo della confraternita – le due croci – decora gli stipiti del portale, realizzato in pietra calcare dell’Argentario. Sarebbe dunque leggendaria la morte romantica e solitaria sulla spiaggia della Feniglia del grande pittore.
La maestosa rocca aldobrandesca sovrasta il paese vecchio come un piccolo borgo in miniatura, al cui interno vi sono giardini, pozzi e stradine. La prima costruzione risale al 1296, fu poi ampliata dai Senesi e di nuovo nel 1543 con il rafforzamento delle mura di cinta. Ma noi oggi vediamo la sua riedificazione di metà Cinquecento voluta da Cosimo I de’ Medici e opera di Bernardo Buontalenti, che aggiunse bastioni e terrapieni alle precedenti strutture. Di pianta irregolare, si adatta al terreno per sfruttarne le sporgenze. Nella parte più bassa è difesa da un triplice sistema di mura e fossati. All’angolo nord-orientale della rocca si eleva il faro ottocentesco.
Si accede da un piccolo porticato, il cui portale è sovrastato da una costola di capodoglio, alla chiesa di San Rocco, eretta su un antico eremo e restaurata nel Settecento dal governatore spagnolo Don Antonio Perez. Alla semplicità della facciata corrisponde un interno ad aula unica, vivacemente dipinta.
Continuando sulla strada panoramica, fuori del centro abitato, si raggiunge il colle a picco sul mare su cui è posto il Forte Stella, così chiamato per la forma di stella a sei punte, che consentiva l’avvistamento dei nemici dai diversi punti cardinali. La sua costruzione, iniziata nella seconda metà del Cinquecento, fu terminata solo un secolo più tardi.
Su un’altura a nord-ovest del forte e a ovest dell’abitato di Porto Ercole sorge la quattrocentesca torre dell’Acqua, mentre lungo la costa a ovest si distingue in lontananza la torre Avvoltore.
Accanto a Porta Senese, sulla strada principale che porta al borgo, il giardino Corsini realizzato nel 1868 da Vincenzo Ricasoli fu uno dei primi “giardini di acclimatazione” in Italia. Ospita circa 150 specie tropicali e subtropicali perfettamente ambientate.
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Si visitano in barca e a piedi molte delle calette che si scorgono percorrendo la strada panoramica. Vela, sport acquatici, trekking, mountain bike e passeggiate, sono i divertimenti principali, oltre ai locali del porto e della vicina Cala Galera che si animano la sera.
Sono raggiungibili solo in barca l’Isolotto sotto la Rocca Spagnola, la Grotta Azzurra e la Cala dei Santi, cavità carsica in cui sono stati rinvenuti resti dell’uomo di Neanderthal.
Dalla strada panoramica che compie l’intero periplo del Monte Argentario si scorgono una dopo l’altra le numerose torri costiere che erano parte fondamentale del sistema difensivo spagnolo. Procedendo verso Porto Santo Stefano si incontrano le torri Avvoltore, Ciana, delle Cannelle, di Capo d’Omo e l’Argentiera.Sentieri adatti per mountain bike e trekking conducono fino alla sommità del monte (635 m.) consentendo di ammirare tutte le isole dell’arcipelago toscano e anche la Corsica nelle giornate particolarmente chiare. Appena fuori del centro abitato si apre la riserva naturale incontaminata della Feniglia, sulla cui spiaggia, come ricorda una stele, approdò moribondo Caravaggio, che poco dopo sarebbe spirato nell’ospedale di Santa Croce.
La costa del promontorio dell’Argentario, molto frastagliata e ricca di cale e calette di notevole bellezza, è inserita nel Santuario dei Cetacei, area naturale marina protetta d’interesse internazionale istituita nel 1991.
Museo della Rocca Spagnola: ricavato all’interno del corpo principale della struttura – chiamata anche Rocca Aldobrandesca – espone maioliche, boccali, scodelle, piatti di età compresa tra la fine del XVI secolo e l’ultimo quarto del XVII.
Forte Stella: ospita mostre itineranti ed è meta di turisti attratti dal panorama che si ammira dal belvedere.
Notte dei Pirati, inizio maggio: le incursioni dei corsari saraceni sono rimaste nella memoria della popolazione, che oggi si diverte a rievocarle con uno spettacolo che si svolge al tramonto, nel porto e per le vie del borgo.
Festa di Sant’Erasmo, 2 giugno: il santo patrono che calmò la tempesta salvando i pescatori nel mare agitato, è festeggiato con una suggestiva processione a mare e con una regata tra i quattro rioni del paese che si sfidano su barche a quattro rematori.
Presepe Vivente, periodo natalizio: il borgo si anima attraverso la nostalgia dei tempi andati.
Prosit, luglio: nella cornice di piazza Santa Barbara e lungo i vicoli del borgo antico, giocolieri e mangiatori di fuoco accompagnano una serata di degustazione dei prodotti enogastronomici della Maremma.
Il piatto più antico e più tradizionale è la zuppa di sarde e patate. Nei menù dei ristoranti compaiono anche la zuppa di scampi, la triglia rossa in guazzetto e lo stocchetto alla portercolese con patate, pinoli e olive nere. Il tipico dolce di Pasqua è la pastiera, in una versione senza grano.
La cucina è legata al mare e il pesce è l’ingrediente principale di tutte le pietanze, sempre accompagnato da un bicchiere di Ansonica, il vino bianco locale ottenuto dall’omonimo vitigno autoctono.