Sassoferrato
Fermo nel tempo

Comune di SASSOFERRATO
(Provincia di Ancona)
Altitudine
m. 386 s.l.m.
Abitanti
7.066 (202 nel Borgo)

info turismo
Punto IAT
Piazza Matteotti 5
Tel. 0732 956257
Cell. 333 7301732
www.comune.sassoferrato.an.it
www.sassoferratoturismo.it
www.sassoferratocultura.it

Lo spirito del luogo

Il nome

Saxum Ferratum, ossia “sasso cinto dal ferro”, è il nome dato dai conti Atti al castello feudale da loro fondato, forse per significare la potenza e indistruttibilità della costruzione.

La storia

Sassoferrato è riservato e fermo nel tempo come gli amorevoli dipinti del pittore Giovan Battista Salvi, noto come “il Sassoferrato”, custoditi all’interno della Civica Raccolta d’Arte e della piccola chiesa di Santa Chiara annessa al monastero delle Clarisse (XIII secolo). Nascosto dalle vette del Cucco e dello Strega, sul versante orientale dell’Appennino umbro-marchigiano, il borgo sorge nei luoghi della Sentinum romana, i cui resti sono visibili al Museo Archeologico. Qui si svolse l’epica “battaglia delle Nazioni”, lo scontro nel quale l’esercito romano affrontò e vinse nel 295 a.C. la coalizione dei popoli italici.
Dalle macerie di Sentinum è nato Castrum Saxum Ferratum.

Sul borgo svetta la maestosa rocca Albornoz edificata dal cardinale spagnolo e legato papale Egidio Albornoz nel 1365 con il denaro ricavato dalla vendita dei beni confiscati alla famiglia degli Atti.

Dal punto di vista religioso il Medioevo è rappresentato in primo luogo dalla abbazia di Santa Croce, una delle più interessanti testimonianze di architettura romanica delle Marche. L’edificio sorge sul versante opposto dell’abitato di Sassoferrato ed è stato realizzato dai conti Atti sul finire del XII secolo per i monaci camaldolesi con materiali provenienti dalla città di Sentinum. Ha una pianta a croce greca e capitelli di derivazione lombarda con motivi geometrici, vegetali e bestiari scolpiti in calcare bianco. Tra le opere pittoriche ricordiamo la pala di San Benedetto di Pietro Paolo Agabiti (1524). Da vedere anche il seicentesco paliotto ligneo intagliato e dorato, e il simbolo templare della “croce patente”.

Nel rione Castello, la parte più alta del borgo, Palazzo dei Priori, sede del Museo Civico Archeologico, fu iniziato nel 1335 e terminato agli inizi del Cinquecento. È unito al palazzo Comunale, affacciato su piazza Matteotti e frutto di rimaneggiamenti sette-ottocenteschi. Sempre nella parte più antica spicca la chiesa romanico-gotica di San Francesco (documentata con il convento dal 1248), in conci bianchi e con portale ogivale in facciata. All’interno, tele del Ramazzini, del Guerrieri, affreschi di scuola fabrianese e la croce dipinta, altissima espressione della scuola riminese del Trecento nelle Marche. Si apre su piazza Matteotti anche il quattrocentesco palazzo Oliva, che ospita al primo piano la raccolta Incisori Marchigiani dal 1550 ai nostri giorni e al secondo piano la Civica Raccolta d’Arte con una trentina di opere tra le quali tre tavole di Pietro Paolo Agabiti (1465-1540) e due tele di Giovan Battista Salvi (1609-1685), “il Sassoferrato”, pittore della nostalgia e della ripetizione, allievo del Domenichino e seguace di Guido Reni, autore di superbi ritratti – quasi un preraffaellita.

Il palazzo Vescovile (1530-1551) è annesso alla chiesa di San Pietro, sorta probabilmente con il primitivo castello feudale (1245-1275). Assurta a collegiata nel 1580 e ricostruita e ampliata nel 1717 dopo il crollo del 1688, la chiesa possiede opere di Tarquinio Salvi, padre del Sassoferrato, dell’Agabiti, del Ridolfi e di Giovanni Contarini.

Palazzo Merolli nel rione Borgo, la parte bassa, è un bell’esemplare di edificio tardo rinascimentale sorto su preesistenze medievali. Al suo interno è inglobata la chiesa di Santa Teresa d’Avila edificata dai Carmelitani Scalzi. Ultimata nel 1682, si presenta in stile neoclassico e custodisce una statua in legno d’olivo del Cristo Risorto del 1630.

Palazzo San Bartolomeo, completamente restaurato, risale al 1258: era un convento di monache benedettine come l’attuale palazzo Santa Margherita di Paravento.

L’icona di San Demetrio è una raffinata opera d’arte bizantina realizzata verso la fine del XIV secolo. Si tratta di un piccolo mosaico su supporto ligneo rivestito in lamina d’argento sbalzata e dorata. Fa parte della prestigiosa Raccolta Perottiana di reliquiari bizantini ed è custodita nel Museo Civico.

La chiesa di Santa Chiara è annessa al monastero duecentesco che ancora ospita un piccolo gruppo di suore Clarisse. Nel monastero si ammirano due Madonne e una Annunciazione del Sassoferrato, una tela di Antonio da Pesaro e una Crocifissione secentesca di artista nordico.

Nel Parco Archeologico di Sentinum sono visibili i resti di un edificio termale in località Civita, di una fonderia e di un altro edificio termale in località Santa Lucia, al di fuori della cinta muraria della città romana.

Il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari è dedicato all’attività agricola, molto sviluppata in questo angolo di Marche. Il Museo della miniera di zolfo e il Parco archeo-minerario testimoniano l’attività industriale.

L’ultimo fine settimana di luglio rivive la battaglia di Sentinum o “delle Nazioni”, che durante la terza guerra sannitica vide i Romani trionfare sui popoli italici coalizzati contro di essi.

La Rappresentazione della Passione di Gesù, nel suggestivo scenario del castello, con oltre cento interpreti e figuranti che dal 1954 rievocano le varie fasi della Passione.

I prodotti tipici del luogo sono a chilometro zero, come la carne di razza marchigiana, i formaggi e i salumi, lo zafferano e il miele.